Oggi parleremo d’un primo colore: 青い aoi, come molti sapranno, significa “blu” …come aggettivo. Il kanji da solo invece, 青 ao, è il sostantivo, “il blu”… se è “da solo” nella frase. Ma torna a “comportarsi da aggettivo” se usato come prefisso. Per esempio 青空 aozora, significa cielo (sora) blu (ao).

Qualcuno però avrà sentito dire che “aoi significa anche verde”… e come dare torto a chi la pensa così? 青菜 aona, indica le verdure… un cognome come Aoki 青木 non significa certo albero blu, né il nome (o cognome) 青葉 Aoba potrà significare davvero foglia blu …e la città di 青森 Aomori, non ha preso il nome da una foresta blu, vi pare? E perché il semaforo verde in Giappone è detto “ao”? E perché ci sono mele dette “aoringo”? Le mele giapponesi maturano in modo diverso? Forse è una varietà blu?!^^
È ovvio che l’origine di queste parole ha un fondamento …ed è ovvio che sarà un fondamento più vicino al verde che non al blu.

Per praticità diciamo sempre che blu = aoi, verde = midori. Tuttavia storicamente i giapponesi consideravano “ao” come un colore più “generico” tra le cui sfumature c’erano sia il blu, l’odierno “ao”, sia il verde, l’odierno “midori”. In pratica dire “ao” era un po’ meno generico che parlare di un “colore scuro” o, meglio, un “colore freddo” (cioè privo di sfumature del rosso). Come vedi nell’immagine sotto poi si poteva precisare meglio, ma il kanji 青 ao si ritrova in tutte le sfumature di colore che vedi sotto.

Prima di proseguire ho bisogno di farvi due precisazioni. La prima è la raccomandazione di tenere presente che la percezione dei colori non è uguale per ogni popolo. Non è un fatto fisico, quanto più un fatto culturale e di tradizione. Noi diciamo che il sole è giallo, ma ci sono popoli che lo definiscono dorato, altri bianco e altri (come i giapponesi) rosso!
Noi parliamo dei “sette colori” dell’arcobaleno, altri parlano di 5 o 6 colori. Erano 5 per i giapponesi fino all’epoca Edo, 5 per i cinesi, francesi e tedeschi e 6 per americani e inglesi. Se poi torniamo indietro nel tempo, scopriamo che Aristotele parlava di 3 colori e Plutarco di 4… ad Okinawa, pare, fossero solo 2. Newton, con i suoi esperimenti di fisica ottica (ricordate il prisma ai tempi della scuola?) fissò il numero a 7, ma la scienza è una cosa, le convinzioni d’un popolo sono tutta un’altra cosa.
Insomma, i colori sono un fatto culturale e in quanto tali sono influenzati dalle tradizioni e dalla storia di un popolo: non è difficile capire perché in molti paesi di lingua araba parlo di “bel tempo” solo quando piove.

La seconda cosa che vorrei teneste presente invece riguarda l’etimologia nella lingua giapponese. Come vi ho già detto non è una scienza esatta e fin qui ci siamo, ma considerate anche il fatto che indaga di come sono nati e si sono evoluti i kanji (in Cina!), da un lato, ma anche come sono nate, da dove derivano, le parole giapponesi. Insomma, va affrontata sotto una doppia prospettiva ed è una doppia sfida.

Sull’origine della parola giapponese “ao”, possiamo solo proporre delle teorie. C’è chi dice che derivi da 藍 “ai”, che oggi indica il colore indaco, c’è chi dice che derivi da 仰ぐ aogu, che significa “guardare verso l’alto/ammirare” (e guardando verso l’alto, vedi il cielo, che è blu… anzi, “ao”). Ad ogni modo, quello che sappiamo con maggior precisione è che anticamente non indicava un colore definito. Come oggi giorno non stiamo a distinguere tra “giallo paglierino” e “giallo terra di Siena” e cose così, ma diciamo, di norma, sempre e solo “giallo”. Il colore “ao” stava a indicare dei colori freddi: verde, blu, indaco… fino a un grigio quasi nero. Di questo fatto ci sono delle conferme in certi termini rimasti nella lingua odierna (come 青馬 aouma, un cavallo “scuro”… non certo blu^^ Certo, ci sarebbe altro da dire, ma non divaghiamo troppo).

Aspettare il blu al semaforo?!

A quanto detto possiamo aggiungere che i colori ritenuti fondamentali in Giappone erano 4, aka, shiro, ao, kuro (rosso, bianco, “ao”, nero). In occidente parliamo di tre colori fondamentali (rosso, giallo e blu) e di tre colori complementari, ciascuno dei quali è la somma di due colori fondamentali ed è “opposto” al terzo. Ad esempio blu+rosso = viola …e il viola è l’opposto (il complementare) del giallo. Allo stesso modo rosso+giallo = arancione, che è l’opposto del blu… e per finire blu+giallo = verde, che è l’opposto del rosso. Non a caso abbiamo scelto rosso e verde come i colori per alt e via sui semafori. Ma i giapponesi?

Sull’argomento purtroppo ho letto tutto e il contrario di tutto. C’è chi dice che i semafori appena introdotti in Giappone avevano la luce blu, ma poiché non era buona la visibilità, si passò al verde… ma la gente continuò ad usare il termine “ao”. Tuttavia ho letto un’altra spiegazione secondo cui i semafori, che furono introdotti negli anni ’30, usavano fin da subito la luce verde e nei documenti questa era definita “midori” (verde), ma la gente prese a chiamarla “ao”… certo, il fatto che storicamente “ao” coprisse uno spettro più ampi di colori, aiutò, ma il motivo sarebbe soprattutto dovuto al fatto che l’opposto del rosso per i giapponesi era “ao” e non il verde! Tutto il discorso fatto prima, va riportato ai 4 colori fondamentali per i giapponesi, aka, shiro, ao, kuro… opposti a due a due.

In effetti aka e ao sono opposti anche quando usati in senso figurato. Ao dà un senso di incompletezza,  inadeguatezza, non piena maturazione (noi stessi diciamo di un inesperto che “il suo talento è ancora acerbo” e cose così). Al contrario “aka” ha assunto il senso di “completo” o “totale”… p.e. 赤の他人 aka no tanin è “un completo sconosciuto”. Stesso discorso si può fare per termini come “makka na uso” (una palese/sfacciata bugia), akahadaka (completamente nuda/o) o sekirara (aka si pronuncia anche “seki”, hadaka anche “ra”) o sekihin (povertà estrema).

Ad ogni modo, nonostante questa corrispondenza nell’opporsi anche nel senso figurato, non sapremo mai con certezza perché le persone hanno preferito fissarsi sul parlare di un “semaforo blu”… o verde, insomma, ci siamo capiti^^ E poi, se dobbiamo dirla tutta, c’è anche una spiegazione per l’etimologia di aka che ci indica aka e kuro come opposti e shiro e ao, come gli altri due opposti. Insomma, io getto la spugna, e voi?^^

La cosa più interessante però è che nonostante la luce (effettivamente) verde sia stata usata per decenni, la gente non ha smesso di chiamarla “blu” (ao). Nel frattempo la percezione dei colori è (culturalmente) cambiata e il governo ha optato per l’attuale luce verde-bluastra (pensate alla sfumatura di verde più blu che vi viene in mente) e ha iniziato a chiamarla “semaforo ao” anche nei documenti.

Semaforo blu verdeMa non solo… la gente a questo punto pensa ad “ao” come a “blu” ormai, senza fermarsi a pensare granché a parole banali come “aona” (verdure) e “aoringo” (mela verde), così online si trovano persone che chiedono: “Ma perché si dice “semaforo blu” se la luce è chiaramente verde?!” …il che è davvero buffo perché i semafori giapponesi sono tutto tranne che “chiaramente verdi”… anche se va detto che forse anch’io sono influenzato dal fatto che sono cresciuto con semafori ancora più “chiaramente verdi” di quelli moderni! XD

L’origine del kanji di “ao” 青

Da titolo pare deciso che il kanji di “ao” sia 青 …in effetti ci sono altri due kanji, 碧 e 蒼 che leggo “ao”.
Il kanji 蒼 è un colore più opaco, “smorto”, d’erba secca. In senso figurato è usato per esempio quando uso “aoi” per definire un volto pallido (青い/蒼い顔 si legge sempre “aoi kao”), non da persona con la pelle molto chiara, ma da uno che è pallido perché si sente male, “ha una brutta cera”, ha visto un fantasma, ecc^^.
Il kanji 碧 si può leggere anche “midori” (!) ed ovviamente ha un senso più prossimo al verde, verde-acqua (che oggi definisco “ao-midori-iro”).
Da notare però che se “ao” 青 copriva più colori, compresi 蒼 , 碧 e 藍 questi 3 risultavano distinti tra loro.

Ma veniamo al kanji e alla sua origine. Una forma un po’ più antica di questo kanji è 靑 e dunque capiamo subito che la parte bassa di 青 che sembrava 月 (tsuki, getsu, gatsu; luna, mese) non ha nulla a che fare con il senso del kanji è solo una variazione nella scrittura avvenuta ad un certo punto della storia.
Tuttavia ora ci chiediamo se que che si trova nella parte bassa di “ao”, cioè 円 abbia qualcosa a che fare con il senso di “ao”… perché, come qualcuno saprà, questo kanji significa “tondo” e “yen”. Tuttavia l’antica forma di 円 è 圓 e quindi anche questo kanji non ha nulla a che fare con il senso di “ao”, è più una coincidenza nell’evoluzione di due kanji diversi, solo che in un caso, in “ao”, la componente 円 si è persa, è stata modificata, mentre nel caso di “yen” è stata scelta per rimpiazzare un kanji più complesso.

E allora?
Allora torniamo ancora più indietro nel tempo e scopriamo l’evoluzione di questo kanji… Osservando questa antica forma capiamo innanzitutto che la parte alta del kanji 青 è una semplificazione di 生 che indicava una pianta che cresce e ora ha “ampliato/generalizzato il suo significato” e vuol dire “vivere” (生きる , ikiru = vivere).
La parte bassa del kanji, attraverso un paio di “semplificazioni” è diventata quel che è oggi, ma in origine corrispondeva a questo kanji 丼 che al tempo indicava un pozzo (visto dall’alto, con 4 travi che si incrociano, il trattino al centro enfatizza il contenuto. In effetti oggigiorno è il kanji 井 (letto “i”) che significa “pozzo”: ha perso il trattino al centro, mentre il kanji 丼 è passato a indicare una ciotola che contiene qualcosa (è il kanji di “donburi” e si ritrova in parole come “katsudon“.
Dunque 青 in origine era dato da 生 + 丼 , poi 丼 ha cambiato senso, ma in origine significa “pozzo” (che oggi scrivo solo 井). Da 丼 con una lieve trasformazione ho ottenuto 円 e infine 月 più o meno come vedete qui sotto.

  

C’è anche chi dice che la forma iniziale fosse invece data da 生 + 丹 Con 丹 che oggi indica della terra rossa, tipo argilla, e, per estensione, una sfumatura del rosso, ma al tempo sarebbe stato una semplice variante di “pozzo”.
Ad ogni modo a questo punto è ovvio che il kanji nel complesso indicava “piante che crescono vicino ad un pozzo”, con abbondanza d’acqua, e queste erano d’un colore verde particolare, intenso con una sfumatura di blu…

Il fatto che 青 significhi anche “acerbo”/inesperto (un frutto acerbo è verde, no?) in parole come 青二才 aonisai e 青臭い aokusai o che sia presente in parole come 青春 seishun, giovinezza e 青々しい aoaoshii giovane, pieno di vigore giovanile, a significare essenzialmente “giovane” si lega ovviamente all’idea della pianta che cresce rigogliosa, “giovane e forte” (ma “giovane” vuol dire anche “poco esperto”).

Nel complesso, però, non avete di che preoccuparvi. Salvo le parole che vi ho citato 青 significherà sempre “blu”… del “verde” più “usuale”, midori, parleremo un’altra volta invece.

24 thoughts on “Etimologia – Kanji a colori (1)

  1. Bellissimo post! Mi hai illuminata, perchè non sapevo che le differenze culturali si riflettessero anche sulla concezione che si ha dei colori *///* non ci avevo mai pensato! In effetti in qualche anime/dorama avevo sentito che chiamavano il via del semaforo “ao”, però non avevo mai approfondito. L’etimologia dei kanji è affascinante ♥♥
    Grazie Sensei ^///^

    1. Prego e… condivido ^__^ Anche per me scoprire certe cose è stato un fulmine a ciel sereno. Per esempio, sapevo che la bandiera giapponese rappresenta il sole come un cerchio rosso, ma non avrei mai immaginato che a tal punto valesse l’associazione sole-rosso. Addirittura i bambini dell’asilo che disegnano il sole, lo disegnano rosso… cosa che francamente mi lascia di stucco, ma ciò vuol dire solo che a tal punto è radicata la cultura d’un popolo nelle persone… perfino chi ha 3-4 anni percepisce le cose in base a quella cultura.

      1. Giusto la bandiera! Anch’io pensavo che usare il colore rosso per rappresentare il sole fosse più una scelta “estetica” in quel caso, ma dopo la tua spiegazione (shockku~!) so che è perchè loro lo vedono esattamente così. Più conosco la loro cultura la loro lingua e più li amo! ♥
        PS: chissà cosa pensano del fatto che noi lo coloriamo giallo il sole °_°

        1. Non è che lo “vedono” così, d’altronde nessuno guarda spesso il sole (o perderebbe la vista)… più che altro è che lo pensano così.
          Sembra assurdo, ma noi, come dici giustamente, lo consideriamo giallo… peccato che il sole (quello che splende alto in cielo, non al tramonto o cose del genere) sia in realtà bianco (la luce solare è bianca “per definizione”, perché comprende tutto lo spettro visibile, quindi appare gialla solo nelle opportune condizioni… in genere quando è basso sull’orizzonte… e appare rossa solo se c’è abbastanza inquinamento… ma questo non c’entra con la visione che ne hanno i giapponesi^^).

  2. Stasera ho letto questa pagina e ho trascritto tutti i kanji trovati,forse non e’ il metodo migliore x imparare, ma tanto non mi mette fretta nessuno,se non x andare a cena. Saluto e ringrazio. ジュリアーノ

  3. Ho letto di nuovo questa pagina,avevo ovviamente capito il concetto ma non ricordavo i kanji, li avevo anche scritti a mano un po di tempo fa ma non trovo piu’ il foglietto degli appunti. ora li stampo cosi’ li studio con comodo. Grazie dall’amico ジュリアーノ

  4. Bellissimo articolo, complimenti!
    Mi piace tantissimo il discorso dei colori; pensa che in cinese 青 è obsoleto, usato solamente in poesia, mentre per ‘blu’ si usa 蓝.
    Ah, e per rosso non si usa più 赤, bensì 红. Hai mai visto questo carattere in giapponese?

    1. Entrambi i kanji che hai citato sono semplificati e il giapponese usa ancora i tradizionali…
      藍 AI, indaco
      紅 kurenai, beni, KOU, KU, rosso scarlatto/rosso intenso (ma si trova associato al rosso in generale (es. 口紅 kuchi-beni, rossetto) e a volte gli si conferisce la pronuncia “akai” di solito riservata a 赤い

  5. Rileggendo il meraviglioso articolo mi vengono in mente altri commenti.
    Non sono d’accordo con te che “scientificamente” i colori dello spettro dell’arcobaleno sono sette. Quando Newton li denominò, fu comunque influenzato dalla sua cultura e dalla sua percezione dei colori. Se guardi la distinzione dei colori fatta da lui su uno spettro, vedi che le fasce sono di misura diseguale, e con sfumature di altri colori ai bordi… Non per niente in scienza non si usano i nomi dei colori, ma le lunghezze d’onda.
    Mi piacerebbe molto sapere quali sono i cinque colori dell’arcobaleno per i cinesi. Non mi stupisco del numero, dato che ha grande rilevanza in Cina, come da noi il 7. Ci sono, per esempio, i cinque punti cardinali (i nostri più il Centro) i cinque colori, che però dubito siano quelli dell’arcobaleno (rosso, giallo, aoi, nero, bianco), i cinque orifizi (bocca, occhi, naso, orecchie e apparato escretore), i cinque organi (non me li ricordo!), le cinque note musicali, le cinque stagioni (le nostre più il periodo intermedio tra una e l’altra).
    Ah, e anche in cinese mandarino 青, oltre che la valenza di blu-verde (ma è ormai arcaico come colore), ha anche il significato di “acerbo”. “Giovinezza” si dice 青年, e ho scoperto che esiste pure 青春, come in giapponese, con lo stesso significato. Comunque, se usato come colore, tende più al verde, specie in espressioni in cui dire “blu” sarebbe scontato (青水, acqua verde). In cantonese, a quanto ho capito, vuol dire “nero” in certi casi, per evitare omofonie di brutto significato.

    1. Non voglio parlare di cose che non so… quindi non posso dire come Newton abbia osservato la luce rifratta: dipende in primo luogo dal prisma e dalla fonte di luce. Io non so quale sia la tua preparazione, ma posso dirti che con mia somma sorpresa, quando l’ho osservata io all’università (non avendo mai fatto prima un laboratorio decente, venendo dal classico) ho scoperto che la luce è rifratta in bande di colore ben distinte e distanti tra loro (7), non in un continuo e senza sfumature. Rappresentazioni diverse sono più che altro artistiche (o la “materia prima” lascia a desiderare)… perfino le gocce d’acqua che creano l’arcobaleno creano una certa distinzione tra i colori… eppure le gocce d’acqua sono davvero dei pessimi prismi, no?
      Molto interessante, come sempre, il tuo approfondimento sul cinese… e, ehi, sono ossessionati dal 5, come mai?
      p.s. per i colori dell’arcobaleno secondo i cinesi, non puoi vedere la loro wiki? Ci sarà una sezione più storica dove i kanji relativi saltino all’occhio anche senza leggersi l’intero articolo (che per simili argomenti è sempre lungo pagine e pagine)

      1. Beh, sul prisma non mi pronuncio, visto che anch’io, come te, ne so ben poco.
        La fissa per il numero 5 è normale, come noi siamo fissati con il 3, il 7 e anche il 12. In realtà la fissa dei cinesi è per gli “elenchi”. Per esempio, i cinque orifizi, i quattro versi, gli otto divieti del monaco… La letteratura ci ha dato un sacco di esempi.
        Per quanto riguarda la Wiki cinese, ci darò un’occhiata, ma non sono molto fiducioso. In Cina non si studia niente della cultura nazionale.
        Esatto.
        Intendo dire che né arte, né letteratura, né musica, né storia, né… niente è studiato. A partire dalla Rivoluzione Culturale, il partito al potere si è operato per cancellare dalla faccia della Cina ogni traccia di “cinesità”.
        E’ per questo che non ci sono più edifici storici da vedere.
        E’ per questo che la gente si dà stupidi nomi d’arte occidentali (non nomi veri, poiché la legge impone l’uso dei caratteri).
        E’ per questo che tutti si fanno operazioni fisiche per rassomigliare agli europei.
        E’ per questo che…
        Basta, non ho intenzione di divagare. Sappi che hai colpito un punto che mi sta molto a cuore, e che a volte mi rattrista molto. Non ho intenzione di rivelarti tutto subito, ma presto farò un articolo per Hanami che tratterà anche di questo argomento.
        Sappi solo che per venire a sapere di cultura cinese è meglio affidarsi alla Wiki inglese 😉

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