Questo post vuole chiarire gli esempi dati nella sezione di grammatica del JLPT N5 riguardanti le domande con e senza tema.
A differenza della tabella di ripasso su tutte le costruzioni grammaticali del livello N5, qui avete il roomaji e la traduzione… ed ogni riga è commentata e spiegata! Avendo finalmente a disposizione tutti i punti della tabella spiegati nel modo più chiaro possibile, il vostro studio dovrebbe essere molto facilitato… o almeno era questa l’intenzione. (^_^;;)

Se non capite qualcosa, semplicemente chiedete nei commenti che ne parliamo ^__^
Stavolta non c’è tabella a fine post perché si tratta di due punti soltanto. Vediamoli subito!

1 …+は+Dom それは何ですか。/それは何だ。
sore wa nan desu ka(?)/sore wa nan da(?)
Cos’è quello?
本はどこにありますか。
hon wa doko ni arimasu ka(?)
Il libro, dov’è?
2 Pron.interr.+が+… どれがあなたのくつですか。
dore ga anata no kutsu desu ka(?)
Quali sono le tue scarpe?
はこの中に何がありますか
hako no naka ni nani ga arimasu ka(?)
Dentro la scatola cosa c’è?

Del tema abbiamo già parlato in due occasioni, diffusamente nella terza lezione del corso e più brevemente nella premessa al post per il jlpt sul verbo essere. Piccola nota, come vedete ho messo nel roomaji un punto di domanda tra parentesi, per ricordarvi che è una domanda, ma in originale è la particella ka ad “agire da punto di domanda”, voi non dovete metterlo, né in giapponese, né in roomaji (anche se ultimamente si diffonde l’uso del ? , specie per date situazioni in cui “ka” non è usato, non è proprio giapponese… e per di più capita che sia usato a sproposito, spesso per indicare il nostro “?!”).

Dunque, tornando a noi… da questi punti 1 e 2 deduciamo innanzitutto che in una frase interrogativa posso avere o non avere tema (o il tema può essere sottinteso), come sempre insomma. In pratica la domanda chiede una nuova informazione su qualcosa; se questo qualcosa era già presente nel discorso, ecco che ho un tema, introdotto prima della domanda, altrimenti, se la domanda arriva out of the blue, all’improvviso nel mio discorso, allora non ho alcun tema esplicito. Ma eccoci al punto chiave: poiché la domanda chiede una nuova informazione, il pronome interrogativo non è mai seguito dal “wa” tematico (che si riferisce a qualcosa di cui ho già parlato), ossia il pronome interrogativo non è mai tema. Tre frasi su quattro mostrano chiaramente una particella dopo il pronome interrogativo, doko NI, dore GA, nani GA… questa particella non è mai tematica, ma (argomento avanzato) può non essere presente se il pronome è più “complesso” (p.e. non “nani” e basta, ma lo stesso legato a un classificatore, come in “nan-satsu”, o “variato” in qualche modo, come in “nanika”, cioè “qualcosa”; potrò dire “nansatsu arimasu ka” o “nanika arimasu ka”).
Un altro caso, più banale (e da sapere!), in cui non ho particella dopo il pronome interrogativo, è visibile nella frase che prima abbiamo ignorato, ovvero nel primissimo esempio in tabella. Qui il discorso è diverso perché c’è il verbo essere (desu/da), quindi non posso scrivere “…nani GA desu ka” perché nessuna particella, salvo rare eccezioni/situazioni, deve “essere a contatto” con desu/da. Avrò appunto 何ですか (nan desu ka). N.B. su “nani/nan” cfr. la nota¹.
Detto per inciso, un’eccezione alla regola “no particelle prima di desu/da”, è il “no-pronominalizzante”. Prendiamo la prima frase del punto 2. “Dore ga anata no kutsu desu ka”, cioè “Quali sono le tue scarpe (tra queste)?”, può essere reso diversamente, ad esempio, se stiamo parlando di scarpe, possiamo dire: kutsu wa dore ga anata no desu ka (cioè “E le scarpe, quali sono le tue?”). Come vedete il no-pronominalizzante “tocca” desu, ma non è un problema, perché possiamo considerarlo (in coppia con anata, in questo caso), un “sostituto d’un sostantivo” (cioè un pronome) e non la posposizione che crea il complemento di specificazione.
Torniamo alla primissima frase e guardiamo la “versione alternativa”, con “da” invece di “desu”. Come dicevamo parlando di “da” nei post sul verbo essere e sugli aggettivi in -na, “da” è una forma assertiva, conclusiva (una forma che ormai “si nota” solo con questo verbo), dunque non sposa bene con una particella interrogativa come “ka” e non la vuole… mai! (Non posso cioè dire “Nan da ka?” per fare una domanda², dirò “Nan da?” (Che c’è?/Cos’é?).  

Qualche parola ancora sull’importanza di GA. Abbiamo parlato di domande, ma è bene dire qualcosa sulle risposte. Vorrei ricordarvi innanzitutto che la domanda, in presenza o assenza di tema, chiede una nuova informazione e quindi il pronome interrogativo è seguito da GA (salvo le eccezioni dette, prima tra tutte la presenza di “desu”: nan ga desu ka). Tutto ciò è spesso digerito con difficoltà perché si associa “ga” al “fornire una nuova informazione”… il fatto è che questo modo di presentare la situazione non è proprio perfetto (una domanda, per definizione, chiede una nuova informazione). Alla fine è bene tornare a vederla come dicevo altrove: Argomento+Commento. Anche se la parola “commento” fa pensare ad un’affermazione, non ad una domanda, possiamo ancora vederla negli stessi termini.
Ogni domanda, con tema esplicito o no, può esser vista come fosse spezzata in due parti. Un po’ come se la forma generica d’una domanda fosse data da due parti: la prima (il tema) è “A proposito di questa cosa” e “non so quest’altra cosa e la voglio sapere” è la seconda parte (il commento). Dunque è naturale che, nella parte che chiamo “commento”, il soggetto sia segnalato da “ga”… succede proprio perché quella parte di frase è un “commento riguardo all’argomento”. Difatti è la stessa cosa che accade in frasi più banali (affermazioni, non domande) del tipo argomento+commento, come ne avrete viste (e di cui ho già parlato). Ad esempio: usagi wa me ga akai = riguardo ai conigli, gli occhi sono rossi. E’ una situazione simile: koko ni wa nani ga arimasu ka = riguardo a questo posto, che cosa c’è?). …E così al diavolo i discorsi su nuove informazioni nelle domande! (Scherzo, a volte sono utilissimi).
Ad ogni modo… Non dimentichiamoci delle risposte… Qui ad esempio il discorso sulla “nuova informazione” ci torna utile davvero. E’ un punto addirittura banale: nel rispondere fornisco un’informazione nuova. Dunque ciò che “risponde al pronome” richiede anch’esso GA, perché fornisce la nuova informazione voluta da chi domanda! P.e. un tizio chiede “asoko ni wa nani GA arimasu ka” (cosa c’è lì?). La risposta è “un libro”, quindi chi risponde dirà “(asoko ni wa) hon GA arimasu”. Dunque chi ha domandato ha fatto un commento “riguardo a quel posto lì” (asoko ni wa): ha detto che non sa che cosa c’è (in quel posto lì). Così chi ha risposto ha spiegato a chi domandava – cioè gli ha fornito un’informazione – quel che voleva sapere, dicendogli che “(in quel posto lì) c’è un libro“.

Mi raccomando, se qualcosa non è chiaro, domandate qui sotto nei commenti! ^__^

Note¹ricordate che 何 , “nani”, si legge “nan” per ragioni eufonetiche (suona bene) davanti alle consonanti D, T e N (p.e. nandemo, nan to iu, nan no tsumori…).
Questo discorso non vale se c’è una particella sottintesa (come accade nel linguaggio informale… Quindi scriverò normalmente
“nan desu ka”, ma, se voglio sottintendere “wo” in “nani wo dashimasu ka”, perché dal contesto è chiaro che “nani” è complemento oggetto, allora scriverò “nani dashimasu ka”).
I classificatori (o “suffissi numerali”), invece, vogliono quasi sempre “nan” a prescindere dalla lettera che segue (
nansatsu, nangatsu, nanmai, ecc).
²Sì, troverete l’espressione “nandaka”, ma vuol dire tutta un’altra cosa.

Argomento avanzato – Come detto altrove, il fatto che l’uso di “da” sia limitato al linguaggio maschile non è più vero, ma possiamo, per curiosità, vedere anche altre due espressioni. La prima, lievemente femminile, è proprio quella senza “da”: Nani(?) (Cosa?/Cosa c’è?). La seconda è più marcatamente maschile, perché la particella enfatica “i” (che in questa espressione segue “da”) è più tipica del linguaggio maschile. Avremo quindi, ad esempio, Nan dai? (Che c’è?). Detto per inciso, sempre nel linguaggio maschile, la “i” può seguire la particella “ka” (meshi wa tabeta kai). Questa “-i” enfatica, però, serve solo da suffisso, non è una particella interrogativa, infatti si trova anche dopo “da” in frase affermative (sore wa boku no dai = quello è il mio) e perfino in frasi esclamative, dopo la particella “wa” (tipica del linguaggio maschile di persone d’una certa età. E’ una particella che non troverete praticamente mai, tranquilli… il che è davvero un bene perché è forte il rischio di confonderla con la più diffusa particella wa, prettamente femminile).

NB! Un “argomento avanzato” è un argomento che appartiene a un livello del JLPT superiore al livello della lezione che state studiando (presumibilmente di poco). Se lo tratto però è perché mi sembra opportuno, non per cattiveria^^

32 thoughts on “JLPT livello N5 – Grammatica – Domande e tema

  1. Non smetterei MAI di congratularmi con te °-° davvero, hai reso un concetto così difficile e complicato in una lezione semplicissima, in un libro non avrei mai capito da sola, però comunque ho da farti una domanda in proposito! Allora si può dire che il tema concorda (quasi sempre) con il soggetto?

  2. “Quasi sempre” è un po’ eccessivo. Certo, se ne facciamo una questione di numero di casi… forse. Però è importante tener presente che TUTTO può essere tema.
    GA e WO vengono “sostituiti” da WA, quindi non li “vedi più”… le particelle di altri complementi aggiungono WA.
    Ad esempio la frase vista sopra: はこの中に何がありますか
    Qui non ho tema, da un punto di vista grammaticale, ma è innegabile che “penso” all’interno della scatola e su questo chiedo “cosa c’è (dentro)?”
    La frase richiede che si risponda “che cosa c’è nella scatola”, perché “focalizza l’attenzione” sull’interno della scatola e poi commenta “cosa c’è (dentro)?”.
    Posso dire “pen ga arimasu” (ci sono delle penne), senza ripetere “hako no naka ni” perché è superfluo (è inutile ripetere il tema).
    Potrei ripetere però il nostro “nella scatola”. In tal caso hako no naka ni richiede wa (d’altronde ora sarà chiaramente il tema: ripetendolo è ovvio che è una “informazione vecchia”):
    hako no naka ni wa pen ga arimasu.
    Perché diventa tema?
    Pensaci… un tema è un’informazione non nuova e l’argomento della frase. Chi ha fatto la domanda ha già detto “hako no naka ni”, quindi ora che tocca a me rispondere l’informazione “hako no naka ni” non è nuova.
    “nani ga arimasu ka” invece non è un’informazione che “invecchia”, è una domanda ed io nella mia risposta fornirò una nuova informazione “pen ga arimasu”.
    “hako no naka ni” invece resta come prima e quindi fa da tema… d’altro è chiaro che è l’argomento perché specifica di cosa stiamo a parlare: chiedere “cosa c’è” non serve a molto se non dico il posto a cui mi riferisco^^
    Di norma, ovviamente si sottintende perché è chiaro dalla domanda che sto parlando di ciò che è nella scatola “hako no naka ni”.
    Se lo dico espressamente, possibilmente con l’opportuno tono, ne ricavo un effetti di contrasto.
    Poniamo cioè che la scatola sia su un tavolo.
    Posso dire che nella scatola ci sono delle penne (ma fuori dalla scatola, sempre sul tavolo, ci sono altre cose). Ecco il contrasto che crea il ripetere espressamente in questo caso il tema.
    Ma bada bene, in questo caso. Ovviamente posso dire una frase in cui “hako no naka ni wa” è tema e non crea contrasto. In quest’immagine trovi un esempio di una parola che diviene tema (e cambia ruolo da soggetto a stato in luogo!). Prova a indovinare qual’è! ^_-
    http://img687.imageshack.us/img687/4764/tamayurahitotosetema.jpg

    Forse è difficile “da digerire”, ma anche in italiano usiamo il tema (in modo identico!) e ne abbiamo molte prove e riprove nella lingua parlata… col tono della voce e la posizione delle parole.
    “Ho mangiato in questo ristorante” è una frase neutra
    “In questo ristorante ho mangiato…” è una frase che crea un contrasto, presumibilmente nel resto del discorso ho parlato o parlerò di un altro ristorante dove non ho mai mangiato.
    Quando un elemento in italiano crea un tema, invece di un contrasto, di solito lo sottintendiamo.
    “Vado al supermercato” sottintende il soggetto, perché è tema.
    Se invece dico
    “IO vado al supermercato” vuol dire che qualcun altro non ci va. (Tu e Gino uscite? Dove andate? Io vado al supermercato… Gino non lo so).
    Insomma se esprimo quel che di norma sarebbe sottinteso, significa che non è tema, ma contrasto… questa regola vale tanto in italiano che in giapponese.
    Il contrasto però è un concetto difficile, per quanto comune. Lo affronterò ampiamente (e varie volte) quando sarà il momento… e potrò farlo^^

    1. Ora ci sono arrivata! >.< è un concetto molto difficile come hai detto, però credo di arrivarci °° CREDO xD ti avevo fatto quella domanda perchè ho letto molte volte, su molti siti che il tema concorda con il soggetto, ma ora sono più che soddisfatta grazie alla tua risposta! Ti ringrazio tantissimo, e scusa se rompo sotto ogni post xD

      1. Non mi rompi affatto, ANZI! Fai benissimo! ^__^
        Se non hai capito l’immagine dimmelo, eh…
        Lì si legge:
        kuni ga arimashita
        sono kuni ni wa…
        Per capire l’idea del tema un’altra cosa da ricordarsi è:
        …un giorno UN contadino decise di andare al mercato.
        IL contadino allora uscì di casa e…
        “UN contadino” in giapponese userà “ga”
        “IL contadino” nella frase dopo userà “wa” (perché ora “contadino” è diventato un’informazione vecchia, così è tema della seconda frase).
        Certo, non è un modo infallibile, ma funziona spesso ^__^
        Per esempio in queste due vignette si passa da “obaasan to ojiisan GA” a “ojiisan WA” perché la prima immagine introduce il “nonnino”, nella seconda immagine il vecchino è informazione vecchia e quindi vuole “wa”:
        http://img818.imageshack.us/img818/91/waega1.jpg
        http://img607.imageshack.us/img607/4586/waega2.jpg

        (^__^)/°”

      2. sai io voglio molto imparare il giapponese per poter così andare in giappone ma il problema è che non ho il tempo necessario per studiare sia il giapponese e sia le materie scolastiche cosa posso fare

    1. Grazie ^__^
      La risposta alla tua domanda è nell’articolo, la parte in grassetto sotto la prima “tabella”:
      poiché la domanda chiede una nuova informazione, il pronome interrogativo non è mai seguito dal “wa” tematico (è seguito da “ga”, “wo” o altra particella, ma sempre senza “wa”)
      Posso usare “wa” in una domanda, ma non con il pronome interrogativo; servirà solo a dare un tema alla domanda, a introdurre di cosa voglio parlare.
      Nihon de wa, nani wo mimashita ka
      In Giappone… Cosa hai visto?
      Come vedi la domanda in sé (nani wo mimashita ka) non contiene “wa” o meglio il pronome interrogativo non usa “wa” (in questo caso usa “wo”, in altri avrò “ga”, ecc. ecc.)

  3. Il fatto di avere “wo” o “ga” ci indica che il pronome interrogativo è compl. oggetto o soggetto della frase? In “Nihon de wa, nani wo mimashita ka” abbiamo un tema che è compl di luogo, un soggetto sottinteso (Tu, per es.) e il compl. oggetto (nani wo)? Ovvero “In Giappone, TU hai visto che cosa?
    O la mia è semplicemente influenza da grammatica italiana e non c’entra niente? 😛
    Sempre complimenti e grazie del sito e delle risposte 🙂

  4. ok, il classico “sore wa nan desu ka” mi sta bene… ma riflettendo un pò sul concetto che contrappone tema/commento che hai espresso in questa pagina, lo interpreterei come un “(riguardo a) quello (intendo quella così lì di cui abbiamo appena parlato), che cosa è?”. Se invece avessimo appena parlato di quella cosa (di quel “sore”), senza identificarla, potrei a questo punto chiedere “sore ga nan desu ka” ? E ancora: se volessi invece usare la costruzione che parte subito utilizzando come soggetto il pronome, potrei usare un “nani ga… (a sto punto non saprei come proseguire!)”?.

    ok, magari le domande che ho fatto sono un pò stupide e hanno poco senso, ma dopo la lettura interessante del tuo articolo, sono diventato un pò più curioso.. 🙂

    1. Quella con “sore ga” si può usare solo nel caso in cui qualcuno abbia chiesto
      “sore (oggetto 1) wa nan desu ka”
      e per tutto risposta noi vogliamo sapere invece cosa è l’oggetto 2, lasciando perdere l’1
      “sore ga nan desu ka”
      Cosa è quello piuttosto?!
      …puoi immaginare che è un caso piuttosto particolare^^;;

      Non possiamo fare la frase con “nani ga” partendo da una frase tipo “sore wa nan desu ka”.
      Se fosse
      hannin wa dare desu ka
      il colpevole, chi è?
      potremmo però girarla e scrivere
      dare ga hannin desu ka

      Essere un po’ curiosi è la cosa migliore che può capitare, seconda solo a essere molto curiosi, quindi non preoccupartene.

      1. Grazie per le risposte lampo!!!

        per il “sore ga” ho capito il tuo esempio, anche se dopo un momento di sconforto iniziale: infatti uno degli usi che associo di solito alla scelta di “wa” è proprio quello di contrasto (es: “sushi wa tabemasen”, sottointendendo che non mangio sushi, ma mangio altro )… e fare una domanda su di un oggetto 2 dopo avere sentito parlare di un oggetto 1 mi faceva venire proprio in mente un contrasto… io avrei messo “wa” al 100%, appunto per sottolineare che io invece volevo parlare adesso dell’oggetto 2, e non dell’oggetto 1 !!! ma pensandoci un pò ho capito il senso dell’esempio proposto da te, in effetti ho deciso di introdurre nel discorso l’oggetto 2, che è appunto una cosa nuova rispetto all’oggetto 1 trattato dall’altra persona – e non ho invece voluto sottolineare un contrasto. Tra l’altro nel mio esempio sul sushi, il wa sostituisce un wo, non un ga, quindi il concetto di “wa” come contrasto è un pelino differente. grazie ancora, finalmente ho compiuto un ulteriore passo nell’arduo percorso che porta all’illuminazione “wa VS ga” !!
        per il “nani ga”, chiarissimo! avevo provato in tutti i modi a cercare di costruire un qualcosa di sensato, ma proprio non si riesce 🙂

        Complimenti per il sito! Una visione molto differente (e molto ma molto più interessante) dello studio del giapponese… in rete mancava proprio del tutto un punto di vista di questo tipo, ancora complimenti!!

  5. Il termine contrasto può trarre in inganno. Quel ga non crea un “contrasto” (devi lasciar perdere il termine italiano “contrasto”, che è una nostra definizione, e guardare al significato effettivo di wa)
    Contrasto esplicito (due wa):
    Il s/oggetto 1… MENTRE/INVECE il s/oggetto 2…
    Contrasto implicito:
    Non ho idea del resto, ma il s/oggetto 1…

    NB quando qualcosa prende il WA non è né soggetto né complemento oggetto. La sfumatura di contrasto del wa può essere più o meno evidente, ma è pur sempre il tema della frase e come tale non ha un ruolo grammaticale nella frase. Solo in italiano lo percepiamo.

    Il ga esaustivo/esclusivo è un ga che indica che “solo e soltanto il soggetto 1…”
    È solo e soltanto il soggetto 1 quello che…
    Poniamo che qualcuno cerchi Kazeatari.
    dare ga kazeatari desu ka
    watashi ga Kazeatari desu
    Sono io Kazeatari
    Oppure che cerchi un medico e “sbagli persona”
    Sumimasen, sono hito ga oishasan desu ne?
    watashi ga isha desu.
    Sono io il medico.

    Altri esempi
    watashi ga denwa suru = Telefono io (= telefono solo io = sono io quello che telefonerà)
    watashi ga ikimasu = Vado io (idem)

    In questo senso possiamo vedere il tutto come (no, non il soggetto 2, solo e soltanto il soggetto 1…) ma questo non significa che vado a creare un contrasto come quelli visti con wa più sopra)

    In giapponese si usa sempre GA se la frase si costruisce in italiano con il verbo prima del soggetto.

  6. Innanzi tutto ti ringrazio perché sto riuscendo a prepararmi per il jlpt solo grazie alla tua sezione di grammatica.
    Poi ti vorrei chiedere un piccolo chiarimento: nel punto 2 la particella WA é semplicemente omessa (in riferimento alla scatola a cui ci si riferisce, non al pronome interrogativo) o proprio non ci va?
    Grazie in anticipo

    1. Si può metterla o non metterla la differenza è minima, ma possiamo provare a renderla.
      Con wa: (E) dentro la scatola, che cosa c’è?
      Senza wa: cosa c’è dentro la scatola?
      Letteralmente la differenza sta solo nel porre a tema o no (l’interno del)la scatola.

  7. Scusami se ti disturbo ancora, ho un dubbio riguardante il fatidico tema della frase. Lasciando perdere per un attimo tutte le sottili sfumature e differenze fra WA e GA, possiamo per l’appunto riassumere (solo per semplificare un attimo la mia domanda) come dicevi tu, che WA è preceduto da qualcosa di cui si è già parlato, mentre GA introduce un nuovo elemento, una nuova informazione.
    Quindi ogni volta trovo un WA tematico in una fase (a meno che non sia un contrasto) significa che qualcuno ha già parlato di quella cosa? Oppure si può esordire con una frase, iniziare un dialogo dal nulla ponendo un tema a nostro piacimento?
    Prendo ad esempio la frase più banale di tutte:

    Watashi wa gakusei desu

    Il WA tematico è presente perché magari qualcuno ha chiesto “Cosa fai nella vita? Cosa sei?”

    O meglio ancora:

    Sono hon wa watashi no desu.
    Qualcuno ha chiesto “Di chi è quel libro?” rendendo dunque il libro tema della frase (e di conseguenza lo sarà anche nella risposta) oppure posso porlo io a tema anche se la conversazione parte da me? Magari voglio precisare a qualcuno che sta fissando il libro che quest’ultimo è mio ed esordisco appunto con “Sono hon wa watashi no desu” senza che nessuno abbia ancora parlato del libro.

    In un libro una delle tante frasi che ho letto è “Sakura wa kireina hana desu”. Significa che qualcuno ha chiesto un parere sul Sakura (ponendolo a tema)? Oppure passeggiando fra i ciliegi voglio esprimere questo concetto ed esordisco (mentre sono con un amico) utilizzando quella frase seppur nessuno dei 2 ha ancora detto nulla riguardo ai sakura? O ci va il WA semplicemente perché il concetto di Sakura è ben noto a entrambi?

    Scusami davvero, forse complico troppo le cose, ma a volte non capisco appunto se si tratti di semplici frasi descrittive o di risposte a domande, quindi non so come interpretare queste frasi.

    1. E per farla breve: se decido di parlare di qualcosa, desidero tirare fuori un argomento, di punta in bianco, creando dunque io stesso un tema (l’argomento di cui voglio parlare), che comunque non è stato ancora citato da nessuno, utilizzo WA o GA?
      Scusa ancora per essermi dilungato -_-“

    2. No, no hai intuito da solo una cosa verissima

      si può esordire con una frase, iniziare un dialogo dal nulla ponendo un tema a nostro piacimento?

      Si può.

      Il tema non deve essere davvero qualcosa di cui si è già parlato. Intanto può essere che si faccia finta che sia qualcosa di cui si è già parlato (come quando inizio un racconto e dico “Il killer prese la mira e sparò” …faccio finta che il lettore sappia di chi sto parlando).
      A parte ciò, più che “qualcosa di cui si è parlato” il tema deve essere “conoscenza condivisa”, qualcosa che parlante e ascoltatore conoscono già.

      A inizio frase posso dire ad esempio “Obama wa…” e parlare di Obama. “Star Wars wa…” e parlare di Star Wars (si presume che lo conoscano tutti).

      Può trattarsi poi di un concetto generale o generalizzato. Per esempio “il cane è il miglior amico dell’uomo” (concetto generale, astratto) o “i cani mi piacciono” (concetto generalizzato: i cani = tutti i cani).
      O ancora “I sogni sono manifestazioni dell’inconscio” o “La guerra è un male assoluto”. In questi casi in italiano usiamo l’articolo determinativo e/o il plurale.

      Posso poi decidere di porre a tema qualcosa di mia iniziativa (questo punto spesso si confonde con i precedenti)… p.e. Vado da un amico e gli voglio raccontare della mia esperienza in un ristorante e dico: “La cucina tedesca è la peggiore del mondo!”. Suppongo quindi che non sappia com’è la cucina tedesca, sono io a informarlo del fatto che è la peggiore, eppure uso wa.

      A proposito di wa, ga e molti altri argomenti ti consiglierei il superlativo libro di McClure
      http://amzn.to/2prs2H0

      1. Grazie 1000! Tutto chiaro come sempre!
        A volte per fare degli esempi immagino tutte le situazioni possibili e le descrivo, ma é l’unico modo che mi aiuta a capire meglio. Le frasi fatte e messe sui libri mi sembrano un po’ “forzate” e buttate lì a caso, preferisco immaginare situazioni che si verificano nella realtà perché in fondo sono quelle che capiteranno davvero quando andrai a parlare!
        Ti ringrazio anche per il consiglio sul libro! Continuo a studiare dai tuoi articoli! ^_^/

  8. scusami ma se nella domanda n° 2 avessi detto “hako no naka ni nan de wa arimasuka” invece di ciò che avevi scritto, avrebbe lo stesso significato?
    qual è il motivo della presenza di quel “ga”?

    1. Non puoi mettere de wa perché non puoi mettere particelle a caso alle parole. Puoi dire “vado a Milano” ma non “vado con Milano”
      Il ga è la particella che indica il soggetto. È come una etichetta che ti dice (di norma) la persona\cosa che fa da soggetto del verbo.
      Nani ga arimasu ka
      Che cosa c’è?
      “Che cosa” è il soggetto di “c’è”
      Te ne accorgi perché se rispondi dici per es.
      Kagi ga arimasu
      C’è una chiave
      La cosa che “c’è” è la chiave, no? È la chiave che fa “l’azione” di esserci, quindi è il soggetto, quindi vuole il ga.
      Ma se non so cosa c’è nella scatola e lo voglio chiedere al posto di dire “chiave” metto la parola “che cosa”. Questo “che cosa” farà ancora da soggetto e la frase diventerà una domanda

  9. Per metterla in maniera semplice e schematica, posso affermare semplicemente che la particella del pronome interrogativo impone la particella da usare nella risposta? A logica la cosa mi sembra avere senso, ma è così o ci sono casi in cui la particella del pronome interrogativo non corrisponde alla particella della risposta?
    Altra domanda: tu scrivi che “nan da ka” non si usa mai, però a me sembra (sottolineo SEMBRA) di averlo sentito in qualche anime. Ho capito male (cosa che potrebbe tranquillamente essere) oppure c’è qualche situazione particolare in cui questa forma può essere usata, fermo restando che il giapponese degli anime non sempre corrisponde esattamente al giapponese che si usa nella realtà?

    1. In realtà non è esatto metterla in quel modo perché certi pronomi interrogativi non usano la particella ma nella risposta può comparire (p.e. itsu? Ni-ji ni. Quando? Alle 2.)
      Inoltre le domande possono essere formulate in modo tale da finire con un qualsiasi pronome interrogativo + desu ka.
      Cioè sì, posso dire
      Kinou, dare ga kita no desu ka
      Ieri, chi è venuto?
      …che avrebbe risposta tipo “Takeshi GA kita” (e fin qui hai ragione).
      Ma in giapponese sono frequenti anche domande con questa struttura
      Kinou kita no wa dare desu ka
      Quello che è venuto ieri, chi è?
      La risposta più banale è Takeshi desu, ma nulla vieta di dire Takeshi GA kita (no desu).
      Certo è un po’ il pelo nell’uovo, ma direi che è un ammonimento a non essere troppo categorici.

      Nan da ka non si trova come versione colloquiale di “Nan desu ka” (sentirai “nani?” O “Nan da!?” O al limite “Nan na no ka”).
      Tuttavia negli anime puoi sentire
      Nandaka
      O eventualmente anche
      Nandakanda
      …che sono due parole a parte!

Fatti sentire!

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