È da un po’ che penso a questo post e finalmente ho tempo di scriverlo. Il filo conduttore di tutto l’articolo è il kanji di “kiru”, nel senso di “tagliare”, ovvero 切  …un kanji semplice semplice, che si fa di norma all’inizio dei propri studi. Spesso si vede in vocaboli che col tagliare c’entrano poco o nulla, e di questo ci occuperemo… però prima vediamo l’etimologia del kanji e diamo la conferma che significa davvero tagliare (anche se… *suspense*).

Etimologia di 切

Come probabilmente sapete o vedete, il kanji in questione è composto da due parti. Quella di sinistra corrisponde al kanji di “sette” (七), quella di destra corrisponde al kanji di spada, katana (刀). Il tutto si ricorda facilmente con l’ausilio mnemonico (chiamiamolo trucchetto) seguente: “sette (七) katana (刀) tagliano (切) meglio di una” (tagliano bene, se preferite).  L’origine del kanji però non ha a che fare col numero “sette”: il kanji di sette in origine significava “tagliare” poiché rappresentava una linea che ne tagliava un’altra. Aveva però lo stesso suono del numero “sette”, così lo si è “prestato” al numero perché potesse essere scritto (e compreso, ovviamente, dal contesto). Il concetto “tagliare”, però, a questo punto (parlo in realtà di un graduale cambiamento, è bene ricordare che una lingua si evolve continuamente) esigeva un kanji ad esso strettamente dedicato. Così, prendendo il vecchio kanji di “tagliare” e chiarendo meglio il concetto con l’aggiunta di “spada, coltello”, si ottenne il kanji di 切 che conoscete.

Un primo mito da sfatare

Abbiamo verificato che significa “tagliare”. Ora sfatiamo un mito: NON significa “tagliare”. Ma come?! direte voi. Calma, ci arrivo. L’idea suggerita dall’etimologia del numero sette, non è quella di un oggetto affilato che taglia qualcosa, quanto quello di interrompere la continuità o l’interezza di quel qualcosa. Ad esempio un cavo che si spezza, un’amicizia che si rompe, una comunicazione che si interrompe… sono tutte situazioni che usano i verbi kireru o kiru (la coppia di verbi, intransitivo e transitivo, che usano il kanji in questione). Insomma, non è facile, perché non posso tradurlo con “rompere” o “spezzare”, se si tratta di qualcosa che va in mille pezzi, d’un osso o d’un asse di legno, ecc. né con “interrompere” se voglio implicare il bloccare per un attimo qualcosa… e così via. In questi casi userò altri verbi, eppure userò, a seconda della situazione, verbi come rompere, spezzare, interrompere, troncare (es. troncare i rapporti) e perfino “staccare” (es. staccare un assegno) o terminare, finire (es. finire lo zucchero).
Il secondo “mito da sfatare” non è propriamente un mito, quindi ne parliamo vedendo alcuni “vocaboli particolari”.

Vocaboli “particolari”

Sebbene i significati visti non siano il “classico” significato di “tagliare”, è chiaro che sono in qualche modo legati ad esso (specie se considerate la definizione che proponevo poco più su). Tuttavia si incontrano molto presto dei vocaboli che usano questo kanji, ma nulla hanno a che fare con il tagliare.
Termini come 親切な shinsetsu+na, gentile, o anche 大切な taisetsu+na, importante, prezioso, sono certamente familiari a chi ha iniziato a studiare giapponese, anche se da poco. Pure un giapponese però potrebbe chiedersi, guardando i kanji, perché “gentile” si scrive come 親が切る oya ga kiru, “il genitore taglia”, (o, per quanto il verbo 斬る kiru sia più appropriato, addirittura “uccidere i genitori con una katana”, oya wo kiru… cioè l’esempio che trovate nella copertina del libro qui a lato).
Allo stesso modo “taisetsu” ricorda 大きく切る ookiku kiru, “tagliare una grossa fetta (o tagliare in grosse fette)”.
Il fatto è che il nostro kanji porta con sé altre sfumature, prima fra tutte un’idea di straordinarietà, di eccezionalità. Il primo termine va letto come aggettivo, quindi non riguarda i genitori, ma la parola “shitashii” (familiare, amichevole), scritta 親しい, cioè con lo stesso kanji. Dunque, essere più che amichevole, straordinariamente amichevole, equivale a shinsetsu, “gentile” (shinsetsu).
Similmente una cosa straordinariamente 切 grande 大 equivale a qualcosa di grande rilevanza, di grande importanza, e quindi a 大切 taisetsu. Non a caso oggi taisetsu ha significato solo positivo, ma un tempo si riferiva ad un’importanza “generica”; poteva cioè trattarsi di qualcosa di drammatico, estremamente grave e solo per questo importante, mentre ora, come detto, è importante nel senso che ha un che di prezioso, ha un suo valore intrinseco… p.e. dico un sentimento importante, per me “prezioso”, o indico il punto importante della discussione o un fattore chiave, usando sempre taisetsu. Quest’importanza, questa generica rilevanza cui in origine si riferiva il termine taisetsu si ritrova nel kanji 切 usato con questa sfumatura… ovviamente non solo in taisetsu e shinsetsu… questi due sono termini comuni, ma ne esistono altri in cui 切 svolge lo stesso ruolo, p.e. 痛切 tsuusetsu, acuto, 哀切 aisetsu, patetico, 適切 tekisetsu, giusto, appropriato, 懇切 konsetsu, gentile, hanno kanji più complessi e quindi sono meno conosciuti, ma il ruolo del nostro kanji è lo stesso, più o meno enfatico, d’attribuire rilevanza, di “sottolineare”, enfatizzare il kanji che precede.

Ci si potrebbe chiedere… perché? Perché “satou wo kitta” vuol dire “ho finito lo zucchero”, ma i termini visti usano lo stesso kanji per implicare straordinarietà, dare enfasi, ecc.?
Il motivo è semplice… tra le due cose non c’è tutta la differenza che immaginiamo. A ben guardare kiru usato come ausiliare implica il fare in modo completo qualcosa… da cui due sfumature, quella del fare qualcosa in modo completo e quindi perfetto (e/o appropriato, preciso), ma anche quella del fare qualcosa in modo completo e quindi fino in fondo, fino alla fine. Dunque “satou wo kitta” non è “mi manca lo zucchero”, ma “ho usato lo zucchero fino alla fine“.

Altri vocaboli particolari e conclusione

Spero che questo post sia servito a chiarire i dubbi di chi, all’inizio degli studi, si era chiesto più volte da dove venissero certe stranezze. Resta un ultimo punto da vedere, deludente nella sua semplicità (anche se…). Probabilmente avrete visto (o presto vedrete) il termine 切手 kitte, “francobollo”. Perché sembra significare “tagliare una mano”?! Se vi ricordate, ne avevo parlato anche in un altro post (trattava di vocaboli “curiosi” confrontati con i “corrispettivi” vocaboli cinesi). Ad ogni modo qui la straordinarietà non c’entra… che ci sarebbe di straordinario in un francobollo?! ^.^
La causa è banale: kitte è solo l’abbreviazione di 切符手形 kippu-tegata, dei bigliettini, dei pezzi di carta che accertavano l’avvenuto pagamento o l’identità di una persona (basta cercare i due termini per averne la riprova). Difatti un francobollo fa esattamente questo, dichiara che la spedizione è stata pagata.
…e difatti il termine 小切手 kogitte, assegno, ha chiaramente un significato affine, implicando comunque un avvenuto pagamento. Certo, ancora non ho capito perché il prefisso “ko-” (piccolo) si usi per l’assegno e non per il francobollo… ma vi farò sapere^^

Se avete dubbi simili su kanji e vocaboli, ditemelo e proverò a ricavarne un post! ^__^

6 thoughts on “Kanji e vocaboli – 切

  1. sei poi riuscito a scoprire perchè il KO è su 小切手 kogitte? io mi stavo dicendo tra me e me (è solo un’ipotesi perchè non saprei come fare questa ricerca)….
    non so se hai presente le cambiali (oggi in pratica non si usano più… tra l’altro uno dei motivi della loro sconvenienza è il fatto di doverci pagare un bollo obbligatorio in percentuale del loro valore) beh sono affini agli assegni e si può dire che in un certo senso gli assegni le hanno sostituite… magari la differenza nasce dalle diverse dimensioni di Bollo (che alla fine può essere un timbro) e francobollo?
    Anche perchè alla fine l’assegno non attesta per niente l’avvenuto pagamento, anzi se è ancora in corso vuol dire che non è stato pagato!

  2. La mia idea è che il termine da cui ha avuto origine la parola kitte fosse un foglio di carta grosso, poi sono nati gli assegni o equivalenti dell’epoca, su fogli più piccoli e sono stati chiamati kogitte, quindi si è arrivati a usare “kitte” solo per i francobolli.
    …ma è solo un’idea, non ho cercato e a parte gogen allguide non saprei dove cercare… per il resto del discorso… sono troppo stanco, bon nuit ^_^”

  3. Grazie mille per questo chiarimento. È stato davvero utile. Ora mi spiego un paio di cose su un personaggio di un manga che apprezzo molto =)
    Comunque a suo tempo (intendo prima di leggere questo articolo) io e un mio amico avevamo tentato di capire il perché kitte si scrivesse in quel modo, e diciamo che il risultato sarebbe particolare diciamo
    Abbiamo pensato che i francobolli fossero stati introdotti in Giappone dagli occidentali, e che, avendo escluso che i giapponesi non usassero spedirsi lettere con i francobolli, questi venissero utilizzati dall’esercito per confermare alle famiglie l’avvenuto decesso
    Comunque non so. Questo è il risultato al quale siamo arrivati, anche se senza alcun fondamento

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