Ne abbiamo già parlato, e forse sapevate già tutto in proposito, ma lo ripetiamo per cercare di fissarlo al meglio nella memoria (trasformando lo studio in semplice lettura), dato che questo è un po’ “il mio metodo” (^_^).
I verbi si trovano sul dizionario in una forma caratteristica, terminante con il suono U (cioè con i kana く ぐ す ぬ ぶ む う つ る ; ovvero, in roomaji: ku, gu, su, nu, bu, mu, u, tsu, ru). Tuttavia per formare la forma cortese dei verbi, quella in -masu (come in “ikimasu” o “arigatou gozaimasu“), è spesso necessario “modificare” il verbo che trovate sul dizionario (la “forma del dizionario”, ovvero quella che finisce in -u).
Attenzione, su queste forme torneremo presto per parlerne in dettaglio, per ora il problema è un altro, non pensateci troppo.
Quando parlo di “modificare la forma che trovate sul dizionario”, intendo dire che, se ho ad esempio “kaku” (scrivere), per fare la forma cortese devo prima eliminare il kana con il suono U e sostituirlo con un altro. Così facendo passo da una “base” (kaku) ad un’altra (es. kaki-). Solo dopo esser passato alla base giusta potrò aggiungere il “-masu” della forma cortese in -masu, come in “kaki-masu” (o altri suffissi, a seconda della forma verbale che voglio costruire).
Certo, esistendo “tipi di verbi” diversi, a volte non avviene così: a volte creo la forma cortese solo togliendo l’ultimo kana e mettendo “masu”. Ma come detto, ci torneremo a breve, vedendo in dettaglio come si fa per questa forma ed altri possibili casi (non esiste certo solo la forma cortese). Per farlo però dobbiamo affrontare prima due argomenti importanti: le coniugazioni e le basi dei verbi.

La forma del dizionario è una base detta rentaikei (連体形), mentre la forma cortese del verbo, senza masu, equivale ad una base nota come ren’youkei (連用形).
La ren’youkei è anche nota agli stranieri come “base in -masu”, mentre la rentaikei è detta anche “forma del dizionario”. Visto il loro uso possono anche sembrare nomi molto azzeccati, ma non ve li consiglio (andando avanti nello studio scoprirete che ciascuna base ha anche altri ruoli), personalmente preferisco i nomi giapponesi (senza considerare che sembra che ogni libro reinventi i nomi delle basi per fare confusione).

In giapponese è necessario sapere come passare dalla rentaikei alla ren’youkei (cioè sapere come modificare la “forma del dizionario” in “base in -masu”, prima di poter aggiungere “masu” per formare la forma cortese). Per spiegarlo però dobbiamo innanzitutto parlare un attimo delle due grandi famiglie di verbi che esistono in giapponese.

Parlando (impropriamente) di “famiglie di verbi”, mi riferisco alle coniugazioni (活用 katsuyou) del giapponese, cioè i verbi ichi-dan (一段) ed i verbi go-dan (五段).
Notate subito che contengono i numeri ichi (1) e go (5) rispettivamente… per questo spesso indicherò questi due tipi come v1 e v5. Inoltre, poiché i godan terminano con kana di gyou diverse (ku, gu, su, ecc.) spesso indicherò un dato godan aggiungendo una lettera dopo v5, ad esempio kaku e hataraku saranno dei v5k, mentre matsu sarà un v5t, ecc.

Come detto i verbi, per come li trovate sul dizionario, terminano con kana con il suono “u”. Prendete una tabella dell’hiragana e guardate la colonna centrale, la u-dan, dove ho solo kana col suono U. Riga dopo riga (cioè gyou dopo gyou) trovate kana che iniziano con una diversa consonante ma finiscono sempre in -u. La maggior parte di essi (9) può fare da desinenza di un verbo.
La grande famiglia dei godan ha tanti verbi, ciascuno dei quali finisce con uno di quei nove kana (elencati a inizio post). I verbi della famiglia “ichidan” invece terminano tutto con lo stesso kana: finiscono tutti in る (es. 見る miru). È ovvio quindi che non posso distinguere un ichidan ed un godan in base a come finisce il verbo, perché esistono dei godan che finiscono in る (es. 迫る semaru)! In questo senso in italiano sono avvantaggiato, perché so subito che mangiare appartiene a una coniugazione, dormire ad un’altra. Lo stesso però non può valere per distinguere ichidan e godan.
Un primo piccolo aiuto mi viene dal fatto che i verbi ichidan finiscono tutti con il suono -eru o con il suono -iru… dunque so già che “semaru” è un godan, non un ichidan. Tuttavia non basta perché esistono dei godan che finiscono in -iru  ed -eru (es. 切る kiru), e che quindi sono indistinguibili da un ichidan (come 見る miru).

Ci sarà una lezione apposta su come fare a sapere se un verbo è ichidan o godan, ma per affrontarla dobbiamo partire dal concetto di “base verbale” (vedremo che è necessario guardare anche la forma negativa, ad esempio, costruita su un’altra “base verbale”, diversa da quella “del dizionario” per capire come stanno le cose). Per il momento però torniamo ai nostri godan e ichidan e continuiamo a cercare di capirli e ad esplorarne le differenze.

Innanzitutto chiediamoci perché i numeri 1 e 5? Perché ichidan e godan?
Questi numeri riferiscono al numero di basi diverse (in realtà dovremmo parlare di “dan” e a breve vedremo in che senso) che i verbi di una stessa “famiglia” possiedono: gli ichidan ne hanno una, i godan ne hanno cinque.
Facciamo un parallelo con l’italiano. Continuiamo a far finta che le katsuyou (ichidan e godan) siano le coniugazioni dell’italiano. Mettiamo che esistano solo “verbi in -are” (come “mangiare”) e “verbi in -ere” (come “leggere”) e che queste due coniugazioni (sempre per finta) corrispondano ai verbi godan e ai verbi ichidan.
Ora immaginate che i verbi in -are abbiano l’infinito (mangiare), il gerundio (mangiando), l’imperativo (mangia!)… mentre i verbi in -ere abbiano sì questi modi verbali, ma siano scritti tutti nello stesso modo.
È questa la situazione in cui si trovano i godan e gli ichidan. Per i godan passando da un “modo” all’altro (vedremo che in giapponese parlo di “basi”) ho una certa varietà, ma con gli ichidan, le basi si assomigliano tutte (insomma, gli ichidan hanno le stesse 5 basi dei godan, ma risultano tutte uguali).
Ommioddio, ma allora, con gli ichidan… come distinguo una base dall’altra?
Non è necessario farlo. Il paragone con l’italiano non è perfetto. Le basi degli ichidan sono tutte uguali, ma per formare le varie forme che mi servono (negativa, affermativa, cortese…), devo aggiungere qualcosa ad una base, quindi le basi di un verbo ichidan sono indistinguibili (appartengono alla stessa dan, cioè finiscono con la stessa vocale; ad es. per taberu, le basi sono tutte “tabe-“), ma le varie forme verbali – quelle che poi effettivamente uso in un testo – non sono affatto uguali e si distinguono molto facilmente grazie alle desinenze… cioè a ciò che metto subito dopo la base (tabe-ru, tabe-nai, tabe-masu, ecc.). Per i godan invece le forme verbali sono ovviamente distinguibili, grazie alle desinenze, ma anche le basi sono diverse tra loro, perché non terminano tutte con la stessa vocale (come fa taberu, le cui basi terminano tutte in -e, essendo tutte “tabe-“). Invece le basi di un godan terminano tutte con la stessa consonante, ma con una diversa vocale! (Vedremo poi nei dettagli, come funziona e le “piccole eccezioni” che ci sono).

9 thoughts on “JLPT livello N5 – Grammatica – Katsuyou (coniugazioni giapponesi)

  1. Momento, momento… ho un pò di confusione!(tanto per cambiare -.-)… Oddio ci vorrebbe una mappa concettuale da fare o uno schema con esempi di verbi ichidan e godan così da vedere rispettivamente le differenze XD

    Comunque la prima parte della lezione credo di averla capita, fin dove hai parlato di “miru”.
    Però, a tal proposito, volevo sapere che se è per TUTTI i verbi, quando si passa dalla forma in -u a quella cortese, prima ci si fa un conto sostituendo la “u” con la “i” e poi si aggiunge l'”imasu”. Cioè tutti i verbi vengono trasformati prima con la “i”? Oppure è solo per alcuni come “kaku”, “iku”, ecc…?

    >>Ci sarà una lezione apposta su come fare a sapere se un verbo è ichidan o godan
    Allora prima di fare domande idiote, forse, aspetto la lezione che è meglio XDD ma mi sembra di capire che il vero problema siano le basi degli ichidan…

    Comunque bella lezione!! Sembra che mi hai letto nel pensiero dopo la tua risposta nell’altro post… scusa stavo ancora cercando di decifrarla! X3, ma grazie a questo post già ho capito qualcos’altro in più!! ^_^

    1. E’ il mio metodo diciamo. Se ti dico tutto subito ne viene fuori solo un casino, no? Allora ti dico A e B, la volta dopo dico A, B e C, poi ABCD e così via… 😉
      La modifica tipo:
      iku –> iki-masu
      oyogu –> oyogi-masu
      hanasu –> hanashimasu
      tatsu –> tachimasu
      …vale solo per i godan.
      Miru è un ichidan e si limita a perdere “ru” e mettere “masu”: miru –>mimasu. Idem per taberu (che fa tabemasu).

      1. Ok, arigatou *___*
        Eh sì, mi incuriosiva “miru”… stavo per dire “mirimasu” nel post precedente ma non mi suonava… quindi ho aspettato te che lo dicevi XDD

        Quindi vabbè, cambiano in base alla sillaba finale!

  2. Scusatemi se non compaio ma sto salvando i post e vi seguo a distanza.
    Al momento non ho tempo e testa per seguire le lezioni sui verbi, voglio prima finire il lavoro sul racconto. Ne avrò ancora per una quindicina di giorni.

  3. Ciao a tutti, per un po vi seguiro a distanza, mi devo preparare per un concorso che si tiene a Maggio, le lezioni continuiro a salvarle e stamparle poi ricomincero a studiare per bene, fate tutti parte di un bel blog e degli amici virtuali che condividono la mia stessa passione

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