Partiamo oggi con i godan (五段) e, anche se non ci è ancora tutto chiarissimo, proviamo semplicemente a guardare bene le basi di un verbo v5 (la sua “coniugazione”, anzi la sua 活用 “katsuyou”). Prendiamo ad esempio 待つ matsu, “aspettare”.
Alcune note molto, molto importanti per capire questa tabella si trovano subito sotto.

Basi Nome italiano Basi di matsu Esempi per “matsu” (aspettare)
mizenkei negativa mata- 待たない matanai (non aspetto)
ren’youkei in -masu machi 待ちます machimasu (aspetto)
(shuushikei*)
rentaikei
conclusiva
del dizionario
matsu
matsu
待つ matsu (aspetto)
待つ matsu (aspetto)
kateikei (izenkei**)
meireikei***
ipotetica
imperativa
mate-
mate
待てば mateba (se aspetto)
待て mate (aspetta!)
ishikei*** volitiva mato- 待とう matou (aspettiamo)

* la shuushikei di matsu corrisponde a “matsu che compare a fine frase”, mentre la rentaikei è il “matsu che compare prima di un sostantivo” (cioè che forma una relativa). Oggigiorno queste forme sono identiche e non si parla più di shuushikei (a parte nel caso del verbo essere: “da” è la shuushikei, mentre il “na” degli aggettivi in -na è la rentaikei). Perché sto a parlarvene allora? Perché i riferimenti alle due diverse posizioni (posizione conclusiva, per la shuushikei, e posizione attributiva, per la rentaikei) saranno frequenti. Ci torneremo quando tratteremo le frasi relative (quelle che in italiano usano il “che”).
** kateikei è il nome comune, più moderno, “izenkei” è un termine storicamente più corretto, ma si tratta comunque della stessa base.
*** L’ishikei è una “falsa base“. Le vere basi sono le 5 precedenti (non considerando la shuushikei e considerando separate kateikei e meireikei anche se sono uguali, perché i loro usi sono molto diversi). La ishikei, o forma volitiva, è derivata infatti dalla mizenkei per una variazione eufonetica (es. con “kaku”: kaka+u → kakou; è una modifica che avviene “perché suona meglio così”, cioè “per ragioni di eufonetica”).
Se è una falsa base, perché viene messa tra le basi?
Perché termina col suono “o” (allungato: “-ou”), così va ad occupare l’ultimo “posto libero”. Guardate le “basi vere”: vedete le terminazioni? Sono in -a, -i, -u, -e …giusto? Quindi mancava proprio la -o, anzi, meglio la オ段 (o-dan) …insomma, la riga della “o” nella nostra tabella, che è poi la “quinta dan” dei verbi “go-dan”. Con la ishikei, come vedete, i suoni finali delle varie basi sono proprio a i u e o, secondo l’ordine alfabetico giapponese, cioè ogni base finisce con una diversa vocale e quindi appartiene a una diversa dan. Ciò succede solo con i verbi godan!

Ancora un piccolo promemoria. Abbiamo detto che in giapponese ho 2 “katsuyou” (coniugazioni) fondamentali, godan e ichidan. I primi possono appartenere a ben 9 gyou, mentre gli ichidan rientrano tutti nella ra-gyou. Ho delle irregolarità, 1 per la ka-gyou (il verbo kuru, venire, si attribuisce alla ka-gyou), 1 alla sa-gyou (il verbo suru, fare, e i suoi derivati). Altri verbi irregolari sono “desu” e “aru”, ma ce ne occuperemo più avanti.
Tutti verbi (e gli aggettivi!) hanno 5 basi (una sesta base, la shuushikei, si considera solo di rado) più una 6a (falsa) base, detta ishikei. Si aggiunge perché così “distribuisco” le basi verbali per i godan, sulle 5 diverse dan (e per questo parlo di go-dan), cioè ア段 イ段 ウ段 エ段 オ段 (a, i, u, e, o). Alla e-dan appartengono due basi invece di una.
In sostanza un verbo godan appartiene a una delle 9 “possibili” gyou che abbiamo visto la scorsa volta. Quando “trasformo” il verbo appartenente ad una data gyou passando da una dan all’altra (es. kaka kaki kaku kake kako) in pratica sto passando da una base ad un’altra (con l’eccezione della e-dan che comprende due basi invece di una e ricordando che la base della o-dan, l’ishikei, è una falsa base).

Soffermiamoci ora un attimo sui nomi delle basi nella tabella. I primi 3 sono di utilizzo immediato poiché la mizenkei ci serve per la forma negativa piana (e non solo), la ren’youkei serve per la forma cortese in -masu (e non solo), la shuushikei/rentaikei è la forma affermativa piana, nonché quella che trovate sul dizionario (e infatti viene chiamata anche jisho-kei, cioè forma del dizionario). Inoltre è quella che usate nelle frasi relative, anche se il discorso nel complesso è alla forma cortese… ma questo lo vedremo sempre nell’ambito della preparazione al livello N5.
Le altre basi invece verranno affrontate in seguito. La kateikei (o izenkei) serve per fare ipotesi (“SE aspetto”, come vedete negli esempi, si costruisce a partire dalla kaitekei. Nella stessa dan della kateikei c’è la meireikei che crea un (brusco) imperativo (solo una delle tante forme imperative che si possono creare in giapponese). Infine abbiamo l’ultima dan, la falsa base: la ishikei (o suiryoukei) Serve per esortare (cioè a dire per esempio: “facciamo questo, dai!”, “andiamo laggiù!” ecc.) …e serve ad altre costruzioni verbali, che però non riguardano il JLPT di livello N5, quindi non le faremo adesso.

Piccolo “compito a casa”. Provate a toglier “kei” a ciascuna base e cercatene il significato (es. meirei = ordine …e guarda caso fa la base dell’imperativo, no? ^_^).

Per oggi abbiamo finito. La prossima volta vedremo la forma cortese e la forma piana con i verbi godan, quindi ci concentreremo sulle prime 3 basi (le uniche che ci interessano davvero per il momento).

13 thoughts on “JLPT livello N5 – Grammatica – Verbi godan e basi dei verbi

    1. Forma negativa cortese o forma negativa in -masu o forma in -masen…
      Si crea a partire dalla ren’youkei (machi-) aggiungendo l’ausiliare “masu” nella sua forma negativa “masen”.
      Detto per inciso (non è troppo importante saperlo) questa forma masen nasce dal verbo masu alla sua base negativa, mase-, seguita dall’ausiliare “nu”, quindi ho “mase+nu”… ma “nu” è contratto in “n”, quindi masen).

  1. Questa lezione non l’ho capita tanto bene… permettimi di porre qualche quesito.
    “Abbiamo detto che in giapponese ho 2 “katsuyou” (coniugazioni) fondamentali, godan e ichidan. I primi possono appartenere a ben 9 gyou [う く ぐ す つ ぬ ぶ む る, giusto?], mentre gli ichidan rientrano tutti nella ra-gyou.
    Ho delle irregolarità [solo per gli ichi-dan?], 1 per la ka-gyou (il verbo kuru, venire, si attribuisce alla ka-gyou) [quindi sarebbe un ichi-dan e in quanto tale apparterrebbe alla ra-gyou, ma viene attribuito alla ka-gyou?], 1 alla sa-gyou (il verbo suru, fare, e i suoi derivati).
    Scusami, chiedo solo delucidazioni perchè non sono sicura di aver capito >.<

  2. Ciao,
    Scusa per il disturbo, ho cercato di capire la differenza tra rentaikei e shuushikei, forse ho capito ma non ne sono propio del tutto sicuro.

    Qusta frase penso sia rentaikei:
    これは私が作ったケーキです。
    Cioè quando usi la forma in te o in ta, sempre in una frase in forma cortese.

    Mentre in questa dovrebbe essere shuushikei:
    私はこのケーキを作りました。
    Perchè il verbo è alla fine della frase.

    Nelle frasi d’esempio potrei aver fatto qualche errore, ho iniziato da poco e non sono ancora molto pratico.

    Hai anche detto che gli aggettivi in -な possono essere rentaikei, ma anche quelli in -い?
    Sarebbe tipo una cosa del genere?
    agettivi rentaikei:
    …げんきな人です。
    …高い人です。
    agettivi shuushikei:
    …元気です。
    …高いです。

    Per caso senza rispondermi, hai gia fatto un articolo dove ne parli degli agettivi in questo senso?

    Complimenti per il sito, mi è stato molto utile, solo coi libri non ce sarei riuscito a capire certe cose =)
    Grazie

    1. Scusa, credo di aver fatto un po’ di confusione la forma cortese non centra niente, l’esempio della tabella con matsu (aspettare) mi ha mandato un po’ in confusione、 visto che ho letto masu XD
      le frasi diventerebbero cosi, anche se non so se hanno molto senso al presente.
      rentaikei: これは私が作るケーキ。
      shuushikei: 私はこのケーキを作る。

      1. Esatto. Un tempo la shuushikei era diversa, ora corrisponde alla rentaikei (è sempre tsukuru). In linea di principio la shuushikei è la forma che trovi a fine frase, ma ormai semplicemente si dice che non si usa e a prescindere dalla posizione si parla di rentaikei. C’è però un caso in cui non si può fare ed è il verbo essere, da: la forma “da” è la shuushikei, mentre “na” (quello degli aggettivi in na) è considerato la rentaikei (anche se etimologicamente le cose non stanno così, si insegna così a scuola). Gli unici casi che mi vengono in mente di shuushikei “classiche”, diverse dalla forma odierna ma rimaste nella lingua moderna, sono quelli di nashi (xxxx nashi = “senza xxx” / “xxx non vale”) e yoshi (Bene!/Evvai!)

        Ci sono in realtà altri casi dove puoi distinguere tra le due forme, ma richiamano la grammatica classica o sono costruzioni avanzate (e perlopiù coinvolgono aggettivi, il beki che indica dovere è rentaikei, beshi è shuushikei; le shuushikei “classiche” si trovano ancora nei proverbi).

Fatti sentire!

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