Un altro dei miei proverbi preferiti (anche questo usato molto spesso).

HANA YORI DANGO

花より団子

kana: はな より だんご
Lett.: Invece dei/Piuttosto che i fiori, i dango.
Lib.: Niente fiori, meglio dei dolci!

In sostanza significa che si preferisce la praticità all’estetica.

«E come si fa a non preferire i dango?!?» disse asciugando un angolo della bocca…

Alcune note.

  • Ho scritto semplicemente “dolci”, perché in genere i dango sono serviti col thé (a volte col sakè), come noi serviamo thé e biscotti.
  • Tuttavia non sempre i dango sono dolci. Di base in effetti si tratta di polpette di farina di riso cotte al vapore, poi però esistono molte varietà, la più “popolare” delle quali è probabilmente quella dolce degli an-dango, il cui ripieno è anko, della “marmellata” di azuki, fatta “impastando” fagioli rossi (azuki) schiacciati e zucchero. Volete una ricetta per fare l’anko?
  • Di dango esistono varietà dolci, salate, piccanti (!) con ingredienti dolci e salati, con salsa di soia… forse farò un post se deciderò di parlare anche di qualche piatto tradizionale incontrato negli anime… per ora accontentatevi del link di wikipedia in italiano (ma vi consiglio molto le immagini delle wiki inglese e giapponese).
  • I dango vengono perfino offerti alla divinità… come vedete nell’immagine qui sotto -_^

Capite? Piacciono perfino agli dei! DEVONO essere buoni, no?^^

  • Il titolo del famoso anime/manga Hana yori dango (花より男子), è in effetti un gioco di parole. La parola dango non è scritta con i “giusti kanji” (団子), ma in quest’altro modo: 男子, che andrebbe letto だんし , ovvero “danshi”, ragazzi (solo maschi). Il primo kanji è quello di “otoko” (uomo) e il secondo è quello di “ko” (bambino), difatti se scrivo 男の子 leggo “otoko no ko” (bambino, ragazzo).
    Ad ogni modo, forse avete capito, il secondo kanji è letto shi, ma anche ko (e a volte è sonorizzato in go come in 団子 dango), quindi se scrivo 男子 e impongo* alla parola l’inusuale lettura “dango”, creo un gioco di parole con il proverbio. Così se sentiamo pronunciare il titolo, pensiamo si tratti del proverbio, ma se lo leggiamo, ci rendiamo conto che in effetti significa (preferire) i ragazzi ai fiori o anche niente fiori, voglio un ragazzo! …a secondo di chi immaginiamo pronunci la frase.
    * Ovviamente, siccome la corretta e naturale pronuncia sarebbe “hana yori danshi”, in copertina viene indicato con del furigana la “pronuncia voluta dall’autrice” per l’ultima parola. Eccovi il link all’immagine della copertina del primo volume.
  • In Giappone non c’è ragazza (o donna) che non abbia letto il manga “Hana yori dango” (pubblicato anche in Italia), quindi lo consiglio a tutte le lettrici (-_^)
  • Tuttavia Hana yori dango non è certo l’unico manga/anime ad aver visto “recitare” questi squisiti dango…

Legend of the legendary heroes (Densetsu no yuusha no densetsu)

…e ancora… Naruto!

E il particolarissimo Katanagatari!

Per non parlare poi di Clannad, che ci ha letteralmente ricamato sopra (con tanto di canzone che faceva da sigla finale e perfino gadget-cuscini inseriti nella storia), incentrando sui dango e la loro “grande famiglia” (Dango daikazoku, era anche il titolo della canzone) sia momenti divertenti…


…che momenti più struggenti come questo in cui Tomoya canta alla figlia Ushio, come ninna-nanna, la canzone preferita dalla madre della piccola.

Ok, anche per stavolta è tutto… spero che vi siano piaciuti i dango… ehm, il proverbio di oggi ^__^

14 thoughts on “Proverbi – Hana yori dango

    1. Purtroppo il drama non l’ho visto… molto raramente riesco a vede l’anime e il drama o l’anime e il manga, ecc. insomma la stessa cosa su media diversi… una volta che so una storia a meno di sapere che il drama è molto diverso, difficilmente lo guardo… E’ un po’ un mio limite, perché magari a volte così ci si perde una versione che era più bella…

  1. Dango, dango dango…….quanti dango in Clannad……..
    che belli e che buoni che devono essere….almeno sembra.
    chissà se al mercatino Giapponese di quest’anno qualcuno li farà.
    amo le cose pratiche e di conseguenza amerò questo proverbio, grazie!

  2. Mmmmm eh si davvero sfiziosi dalle immagini!
    Che voglia di provarli… ma li faranno in un ristorante giapponese qui in Italia?!
    Grazie della spiegazione, finalmente ho ben capito tutti i retroscena di quel manga che – a dire la verità – non mi ha entusiasmato e ho piantato a metà :-/

  3. >> chissà se al mercatino Giapponese di quest’anno qualcuno li farà.

    >>ma li faranno in un ristorante giapponese qui in Italia?!

    Dubito che li facciano al ristorante, ma li ho visti alla festa annuale della scuola giapponese di Milano, quindi probabilmente per una festa simile come il mercatino di cui parla Diego, oppure in un ristorante giapponese gestito da giapponesi (sono rarissimi, i più sono gestiti da cinesi… io conosco una ventina di ristoranti giapponesi a Milano, ma solo uno è autenticamente giapponese). Oppure puoi provare un negozio, magari online, di importazione di cibi giapponesi (non si direbbe possibile, ma se imbustano il tutto sottovuoto, resistono bene per un paio di settimane). Io conosco solo lo zenmarket.biz che purtroppo non importa dango, ma ci sono altre cose… ad esempio se cerchi mochi dovreste trovare dei daifuku (ci sono un sacco di gusti!) che sembrano molto interessanti^^ Tipo questi:
    http://www.zenmarket.biz/eshop/misto-di-dolce-di-riso-giapponese-mochi-870.html

  4. @ Kazeatari
    A vederli così ti viene l’acquolina in bocca, poi leggi gli ingredienti e capisci che sono buoni ma come sempre più sono buoni più fanno male………….
    proverò a chiedere alla madre di un compagno di classe di mio figlio, sono italiani ma avevano un ristorante a Sapporo, hai visto mai che li sanno fare…………….

  5. Strano però. Dal nostro punto di vista occidentale (con tutti i pregiudizi che questo comporta) noi vediamo i Giapponesi come un popolo in cui l’apparenza ha una ENORME importanza. Per esempio la cura maniacale che dedicano nelle disposizioni (dei fiori, delle decorazioni, degli impiattamenti dei cibi ecc), ma anche la cerimonialità nei rapporti tra loro, o anche nella lingua dove evitano le espressioni dirette e usano dei giri di parole, per esempio, per dirti “no” senza dire no… Insomma, non avrei mai pensato che per un giapponese la sostanza può contare più della forma.

    1. I proverbi sono così dicono tutto e il contrario di tutto. Per es. Mago ni mo ishou significa che anche un carrettiere con il giusto vestito (fa la sua figura), quindi in pratica che la forma è più importante della sostanza, l’opposto del nostro l’abito non fa il monaco.
      Nel caso particolare sostanza però va inteso come qualcosa di pratico, utile, ecc. e non è un proverbio che si usi per parlare in generale di qualcosa valido per tutta la società, ma per descrivere una singola persona che preferisce guardare al lato pratico delle cose

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