38++N+が+Vit/N+を+Vt+++まどがあく/まどをあける

Per trattare delle coppie di verbi transitivi e intransitivi tipiche della lingua giapponese (fra poco passeremo da “transitivo/intransitivo” alle definizioni giapponesi) di cui abbiamo parlato la volta scorsa, partiremo da situazioni più o meno “regolari”, o se volete “banali”, perché in linea con la traduzione italiana che di solito se ne dà, per poi analizzarne alcune più particolari e capire qual’è il vero “senso giapponese” che sta dietro a questi termini (transitivi/intransitivi) e perché mai mi dovrei prendere la briga di pensare a questi verbi come a delle “coppie di verbi”.

Quando si trattano i verbi intransitivi e transitivi, la tipica “coppia” che si prende (spesso) in esame per prima è 始まる/始める hajimaru/hajimeru …che nelle liste di kanji abbrevio scrivendo haji.maru/meru o anche haji(maru/meru)… e immagino sia ovvio il perché^^
ATTENZIONE! C’è a chi non importa, ma io indico sempre per primo il verbo intransitivo (cioè in haji.maru/meru ho hajiMARU che è intransitivo e hajiMERU che è transitivo), trovo che sia più efficace per la memorizzazione e per ricordarsi quale è transitivo e quale no.
Ah! Inoltre tenete presente che scrivere ogni volta intransitivo, transitivo ecc. è inutile, quindi abbrevierò spesso in v.i. (verbi intransitivi) e v.t. (verbi transitivi).

Il motivo per cui è bene partire da haji.maru/meru è molto semplice: la traduzione italiana di questi verbi (incominciare) si adatta bene al concetto che le coppie intransitivi/transitivi esprimono. Anzi, non esattamente, ma almeno si adatta bene al concetto di intransitivo e transitivo di cui abbiamo già parlato. Vediamo due esempi per capirci.

授業 が 始まる よ (jugyou ga hajimaru yo)
Inizia la lezione! ← “la lezione” è soggetto della frase (indicato da が)

先生 は 授業 を 始めた (sensei wa jugyou wo hajimeta)
Il prof ha iniziato la lezione. ← “la lezione” è complem. oggetto della frase (indicato da を)

Insomma, hajiMAru è la “versione” intransitiva di nostri verbi tipo (in)cominciare, iniziare, mentre hajiMEru ne è la “versione” transitiva. Nel nostro caso manteniamo il verbo senza fargli alcuna modifica (cioè, ad es., “cominciare” si può usare come intransitivo o transitivo), i giapponesi usano due verbi, ma molto simili e che condividono lo stesso kanji.
Se dovessimo adeguare l’italiano sarebbe un problema, ma con un po’ di fantasia potremmo dire che “avere-inizio” è il verbo intransitivo, mentre “dare-inizio-a” è il verbo transitivo… ovviamente sono due espressioni, nessuno dei due è un vero verbo e “inizio” in realtà fa da complemento oggetto di “avere” e “dare”, ma immaginate che sia come detto e intanto cerchiamo di capire meglio tutto questo discorso del “intransitivo/transitivo”.

Partiamo dal fatto che i termini giapponesi per questi verbi sono 自動詞 e 他動詞 , cioè rispettivamente jidoushi e tadoushi. “Doushi” banalmente vuol dire “verbo” ed è scritto con i kanji di azione/moto e termine (grammaticale). Il primo kanji di ciascuna parola invece significa “sé stesso” (自) in jidoushi e “altro” (他) in tadoushi.
La sostanza è che abbia un primo termine, jidoushi, che indica un verbo per cui un soggetto agisce, ma il suo agire è unicamente riferito “a sé stesso” ed un secondo termine, tadoushi, che indica un verbo per cui un soggetto agisce e l’effetto della sua azione riguarda/influenza qualcosa d’ “altro” (o qualcun altro).

A guardare queste definizioni il primo esempio che salta all’occhio come più valido per spiegare queste coppie di verbi giapponesi è aku/akeru, che è poi quello della nostra frase del nostro esempio a inizio post.
Io posso aprire una porta (io, soggetto, agisco sull’oggetto “porta”) e quindi ho un “tadoushi” e dico “doa wo akeru”… Oppure posso dire che “la porta SI APRE” (o anche “La biblioteca APRE alle 9”, è comunque un oggetto ad agire). Cioè ho un jidoushi (aku) e in giapponese dico “doa ga aku”. La porta, soggetto, compie un’azione, quella di “aprirsi”, indipendentemente da me o da chiunque (ricordatevi il significato di “jidoushi” appena visto: qualcosa agisce… e stop, non c’è relazione con nessun altro, l’azione non si riflette su un complemento oggetto! È la porta che si apre, non sono io che apro la porta… per questo si deve usare aku, non akeru).

Un caso spesso molto simile è quello di coppie di verbi come tsukamaru/tsukamaeru, che significa “essere preso/prendere” (nel senso di “afferrare” o “catturare”). In questo caso in italiano abbiamo una forma “passiva” (essere preso) e una attiva (prendere).
Attenzione però! È vero che all’apparenza posso pensare che questo “tsukamaru” sia un passivo (perché traduco “essere preso”), ma devo ricordarmi che in giapponese è un verbo attivo, non è alla forma passiva!
Quindi non devo aspettarmi un complemento d’agente, come se avessi detto “Antonio viene preso”… Viene preso DA CHI?! sarebbe una reazione del tutto naturale, ma nel caso del nostro verbo jidoushi (attivo), tsukamaru, assolutamente non viene da chiedersi chi ha preso Antonio… cioè, voi potete pure farlo, ma la frase sta benissimo così com’è, non suona “strana”!

Dunque, per ora abbiamo introdotto jidoushi/tadoushi e due classici tipi di coppie di verbi, la prossima volta proseguiremo con una specie di “carrellata”, vedendo come possiamo ulteriormente “catalogare” le coppie di verbi ji/tadoushi, in base alla traduzione italiana.

17 thoughts on “JLPT livello N5 – Grammatica – Verbi jidoushi e tadoushi

  1. Ciao!
    Stavo proprio cercando qualche spiegazione in più sull’argomento ed ho scoperto questo sito! Bellissimo!
    Avrei però una domanda…Giacchè sembra non esserci una regola precisa per trasformare da transitivo ad intransitivo…come trovo/cerco la forma desiderata di un certo verbo?
    Tipo accendere(le luci ad esempio)

    1. Nella lezione successiva a questa, che trovi qui…
      http://studiaregiapponese.wordpress.com/2012/04/28/jlpt-livello-n5-grammatica-tipi-jidoushi-tadoushi/
      (l’indice si trova dalla barra dei menù in alto, JLPT – Livello N5 – N5 Grammatica
      Nella lezione successiva, dicevo, si tratta delle principali “tipologie di coppie” a cui puoi fare l’orecchio, per così dire, ma non c’è modo di essere certo o di trovare “a priori” un verbo dall’altro (“Peccato!”, lo so).
      Inoltre, tieni presente, che spesso non esiste un verbo che vada in coppia. Es.: anche se haji.maru/haji.meru, non esiste per semaru 迫る il verbo semeru. In compenso esiste più d’un verbo che leggo “semeru”, ma sono 攻める e 責める …ciascuno dei quali è transitivo e non ha un corrispettivo. “se.maru”.
      Mah, comincia dalla lezione che ti ho linkato… gli esempi riportati sono già dei buoni indizi per cercare di farci l’orecchio e capire un po’ come funziona.

  2. —-È la porta che si apre, non sono io che apro la porta… per questo si deve usare akeru, non aku).—-

    Non dovrebbe essere al contrario? Per questo si deve usare Aku e non Akeru…

    Se la porta si apre da sola e non sono io a farlo allora si usa il verbo jidoushi, quindi AKU

    giusto? o.o

  3. Eh come no! Io a distanza di mesi e mesi, mi capita di rileggere un articolo che ho scritto e dico: “ma che ho scritto?”. Succede, perciò se mi accorgo avviso 😀

    Il sito (questo intendo) va diventando sempre più grande e gestirlo richiede lavoro perciò succede qualche distrazione 😀
    Però sono felicissima che va crescendo, questo è un sito che merita tantissimo 😀

      1. Sono daccordo con Sakura, questo sito merita tantissimo e io nel mio piccolo cerco di farlo conoscere in giro, sarebbe bello se tutti quelli che seguno e che si preparano per il test di dicembre, a test concluso e magari passato potrebbero portare più popolarita, un sito che ti aiuta a passare un esame senza andare per dire alla Cepu,lo renderebbe un sito di prestigio e super cliccato.

  4. Ciao innanzitutto grazie mille per tutte le ottime guide che hai scritto finora 🙂
    Volevo chiederti se hai mai utilizzato i libri della serie minna no nihongo e se sai dirmi fino a che unità bisogna arrivare per provare a fare il jlpt. Pensavo bastasse il primo libro ma vedo dai tuoi post, come per esempio questo sulle coppie i-t che ci sono argomenti anche del secondo libro.. eppure l’esempio di test che si trova sul sito ufficiale del jlpt è composto da domande molto facili O_o mi chiedevo inoltre se esiste qualche sito in cui fare esercizi simili a quelli del jlpt.
    Grazie mille!

    1. Allora, divido in due la risposta…
      1. Non ho il minna no nihongo, ma se è tutto in giapponese, o con brevissime frasi in inglese, e studi da solo, te lo sconsiglio.

      1. Se sai fare il test sul loro sito, vai tranquillo e prova il jlpt. Io ho preso gli argomenti del JLPT e li ho spiegati come si deve. Non serve sapere la distinzione ichidan-godan per passare il jlpt, ma serve se vuoi imparare il giapponese. Mia moglie ha passato l’N1, dopo un solo anno di studio finalizzato al test, il tutto SENZA sapere cosa fossero ichidan e godan… Però a volte coniuga un verbo come fosse godan quando è ichidan e viceversa (casi particolari, non ti sto a spiegare).
        Insomma il metodo, dipende dalle tue priorità, studio o test.
        Io trovo che i test siano un ottimo metro per controllare quello che si sa, mentre lo studio sul materiale per il test dovrebbe servire a ripassare da un lato e colmare eventuali lacune dall’altro. Insomma, è utile, ma limitarsi non è mai una mossa saggia, nello studio di una lingua dovresti andare “dove ti porta il cuore”… o con buona probabilità ti annoierai e basta.
  5. Buongiorno, avrei una domanda fresca di lettura: i verbi riflessivi si comportano come in italiano, dove il complemento oggetto “coincide” con il soggetto senza troppe complicazioni, oppure i giapponesi li usano in modo diverso?

    1. Dato che i giapponesi non hanno pronomi come “si” (aprirsi, lavarsi la faccia ecc.) il problema non si pone, è solo questione di traduzione l’idea di parlare di riflessivi, sia per il kanji presente in JIdoushi, sia per le traduzioni di certi verbi jidoushi che sono riflessive… le traduzioni lo sono, non i verbi di per sè. I “riflessivi” giapponesi sono dei semplici intransitivi. Per esempio “aku” significa “aprirsi”. Doa ga aita = Si è aperta la porta. Come vedi dalla frase non c’è “soggetti che coincide con il complemento oggetto” perché non c’è un “si” che indichi l’idea che “la porta apre sé stessa ” …spero sia chiaro cosa intendo.
      Se la tua domanda riguardava qualcos’altro non ho capito… fammi sapere, magari con qualche esempio.

      1. Sei stato molto chiaro, la mia domanda era effettivamente un po’ generica, ma la tua risposta è stata esaustiva.
        Ciò che chiedevo io era: “I giapponesi usano esattamente allo stesso modo i normali riflessivi?”, come ad esempio nella frase “Mi lavo la faccia” o “Mi pettino”. Grazie alla tua risposta adesso so che probabilmente in giapponese per esprimere queste frasi si utilizzeranno traduzioni del tipo “Io lavo la mia faccia” e “Io pettino i miei capelli” con il conseguente utilizzo del verbo transitivo, che probabilmente l’idea di jidoushi si limiti al contrario di ciò che hai splendidamente spiegato qui https://studiaregiapponese.com/2012/10/19/n5-in-sintesi-la-particella-wo/, e che l’utilizzo dei verbi impersonali non sarà poi così differente.
        Immagino che con lo studio di ogni coppia di verbi diventerà tutto più immediato, ma prima volevo capire bene l’idea di base.
        Grazie mille, come al solito~

        1. Di solito non dico mio o mia …ma anche perché il giapponese cerca di evitare continui riferimenti all’io… e in fondo l’italiano può fare lo stesso
          Kao wo arau è sufficiente per intendere mi lavo la faccia …e in fondo anche in italiano posso dire ad esempio
          Lavo la faccia e arrivo!
          …senza “mi”

Fatti sentire!

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