La volta scorsa abbiamo parlato di mazegaki… oggi tocca ad un altro aspetto, un altro “mito da sfatare”, quello secondo cui un kanji da solo o con dell’okurigana si legge con pronuncia kun, mentre un kanji che forma una parola insieme ad un altro (o più) kanji si legge con pronuncia on.

Se non vi ricordate le definizioni di pronunce kun e on, leggete questo mio articolo o controllate wikipedia.

1. Esistono molti kanji con pronuncia ON che “stanno da soli”

Parlo per la precisione di “pronunce indipendenti”. Cioè, che 人 (hito) sia un kanji che seppur non seguito da okurigana o da altri kanji crea una parola a sé, è quasi banale, ma che a fare lo stesso sia un kanji come 本 (hon) che ha pronuncia on (non kun!) è già meno banale. Inutile dire che tutto ciò vale per moltissimi kanji, solo che spesso “non ci si fa caso” almeno finché non si è un po’ avanti con lo studio dei kanji.

2. I kanji con pronuncia on possono essere seguiti da okurigana

L’abbiamo detto la volta scorsa, al punto 1, non è vero. Esempi sono 信じる (shinjiru, credere) e 罰する (bassuru, punire). Non mi dilungo oltre, potete controllare lo scorso post.

3. Una parola può essere composta da kanji con pronunce on e kun

È vero che la maggior parte della parole è composta da combinazioni on-on. Per praticità mi limiterò a parlare di due kanji, proprio in questi termini, indicando le pronunce con on e kun. Ragion per cui on-on indica una parola in cui il primo kanji è letto con la sua pronuncia on e il secondo kanji è letto con la propria pronuncia on. Ovviamente potrò avere più di due kanji e il terzo, o il quarto potrà avere pronuncia kun (es. asagohan, colazione è un composto kun-on-on) o banalmente essere letto anch’esso con la sua pronuncia on, ma per ora limitiamoci a considerare due kanji.

Riparto dall’inizio. La maggior parte delle parole è letta con pronunce on-on, mentre spesso uso la pronuncia kun quando il kanji è da solo o seguito solo da okurigana (es. 後 ato, 後ろ ushiro sono due pronunce kun, mentre in 後半 kouhan lo stesso kanji ha pronuncia on). Però questa è solo una regola generale, in realtà esistono molte parole del tipo on-kun, kun-on e anche kun-kun (anche se, ovviamente, sono molto meno frequenti di quelle on-on).

Partiamo dai casi che poi in effetti ignoreremo. Il primo è quello di numeri più classificatori. In realtà potremmo considerarlo benissimo… perché dire 一晩 hitoban (kun-on) se potrei dire ichi-ban? …ma non importa, visto che si tratta di parole composte da due (o più) parole (e non semplicemente da due o più kanji) in cui un kanji, o entrambi, possono essere definiti suffissi o prefissi, ignoriamo queste parole considerandole casi inevitabili.

Ad esempio, sempre parlando si suffissi e prefissi, 毎 usa perlopiù la pronuncia on “mai”, e la usa sempre se agisce da prefisso, che sia seguito da una pronuncia on come in 毎日 mainichi, ogni giorno, o che sia seguito da una pronuncia kun, come in 毎年 maitoshi, ogni anno. Ci sono ovviamente anche esempi con prefissi e suffissi con pronuncia kun, come asagohan, già visto, o ama- in 雨音 amaoto (il rumore della pioggia) o 雨宿り amayadori (riparo dalla pioggia); e tra i suffissi, ad esempio, 見 -mi, in hanami e tsukimi ad esempio.

Eliminiamo dalle nostre considerazioni anche le parole che avevano okurigana e, come spesso capita, possono “celarlo” divenendo parole composte. Tipico esempio è la parola 立場 tachiba palesemente pronunciata come kun-kun, ma poiché in teoria tachi sarebbe in effetti 立ち da 立つ (tatsu) scelgo di toglierla dai casi possibili (ben inteso, tachiba NON si scrive usando l’okurigana, mai, però per esser “rigorosi” escludiamo i casi più banali, come quelli in cui la ren’youkei di un verbo, es. tachi, è parte della parola, con o senza okurigana chiaramente indicato).

Altro esempio più particolare è 後ろ姿 , ushirosugata (una figura/persona vista da dietro) che si può scrivere 後姿. Mentre arigatou in kanji (per quanto raro) è 有り難う ma si scrive anche 有難う (entrambe le scritture però “costringono a variare” la pronuncia del kanji 難 di norma letto -gata(ku) qui diviene -gato(u) per la costruzione dell’avverbio classico).
NON consideriamo queste parole come kun-kun perché comunque sono parole composte anche se è sparito l’okurigana e non sembra più così evidente (e perché arigatou è più opportunamente scritto interamente in kana).

Abbiamo comunque una grande abbondanza d’esempi d’ogni tipo. 金色 (dorato) ha una pronuncia on-on, cioè “konjiki”, ma una pronuncia più frequente che è on-kun, cioè “kin’iro”. Restando ai colori abbiamo 黄色 kiiro, giallo, che è aggettivo in -na …e 黄色い kiiroi, che vuol dire sempre “giallo”, ma è aggettivo in -i. In ogni caso, come vedete la pronuncia della parola è kun-kun.

Abbiamo poi kanji che a volte “nascondono” l’okurigana e a volte no. Ad esempio 具合 guai (condizione, stato di salute) e 度合い doai (grado) sono due composti on-kun, ma nel secondo di norma resta l’okurigana, nel caso del primo invece non si usa. Attenzione! Non è lo stesso discorso di kiiro e kiiroi, perché lì cambiava la funzione grammaticale, mentre guai e doai sono due sostantivi.

Molte parole con pronuncia mista (i.e. on-kun o kun-on) nascono perché uno dei due kanji non ha che una singola pronuncia. 税込 (zeikomi, tasse incluse …un’altra parola che spesso “nasconde l’okurigana”) è un buon esempio poiché il primo kanji ha solo la pronuncia on, mentre il secondo ha solo la pronuncia kun (essendo un kokuji, un kanji nato in Giappone).

Tuttavia non è sempre così, anzi… 花火 hanabi (fuochi d’artificio; kun-kun), 札束 satsutaba (banconota; on-kun), 荷物 nimotsu (bagalio; kun-on), 場合 baai (caso, situazione; kun-kun), 場面 bamen (scena, setting; kun-on), 手順 tejun (procedura, sequenza; kun-on), 目安箱 meyasubako (scatola dei suggerimenti; kun-kun-kun), 格安 kakuyasu (economico, ragionevole; on-kun), ecc. ecc. Tutti questi vocaboli hanno kanji che posseggono almeno una pronuncia on e una kun …ad eccezione di “hako”, scatola, ma il discorso resta valido per meyasu (che esiste anche da solo e pur avendo l’occasione di leggerlo mokuan, cioè con pronunce on-on, devo leggerlo per forza “meyasu”).

Insomma, il giapponese è pieno di sorprese, ma vedrete, molte sono davvero interessanti

バイビー

16 thoughts on “Miti – Le ON con le ON e le kun da sole

  1. Ma tu sei troppo un mito… in questi giorni mi sono girato un po’ di corsi on-line di giapponese, ma il tuo li batte tutti, è veramente una bomba… complimenti, continuerò a seguirti.

    1. Grazie intanto dei complimenti… Ti dirò la verità, mi fanno doppiamente felice, perché quello era proprio l’obiettivo iniziale. Non per mio “incredibile merito”, ma per assoluto demerito altrui. Insomma, dopo aver visto online tanti corsi FASULLI, tenuti da sedicenti “sensei”, volevo mettere a disposizione del materiale vero, privo delle solite dimostrazioni di ignoranza (es. corso Advena di animeclick, lezione 21 …ZEPPA di errori! Questi tengono corsi a Roma, classe e tutto, ma non sanno le cose essenziali sui pronomi… segnalo gli errori e loro cancellano il mio commento… c’era da aspettarselo, eh^^).

  2. Cappero, è spiazzante questo articolo davvero! (e non solo per l’efficacia con il quale viene spiegato) ma a questo punto, mi vengono davvero diversi dubbi su quelle che sono le letture delle parole. :S
    E’ proprio necessario saperle tutte le letture? Perchè se capita una particolare parola c’è da capire o intuire come leggerla e capire cosa è e che vuol dire…. ma capperotto XD

  3. La prendi “per il verso sbagliato” quando dici…
    E’ proprio necessario saperle tutte le letture? Perchè se capita una particolare parola c’è da capire o intuire come leggerla
    …il fatto è che non devi sapere le letture, ma delle parole.
    L’approccio classico è il tuo. Studio i kanji, so le letture, trovo una parola la so leggere…
    Questo articolo dice “La sai leggere davvero?”
    E soprattutto aggiungo, “ma anche se la sai leggere, cosa importa se poi non sai che significa?”
    I kanji sono un aiuto perché ti permettono di immaginare un significato… ma non è nulla di immediato, specie oltre un certo livello.
    Tuttavia questo “aiutino” è fuorviante, non sempre posso immaginare il significato… e soprattutto lo studio delle lingue non va così di norma. Lamentarsene è come se ci trovassimo a prendere una scorciatoia durante una gara di corsa e poi dicessimo “sì, ma perché non ci sono i punti di ristoro lungo questa scorciatoia”? XDDD

    Il consiglio per pi più bravi è quello di lasciare la strada “classica”.
    Quando impari i kanji concentrati sull’imparare delle parole e amplia il tuo vocabolario quando puoi… esattamente come faresti in inglese o in un’altra lingua occidentale.
    Se hai studiato la pronuncia (in genere) sai leggere una parola …almeno in francese, l’inglese fa sempre come gli pare, mentre l’italiano è regolare nelle pronunce, ma a differenza del francese ha accenti molto variabili.
    Però saper leggere una parola non ti porta a sapere che significa… quindi non ne ho un gran guadagno… e soprattutto “non è giusto” aspettarci troppo di più dal giapponese.
    Quando studierai una parola saprai come si legge E che vuol dire… proprio come nelle altre lingue. Bisogna mettersi l’animo in pace^^

  4. Quello che intendevo era che….. uhm… Ti faccio un esempio di quello che volevo dire così provo a spiegarmi ^^. Prendo questo Kanji 色 <– (aiutami se sbaglio eh, non sono ancora pratica) se non sbaglio vuol dire "iro, colore". Ora se lo associo vicino 金 diventa Konjiki (se la lettura è on-on) oppure Kin iro (se la lettura è On-kun).

    (A questo proposito, mi sorge una domanda: sia che venga letto come on-on sia che venga letto come kin-iro ha differenza? cioè non cambia di significato giusto? Sia che lo leggo Konjiki sia che lo prendo per Kin iro, rimane sempre dorato?)
    Se così è, la lettura penso sia utile quanto saperne il significato perchè magari una come me che conosceva soltanto la lettura Kin iro quindi dorato, poi vengo a sapere che esiste anche la lettura Konjiki che voleva dire lo stesso, allora penso che saperne la lettura sia importante, o almeno so che queste due parole significano entrambe "dorato". Ovviamente per ciò è basilare anche associargli il significato, quindi sia che lo leggo in un modo che in un altro devo conoscerne il significato, altrimenti della sola lettura non me ne faccio niente. E qui penso che vengo a confermare quanto mi hai detto tu!

    Non posso quindi che confermare quanto hai detto cercare di imparare parole e significati al fine di allargare il vocabolario perchè saperla solo leggere una parola, è verissimo, non me ne faccio niente se non so che vuol dire ^-^"

  5. Riguardo alla tua domanda, quando ho due possibili letture per la stessa parola, di norma non sono equivalenti.
    Ho i seguenti casi:
    – le letture diverse danno un diverso significato (cfr. più giù tsuitachi e poi ichigatsu) o una diversa sfumatura
    – le letture sono una più comune, una più rara (o letteraria, ecc.). E’ il caso di konjiki
    – una lettura è preferita in un dialetto, l’altra in un altro o nel giapponese standard
    – le letture sono equivalenti
    Ci sono anche combinazioni. P.e. 三日 si legge sannichi per indicare “3 giorni” e mikka per indicare il terzo giorno del mese… ma mikka si può usare anche per indicare una arco di tempo di 3 giorni, come sannichi.
    Viceversa non vale lo stesso per 一日 ichinichi, che si legge tsuitachi solo se indica il primo giorno del mese.
    E’ una storia ancora diversa per 二日 futsuka, che non leggo affatto “ninichi”

    Passando ai mesi, possiamo fare un discorso interessante e scoprire come a volte abbiamo salva la vita… anche senza furigana.
    一月 si legge ichigatsu o hitotsuki …e le due letture hanno significati del tutto diversi! La prima è Gennaio, la seconda è “un mese”.
    Come faccio senza furigana? Spesso trovo scritto ひと月
    I kanji sono sostituiti con l’hiragana, sia quando sono troppo complessi (perché al di fuori dei jouyou e dei jinmeiyou …o perché inutilmente complessi, come il prefisso o-/go- , es. o-cha, go-kazoku) sia quando sostituirli aiuta la pronuncia e non ci obbliga a capire dal contesto.

  6. Decisamente tutto più chiaro! 🙂

    Solo una domanda poco rilevante ma che mi mette un pò alla prova per vedere se ho compreso il discorso delle letture Kun e On tra i kanji dell’altro post.
    Ichigatsu è una lettura On-on mentre Hitotsuki è kun-kun, giusto?

    Per il resto però tutto perfettamente chiaro 🙂
    Ti ringrazio ^^

  7. Ho letto anche questa pagina,ma duro come sono dovro’ tornarci sopra di nuovo x ora ringrazio e saluto cordiarmente.ジュリアーノ

  8. Ciao A tutti

    Sperando di non essere off-topic e di non formulare una domanda già fatta il mio dilemma è questo: per imparare la lettura dei kanji cosa consigliate? imparare le pronunce per ogni singolo carattere o le parole intere che ad esempio si presentano durante un corso?

    Ringrazio e saluto

    じゃ、また

    1. Considera che c’è la sezione “Domande” nella barra dei menù…
      La risposta non ti piacerà, temo, ma è semplice. Tutte e due le cose.
      Le pronunce vanno imparate, perché incontrerai parole che non conosci e dovrai provare a cercare sul vocabolario in base alla pronuncia.
      D’altra parte, quel che ti interessa sapere davvero sono i vocaboli (specie in una lingua che ne è davvero ricca) ed inoltre è molto più facile ricordare le pronunce se ricordi almeno un vocabolo per ciascuna pronuncia del kanji…
      (^_^)/°”

  9. Salve, dopo aver memorizzato l’Iragana e il Katagana sono passato ai “simpatici” kanji ma tra le cose che non mi sono chiare c’è la loro pronuncia mi spiego.
    Il kanji di “bambino” si dice in Onyomi: Shi/Su
    in Kunyomi: Ko.
    Ma se guardo un dizionario alla voce bambino riporta : Kodomo
    Allora che parola associare a Bambino?
    se sono per strada e indico un bambino dico: Kodomo?
    se invece leggo una scritta con un Kanji di bambino allora lo pronuncio: KO?
    Grazie

    1. Quando si parla di significato di un kanji non si intende la “traduzione” di quel kanji, ma il significato (o UNO dei significati) ASSOCIATO a quel kanji.
      Il kanji di “ko” in passato era il disegno di un bambino stilizzato, in seguito è stato usato a indicare oggetti piccoli (es. bunshi, idenshi…) o con valore solo fonetico (es. isu, yousu, shouji).
      Dunque non è che ogni volta che si vede il kanji in questione si possa pensare istintivamente “bambino”.
      La parola “bambino” è tradotta “kodomo” e usa il kanji di “ko”, appunto. Il kanji contribuisce con “uno dei suoi significati associati” a quello che è il “significato della parola”.
      Se tieni i due concetti distinti non dovresti aver problemi nel proseguire il tuo studio.
      Per rispondere alla tua ultima domanda, sia “ko” da solo che “kodomo” si possono usare per dire “bambino” (con altri kanji, per altre parole, non è detto che valga lo stesso principio). Il solo kanji “ko” tende a essere usato più spesso se prima c’è qualcosa che lo “modifica” (es. un aggettivo) e/o se la parola è più o meno figurata.
      Ad esempio “ano ko” = quel bambino/a, o “osoroshii ko” (bambina/ragazza terribile/temibile), o ancora “onna no ko” = bambina (letteralmente) o ragazza fino a 20 anni e qualcosa, detto da qualcuno più grande e/o, in genere, con un certo grado di confidenza.
      “kodomo” non può avere quest’ultima “sfumatura” o “uso metaforico”.
      “ko” si usa anche a come suffisso fuso a un aggettivo o sostantivo. Es. dojikko, ragazza/o imbranata/o, edokko, “figlio di Edo” (“vero Tokyoita”), meganekko, ragazza con gli occhiali.

Fatti sentire!

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