ICHIKABACHIKA

一か八か

kana: いちかばちか
Lett.: O uno o otto
Lib.: O la va o la spacca! / O tutto o niente!


Indovinate cosa stava dicendo Saber in questo episodio di Fate/Zero (ep.15, min. 15:07)…
Come sempre, alcune note.

  • Vista la sonorizzazione di “hachi” forse andrebbe considerato un yojijukugo, un composto di 4 caratteri, ma poiché forse “hachi” in origine non era “hachi”…
  • L’origine di questa espressione è interessante e controversa. Una teoria è che venga da un gioco giapponese di carte (karuta per alcune fonti, ochoko-kabu per altre) su cui si scommetteva. A quanto ho capito il massimo punteggio ottenibile con 3 carte era 9, ma l’ideale era fare 1 e 8 con due e il 10 di Shaka (釈迦の十) – non chiedetemi perché – tanto che la frase/preghiera mormorata al momento del tiro era appunto 一か八か釈迦の十 (ichikabachika shaka no juu). Esistono però altre teorie. Tra queste una dice che nell’ochoko-kabu l’uno perdeva e l’otto vinceva, ma non ho trovato riscontri.
  • Un’altra teoria è che fosse una sorta di “rosso o nero” della roulette (tipo Forza, rosso o nero, coraggio, puntate!) in un’espressione che indicava numeri pari e dispari ovvero 丁か半か …e che c’entra?! direte voi. Così si direbbe proprio nulla, ma i kanji di uno e otto sarebbero la parte alta dei kanji 丁 e 半 (i trattini diagonali di quest’ultimo un tempo erano scritti nella direzione opposta, così: ハ).
  • Un’altra teoria ancora è che “bachi” non sia sonorizzazione di “hachi” (otto), ma lettura alternativa di 罰 “batsu”, punizione, (la lettura “bachi” suggerisce una punizione divina o del fato). Quindi si sperava nell’uscita dell’uno o ci si aspettava una perdita: 一か罰か
  • L’inglese ha espressioni simili, come do or die, sink or swim, all or nothing.
  • Due espressioni giapponesi molto simili a queste e al nostro o la va o la spacca sono 伸るか反るか (noru ka soru ka = si allunga o si torce) e 当たって砕けろ (atatte kudakero = colpisci in pieno e spezzati …forse perché dopo aver colpito non importa se si spezza? Dirò la verità, non lo so^^). Potete ritrovare la seconda nell’immagine sotto, da Natsuiro kiseki (ep.11).

9 thoughts on “Modi di dire – Ichikabachika

    1. E’ uno dei miei modi di dire preferiti… se non quello che preferisco in assoluto ^__^
      E’ vero la storia dell’otto è curiosa… ma mi ha deluso un po’ il fatto che fosse così complessa e poco chiara (troppe teorie, tutte complesse, significa, di solito, che sono tutte sbagliate! XD)
      (^_^)/°”

    1. Lo avevo adocchiato tempo fa, ma avendo già una lunga lista di yojijukugo e di siti sull’argomento… ma soprattutto vari altri libri da perdere… ho rinunciato. Così non l’ho letto però, certo che se può rendere lo studio interessante e aprire una nuova porta agli studenti andrebbe assolutamente consigliato!

      Hai certamente ragione poi, gli yojijukugo sono molto usati (più d’uno anche nel linguaggio colloquiale) e credo quasi ignorati di norma…
      Non a caso gli dedico una rubrica! XDD
      La prima delle lacune colossali però è data dalle onomatopee… perfino le 50, 100 onomatopee che ci saranno nel jlpt sono una miseria perché la lingua parlata, NON solo a livello colloquiale, ci si appoggia moltissimo…
      E anche chi ha studiato una lista di norma non sa gestirle davvero…

      Una lettura che ho adorato è Jazz up your japanese with onomatopoeia
      A parte il titolo stupido presenta una serie di dialoghi in contesti molto diversi tra loro (molto interessanti e stranamente realistici) che fanno ampio uso di onomatopee… e poi ovviamente spiega tutte le spossibili variazioni di una stessa onomatopea con sonorizzazioni, allungamenti, raddoppio dell’onomatopea o della consonante, desinenze in (t)to, tte, -ri, nko, ecc.
      Cose così… ricordo d’aver avuto la sensazione d’aver vinto la lotteria (sai, su internet compri libri a scatola chiusa, no?)

      1. Be’, io ho l’enorme fortuna di avere a pochi metri da me quella che credo sia la più fornita biblioteca d’Italia per quanto riguarda il Giappone… Quello sulle onomatopee l’ho visto e infatti volevo prenderlo in prestito, tra l’altro stavo pure preparando un post sulle onomatopee giapponesi (anche se più da un punto di vista traduttivo…) solo che ultimamente ho poco tempo per scriverlo per bene. Spero di farcela per la fine del mese.
        Per me le onomatopee sono come i phrasal verbs inglesi: ne puoi imparare a usare quanti ne vuoi, non saranno mai abbastanza e ce ne sarà sempre uno che non hai mai sentito prima T_T
        Se poi pensi a quante poche onomatopee usiamo in italiano (per lo meno quelle vere e proprie) rispetto al giapponese… non per niente, l’aspetto traduttivo dell’onomatopea mi è sempre interessato molto, nella mia tesi gli avevo dedicato un paragrafo!
        Comunque trovo il tuo lavoro veramente utile nella diffusione della lingua giapponese, continua così!! 🙂

        1. Non vedo l’ora di leggere quell’articolo! Le onomatopee sono il sale della lingua giapponese parlata, ma tradurre quelle piccole carognette… è a volte una vera sfida! XD
          E anche quando si può tradurle, da “fece crac” (usando cioè vere onomatopee), a un più prosaico “esplose con un rumore sordo” (usando giri di parole), manca qualcosa nella resa… e la prosa italiana “perde di valore” nell’altezza del registro (con le onomatopee) o perché si tenderà alla ripetizione della struttura. P.e. si sgonfiò con un sibilo, esplose con un rumore sordo, esplose in un botto fragoroso …e così via: stesa struttura, più noia per il lettore.

          >> Be’, io ho l’enorme fortuna di avere a pochi metri da me quella che credo sia la più fornita biblioteca d’Italia per quanto riguarda il Giappone…

          うらやまし~い щ(〒д〒)ш
          Se solo abitassi a Roma vivrei lì dentro!

  1. Io invece ricordo di una teoria che riconduce il significato del proverbio alla forma grafica dei due kanji ichi e hachi: ichi 一 è un tratto unico, orizzontale; hachi 八 è come la rottura di questo. Pensate ad uno che spezza un grissino, ad esempio. Però non ricordo dove l’ho presa questa teoria, speriamo non l’abbia inventata io stesso. XD

    1. Francamente è tirata e mi sembra troppo sfacciatamente riferita all’idea italiana e anglofona del “o la va o la SPACCA”, “do it or BREAK it”.
      Queste cose non attraversano i continenti …perché è solo un modo di pensare, metaforico, che associa qualcosa di fisico a una situazione.
      Un tratto interrotto, o meglio diviso in due, nei kanji è più spesso associato all’idea di un aumento di numero (spezzando qualcosa passo da uno a due, no)… non a caso quel che riporti è il kanji di 8, un numero inteso* come “grande” (in Giappone ci sono 8 milioni di divinità sta a intendere “tantissime”… è un po’ come il nostro 7 volte 7).

      *Non a caso viene facile (fra)intenderlo come “poco o tanto” (1 o 8), i.e. “tutto o niente”.

      Cmq, ho letto varie teorie prima di scrivere l’articolo, sui siti più affidabili e questa non c’era… non voglio mettere la mano sul fuoco, ma nel dubbio andrei con quel che cito, che è preso dall’ottimo sito gogen-allguide.

Fatti sentire!

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