Vi ricordo le precedenti lezioni sulle relative, se non le avete lette, sono questa e questa. Ovviamente poi c’è la prima parte di questa lezione, che trovate a questo indirizzo.

Proseguiamo da dove avevamo lasciato con la seconda “grande particolarità” da vedere.

2. L’uso di “no” per indicare il soggetto di una relativa

Quando una relativa caratterizza il sostantivo cui si riferisce e questo sostantivo NON è anche il soggetto della relativa, allora posso sostituire il “ga”, che nella relativa indica il soggetto, con “no”.

Detta così appare parecchio complessa, ma non è così. Facciamo alcuni esempi.

1. 彼 が/の 書く小説はいつもおもしろいです。
Kare ga/no kaku shousetsu wa itsumo omoshiroi desu.
I romanzi che (lui) scrive sono sempre interessanti.
+++
2. 根性 が/の ない男は男じゃねぇぞ
Konjou ga/no nai otoko wa otoko janee zo (NB janee è colloquiale, masc. per janai)
Gli uomini che non hanno fegato non sono (veri) uomini!
+++

Se usate un vocabolario con esempi di frasi in giapponese vedrete che per suggerirvi espressioni usate in modo aggettivale (come appunto “konjou no nai”) viene preferito il “no” al “ga”. Notate questo “modo aggettivale”, non saprei dirla meglio purtroppo, comunque fate caso al fatto che simili espressioni sono sostituibili con aggettivi, in italiano, o con locuzioni con un carattere simile. Ad esempio “konjou no nai” si può dire “senza fegato” o “codardo”.

Ovviamente questo discorso non vale per frasi simili al primo esempio, quello dei romanzi. Poco importa però, perché abbiamo un altro asso nella manica. Guardate bene l’esempio, immaginando di avere solo “no” nella frase. Togliendo “kaku” ottengo “kare no shousetsu” (i suoi romanzi), che funziona benissimo. Anche senza eliminare kaku posso pensare ad una frase “organizzata” così: “kare no (kaku shousetsu)”. Cioè intendo che “i romanzi che lui scrive”, ((kare ga) kaku shousetsu), gli appartengono, sono DI LUI, cioè KARE NO. Insomma, come se avessi un “kare no” iniziale, esplicito, riferito ai romanzi (che lui scrive) e poi un “kare ga” sottinteso e soggetto di kaku, “scrive”.
Discorso forse un po’ complesso, ma difatti, di norma, si tratta di vedere come starebbe la frase eliminando il verbo della relativa, es. kare no kaku shousetsu dà kare no shousetsu, che sta benissimo da solo. Se va così (o come detto nel paragrafo precedente) allora la frase relativa in questione è un’ottima candidata ad usare “no” come posposizione per il soggetto della frase relativa.

Se tutto ciò non vi è chiaro, LASCIATE PERDERE! Nessuno vi obbliga a scrivere frasi relative usando “no” al posto di “ga”. Alla fin fine si tratta solo di una scelta stilistica! Quindi sappiate solo che è possibile questo scambio, preparatevi ad accorgervene, ma non provate a scrivere frasi usando “no”. Poi col tempo, pian piano, imparerete a conoscerle, incontrandole varie volte. Alla fine vi accorgerete di avere ormai la sensibilità per distinguere se è opportuno (o meno) usarle nel testo in giapponese che starete scrivendo.

Le subordinate che derivano dalle relative

Come vi ho detto molte frasi subordinate possono derivare dalle relative. Se ad esempio voglio fare una frase temporale con “toki (ni)” tempo, in italiano traduco “toki (ni)” con “quando”, ma difatti in giapponese sto facendo (anche se non ufficialmente) una semplice frase relativa che letteralmente posso tradurre con “nel tempo in cui…” (toki = tempo, momento, ora…).

Ad esempio:
boku ga kita toki ni, kare wa mou inakatta = quando sono arrivato, lui non c’era più
Ma letteralmente ho:
Al momento in cui sono arrivato, lui non c’era più.
Cioè “boku ga kita” è difatti una relativa che si appoggia al sostantivo “toki (ni)” (NB questo non vuol dire che possa sostituire “ga” con “no”, fate attenzione al fatto che la frase non soddisfa i requisiti che vi ho suggerito di controllare).

Poco importa però! Ovviamente tratteremo le subordinate di ogni tipo (quelle che derivano dalle relative e quelle che non ne derivano) quando sarà il momento opportuno con lezioni a parte. Per ora non preoccupatevene!

Alla prossima (^__^)/°”

15 thoughts on “JLPT livello N5 – Grammatica – Relative particolari e particolarità delle relative (parte 2)

  1. Quindi, se ho capito bene, nelle frasi relative per indicare il soggetto si può usare sia “ga” che “no”, invece nelle subordinate che derivano dalle relative si può usare solo “ga”. Quando si fa una frase temporale bisogna farla con toki ni o si può usare anche solo toki?

  2. Esattamente.
    Toki ni e toki implicano sfumature leggermente diverse. Aggiungendo il “ni” di solito vai a indicare un “punto esatto”. Se vogliamo metterla così possiamo dire che “toki” = Quando, mentre “toki ni” = nel momento in cui
    Ovviamente abbandona, se ce l’hai, l’idea di poter tradurre esattamente un’espressione giapponese, ogni volta con la stessa espressione italiana. Non è possibile, quindi ricorda “l’idea alla base” di questo “ni”.
    In senso lato vale anche in molti altri casi.
    Se scrivo Verbo A + made + frase principale (nb gen. made = fino/fino a)
    Significa che la fase principale è un’azione che avviene fino a quando dura l’azione del verbo A.
    Se però ho “made ni” (prima di/entro) allora significa la principale è un’azione che avviene in un momento esatto, prima che si verifichi l’azione del verbo A.
    Lo stesso valeva se usavo sostantivo+made/made ni
    Es. ashita made/made ni significano “fino a domani” e “entro domani” ridpettivamente. Nel primo caso l’azione della principale avviene per tutto il tempo, fino all’indomani. Nel secondo caso avviene in un punto esatto, prima di domani.
    Ancora… Se corro.. p.e.
    Ueno-kouen ni hashiru
    Allora “il parco di Ueno” è un punto preciso e io corro in questo punto, cioè, p.e. da casa mia fino al punto “parco di Ueno”.
    Se invece scrivo
    Ueno-kouen DE hashiru
    Allora “il parco di Ueno” è il luogo dove avviene la mia azione, non un punto, ma un più ampio spazio… e infatti la frase significa che corro nel parco di Ueno (al suo interno, attraverso, ecc.)

    Se ti dà problemi, non preoccuparti, è un argomento abbastanza avanzato… c’è gente che si laurea alla triennale e queste cose non le sa^^

  3. Ho qualche problema con il secondo esempio, probabilmente dovuto al fatto che la terminologia italiano con copre bene la grammatica giapponese e che una traduzione non può essere letterale. Se divido la frase in due frasi principali, come si fa spesso negli esercizi di lingua, ottengo: gli uomini non hanno fegato e gli uomini non sono veri uomini. Due volte gli uomini formano in un certo senso (è un predicato nominale) il soggetto. Mi sembra di capire che in giapponese invece il tema è il fegato. Il tuo consiglio di guardare l’aspetto aggettivale della relativa aiuta molto, ma vorrei chiederti lo stesso se mi puoi dare una traduzione letterale (assurda, lo so) della frase. Mi incuriosisce anche la posizione nell’ordine del nai. Grazie comunque; le tue lezioni sono sempre stimolanti.

    1. Il fegato non è tema.
      Le due frasi che vai ad unire sono
      男は根性がない
      男は男じゃない
      Proprio quelle che hai detto tu in italiano.
      Poiché il tema è comune le unisco da lì:
      Gli uomini che non hanno fegato non sono uomini

  4. Ma tu scrive: Quando una relativa caratterizza il sostantivo cui si riferisce e questo sostantivo NON è anche il soggetto della relativa, allora posso sostituire il “ga”, che nella relativa indica il soggetto, con “no”. Mi sfugge qualcosa ?
    Grazie comunque per la risposta veloce

  5. Confondi tema, soggetto e predicato nominale
    男(1)は根性がない
    男(2)は男(3)じゃない = Gli uomini (男2) non sono uomini (男3)
    男(3) è predicato nominale
    男(1) e 男(2) sono ciascuno il tema della propria frase e nella frase “finale” dell’esempio si “fondono” in un unico termine (konjou no nai OTOKO wa otoko janai)

    Per finire konjou è SOGGETTO della frase relativa, perché ha GA.
    usagi wa ME GA akai = Per quanto riguarda i conigli, gli occhi sono rossi.

    Forse la tua confusione nasce dal fatto che traduciamo usando il verbo avere ma per certe frasi con il verbo avere il giapponese usa il verbo aru.
    otoko wa konjou ga nai = Per quanto riguarda gli uomini, il fegato non c’è = Gli uomini non hanno “fegato”

  6. Ciao,
    quindi se voglio scrivere, ad esempio, “il lavoro che voglio fare è bello” posso scrivere così: “shigoto wa boku ga shitai kirei desu”?
    Grazie in anticipo

    1. La relativa deve precedere il nome a cui si riferisce
      In
      Il lavoro che voglio fare
      che voglio fare è la relativa
      Il nome in questione è lavoro
      Quindi
      Yaritai shigoto wa…
      (si usa yaru invece suru a volte)
      kirei significa bello d’aspetto e non si usa qui, dirai semmai omoshiroi
      Yaritai shigoto wa omoshiroi desu

      1. Giustissimo, me ne sono accorto stamane mentre cercavo di analizzare alcune frasi relative nella mia testa XD
        Scusa se te ne propongo un’altra ma cerco di confermare alcune idee che mi faccio.
        Per dire “tornerò al mare dove abbiamo nuotato ieri”, posso dire: “boku wa kinou (bokutachi ga – serve?) oyoida umi ni kaerimasu”?
        Grazie ancora

        1. Certo “il mare dove abbiamo nuotato”… suona in giapponese come suona in italiano: male. Una traduzione migliore userà “oyoida basho ni kaerimasu” (tanto l’altro sa che è al mare che hanno nuotato).
          C’è una terza via, la traduzione esatta di quel che dici, ma è più stile che grammatica e ti confonderebbe solo le idee

Fatti sentire!

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