Dopo ichidan e godan esiste un terzo gruppo di verbi, comunemente detti (perlomeno da me) “verbi in suru”. Questi verbi sono sostantivi seguiti, molto semplicemente, dal verbo “suru” (cioè “fare”). Dunque, prima di affrontarli (nella prossima lezione) è necessario parlare un po’ del verbo suru, specialmente perché, ahimé…

Il verbo suru è irregolare

È il secondo esempio di verbo irregolare che vediamo dopo aru (vi ricordo che le poche eccezioni dei verbi giapponesi verranno riassunte in un post a parte). Purtroppo risulta molto più irregolare di aru (che si limita a fare “nai” al negativo), in compenso però, se non altro, non si scrive mai con il kanji che sarebbe assai complesso (為る).

Le basi di suru sono shi-/sa-*, shi, suru (suru), sure-, shiro/seyo, shiyo(u) (l’ultima è l’ishikei, la falsa base). Temo sia difficile ricordarsele così, al volo, dopo averle viste una sola volta, quindi vediamole con calma, riprendendo anche i vari termini che indicano le basi e facendo i dovuti esempi.

Mizenkei, usata per la forma negativa: shi-. Quindi “non faccio” è shinai (per sa- vd. oltre)
Ren’youkei, usata per la forma in -masu: shi. Es.: ho shimasu (aff.) e shimasen (neg.)
Rentaikei e shuushikei sono identiche: “faccio” è suru, che sia attributivo o conclusivo
Kateikei, per la forma ipotetica, è sure-. Es.: sureba significa “se faccio”
Meireikei, diversa dalla kateikei come accade per gli ichidan… e come per gli ichidan ha due possibili forme: shiro e seyo, di cui la seconda risulta più letteraria (e “aulica”)
Ishikei, la falsa base, dà la forma volitiva: shiyou (facciamo!)

Ovviamente nel tempo faremo anche tutto quel che ora non vi torna, tutte le basi assai poco familiari appena citate (vi ricordo che dovete sapere solo le prime tre per ora).

Nota 1 – Dalla mizenkei non deriva solo la forma piana negativa (es. shinai)

A partire dalla mizenkei non costruisco solo la forma piana negativa (attenzione! Questo vale per tutti i verbi, non solo “suru”!).
Come ormai dovreste sapere, anche la falsa base, l’ishikei (detta anche “forma volitiva” o “pseudo-futuro”) nasce dalla mizenkei. Ma – e questo è un fatto molto più risaputo e, per certi versi, molto più importante – anche forme come la forma passiva, la causativa e la potenziale derivano dalla mizenkei.

“Tuttavia, perché parlarne proprio adesso?” – vi chiederete – “Perché non rimandare tutto alle lezioni su queste forme?”
Perché – e qui si vede ancora una volta la forte irregolarità di questo verbo – il nostro caro suru possiede una forma alternativa per la base mizenkei. Se è vero che dalla mizenkei “shi-“ costruisco la forma negativa piana “shinai” (non faccio), è anche vero che esiste una diversa forma della mizenkei: “sa-“.

Per suru è a partire da questa “variante” (sa-) che costruisco la “forma passiva” (sono fatto) e la “forma causativa” (faccio fare).
Nel caso di “suru” queste forme si appoggiano alla “variante” della mizenkei indicata sopra: “sa-“. Dunque la forma passiva è sareru, mentre la forma causativa è saseru.
Inoltre la forma potenziale (di cui ci occuperemo fra un bel po’) è anch’essa irregolare. Questa forma di norma è identica alla passiva. Esiste anche una forma alternativa scritta, nel caso dei godan, come se fosse la kateikei+ru [per esempio si prenda il verbo “scrivere” 書く , avrò kaku → kake- (kateikei; cfr. kake-ba) → kake-ru].
La forma potenziale di suru, più che “essere irregolare”, semplicemente non esiste: non posso usare la forma passiva, né la forma “alternativa” citata per i godan. Se voglio rendere “poter fare” devo usare un verbo a parte che considero forma potenziale di suru. Questo verbo è “dekiru” ( = “poter fare” o, se preferite la prima persona, “posso fare”), che posso scrivere in kanji, 出来る , ma più spesso lo trovo scritto in kana.

Ripeto: non preoccupatevi se non ci avete capito nulla! Essendo la lezione su suru, non posso non dire certe cose, ma in futuro le rivedremo con comodo, a tempo debito e capirete facilmente quel che oggi vi sembra un casino^^

Nota 2 – Dalla ren’youkei derivano altre forme (non solo la f. cortese in -masu)

Ci sono altre due forme che non abbiamo visto in dettaglio ma dobbiamo citare per forza. Sono molto simili tra loro però: cambia solo una lettera!
Entrambe derivano di solito da una “forma alternativa” della ren’youkei… ma con suru siamo fortunati, perché derivano direttamente dalla ren’youkei, nessuna “alternativa”! ^__^
Alla forma passata piana abbiamo già accennato ed è ovvio cosa sia, anche solo dal nome, mentre della forma in -te parleremo presto, per ora non curatevi di cosa significa, sappiate solo che esiste.
La forma in -te e la forma passata piana di suru sono identiche a quelle di un verbo godan in -su (v5s). Sono rispettivamente “shite” e “shita”, mentre (forse lo sapete già) un v5s, un godan in -su, come per esempio “hanasu” farà “hanashite” alla forma in -te e “hanashita” alla forma passata piana).

Ecco un riassunto di tutte le forme di suru. Ovviamente per ora guardate solo le basi e le forme che conoscete, tornerete in seguito per vedere le altre.

Basi (e forme derivate) Basi di suru Esempio Es. al passato
未然形 Mizenkei shi- shinai
(non faccio)
shinakatta
(non ho fatto)
++++++↳ F. passiva sa- sareru
(sono fatto)
sareta
(sono stato fatto)
++++++↳ F. causativa sa- saseru
(faccio fare)
saseta
(ho fatto fare)
連用形 Ren’youkei shi (aff.) shimasu,
(neg.) shimasen
shimashita, shimasen deshita
++++++↳ Forma in -te
shite (es. facendo)
(invariabile)
++++++↳ F. passata piana
shita (ho fatto)
(già al passato)
連体形 Rentaikei suru suru (faccio) (vd. f. passata)
仮定形 Kateikei sure- sureba (se faccio)
(uso altra forma)
命令形 Meireikei shiro / seyo shiro (Fa’! imperativo)
*seyo è più letterario
(non esiste)
意志形 Ishikei shiyou
*(pron.: “sciiò”)
shiyou (Faccio/amo… proposta, esortazione, imperativo 1ª plurale) (non esiste)

2 thoughts on “JLPT livello N5 – Grammatica – Il verbo する suru (fare)

  1. Ciao. non so se è il posto giusto, spero di “sbagliare il giusto” … mi sono trovato (nel tentativo piuttosto deludente di imparare qualcosa) a leggere alcune lezioni su un manuale. la prima volta che è capitato hanno tradotto “Telefonerò” usando Denwa o (wo) Suru/shimasu. Controllando denwa è un sostantivo che consente la forma verbale Denwa Suru/shimasu (che si dovrebbe tradurre telefonerò, mentre il primo mi suonava più “faccio una telefonata”).
    leggendo però hanno tradotto in seguito telefonerò con Denwa o (wo) KAKEMASU (li era usato Kakemashou l’esortativo).
    ora: quando uso Denwa o Suru e quando Denwa o Kakemasu?
    è una particolarità o Kakemasu può funzionare come sostituto di Suru (traducibili come:fare funzionare/fare?)?

    1. Allora ci sono denwa suru e denwa wo suru (è un verbo in suru come benkyou suru) …e ovviamente denwa wo kakeru (questo wo sparisce solo nel linguaggio colloquiale).
      Quando indico il tipo di telefonata anche il primo deve avere la wo, insomma, come direi “nihongo NO benkyou WO suru”, allo stesso modo dirò クレームの電話をする/かける con la wo in tutti e due i casi (salvo che nel linguaggio colloquiale). Ah, クレームの電話 è una “telefonata di protesta” (una telefonata fatta per lamentarsi di qualcosa, un disservizio, cose così).

      Poi, veniamo alle particelle…
      Puoi dire sia 友達に電話(を)する che 友達に電話をかける
      …fare una telefonata/chiamare un amico.
      Però il primo si può usare anche con と!
      友達と電話(を)する
      Faccio una chiamata con un amico/a (traduzione non bellissima, ok…)
      …in questo caso si intende che si conversa per telefono.

      Inoltre se si sta parlando in generale di telefonare, in una situazione in cui dal contesto si capisce che non c’è un destinatario (una persona ma anche un istituto o un’istituzione)… P.e. dicendo “con whatsapp si può anche telefonare”… Allora usare denwa suru dà l’idea di conversare per telefono, quindi in vari casi se si intende “telefonare” nel senso generico di digitare un numero e cliccare “chiama” allora si usa “denwa wo kakeru” …ma mi rendo conto che è un caso abbastanza raro^^;;

      Quando vuoi dire che “qualcuno ti ha telefonato” ed è presente (almeno nel contesto) il soggetto che ha chiamato usi denwa wo kakete kita, ma qui si apre una grossa parentesi su -te kuru… che non è il caso di aprire qui.
      Se non è chiaro da chi ma vuoi comunque dire che “ti è arrivata una telefonata” dici solo “denwa ga *kakatte* kita” o “denwa ga atta”, insomma denwa diventa soggetto e usi kakaru (kakatte kuru) o spesso semplicemente “aru”.

      …e be’, è tutto quel che mi viene in mente 😀

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