Anta e kimi sono due pronomi utilizzati per dire “tu”. Entrambi sono vittime di “miti” creati online da subber e cattivi maestri.

Partiamo da “anta”, perché così ce lo togliamo di torno subito, prima di approfondire meglio il discorso su “kimi”.
Anta è ovviamente(?) la contrazione di “anata” ed essendo una contrazione, non è il caso di considerarlo cortese: implica una certa confidenza. Il mito che circola su questa parola è che si tratti di un pronome usato solo dalle donne. Non è vero, chiaramente, e potete vederne la dimostrazione in quest’immagine appena postata. Nell’ultimo fumetto, quello più a sinistra, Zenkichi, il protagonista “bonaccione” (proprio ciò che significa il suo cognome, “Hitoyoshi”) del manga Medaka box, dice proprio “anta” parlando con il campione di judo, Akune-kun, che vedete nell’immagine a destra.
Mito sfatato.

Passiamo a “kimi”, il cui kanji è 君 (ma nell’immagine sopra lo trovate in katakana perché gli viene data una certa enfasi, proprio come ad “anta” nel fumetto di prima). Se “anta” in quanto contrazione di “anata” implicava una certa confidenza, “kimi” risulta più “distaccato”, non implica tanto confidenza, quanto una certa relazione sociale… ma tra poco approfondiremo meglio, per ora soffermiamoci su altro.

L’origine del kanji di “kimi” è abbastanza sorprendente. La parte alta corrispondeva ad una mano (quella specie di tridente in orizzontale) che afferra un bastone (il tratto obliquo). Questo simbolo equivaleva al concetto di comandare (pensate a un re occidentale che impugna uno scettro). Il quadrato in basso invece è rappresentazione di una bocca. Dunque il senso è “comandare con la voce”, quindi comandante, signore.
Questo significato è mantenuto in parole come 大君 (taikun), arrivato a noi dall’inglese “tycoon”, e 暴君 boukun, tiranno, despota, nonché come suffisso (arcaico) in parole come 兄君様 anigimi-sama (forse avrete già sentito il suffisso onorifico “sama”, che nei vecchi film giapponesi doppiati in italiano era reso con “onorevole” o “molto onorevole”). Anigimi è un termine di grande rispetto riservato al proprio fratello maggiore (ma, sia chiaro, è roba da nobile casata in un film di samurai)… oppure, se ci si riferisce ad una sorella maggiore, ho il corrispondente Anegimi… come da esempio nell’immagine qui sotto.

Ad ogni modo, sebbene l’origine di kimi sia così “nobile e piena di rispetto”, oggigiorno è un termine usato “da superiore a inferiore”, in modo molto simile al suffisso -kun, che nient’altro è se non il medesimo kanji 君 letto però “kun” (spesso però si preferisce l’hiragana al kanji, quando è suffisso).
La cosa potrà suonare strana, ma sono molti i pronomi personali che inizialmente implicavano grande rispetto e in seguito l’hanno perso o addirittura sono diventati offensivi (kisama, ad esempio, è scritto con i kanji 貴 “ki” di “nobile” e il già citato 様 “sama”, eppure oggigiorno implica un certo odio e/o sottolinea fortemente la differenza di posizione tra il parlante e l’ascoltatore… non dite mai “kisama” a nessuno anche se Medaka lo fa^^).
Ciò non significa comunque che kimi sia di per sé offensivo. Di certo non come kisama^^.

Veniamo ai miti su kimi. Sono ben 3!

1. Kimi si userebbe solo per le ragazze
Il primo è che sia utilizzato solo per rivolgersi a delle ragazze… L’immagine a inizio post e l’immagine qui sopra dovrebbero provarvi che non è così. L’immagine appena postata, tra l’altro, è molto interessante. Nell’arco della conversazione con il criminale che ha di fronte il detective usa dapprima “kimi” per dire “tu” e “boku” per dire “io”. Tuttavia appena il criminale si dimostra sprezzante e usa “ore”, il detective passa ad usare “omae” per rivolgersi al criminale e “ore” per dire “io”. Come a dire: io ho provato ad essere educato, tu fai lo stro***tto e io mi adeguo. Questo ci prova che sebbene “kimi” implichi un rapporto da superiore a inferiore (per status sociale, impiego, differenza d’età, sesso), per quanto non troppo marcato, non è comunque particolarmente maleducato… o meglio, risulta maleducato se usato con la persona sbagliata! Un ragazzo che si rivolge ad una sua kouhai (che equivale a dire che lui è un senpai di lei) e lo fa usando “kimi”, non la offende di certo. Ma deve trattarsi di qualcuno “pari o inferiore”, di cui – di norma – non conosce il cognome (che risulta una scelta più indicata in quanto tendo a evitare l’uso dei pronomi, considerati troppo “diretti” in giapponese).
Un signore che vede un bambino sperduto per strada e lo chiama, per offrirgli aiuto, dicendo “nee, kimi!” non lo offende di certo! Se invece dite al direttore della vostra azienda “nee, kimi!”… be’, iniziate a liberare la vostra scrivania e a cercare tra gli annunci di lavoro.

2. Kimi si userebbe solo per i ragazzi
Lo so, è paradossale: è l’esatto opposto del mito precedente, ma succede anche questo… forse il fraintendimento nasce dal terzo mito, male espresso (“kimi è maschile”). E’ di certo il più semplice da smentire. Prendete un manga romantico (da un punto di vista maschile), come il già citato “kimi to boku no ashiato” (lett.: le impronte mie e tue).
I protagonisti sono un ragazzo e una ragazza, boku è maschile… se 2+2=4, kimi indica una ragazza. Tuttavia un anime come “kimi to boku” ha solo protagonisti maschili, quindi, come detto al punto precedente, kimi si usa anche per i maschi.

3. Kimi è usato solo dai maschi
Sembra decisamente valido, la maggior parte delle volte pare sia così… ma è solo perché è raro vedere una donna in posizione di “superiore”. Tuttavia una signora che chiama un bambino che non conosce dirà “nee, kimi!” e un capoufficio donna potrà rivolgersi ad un/a suo/a sottoposto/a usando proprio “kimi”. È proprio il caso dell’immagine seguente, che smentisce il primo e il terzo mito su kimi in un colpo solo!

Possiamo anche citare il manga uscito in Italia con il titolo “Sei il mio cucciolo!“. Il titolo originale era “Kimi wa petto” (lett.: “tu sei un animale domestico”, con “petto” derivante dall’inglese “pet”), una frase rivolta da una donna a un uomo, un ragazzo poco più giovane (e dunque in posizione inferiore rispetto a quella di lei, per via dell’età: ecco perché “kimi” risulta appropriato in questo caso).

La pronuncia -kun, ovvero 君 come suffisso
Anche la pronuncia “kun”, ovvero il kanji 君 di kimi, usato come suffisso ha un suo mito personale. A quanto pare si userebbe solo rivolto ai maschi… insomma, ricalca il 2° mito visto per kimi. Non è così, il capoufficio, il direttore può rivolgersi ad un’impiegata usando Cognome-kun. Qui sotto trovate un esempio da Moyashimon.

Nell’esempio riportato nell’immagine il professore, responsabile del laboratorio dove la ragazza lavora, la chiama Hasegawa-kun, appunto. Piccola nota: l’uso del kanji o dell’hiragana o a volte del katakana) è in riferimento al modo d’esprimersi del personaggio: nei manga un personaggio più acculturato usa il kanji per esprimere il suffisso -kun, altrimenti l’hiragana risulta più frequente (e il katakana, come regola generale, tende a vedersi più che altro se chi parla sta in effetti urlando^^).

C’è però qualcosa di vero nel “mito”del “kun” rivolto solo ai ragazzi. Tra ragazzi, maschi e femmine (generalmente studenti), per i quali c’è parità di status, e nel mondo che “gli gira attorno” (familiari, insegnanti, ecc.), il suffisso “kun” è associato a bambini e ragazzi, mentre “san” si usa più che altro per le ragazze (-chan per le bambine, ma non è una regola fissa, dipende da chi sta parlando).
Ciò non esclude che un’insegnante usi “san” per ragazze e ragazzi indifferentemente o che ci sia un eccentrico senpai di un anime che usa “kun” per rivolgersi a ragazzi e ragazze allo stesso modo (in genere si tratta d’un personaggio che squadra gli altri dall’alto in basso… o un fanatico delle arti marziali o, più di rado, di uno sport qualunque… mah, ovviamente lo sport in sé non c’entra, è il personaggio dello sportivo con dei tratti un po’ burberi, che decide di trattare tutti allo stesso modo e porta rispetto all’autorità, insegnanti, allenatore, capitano del club… mentre tratta tutti gli altri come fossero kouhai nel suo club sportivo). Mah, io ve ne ho parlato perché non vi stupisca, ma non è che abbia attinenza con la vita reale!^^

Al prossimo mito da sfatare! (^_^)/°”

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