HATARAKAZARU MONO KUU BEKARAZU

働かざる者食うべからず
kana: hatarakazaru mono kuu bekarazu
lett.: Chi non lavora non mangia
lib.: Prima il dovere e poi il piacere; Chi non lavora non fa l’amore (cit.) XD

hatarakazaru mono kuu bekarazuNote:
Dopo “mono” a volte è presente “wa”, nella versione postata risulta sottinteso.
È un detto molto usato in Giappone, anche se (è ancora) scritto in un linguaggio abbastanza antiquato (come si capisce da quel “hatarakazaru” al posto di “hatarakanai”).
Come mai quest’espressione dal gusto un po’ antiquato? Perché si tratta di un passo della Bibbia! …e, non so, forse c’è poca richiesta di traduzioni più aggiornate? ^_^;;

Scherzi a parte, è molto usato in Giappone, dicevo, e per via della cultura giapponese che porta naturalmente a questo tipo di visione , e perché il Giappone è ora in un brutto periodo per l’economia (chi non lo è?) e tra i suoi giovani sono presenti un gran numero di NEET, un numero, a quanto pare, non calcolabile, visto il balletto di cifre riproposto ogni volta che un nuovo articolo o programma fornisce delle stime. C’è da vedere poi quanti sono NEET per scelta e quanti lo sono per forza, visto, per l’appunto, il brutto periodo di crisi e la disoccupazione giapponese altissima …secondo loro (un nostro governo che ottenesse i loro fallimenti si assicurerebbe 30 anni di rielezioni continue^^).

Ad ogni modo “Chi non lavora non mangia” è un detto tratto da una delle (tante? troppe?) lettere di San Paolo (in effetti esistono dubbi sull’autenticità), per la precisione si tratta della Seconda lettera ai Tessalonicesi.
In italiano non si coglie questo fatto, per via del linguaggio ancora attuale (o per via del fatto che l’italiano è scarsamente incline al cambiamento?), mentre nel detto giapponese la solennità del detto si conserva grazie all’espressione antiquata. Lo stesso vale per il corrispettivo inglese: He who does not work, neither shall he eat… anche se per la verità lo si trova tradotto anche in modo più banale: If anyone is not willing to work, let him not eat.

Certo che tutti queste citazioni bibliche non sono esattamente in tono con l’immagine che ho postato all’inizio (tratta dallo shounen manga Medaka Box, da cui recentemente hanno tratto un anime, in onda in questo periodo in Giappone). Però, insomma, quella era l’unica immagine abbastanza carina ^_^;;

Comunque, per tornare a noi, imho dipende anche da cosa c’è da mangiare… Sono sempre pronto a lavorare per un po’ di sana cucina giapponese^^

2 thoughts on “Modi di dire – Hatarakazaru mono kuu bekarazu

  1. Sbaglio o nella versione giapponese c’è un pizzico di cattiveria in più dovuto a quel beki coniugato? Cioé, la traduzione letterale sarebbe “Chi non lavora, non deve mangiare”, quindi “non osate dare da mangiare a chi non lavora”, “chi non lavora che muoia pure di stenti”… in fondo è la stessa cosa di “chi non lavora non fa l’amore”, ma, appunto suona un po’ più crudele nella versione giapponese… no?

    1. Non direi che c’è cattiveria… l’uso di beshi, beki, bekarazu e bekarazaru implica un imperativo morale, quindi parla di etica, non di una sorta di punizione per chi non lavora… E’ più come dicesse: “chi non lavora non mangia. E’ giusto/naturale che sia così”.
      L’enfasi è lì, non sul “lasciar morire di stenti”.
      Mah, ovviamente è una mia deduzione che origina dalla sfumatura legata a beki ecc. poi si può dire “è un imperativo morale e quindi…” e trarre le tue stesse conclusioni, ma questo dipende dalla concezione che uno ha di “imperativo morale”, del termine in sé.

      Mah, alla fine noi non abbiamo forme particolari per rendere particolari imperativi per cui alla fine la sostanza per noi è la stessa^^, almeno in traduzione… specie perché traducendo, riporti il tutto al contesto in cui vivono i lettori e quindi usi la forma più familiare.
      Per esempio se ho
      (jinsei de) motsu beki mono wa tomo yo
      traduco
      Chi trova un amico trova un tesoro
      e non
      Quel che è devi avere (nella vita) sono gli amici

Fatti sentire!

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