Ho deciso di iniziare a pubblicare come post le domande più interessanti e comuni. Potrete trovarle tra le DOMANDE FREQUENTI.
Se avete una domanda innanzitutto andate alla sezione Domande per scoprire dove potreste già trovare una risposta e eventualmente come porre la vostra domanda. (Non scrivendo una mail in privato: al momento c’è più gente che mi scrive in privato che in pubblico, per favore evitate)

Cominciamo da questa domanda di Lucka.

Nella forma -tai (negativa) quale è più usato:
V-taku arimasen
V-taku nai desu

Grazie! ^_________^

Quanto dirò non è limitato alla forma -tai, vale in generale
Non è questione di quale sia più usato, si usano in modo leggermente diverso.

La differenza tra -masen e -nai desu

Le forme negative con -nai desu e quelle con arimasen sono ugualmente cortesi, ma quelle con -nai desu risultano più soft, quelle con arimasen risultano più formali.

Dunque sul posto di lavoro e in occasioni ufficiali, sempre che uno non debba essere super-cortese, dovendo scegliere solo tra “-nai desu” e “…arimasen” sarà, a seconda della situazione (ci torneremo nella seconda parte dell’articolo), probabilmente meglio usare la seconda forma.

Dunque, se parto dall’aggettivo ookii, grande, dovrei avere ookiku arimasen, non è grande, ma in effetti posso avere anche ookikunai desu.

Similmente lo stesso vale per gli aggettivi in -na: avremo sia kirei jaarimasen che kirei janai desu. E dato che vale per gli aggettivi in -na che “si coniugano” grazie al verbo essere, vale ovviamente anche per il verbo essere. Si incontra in effetti in generale con tutti i verbi (es. mienai desu vs miemasen).

Questa forma in -nai desu al posto di quella che termina in -masen nel caso degli aggettivi in -i è una forma riconosciuta dalla grammatica giapponese. L’uso del -nai desu anche per aggettivi in -na, verbo essere, verbo aru e per tutti gli altri verbi non fa parte del giapponese standard, ma è talmente diffuso che non c’è nemmeno da discuterne*.
Questa maggior formalità fa sì che le forme in arimasen siano a conti fatti molto meno usate (si può vedere facilmente con google*) specie nel parlato, ma è questione di contesto: un blog non è un ufficio, giusto?

*(su google una forma in nai desu darà magari 100 milioni di risultati, mentre lo stesso verbo o aggettivo nella forma più corretta, in -masen, darà al più 10 milioni di risultati).

La ragione alla base di questa differenza

La forma in -masen suona particolarmente “categorica“. Nel caso la stia usando per degli aggettivi esprimerà chiaramente la mia opinione su qualcosa; nel caso in cui la stia usando per un verbo esprimerà chiaramente cosa intendo non fare.

Ai giapponesi però non piace essere così categorici. Per sfuggire a questa soluzione, qualcuno ha pensato di usare il desu. D’altra parte il desu nasce come un termine con lo scopo di ingentilire il proprio modo di parlare (pensate al passato degli aggettivi in -i, p.e. oishikatta desu, era/è stato delizioso, quel “desu” non è al passato, quindi non ha il ruolo del “nostro verbo essere”!)

Vi dirò di più. Lo stesso uso di desu dopo un aggettivo in -i (es. oishii desu) è stato riconosciuto dal ministero dell’istruzione solo nel ’52. Non aveva quindi una ragione d’esistere, la gente ha iniziato ad usarlo perché aggiungere desu ingentiliva il tono (e l’espressione originale, es. oishuu gozaimasu, era certamente meno semplice) …e anche se era “sbagliato” i giapponesi hanno continuato ad usarlo tanto finché la scuola si è arresa e lo ha iniziato ad insegnare!

Dunque oggi possiamo dire oishii desu, oishikatta desu, ma anche oishikunai desu, non solo oishiku arimasen. La scuola non si è ancora adeguata nel caso di altri aggettivi e dei verbi, ma di sicuro presto le cose cambieranno**

Ad ogni modo, ciò significa che la forma in -masen risulta formale e cortese, sì, ma non abbastanza gentile …o soft, se preferite. Così nel parlare spesso useremo -nai desu al posto di -masen. Le due espressioni sono ugualmente cortesi, ma -nai desu ammorbidisce il tono della frase, lo rende più soft. All’opposto perde in formalismo.

Tra parentesi il fatto che la forma in -masen sia cortese, formale e più “categorica”, significa che se voglio suonare categorico e/o un po’ distaccato (cortesia e formalismo in un contesto in cui potrei parlare in forma piana ci possono far suonare distaccati, freddi), tutto quel che devo fare è usare la forma in -masen (o la corrispettiva forma affermativa) al posto della forma piana e/o cortese con desu.

Due esempi si possono trovare qui sotto (clicca le immagini per ingrandire)

In ciascun caso nel parlare con Yotsuba, che è una bambina, sia Asagi che la madre di Asagi usano sempre la forma piana (come si vede nel resto del dialogo), ma quando vogliono suonare “categoriche” nell’affermare che “il condizionatore non è necessario (perché costa)” e che “usare l’aria condizionata non è sbagliato” (non fa male al pianeta) usano la forma in -masen. Come se dicessero “Non serve, punto.” e “Non è affatto un male”.

Tutto ciò ci porta ad un’ultima considerazione. Anche se -masen è più formale non è detto uno voglia usarla sempre a lavoro. Sia perché nel parlare con i colleghi potrebbe volere usare un tono soft e un po’ meno formale, sia perché potrebbe voler evitare di suonare “categorico” nelle sue opinioni/decisioni, a costo di perdere in formalismo.

Difficile? Sì, certo. Anche per i giapponesi. Per questo, specie se la situazione lo richiede, tendono a girare attorno a queste espressioni, per evitare di dire chiaramente “Non è…” o “Non farò…” ecc. Strano? NO! In qualunque Paese non sono in molti quelli che hanno il coraggio di dire di no al proprio capo… vi pare?

Infine, val la pena citare anche la tendenza a preferire -nai desu quando si descrive una situazione (uno stato) più che il compimento di un’azione. Ad es. con il verbo wakaru, la forma wakaranai desu, non capisco, è spesso preferibile a wakarimasen; più di rado ikanai desu sarà preferibile a ikimasen… Ciò capiterà p.e. se mi chiedono “Al party… ci vai o ci non vai?” allora la mia “situazione” è che “non vado” e quindi preferirò “ikanai desu”. Tuttavia è qualcosa che riguarda solo l’uso con i verbi (gli aggettivi esprimono sempre uno stato!) e non è un discorso davvero necessario, a mio parere, per spiegare l’uso di queste forme.

**Attenzione!

  1. Ci sono libri non riportano l’esistenza della forma in -nai+desu, molti libri la riportano solo per gli aggettivi in -i (compresa la grammatica scolastica giapponese), altri libri ancora la riportano per gli aggettivi e il verbo essere, ma non per gli altri verbi. Nessun libro in genere riporta la possibilità di avere -nai desu al posto di -masen anche con i verbi, ma è assolutamente possibile.
  2. Nessun libro riporta che differenza ci sia tra una forma e l’altra… ricordo di averla letta su un libro di linguistica giapponese e stop. Se la chiederete a un prof. o a un giapponese, così su due piedi potrebbe rispondervi “nessuna”, tuttavia le due forme non sono identiche e lo si può notare con una certa facilità se guardate abbastanza materiale in lingua originale (e come dicevo, ovviamente, c’è google dove troverete differenze di svariati milioni di risultati tra una forma e l’altra).

In calce, visto che abbiamo centrato l’attenzione sul negativo piano “ingentilito” (i.e. reso cortese dall’uso di “desu”), vi ricordo che ciò vale anche per il passato piano… ma solo degli aggettivi in -i!
Quindi “oishikatta” diviene cortese se scrivo “oishikatta desu” e lo stesso vale per il negativo. Tuttavia con aggettivi in -na (come trovate spiegato ai punti 17 e 18 nella lezione per il JLPT sugli aggettivi in -na) e per i verbi ciò non vale (es. col verbo kau: katta desu).

2 thoughts on “2 forme negative?! La differenza tra -nai desu e -masen

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