は (wa)
*la particella は si pronuncia wa anche se si scrive ha

☑ 意味: Riguardo a… ; introduce il tema (detto anche argomento o topic)

Non dovrebbe essere necessario, ma per capire questa lezione potrebbe essere utile studiare prima certe differenze tra “wa” e “ga” che ho esaminato nella lezione su Aがあります dalla seconda pagina in poi.

☑ 例文:

  1. ou wa totemo yasashii ou datta
    Il re era un re molto buono
  2. watashi no senmon wa nihongo desu
    Il mio corso di studi(/laurea) è “Lingua giapponese”
  3. boku wa inu ga kowai/boku wa inu ga suki
    Io ho paura dei cani/Mi piacciono i cani (vd. note)
    (lett.) Riguardo a me i cani sono spaventosi/i cani sono “piacevoli/desiderabili”
  4. niku wa tabenai ga, sakana wa taberu
    Non mangio la carne, ma mangio il pesce

Per le note riguardanti queste frasi continuate a leggere. In un secondo post che pubblicherò a breve (31/10/’12) troverete la continuazione di questo post, con altre frasi d’esempio e altre note.
Queste (frasi e note) quasi sicuramente non vi serviranno per il test del JLPT, ma ve le proporrò lo stesso per cercare di approfondire quello che è uno degli argomenti più difficili di tutta la lingua giapponese (mi spiace, ma i kanji sono uno scherzo in confronto^^).


☑ 注意:

  • Nella prima frase abbiamo il caso più banale che si possa avere con la particella wa. Qualcuno aveva già nominato il re, probabilmente il narratore della storia, a giudicare dalla frase. La prima volta che viene nominato qualcosa, cioè quando viene introdotto nel discorso, si troverà ad avere la particella “ga”, le volte successive userà “wa” (con un’eccezione che vedremo al prossimo punto, verso la fine).
    Questo passare da ga a wa è molto simile all’uso che noi facciamo degli articoli quando iniziamo a raccontare qualcosa: “C’era una volta UN re che regnava sul paese di Vattelappesca. Un bel giorno IL re decise annunciare un torneo per trovare il cavaliere più forte del regno”. Dove leggete “un” in giapponese avrei usato “ga”, dove leggete “il” avrei usato “wa”.
  • Osservando la seconda frase possiamo ricordare che con il verbo essere e gli aggettivi la “forma stabile” (cioè priva di una particolare sfumatura) presenta di norma il soggetto con la particella wa. Vedere in quest’ottica le cose non è però un metodo “sicuro da usare”. Preferisco ricordare le regole fondamentali valide per verbi (tutti) e aggettivi.
    Anche se non è già stato citato in precedenza (fattore necessario per avere un tema di solito; vd. frase 1), il soggetto usa comunque “wa” se:
    (1) è noto a chi parla e a chi ascolta (es.: “io”, “tu”, “mio fratello”, “il nostro amico Gino”, “Obama”, “Matrix”, “il ristorante di ieri sera”, “la matematica”, “Il Giappone”, ecc.) oppure è visibile a entrambi (“quel cane laggiù, questo quaderno…)
    (2) è una generalizzazione. Per es. “il cane è un animale fedele”, “gli esami non finiscono mai”… come vedete il soggetto usa l’articolo determinativo in italiano, ma non si riferisce a nulla di preciso (es. non parla del cane Fido, ma di tutti i cani).
    Ne nasce un discreto criterio… se posso sostituire con il plurale, ho una generalizzazione (e la particella wa in giapponese). NB raramente vale anche con l’articolo indeterminativo italiano: UN diamante è per sempre = I diamanti sono per sempre.
    (3) è un tema “introdotto a forza” nel discorso. Come rendersene conto?
    Pensate di dire “Sai una cosa a proposito di XXX?”. Se vi trovate in una situazione, un contesto in cui questa frase funzionerebbe in italiano, allora potete usare “XXX wa”. Per esempio, entro in camera di mio fratello e dico “Sai una cosa a proposito della colazione a l’inglese? Pare faccia male!”. Sto introducendo un tema che nessuno dei due aveva affrontato prima, ma non importa, posso farlo, perché lo pongo volontariamente a tema.
    In questo punto (3) cade anche un “trucco narrativo”. Pensate di leggere un libro che inizia dicendo “IL killer prese la mira e sparò”. Il lettore può chiedersi chi cavolo sia questo killer e restare spiazzato, ma è un effetto voluto dallo scrittore (si dice che “pone il lettore in media res”, cioè lo precipita nel mezzo dello svolgimento dei fatti). In italiano questo effetto si ottiene scrivendo “IL killer” (invece di dire “UN killer”), mentre in giapponese si ha “introducendo a forza il tema”, con wa.
    Anche in questo caso c’è corrispondenza tra l’uso di wa e ga e l’uso, in italiano, dell’articolo determinativo o indeterminativo, proprio come abbiamo visto più su, con la frase 1, sul re (e anche con “la colazione a l’inglese”). La differenza con la frase 1 sta nel fatto che qui, con il killer, non ho “ga” in giapponese e “un” in italiano, come sarebbe “normale” (e come accade nella frase 1). Invece qui ho “wa” e “il” rispettivamente. Le “coppie” però restano le stesse (“ga = un” e “wa = il”).
  • La terza frase presenta una classica struttura che di solito è associata solo a questi due aggettivi, suki, in modo particolare e (più di rado) kowai. Con “kowai” i soggetti diversi da “io” hanno delle “limitazioni”, quindi lasciamo perdere e guardiamo solo “suki”.
    Alcuni lo riportano come “pseudo-verbo” o cavolate simili, ma è un aggettivo che è usato per qualcosa “che piace”. La costruzione presenta un tema e un soggetto che non coincidono(!) e dunque la traduzione “brutale” è del tipo “Riguardo a X, Y è piacevole”. Ovviamente “piacevole” non è un termine valido in italiano, ma è il meglio che abbiamo… serve solo a intendere che “Y è qualcosa che piace” (e a ricordarci che Y è soggetto della frase).
    A chi è che piace Y? La persona a cui piace Y è espressa nel tema ed è ovviamente X. Nell’esempio 3 dico che “Per quanto riguarda me, i cani sono qualcosa che piace“… che detto meglio in italiano diventa “Mi piacciono i cani”.
    La struttura della frase giapponese è XはYがすき (X wa Y ga suki) ed esistono altri aggettivi (e forme verbali particolari) che la usano, in casi tipo questo, dove noi useremmo un verbo… ma ne parlerò in un altro post.
  • Il quarto esempio fa una cosa molto semplice: mette in contrasto le due frasi, prima e dopo il “ma” (un particolare uso della particella “ga” è quello di agire come la congiunzione italiana “ma” se messo dopo un verbo).
    Quando vado a creare di questi contrasti, più o meno espliciti (come vedremo nel prossimo post), uso la particella wa per i due elementi che contrastano, che siano soggetti delle rispettive frasi, complementi oggetti o indiretti.

Volevo aggiungere altre frasi d’esempio, ma come detto prima le ho spostate in un post a parte. Vedrete che saranno un po’ più complesse (ciò significa che forse non vi serviranno per l’esame del JLPT N5, ma ciò non toglie che siano argomenti essenziali da trattare per capire qualcosa della lingua giapponese).

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26 thoughts on “N5 in sintesi – La particella wa

  1. Grazie ancora una volta per le tue lezioni! Ogni volta che torno da lezione di giapponese all’università vengo qui e mi leggo l’argomento fatto, mi chiarisco sempre le idee leggendo il tuo blog! Grazie mille! 😀

    1. Mi fa molto piacere ^_^ Uno degli obiettivi del sito è attirare e cercare di essere utile anche a chi studia giapponese a livello universitario (ci sono molti siti con un corso di base di giapponese, ma pochi -, leggi “nessuno, che io sappia” – cercano di portare la cosa a un livello “professionale”)

  2. Buonasera!
    Ho una domanda: con gli aggettivi come 好き, 嫌い,怖い ecc… si può usare は invece di が? Per esempio, se uno mi chiede “Lorenzoはマグロが好き?”posso rispondergli dicendo “魚は好きじゃないけど、サーモンは好きだよ” ?

    1. Grazie mille!
      Ho un’altra domanda: Se voglio dire in giapponese “mia madre mi ha mandato un messaggio dicendomi di tornare a casa subito” senza aver nominato prima mia madre, dirò “お母さんがすぐに帰ろっていうメッセージを送った” oppure “お母さんはecc..” ? (A proposito, non so se ho usato tteiu in modo esatto)

      1. La particella to (iu), in questo caso tte (iu) permette di usare wa nella frase secondaria… E ciò vale sia nel caso in cui il verbo iu sia nella principale, sia nel caso in cui sia il verbo di una frase relativa come la tua.
        Piuttosto, non useresti okaasan, se non parlando con un tuo familiare. Alcuni giapponesi lo fanno pure, ma non dà una buona impressione (come un ragazzo di 14 anni che dà del tu a un uomo sui 40)

  3. ho una domanda(scema,credo):frase 4.Se io volessi esprimere il tema,uso due volte wa?cioè tipo “Mario mangia la carne,ma non il pesce”. Oppure “A Mario piacciono i cani,ma non i gatti”.
    Grazie.mi scusi.ho iniziato da poco!

    1. Sì, in giapponese puoi usare più volte wa in una frase …ma solo il primo di questi wa sarà il tema (oppure sono tutti contrasti). Certo, è difficile superare i 3 wa in una frase…

      Sono argomenti più avanzati, ma voglio stupirti un attimo… Sorpresa delle sorprese, anche ga può comparire più di una volta (due sarebbe il massimo).
      Invece una stessa frase (con un solo verbo) non può mai contenere più di una volta la particella wo del complemento oggetto.

  4. É strano ma a me suona quasi come Nについて Commento.
    Mi sbaglio?
    Pensando a Nについて mi suona molto come una introduzione separata da quello che segue.
    Inoltre mi suona quasi come XはY=Riguarda X,Y=X<–Y quasi come se dopo は ci fosse uno stacco e は segnala che rompe in due la frase e ció che lo segue torna indietro verso X.
    Inoltre ancora mi suona quasi come se は sia collegato direttamente ad un verbo/predicato e non a tutto il resto.
    Xは店で買ったりんごを食べた。
    Riguarda X. (La mela comprata al mercato)mangia.
    X si collega diretto a mangia saltando tutto il mezzo ed é Mangia che torna indietro verso X.
    Non so se mi spiego.
    È correto qualcosa che ho detto qua?

    1. Non è simile a “ni tsuite”, o meglio lo è solo nella traduzione italiana.

      “Ni tsuite” si usa con verbi come parlare, dibattere, pensare, ecc. equivale a “a proposito di”, “in riferimento a” e naturalmente “riguardo a”.

      La traduzione data per “wa” di “riguardo a” è una forzatura.

      Espressioni che vanno molto più vicine a “wa” (almeno in certi casi) sono “tte” e “nara”:
      Natsu wa/nara yappari umi da na
      xxx-san tte/wa omoshiroi hito desu ne

      Sull’ultima parte, anche qui non è così e te ne rendi conto andando avanti. Il tema è slegato da tutto il resto, è una sorta di premessa e tutto quel che viene dopo è importante (anche se ovviamente il predicato è più importante del resto).
      Per esempio
      chichi wa shigoto ga shumi (da/desu)
      A proposito di mio padre, il lavoro è il suo hobby
      Qui sia che consideri come predicato solo “è” o l’intero “è il suo hobby”, non è di certo legato al tema come in “X mangia la mela”, perché “mio padre è (il suo hobby)” non funziona. Il legame c’è, ma è davvero molto debole.

      Se però ti riferivi all’ordine delle parole e non a un legame tra parti essenziali del discorso, be’, sì, l’ordine della frase giapponese è quello e andando a tradurla in italiano di solito mettiamo in ordine: tema, predicato, complementi. Certo, se dopo il tema compare il soggetto come nella frase prima, l’ordine cambia e diventa: tema, soggetto, predicato, complementi.

      1. “Ni tsuite” si usa con verbi come parlare, dibattere, pensare, ecc. equivale a “a proposito di”, “in riferimento a” e naturalmente “riguardo a”.
        La traduzione data per “wa” di “riguardo a” è una forzatura.
        Espressioni che vanno molto più vicine a “wa” (almeno in certi casi) sono “tte” e “nara”:
        Infatti quando sento o leggo って/なら mi suona “più topic” rispetto a は per qualche motivo.

        Sull’ultima parte, anche qui non è così e te ne rendi conto andando avanti. Il tema è slegato da tutto il resto, è una sorta di premessa e tutto quel che viene dopo è importante (anche se ovviamente il predicato è più importante del resto).
        Capisco.
        は mi suona quasi come se avesse due effetti contemporaneamente: (Parlando di X o tieni a mente X) e allo stesso tempo parla di quello che segue dicendo (Quello che segue riguarda X).
        Il problema sorge quando ci sono molteplici は nella stessa frase, e non so più quale verbo si riferisce a quale は.
        (Devo ammettere che la mia sensazione è che in questi casi l’ultimo che entra è il primo che esce)

        Pero sono poco sicuro su questi punti.
        Da una parte leggo:
        係助詞であって、文末の述語(いわゆる「陳述」)と呼応する助詞だ。
        E’ una “binding particle” ed è una particella che concorda con il verbo a fine frase (Ovvero la dichiarazione)
        Da un altra invece leggo che è una semplice introduzione.
        Ho ancora molto da fare per interiorizzarla ma non sono sicuro esattamente come “sentirla”.
        Per esempio se sento Xが mi suona come X è quello che (Gli altri no), mentre は ancora non la “sento” in alcun modo preciso.

        Magari è difficile da spiegare, ma come la percepisci tu?
        Scusa per le incessanti domande, ma superato questo credo di non aver più molti problemi con la lingua, solo che sembra un ostacolo insormontabile per ora.
        Grazie mille

        1. Che bello, ora che so che non sei un principiante posso approfondire parecchio!

          Infatti quando sento o leggo って/なら mi suona “più topic” rispetto a は per qualche motivo.

          tte e nara richiamano spesso qualcosa di esplicitamente detto o qualcosa di non esplicitamente detto come se fosse già in argomento. Sono un po’ una versione “forte” di wa, di uso più limitato… puoi dire normalmente “usagi wa me ga akai”, ma “usagi tte/nara me ga akai” richiede un contesto più specifico. Per esempio usagi tte me ga akai yo ne, risulta naturale, ma richiede un contesto per poter essere usata.

          は mi suona quasi come se avesse due effetti contemporaneamente: (Parlando di X o tieni a mente X) e allo stesso tempo parla di quello che segue dicendo (Quello che segue riguarda X).

          Mi sembra tutto giusto, se ho capito cosa intendi
          X wa YYYYYY
          Parla (a proposito) di X dicendo: YYYYYY
          o
          Hai presente X? Be’, sappi che YYYYYY

          Il problema sorge quando ci sono molteplici は nella stessa frase, e non so più quale verbo si riferisce a quale は. (Devo ammettere che la mia sensazione è che in questi casi l’ultimo che entra è il primo che esce)

          Con molteplici wa nella frase il primo crea un tema o un contrasto, i successivi solo solo di contrasto.
          usagi wa me wa akai
          I coniglio, gli occhi ce li hanno rosso (i.e. qualcos’altro per contro non sarà rosso)

          “Il primo che entra è il primo che esce” proprio non lo capisco… Mi servirebbe un esempio, ma temo che ragioni ancora troppo in termini di traduzione, ma dovresti “sentire” la frase giapponese, non ragionare con la traduzione o farlo il meno possibile.
          Anche perchè da madrelingua spesso siamo insensibili a certi aspetti dell’italiano o non vi abbiamo mai fatto nemmeno caso.
          Per esempio provo sempre a spiegare che
          C’è un elefante in cucina
          e
          In cucina c’è un elefante
          non è la stessa cosa, né in giapponese né in italiano, ma i più non mi seguono.

          Pero sono poco sicuro su questi punti. Da una parte leggo: 係助詞であって、文末の述語(いわゆる「陳述」)と呼応する助詞だ。 E’ una “binding particle” ed è una particella che concorda con il verbo a fine frase (Ovvero la dichiarazione) Da un altra invece leggo che è una semplice introduzione.

          Io non tradurrei “concorda con il verbo” (nella frase “noi sono insegnanti” il soggetto non concorda con il verbo); tradurrei invece “richiama il predicato”. Così capisci, il discorso cambia. “Il predicato” in usagi wa me ga akai è “me ga akai”, non “akai”. Il “predicato” è quel che vai predicando, quel che dici a proposito di X

          Ho ancora molto da fare per interiorizzarla ma non sono sicuro esattamente come “sentirla”. Per esempio se sento Xが mi suona come X è quello che (Gli altri no), mentre は ancora non la “sento” in alcun modo preciso. Magari è difficile da spiegare, ma come la percepisci tu?

          Vorrei poterti mostrare i libri che sono stati scritti su wa e ga …non li capiamo noi e non li capiscono nemmeno i giapponesi. A volte sbagliano, il 99% delle volte li usano senza pensare e non sanno dirti perché li hanno usati. D’altronde a volte sono ingiustificabili, punto.
          La loro grammatica è lontanissima dalla nostra e le classiche definizioni (p.e. il “soggetto”) non le si applicano o vanno terribilmente strette. P.e. ho un libro che si intitola 日本語に主語はいらない In giapponese il soggetto non serve.
          Persino il titolo lascia dubbi: perché non “nihongo ni wa”. Se fosse una frase in un contesto, lo userei!

          La verità è che spesso la grammatica giapponese è emozione. È la grammatica che scriverebbe una 14enne innamorata dell’amore… o un appassionato utente di tumblr: “lo sento così e quindi lo scrivo usando il tutto secondo la mia percezione, il mio sentire… al diavolo le regole!”

          Vuoi un paio di frasi che devono lasciarti grossi dubbi?
          – omae, tenugui ga shumi nano ka?! (tenugui wa) kaachan ga shumi da yo
          Sì, hai letto bene… “mia madre è un hobby” -.-”
          – mimi ga kikoemasen
          Uhn, il soggetto di kikoeru non dovrebbe essere ciò che sento? Ciò che si rende udibile?!

          Sai come si dice “la matematica non è un’opinione”? Ecco, indovina cos’è la grammatica giapponese… che non si preoccupa nemmeno di concordare il tempo dei verbi in un testo! Li lascia scegliere in base al sentire dell’autore, in base a un senso si oggettività o soggettività dell’affermazione! Una grammatica che, volendo essere pignoli, usa la stessa forma (-te iru) per indicare azioni in corso, abitudini (in un certo senso “atemporali”), stati di fatto e azioni compiute!

          E ora che ti ho fatto disperare, un barlume di speranza.

          Anche se è un po’ in contraddizione con il mio invito a ignorare le traduzioni, qui torna fin troppo comodo: a differenza dell’inglese noi italiani possiamo rendere wa e ga in molti casi.

          Io telefono = watashi wa denwa suru
          Telefono io = watashi ga denwa suru (= sono io che telefono)
          la luna è bella = tsuki wa kirei
          c’è una bella luna/è bella la luna (oggi) = (kyou wa) tsuki ga kirei

          1. Segui le inversioni di soggetto e predicato in italiano per distinguere ga da wa.
          2. All’interno di una narrazione invece cerca di distinguere tra articolo determinativo e indeterminativo

          Un cane corre nel prato → usa ga
          Il cane ha puntato un gatto → usa wa

          Come sai ci sono altre regole (contrasto ecc.), ma quelle immagino non siano un problema.

          Scusa per le incessanti domande, ma superato questo credo di non aver più molti problemi con la lingua, solo che sembra un ostacolo insormontabile per ora. Grazie mille

          Mi mordo la lingua e evito di scoraggiarti ulteriormente (≡°x°≡) Dacci dentro!

  5. (Scusa, non so perchè non mi fa rispondere di nuovo al tuo post, quindi ne faccio uno nuovo)

    Mi sembra tutto giusto, se ho capito cosa intendi
    X wa YYYYYY
    Parla (a proposito) di X dicendo: YYYYYY
    o
    Hai presente X? Be’, sappi che YYYYYY

    Suona come una specie di ancora che trascina a se quello che segue.
    Tipo Xは文=X<–文

    “Il primo che entra è il primo che esce”

    Tipo quando trovi due を vicini, l’ultimo を trovato si riferisce al primo verbo che incontri.
    In questo momento non mi vengono esempi, ma sono sicuro di aver letto frasi del genere.
    La stessa cosa mi pare che accada con は, da quello che mi pare di capire quando lo si usa nelle negative è come per dire “Parlando di questo non c’è” senza dire nulla rispetto alla presenza o assenza di altre cose.

    P.e. ho un libro che si intitola 日本語に主語はいらない In giapponese il soggetto non serve.

    Provero a dare un occhiata.
    Ora sto leggendo un pdf trovato su internet chiamato 「は」VS 「が」と日本語教育

    Persino il titolo lascia dubbi: perché non “nihongo ni wa”. Se fosse una frase in un contesto, lo userei!

    Anche a me niwa (Per qualche motivo che non saprei esprimere precisamente) suonerebbe meglio se mi trovassi nella situazione di doverlo dire.

    Proprio oggi ho incontrato una frase che mi ha ricordato che は non è il soggetto:
    a’ りんごは採れる。(ほかの果物はどうか)
    a’は文の中で
    「りんご」と対比されているものは出ていないが「りんご」と同類のその他の果物と対比
    していることが感じられる。
    Nella mia mente a’は suona:
    Da qui si parla di a’, tienilo a mente.
    a’は crea un muro.
    Quello che segue a’ riguarda tutto a’.

    Per qualche motivo mi ricorda un avverbio, ma non saprei neanche spiegare perchè.
    Arrivato a fine frase 感じられる con la mente torno indietro a quello marcato da は come se la direzione andasse da 感じられる vero a’ e mi suona come venisse attirato da は.

    In ogni caso non traduco più nella mente quando leggo o penso, escludendo は che se no mi diventa subito soggetto nella mente.
    Sarà che all’università mi hanno sempre detto che era il soggetto e quando chiedevo la differenza tra i due mi dicevano di memorizzare…

    P.S.Scusa se magari sto parlando troppo, ma è anche un modo per razionalizzare un po’ i miei pensieri.
    Sarebbero interessanti delle lezioni avanzate tipo lv JLPT 2-3 per gente che si trova nel cosidetto “intermediate hell”.

    In ogni caso grazie ancora.

    1. Ah, livello intermedio, ops… forse le frasi che ho fatto sono un po’ difficili, dovrebbero lasciare interdetto anche uno di livello avanzato.

      NB non credo all’intermediate hell, la verità è che ogni livello a cui arrivi ti senti di non essere arrivato… solo che al livello pi base sei consapevole che è proprio così. Ai livelli successivi non sai bene cosa studiare poi, ma la verità è che anche se hai fatto l’N1, uno dovrebbe essere più consapevole che まだまだです …p.e. scommetto che la maggior parte di quelli che passano l’N1 ancora non sanno veramente che differenza passa tra kara e node, non la sentono, come tu non senti ancora del tutto la differenza wa/ga.

      他の果物と対比
      していることが感じられる。
      Nella mia mente a’は suona:
      Da qui si parla di a’, tienilo a mente.
      a’は crea un muro.
      Quello che segue a’ riguarda tutto a’.

      No, attenzione, questo è un wa contrastivo, i.e. un “wa che crea un contrasto”, come quello di “sakana wa tabemasen ga, niku wa tabemasu”, per fare il solito esempio.

      p.s. scusa il ritardo nella risposta. Sono stato molto preso e non ero presente sul sito.

      1. Non preoccuparti, ho letto un po’ i tuoi progetti e ho visto che ne hai veramente molti.

        come tu non senti ancora del tutto la differenza wa/ga.

        Non è che non la sento, non saprei come spiegarlo.
        So quando は suona bene e quando が serve, anche ad orecchio ma vedo は come soggetto mentre non vedo が come soggetto, più come identificatore (non so se mi spiego).

        Non ho mai testato la mia conoscenza, ma credo di essere a livello intermedio basso (Credo che passerei un N3 vedendo il test di quest’anno sulle parole e kanji visto che li conoscevo tutti tranne 2-3) .

        No, attenzione, questo è un wa contrastivo, i.e. un “wa che crea un contrasto”, come quello di “sakana wa tabemasen ga, niku wa tabemasu”, per fare il solito esempio.

        Ho letto alcuni madrelingua che dicono siano la stessa cosa, ma su scala diversa e altri che li vedono come 2 cose distinte.
        Per me suona come “Parlo di questo (quindi gli altri non so)” e crea un contrasto implicito in questo modo.

        Oggi stavo notando che は è come se puntasse a qualcosa di conosciuto o inferibile dal contesto tipo:
        監督は何をしてるのよ
        Suona quasi come:
        Dichiaro per l’ascoltatore 監督 e dico:何をしているのよ
        L’ho notato oggi mentre guardavo un anime dove un tipo esclamava
        監督、何してるのよ ad un altro ragazzo e mi è suonato come se lui dicesse all’altro di puntare l’attenzione su 監督 e poi dicesse questa frase.
        Quindi alla fine non è che は è un semplice puntatore di attenzione, un richiamatore di qualcosa già conosciuto?

        Ti ringrazo ancora per l’aiuto.
        Mi sta tornando molto utile.

        1. Ho letto alcuni madrelingua che dicono siano la stessa cosa, ma su scala diversa e altri che li vedono come 2 cose distinte.
          Per me suona come “Parlo di questo (quindi gli altri non so)” e crea un contrasto implicito in questo modo.

          La particella wa è una sola, non ci sono due particelle wa con ruoli diversi. Di solito si dice che la particella wa può avere carattere più o meno contrastivo; e io condivido questo modo di vedere le cose. Nella frase che ti ho scritto il ruolo è palese, in altre frasi senza contesto non è possibile dire se si tratta di contrasto o di tema.
          Attenzione però che le due “correnti di pensiero” che citi hanno la loro ragion d’essere.
          (1) Qualunque wa può intendere un contrasto nel giusto contesto, ma,
          (2) a prescindere dal contesto, non posso MAI dire che qualunque wa possa essere tema.
          Quindi (2) supporta l’idea che esistano due particelle wa, mentre (1) supporta l’idea che esista un solo wa, con carattere più o meno contrastivo.
          Ecco perché hai letto pareri contrastanti.

          Quindi alla fine non è che は è un semplice puntatore di attenzione, un richiamatore di qualcosa già conosciuto?

          Non se ha carattere contrastivo, ma altrimenti sì. Si dice sempre che wa riprende qualcosa di già citato, ma non è vero. Basta che sia qualcosa di conosciuto, implicito per i due parlanti.
          Questo di solito si traduce in italiano con l’uso dell’articolo determinativo… es. “Il Giappone è un paese economicamente stabile”.
          Non sempre però in italiano uso l’articolo determinativo, specie davanti ai nomi propri…
          Se citi un personaggio famoso, es.: “Oggi Obama si è recato a…”, usi wa, anche se prima non ne avevi parlato.
          Se citi Star Wars o Matrix, presumi che l’altra persona lo conosca e non hai bisogno di averlo già citato nella frase precedente per parlarne con wa.

          Vediamo gli altri casi in cui usi wa.
          Può darsi addirittura che io decida semplicemente di introdurre come tema qualcosa, anche se presumo che l’altro non lo conosca.
          Es.: La colazione tailandese è spesso piccante, sai? (non penso sia così, ma facciamo finta).
          Qui presumo che l’altro non conosca la colazione vietnamita, eppure uso wa!

          O ancora c’è il caso in cui voglio far sentire al mio lettore che conosce la situazione… il trucco letterario di iniziare una storia mettendo il lettore in media res, cioè nel mezzo dell’azione:
          Capitolo 1
          Il killer prese la mira e sparò. (kiraa wa …)
          Capitolo 2
          Mark (wa) era un impiegato al suo ultimo giorno prima del pensionamento.
          Qui presento Mark, di lui non ne ho mai parlato, eppure uso wa.

          Per finire puoi usare wa quando vuoi generalizzare.
          Se guardo fuori dalla finestra e dico “C’è un cane che corre”, uso “inu ga”.
          Se però voglio dire “Il cane è il migliore amico dell’uomo” uso wa.
          In quest’ultimo caso spesso il termine in italiano usa l’articolo determinativo (come sopra) e spesso è anche posto al plurale
          I cani sono animali fedeli
          Le sedie sono mobili
          Certo ciò non vale sempre: “una guerra è sempre un brutto affare” usa sempre wa, ma è singolare e usa l’articolo indeterminativo.

          Possiamo citare a parte le frasi che, se prive di contesto che indica un contrasto, usano un tema puro.
          Maria wa me ga aoi = Maria ha gli occhi azzurri
          usagi wa me ga akai = I conigli hanno gli occhi rossi
          …ma la verità è che ricadono sempre nei casi precedenti. Nel caso della prima frase la persona con cui parlo conosce certamente Maria o prima la introdurrei non me ne uscirei con questa frase. Nella seconda fase generalizzo e dico “I conigli” (articolo determinativo + plurale).

          Ok, spero che adesso sia tutto molto più chiaro.

  6. Credo di aver avuto una rivelazione.
    Se ci penso も e は sono simili da un certo punto di vista.

    私も殺した。
    A prima vista mi viene:
    Anche io ho ucciso
    Ma so anche che può voler dire
    (qualcuno) ha ucciso anche me.
    Però non mi faccio problemi con も.
    Mi suona simile a は infatti entrambi parlano di qualcosa, ma も è più inclusivo e mi suona in modo neutro.
    In qualche modo è collegato a qualche verbo che viene dopo che si riferisce a も e a qualche altra cosa sott’intesa.
    La stessa cosa con は, solo che は fa riferire solo a は.

    Quindi mi pare che も significhi parlando anche di X: …
    Infatti も sostituisce が e を ed in alcuni casi に di locazione.
    So che si può dire をも, ma non lo incontro spesso mentre leggo, solitamente trovo も e si capisce che è il complemento oggetto.

    Entrambi quindi marcano un argomento ma con delle sfumature di significato diverso.

    Un altra cosa che ho notato è che 今日は non lo percepisco come soggetto, so già che è una descrizione di Oggi.
    Se vedo 私は lo percepisco come soggetto (anche se è l’argomento), se vedo 私も lo percepisco come “Soggetto ma oltre a me altri soggetti”.
    La differenza sta nel fatto che con 私も non mi preoccupa cosa viene dopo e nella mente non mi fisso sul fatto che sia soggetto o oggetto, ma lo capisco alla fine e mi va bene, con は invece mi fisso sull’idea di soggetto e finisco per confondermi ed arrabbiarmi.
    Se vedo りんごは mi viene in mente il Complemento Oggetto ora, o una frase passiva al massimo, con りんごも la stessa cosa, ma in entrambi i casi se sbaglio poi capisco e mi correggo.

    Inoltre, mi pare che は sia la forma “neutra” giapponese per esprimere un concetto, infatti non sento l’attrito con が che sembra affliggere molti studenti in quanto が mi suona molto più forte e non neutrale, leggendo infatti trovo che ha una connotazione di 排他 e di identificazione di sconosciuto in quasi tutti i casi, escludendone qualcuno come le relative.

    Quindi se 私は食べた。
    senza alcun contesto attorno mi suona come “Parlando di me, (io) mangiato” ma allo stesso tempo mi da la stessa sensazione che in italiano da “Io ho mangiato” sia corretto. (In italiano mi da una sensazione di comparazione a seconda del contesto)
    Mentre 私が食べた。
    senza contesto mi suona come “Sono IO quello che ha mangiato!” (E NESSUN ALTRO), quasi in tono aggressivo, o con il contesto con tono di identificazione.

    Quindi non è normale avere delle “preconcezioni” con は e も quando li trovi, a seconda del nome che lo precede?

    Scusa ancora per l’ennesimo post, ma non ho nessun “maestro” a cui chiedere delucidazioni o conferme.

      1. L’esempio con watashi wa koroshita non calza, perché senza soggetto il watashi wa non sembra complemento oggetto. Il fatto di essere stato ucciso verrebbe reso con un passivo. Cioè… o scrivi
        kare wa watashi wa koroshita (kedo, tonari no hito wa korosanakatta)
        Lui ha ucciso me, ma la persona vicina non l’ha uccisa
        …oppure scrivi
        watashi wa korosareta.
        Io sono stato ucciso
        Comunque è tutto è abbastanza strano e la seconda è già al limite del ragionevole, perché se ti uccidono non sei lì a raccontarlo.

      Attenzione, capisco bene che tirare fuori un esempio all’improvviso sia difficile, ma dovevo dire qualcosa in merito: watashi wa koroshita suona come “Io ho ucciso”.

      1. La “sovrapposizione di “mo” a wa”
        Sì, c’è, ma c’è anche su altre particelle, ga compresa.
        kanojo wa shigusa ga kawaii. (kanojo wa) arukikata mo kawaii.
        Qui “arukikata (mo)” non ha nessuna parentela con il wa, pur essendo soggetto.
      2. La natura di ga e wa
        Per confrontare ga con wa spesso non serve quel “sono io che…”, puoi limitarti a invertire il soggetto e il verbo
        Io telefono (vuole wa)
        Telefono io (vuole ga)
        Non è che “telefono io” DEBBA avere per forza un tono aggressivo, anche se quando hai un tono aggressivo non dirai “io telefono”, di solito perché “io telefono” suona come “io telefono, tu fai quel che vuoi”, mentre “telefono io!” implica “non telefonare tu”.

      Tra l’altro
      watashi wa tabeta
      Io ho mangiato
      sia in italiano che in giapponese esprime un CONTRASTO implicito
      La frase davvero neutra non richiede il soggetto. Per esempio
      mou tabeta
      Ho già mangiato
      Questo perché il soggetto “io” (come anche “tu” o “l’America” o “Obama”) a differenza di altri soggetti, come “il cane”, ad esempio, è sempre già presente nel discorso e quindi è sempre un dato appurato comune a parlante ed ascoltatore.

      1. La natura di ga NON è sempre quella di “ga esclusivo” (cioè “Sono io (quello) che…” ecc.)
        Per esempio in kanojo wa shigusa ga kawaii, il “ga” è soggetto semplice. Alcuni esempi
        4.1 Nihongo ga dekimasu
        4.2 eigo ga wakarimasu
        4.3 biru ni bakudan ga arimasu
        4.4 mukashi mukashi aru mura ni ojiisan ga sunde ita
        …e poi come accennavi ci sono i ga soggetti delle frasi secondari.

      Quello che ti consiglio è di abbandonare i preconcetti e la ricerca di nuovi innovativi punti di vista per ora e tornare alle basi che ancora non hai esplorato e che ti ho già presentato nei commenti precedenti.

      Ti propongo per punti le basi in questione e ti consiglio di seguire questo elenco come una checklist (non passare al punto X se non hai capito il precedente)

      A. L’idea di “tema puro”, cioè il wa che non è soggetto né complemento oggetto, né segue altre particelle (kanojo wa shigusa ga kawaii; houkoku wa owari desu). NB “sumimasen, kyou wa ikemasen” presenta un contrasto, con un wa che segue un complemento di tempo (solo che kyou non prende “ni”), quindi come esempio è un po’ al limite.

      B. La doppia natura di wa: wa tematico e wa contrastivo.
      B.1 La consapevolezza che più che di doppia natura si tratta di una sola particella che tende più da un lato o dall’altro (e in certi casi il tono di voce conta).

      C. Contrasto esplicito e implicito

      D. I vari casi in cui uso WA come soluzione “neutra” (cioè senza dare una sfumatura di contrasto). Li trovi nei commenti prima.

      E. L’uso di ga per indicare il soggetto in modo esclusivo (cfr. “io telefono” e “telefono io”), il termine haita che dicevi.

      F. L’uso di ga per indicare il soggetto in modo “neutro”:
      – il “ga narrativo”, usato quando descrivo un’azione/situazione (es. 4.3 e 4.4), cioè il verbo è di azione o stato; attenzione però a non confonderti le idee dando retta ai testi che parlano di “descrizione”! Anche gli aggettivi descrivono ma di solito usano wa per il soggetto!
      – quando percepisco qualcosa e subito ne parlo (tsuki ga kirei!/fujisan ga mieru!/papa ga modotta yo!)

      G. (Solo quando tutto ciò sarà chiarissimo, passare a indagare) l’uso di GA che non indica il soggetto (tenugui wa kaachan ga shumi) e l’uso di due GA nella stessa frase (watashi ga kanojo ga suki da yo!).

      Finché questi punti non ti sono chiari io non passerei oltre… e c’è poco da dire. Tutta la teoria che cerchi è qui. Certo, sentire certe cose a un certo punto è importante, ma siccome noi stranieri non leggiamo tonnellate di libri in lingua originale, prima abbiamo bisogno di un indirizzo. Studia questi punti, poi ricercali nei testi che leggi (“Ah, questo GA è qui perché c’è quella regola…”) e così poi finalmente comincerai a sentire le differenze nel modo corretto, man mano che leggi sempre più materiale.

      1. Un’ultima domanda che mi è venuta in mente.
        Non ho molti problemi con le frasi brevi, i miei grandi problemi sono le frasi più lunghe con relative che iniziano con un tema.
        Tipo:
        福嶌(2004)は日本語の「は」成分に相当するものをスペイン語の主題と見なし、対照す
        るのが目的であり、スペイン語独自の原理を追求することはしていない。
        Hai dei consigli anche per queste frasi?
        P.S. anche se ho problemi a riconoscere は come tema, le frasi lunghe come questa le capisco, ma devo rileggerle un paio di volte prima e quindi non è di mio gradimento.

        Ti ringrazio infinitamente per tutti i consigli che mi hai dato.
        Tra 4 mesi devo partire per il Giappone per 2 anni e mi voglio focalizzare su questi problemi sperano di risolverne alcuni prima di arrivare li.

  7. Ciao.

    Studiando, ho trovato sia 中国語はできますか che 中国語ができますか nella stessa lezione. La prima mi suona come “Il cinese, lo sai parlare?” e la seconda come “Sai parlare il cinese?”, ma all’interno della lezione sono tradotte allo stesso modo. Ho il dubbio più che altro sulla prima delle due, che c’è anche nella registrazione della lezione (fatta da un madrelingua), visto che la seconda la riporti anche tu come risposta a un commento più sopra.

    Grazie.

    1. Hai detto benissimo e ha torto il libro! Il modo in cui ti suonano è esattamente il modo in cui devi pensare a queste due frasi.

      Ricorda che i libri di testo in circolazione in Italia sono testi tradotti da lingue straniere (il corso Hoepli dall’inglese, quello della Marino dal tedesco, quello Assimil è standard, stessi contenuti per ogni lingua, e via così). Dunque? Dunque non sanno distinguere tra le due scritture che hai appena proposto.
      Va detto che in italiano “Il cinese, lo sai parlare?” è (era?) “ufficialmente scorretto” da un punto di vista di analisi logica. Perché? Perché la frase ha due complementi oggetto… potremmo dire (“il cinese” e “lo”). Tuttavia ormai questo tipo di costruzione è diffuso e accettato.

      E in fondo vanno benissimo, secondo me, perché non si tratta di due complementi oggetto, bensì di un complemento oggetto, “lo”, e… di un tema! “Il cinese” altro non è che il tema, un concetto che era estraneo alla nostra lingua fino a un po’ di tempo fa, ma ormai ha fatto il suo ingresso anche in italiano, per così dire, grazie alla lingua parlata.

      1. Ah, OK! Veramente, avevo il dubbio sulla frase in giapponese in sé. Avevo pensato che il tema dovesse per forza essere la persona a cui si rivolge la domanda: se faccio una domanda a te su una tua capacità, il tema sei tu. Quindi nella seconda sapevo che il tema omesso era la persona, ma nella prima sembrava strano pensare alla lingua come il tema. Mi suonava anche come “Il cinese sa essere parlato?”. Comunque ho capito.

        Grazie mille. 🙂

        1. Nei libri di testo ti contano sempre che la cosa X vuole la particella Y, la cosa W vuole la particella Z, ma sono cavolate.
          Per esempio il soggetto con “arimasu” vuole sempre “ga”…? Cavolata!

          Qualunque cosa può essere messa a tema:

          resutoran de sushi wo tabeta = Ho mangiato sushi al ristorante
          sushi wa resutoran de tabeta = Il sushi l’ho mangiato al ristorante
          resutoran de wa sushi wo tabeta = Al ristorante ho mangiato il sushi

          Tutto sta a cosa vuoi dire in effetti. E ovviamente ci sono frasi che in certi contesti stonano e in altri vanno bene (p.e. la seconda frase sopra richiede un contesto particolare).

Fatti sentire!

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