~(よ)う/~ましょう (-mashou)

☑ 意味:
Corrisponde all’ishikei (la “falsa base” di cui ho parlato trattando le basi dei verbi) e traduce la cosiddetta forma esortativa o volitiva… Può cioè essere usata come il nostro imperativo di prima persona plurale per “dare ordini” a sé stessi (che si sia da soli o in più d’uno) o esortare o invitare qualcuno a fare qualcosa.

Sarà tutto più chiaro con gli esempi, ma ora vediamo come si ottiene l’ishikei.

La forma esortativa piana è spesso indicata così: ~(よ)う. Il motivo è semplice. Seguitemi in questo discorso e sarà chiaro quando avremo finito di parlare dei verbi ichidan.

Come sapete i verbi godan, come ganbaru, hanno una radice (la parte immutabile del verbo) che termina con il suono consonantico: ganbar-. Qualunque base io consideri “ganbar-” non cambia. Le varie basi però termineranno con una diversa vocale, p.e. la “base del negativo” (la mizenkei) è ganbara-, mentre la base della forma in -masu (la ren’youkei) è ganbari– e la forma del dizionario è ganbaru.
Tutte queste basi le conoscete bene. Ne mancano due che completano le 5 vocali. La base ipotetica (kateikei) ganbare– e quella che chiamo “falsa base” (perché ha un’origine particolare: deriva dalla mizenkei), ovvero l’ishikei, la base che ci interessa e che termina col suono “-o” …ma attenzione, stiamo parlando della (falsa) BASE! La forma che ci interessa si crea aggiungendo ~う e ottenendo quindi がんばろう ganbarou.

Se invece ho un verbo ichidan, es. taberu, allora la radice è identica per tutte le basi ed è vocalica (tabe-). La mizenkei è tabe-, la ren’youkei è tabe- e così via. Anche la quinta base, la “falsa base”, ovviamente è tabe-, ma per ottenere la forma verbale che voglio aggiungo la desinenza ~よう. Ed ecco spiegato perché si indica la forma esortativa con ~(よ)う.

Se poi faccio la forma cortese in -masu e voglio renderla esortativa, posso farlo e mettendo l’ausiliare “masu” alla sua ishikei, “-mashou” (cioè ho ren’youkei+ましょう) e così ottengo la corrispondente forma esortativa cortese.

Se ho 行く iku, “andare”, la forma esortativa piana sarà 行こう, perché iku è un godan, quindi ha radice ik- e devo passare alla 5a dan (iko-) e aggiungere う.
La forma esortativa cortese invece sarà 行きましょう (con ましょう invece di ます).

☑ 例文:

  1. Saa! Saa! Nomou!
    Su, su! Beviamo!
  2. Yooshi! Ikou!
    Ok! Si va! (può essere che lo dica solo a me stesso)
  3. Boku ga ikimashou ka?
    (Vuoi/Vuole che) Ci vado io?
  4. Kotori-san, shokuji demo ikimashou ka?
    Kotori, ti va di andare a mangiare qualcosa?
  5. Kono kotoba wo oboeyou!
    Impariamo queste parole! (scritta in un libro di testo)
  6. Boku to benkyou shiyou ne!
    Dai, studia con me, ok?

☑ 注意:

  • Attenzione! L’1 e il 4 sono gli esempi più importanti e “obbligatori” per l’N5. Il 4 lo vedremo meglio la prossima volta, ma per il momento tenete presente un punto sempre valido con l’ishikei è una forma “partecipativa”, il soggetto è spesso “noi”. Anche quando non può esserlo (a senso, nella lingua italiana) e il soggetto sembra essere un “tu”, il parlante implica una sua partecipazione “emotiva”, diciamo.
    Se viceversa il soggetto è solo “io”, ho una forma volitiva (non un’esortazione; vd. oltre), ma guardando alla traduzione italiana (spesso impersonale) posso anche pensare che il soggetto non sia precisamente “io”, che quella sfumatura “partecipativa” valga nei due sensi… Oppure posso tradurre la forma volitiva con un futuro (ed ecco perché questa forma è chiamata a volte “pseudo-futuro” nelle grammatiche giapponesi per stranieri).
  • Nella prima frase vediamo un esempio perfetto di esortazione, tipo Forza! Beviamo! in cui il soggetto è plurale (noi) e comprende chi parla e chi ascolta.
  • Nella seconda frase, se non è presente nessuno oltre a me, non ho un’esortazione come succedeva nella frase 1. O meglio ho un’esortazione, ma rivolta a me stesso e basta, quindi tradurre con l’imperativo di prima persona plurale non ha senso… di solito uso una forma impersonale (es. “Forza! Si va!”) o un futuro (come detto, questa forma a volte è chiamata pseudo-futuro).
    Un’esortazione che rivolgo a me stesso è (anche) un’espressione volitiva (perché in pratica affermo con decisione cosa voglio fare adesso). Per questo motivo la cito spesso come forma volitiva/esortativa… ma dato che esistono altre espressioni di volontà e si può fare confusione, vi invito a ricordare il termine “ishikei”.
  • Nella frase 3 sto chiedendo a qualcuno se vuole che ci vada io. Da un punto di vista della grammatica il soggetto sono solo io (“boku GA” e il contesto stesso lo rendono chiarissimo). In pratica prendo un’espressione volitiva, come quella della frase prima e la trasformo in domanda… perché? Per proporre qualcosa… tipo “io voglio fare questa cosa… ti va bene?”. Come detto c’è l’aspetto partecipativo, per cui “io vado”, ma la decisione del mio andare è comune (tanto più che è una domanda), non sto dicendo “boku ga ikimasu” = “Vado io!”, che invece non ammette repliche.
  • La frase 4 è una proposta in piena regola, che coinvolge il parlante e l’ascoltatore. È l’esempio più importante ai fini del JLPT N5!! Più esempi la prossima volta.
  • Nella frase 5, Impariamo queste parole!, è chiaro che il libro sta dando un ordine allo studente, visto che lui non parteciperà certo allo studio, tuttavia lo fa in modo velato, più indiretto, se volete, fingendosi partecipe dello sforzo (es. Dai! Impariamo queste parole!).
  • Se quanto detto al punto 5 non fosse palese, la frase 6 ce ne dà riprova. Non possiamo certo tradurre “Studiamo insieme a me”, giusto? È un ordine: “Studia insieme a me”. Rendendolo con la forma esortativa però, “fingendo di partecipare”, fingendo che non si stia dando un comando, si attenua il tono imperativo della frase… è come aggiungere “Su, dai, coraggio… studia insieme a me”. Risulta meno brusco, no?

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5 thoughts on “N5 in sintesi – La forma volitiva, esortativa, ecc.

  1. Ottimo post o
    Ma ho solo un dubbio..
    Se volessi fare la forma volitiva o esortativa usando un verbo godan nella forma Cortese, devo usare la base ishikei???
    Per esempio il verbo ganbaru,come verrebbe??

    1. Devi usare la ishikei dell’ausiliare in masu. Ovvero ganbaru farà ganbarimashou (ganbarimasu –> ganbarimashou).

      Perché se masu finisce in -su (come hanasu) non fa -masou (così come hanasu fa hanasou)?
      Perché così come suru, anche masu è particolare, irregolare: per una determinata base non ha una sola forma possibile.
      Mi spiego.

      La ishikei è una falsa-base che deriva dalla base negativa. Quindi dobbiamo guardare alla base negativa di un verbo per capirne la ishikei. Ad esempio nel caso della forma piana di ganbaru abbiama ganbara(nai). A ganbara- si somma la -u che dovrebbe creare la nostra forma volitiva/esortativa, ma invece di dare ganbarau, poiché non suonava bene, alla fine si è ottenuto ganbarou.

      Nel caso di suru le forme della base negativa sono due shi- (vd. shinai) e se- (vd. “senu”, “sezu ni”…). La ishikei si forma da shi-: shiyou.
      Allo stesso modo masu ha due forme.
      Una è mase-, da cui (ganbari)masenu (vedi come somiglia alla forma di suru?) e l’odierno (ganbari)masen (l’ausiliare negativo -nu è spesso contratto in -n).
      L’altra forma possibile per la base negativa è masho- da cui viene appunto il nostro (ganbari)mashou, con la semplice aggiunta della -u (vd. discorso su ganbaru –> ganbarou).

Fatti sentire!

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