でした e ~ました (deshita e -mashita)

☑ 意味:
La forma passata è quella che rappresenta una situazione in cui l’azione è del tutto conclusa, compiuta, passata appunto (a volte si dice “perfetta” o “perfettiva”).

でした (pronuncia desh-tà) è il passato affermativo cortese del verbo essere
~ました (pronuncia màsh-ta) è il passato dell’ausiliare verbale ~ます e serve a fare la forma passata affermativa cortese dei verbi; segue la ren’youkei, proprio come -masu.

Le corrispondenti forme negative sono le seguenti:
◆ じゃありませんでした per il verbo essere
(Nota: じゃ è contrazione di では, scritto deha ma letto dewa)
◆ ~ませんでした per gli altri verbi

Conoscendo la forma negativa piana del verbo essere, janai (de wa nai), e sapendo che “nai” è la forma negativa piana del verbo aru (che alla forma cortese fa arimasu e arimasen), dovreste essere in grado di capire facilmente come mai la forma passata cortese e negativa del verbo essere finisca come i “normali verbi”, in -masen deshita.

☑ 例文:

  1. ikkagetsu mae made wa sensei deshita ga, mou…
    Fino ad un mese fa ero un maestro, ma ormai…
  2. reizouko mo kaimashita ka
    Hai comprato anche il frigorifero?
  3. erabareta hito wa watashi jaarimasen deshita
    La persona prescelta non fui io.
  4. kekkyoku, ano hito mo ikimasen deshita
    Alla fine non è andato nemmeno lui.

☑ 注意:

  • Non penso serva spiegarvi cosa sia una forma passata e come si traduca, quindi permettetemi di dilungarmi un attimo sull’idea citata prima, quella della “azione conclusa”. Esistono alcune eccezioni in merito, situazioni in cui uso il passato ma l’azione non è davvero conclusa.Incredibilmente però si tratta di situazioni del tutto in linea con l’uso italiano del passato! Dire per esempio “Come era la tua insegnante?” e “Era bella”, è una cosa che facciamo spesso anche noi italiani, sebbene l’insegnante in questione non sia morta e quindi non dovremmo usare il passato in questo contesto.

    Un altro uso particolare, ma dello stesso tipo, si ha quando si cerca di ricordare. Per esempio in giapponese posso dire ikura deshita kke? cioè “Quanto (hai detto che) costava?” …e come vedete anche in italiano uso il passato, ma quel che intendo dire non è riferito al passato, è “Quanto costa?” (o “mi diresti quanto costa, perché io non mi ricordo più”).

  • Abbiamo indicato una precisa forma passata negativa cortese, valida per i verbi in generale, cioè -masen deshita. Tuttavia avrete sentito dire (o sentirete in futuro) altre una o due forme (a occhio direi che una è molto più diffusa dell’altra).

    Queste forme nascono da un parallelismo con le forme aggettivali corrispondenti. Per crearle ci si appoggia alla forma piana e si usa “desu” per rendere cortese la forma in questione… Proprio come nel caso del presente negativo cortese (es.: ikanai desu invece di ikimasen), che è particolarmente comune e probabilmente qualcuno tra voi avrà già visto o sentito.

    Nel caso del passato ho due possibili forme, appunto. Una è data dal passato negativo piano seguito da desu (es.: ikanakatta desu). L’altra, meno comune direi, è data invece dal presente negativo piano, seguito da deshita (es.: ikanai deshita).

    Queste forme però (tutte e tre) fanno parte del “dialetto” di Tokyo, che, diversamente da quanto si crede, non coincide esattamente con il “Giapponese standard” che gli studenti di solito imparano. Tuttavia le troverete (ve le ho proposte in quel che mi pare un buon ordine di frequenza, con ikanai desu, molto comune e, per i passati, ikanai deshita meno comune) e per questo consiglio di ricordarle, ma non di usarle, perché in un componimento scritto o in un documento, essendo dialettali, non faranno certo una bella figura.

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3 thoughts on “N5 in sintesi – Il passato alla forma cortese

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