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Credo che vi sia capitato di vedere o di sentire parlare di quanto accaduto ad una componente (ormai ex a quanto pare) delle AKB48, Minami Minegishi. La ragazza ha diffuso un video (o è stata costretta a farlo?) per mostrare il suo pentimento e in segno di penitenza per aver violato gli accordi contrattuali che la lega(va)no alle AKB48 (è stata degradata ad “apprendista”).

Ma qual è questa gravissima violazione che ha commesso la ragazza in questione?

Procediamo con ordine.

Premetto che non sono un fan delle AKB. Anzi, non mi sento neanche di reputarle “artiste”.
Eppure si tratta del gruppo che vende di più in assoluto qui in Giappone… e ne esistono anche le rispettive varianti locali come le NMB (Osaka) o le SKE (Nagoya).

Perché mi è venuto da scrivere così di getto sul caso di questa ragazza?
Perché secondo me quanto accaduto è sintomo di un problema che ancora oggi in Giappone nessuno vuole prendere di petto.

Dicevamo, qual è questa colpa gravissima di cui si è macchiata la signorina?

Avrebbe trascorso una notte di passione assieme ad un certo Alan Shirahama, cantante e ballerino 19enne del gruppo Generations… Ma in fondo chi sia questo individuo non ha molta importanza. Fatto sta che un settimanale ha pubblicato delle foto nelle quali si vede Minami uscire dal palazzo dove vive il ragazzo, scatenando il finimondo.

Ora qualcuno si starà chiedendo: “Ma che c’è di strano? È una popstar per di più e poi è maggiorenne (ha 20 anni), no? Che c’e di strano se va a letto con qualcuno?”
Ecco il crimine che ha commesso è proprio questo. A quanto pare una delle regole del loro contratto è “no dating!”… perché avere un fidanzato e tradire l’immagine d’innocenza che si vuole dare (vendere) ai fan è considerato grave dai suoi datori di lavoro e sacrilego dai suoi fan.

Dunque?
In breve ha fatto il giro della rete un video, diffuso da lei stessa, dove la giovane Minami Minegishi in lacrime si mostra rasata a zero, in segno di pentimento, e si scusa con tutti per l’accaduto.

minegishi-cards-dropped-2Ho letto un po’ le discussioni su diversi siti in lingua inglese e poi sono capitato sul sito di repubblica dove ho avuto il dispiacere di leggere i commenti….. come potete notare ci sono i soliti che lanciano il loro commento “usa e getta” e poi qualcuno che si è autodefinito (ovviamente) conoscitore del Giappone e che semplicemente si limita a bacchettare gli altri perché non conoscono una cultura diversa e bla bla bla. Insomma, nessuno ha colto in realtà quale sia il vero problema, ma ci si è messi a fare la classica pagliacciata all’italiana.

Qual è il problema allora? Eccolo qua.

È normale che delle ragazze giovani, anche maggiorenni, debbano essere costrette per contratto a fare delle scelte che in realtà dovrebbero riguardare esclusivamente il loro privato?

Ed è normale che debbano essere costrette ad impersonare il personaggio della liceale verginella e ingenua per non deludere i fans?

Perché l’immagine della ragazza giapponese deve essere forzatamente questa?

E lo ripeto: si tratta del gruppo più venduto in assoluto in Giappone. Non è un gruppo di nicchia seguito da quattro vecchi pervertiti.

Come avete visto, qualcuno ha ritirato la solita solfa de “il senso del dovere dei giapponesi, noi occidentali questo non lo possiamo capire ecc ecc”.
Ben inteso: queste cose le ho lette un po’ su tutti i siti che hanno trattato la notizia. A questi signori si può dire solo una cosa: bravi, che sensibilità che avete. Meno male che ci siete voi, altrimenti chi ci sarebbe mai arrivato.

Ma avete provato a pensare a cosa sta provando la ragazza adesso? O la sua famiglia? E avete pensato a cosa provano le donne giapponesi vedendosi rappresentate ogni giorno come degli oggetti kawaii con cui ci si deve fondamentalmente divertirsi un po’, magari in maniera morbosa?

Se qualcuno sta pensando di fare la solita battuta “eh si vede che a loro sta bene così”, sappia che non ha capito un bel niente. A loro non sta affatto bene così. Ve lo posso assicurare.
“eh se non gli sta bene perché non si ribellano?” se qualcuno sta pensando questo, idem come sopra, comprensione zero. Il concetto di ribellione, come lo intendiamo noi, in Giappone non esiste (basti pensare a scioperi e manifestazioni che presentano adesioni numericamente ridicole in confronto ai paesi europei). Aspettarsi che in Giappone qualcuno “si ribelli” vuol dire essere fuori strada e di parecchio.

Sicuramente qualcuno avrà notato che, anche se con connotati diversi, il problema è molto simile a quello che abbiamo in Italia, con la donna che viene mostrata fondamentalmente come un soprammobile. La differenza è che in Italia si è finalmente preso coscienza della gravità della situazione e qualcuno sta almeno tentando di fare qualcosa.

In Giappone no.
E finchè non si comincia a fare sul serio, hai voglia a dire che bisogna valorizzare le donne, e fare si che si inseriscano a pieno titolo nella vita sociale e lavorativa del Giappone. Finchè il modello che verra imposto è questo, io, personalmente, la vedo dura.

Grazie a tutti per l’attenzione. Scusate se stavolta sembro più acceso del solito. A presto risentirci, sempre se vorrete.

20 thoughts on “E cospargersi il capo di cenere?

  1. Non trovo calzante, a dire il vero, il parallelo con l’Italia…
    >>La differenza è che in Italia si è finalmente preso coscienza della gravità della situazione e qualcuno sta almeno tentando di fare qualcosa ..

    Da noi è più evidente come sia necessario fare qualcosa perché la donna è vista come oggetto sessuale e ciò stimola istinti primitivi, tra cui la violenza e l’idea di possesso che portano all’altissimo numero di stupri e omicidi da parte del partner che possiamo “vantare” (comunque una “inezia” a confronto con dati di altri paesi, come gli USA), al contrario in Giappone la donna ragazza-liceale-idol è vista in questi casi come oggetto asessuato posto su un piedistallo, che per essere di tutti non deve appartenere a nessuno …e tutto ciò, invece che alla violenza, porta sostanzialmente al… be’, al delirio di massa.

  2. Bell’articolo, che fa giustamente notare come questa cosa sia ingiusta… secondo il punto di vista di tutte le culture. Non importa a che cultura si appartenga, e questa cattiveria è sbagliata da ogni punto di vista.
    Anche da quello giapponese.

  3. Il distinguo di Kazeatari mi è piaciuto molto, ma su tutto il resto la penso come Karusama.
    Fondamentalmente è proprio l’educazione al rispetto per l’autodeterminazione che manca in Giappone. Ed è proprio quello che cercherò di insegnare a mia figlia quando sarò là, perché se aspetto che le venga insegnata a scuola o dalla società civile, campa cavallo!

    L’unico problema è riuscire a dire in giapponese “La società giapponese mi piace per alcuni aspetti legati alla dignità ed al rispetto dell’umiltà, ma l’educazione al rispetto per l’autodeterminazione manca proprio!” sembrando cool.

  4. Personalmente trovo insensato -e anche un po’ inquietante- che vi siano disposizioni contrattuali inerenti la vita privata del firmatario. Un conto sarebbe dettare certi aspetti in relazione all’immagine da dare sul palco (ad esempio, se un gruppo vuole imitare i Kiss, è ovvio che vengano vincolati a truccarsi ed atteggiarsi come Simmons e co.), un altro è pretendere di regolare la vita della band fuori dal palco. Inoltre mi pare strano da questo punto di vista che abbiano potuto far firmare simili condizioni a quelle ragazze: non c’è niente che tuteli la loro privacy?
    Provo pena per la situazione in cui Minami Minegishi è finita, posso solo sperare che sia in grado di superare questa brutta vicenda e rialzarsi per continuare a vivere.

  5. Avevo letto l’articolo un paio di giorni fa, volevo chiedervi cosa ne pensavate ……..ed ora lo so.
    Le ragazze del gruppo firmano il contratto quando sono ancora minorenni? In questo caso capirei “forse” delle clausole come questa, altrimenti mi domanderei: la legge in Giappone lo consente? Permette che su un contratto ci sia una clausola che vada a creare problemi alla mia vita privata anche se sono maggiorenne?
    Non mi permetto nessuna risposta ovvia, non ho conoscenze in merito , farei solo una figuraccia, aspetterò che qualcuno di voi che ha vissuto in questo”famigerato” Giappone mi dia maggiori chiarimenti, per il resto faccio il tifo per lei….la perdente del momento.

  6. Non capisco questa “assurdità contratto”… A me sembra l’unica critica valida che si possa fare alla ragazza. La mia casa è privata, ma se firmo un contratto per venderla la perdo.
    Ci sono stati tizi/e che per contratto hanno vissuto delle giornate, un mese, mi pare, nelle vetrine di un negozio a Milano.
    Hanno rinunciato alla privacy (che non è un diritto costituzionale, eh) e in cambio sono stati pagati/e. L’unica cosa che non puoi fare con un contratto, quanto a “rinunce”, è venderti un organo… ma ci sono mezzi con cui si aggira la legge (e che il cavaliere, pace all’anima sua, voleva legalizzare qui da noi con “la legge del buon samaritano”).
    Sotto questo aspetto, perlomeno, non è il Giappone che è pazzo… se è una pazzia, è diffusa e si chiama capitalismo, economia, finanza… come preferite di volta in volta.

    Anche Karu, non credo sia fermo tanto su questo punto… Il problema è piuttosto che a queste ragazze viene offerto un simile contratto (e loro lo firmano) per un motivo… L’agenzia vede che “c’è domanda” di un prodotto, le AKB, e lo vende.
    Il problema è il fatto che ci sia questa domanda(!) e il fatto che ci siano ragazze che si prestano perché cresciute ammirando modelli simili a quel che loro sono oggi (idols).

  7. Già un problema molto sentito in Giappone ma a differenza del’Italia, sebbene allo stesso modo deprecabile, in Giappone esiste una sorta di “par condicio” se così lo vogliamo chiamare.

    Non sono SOLO le idol femminili a risentire di questo problema, ma anche gli idol maschili. I contratti capestro esistono per ambedue i sessi. Ho letto diversi articoli in merito a come i ragazzi esordienti debbano dapprincipio “coltivare” le cosidette groupie, condividendo addirittura il numero di cellulare (ovviamente non è il VERO numero privato ma uno ad Hoc per il caso) per tenerle informate dei loro concerti, spostamenti, eventi che li coninvolga ecc, fino a quando hanno ottenuto sufficiente audience per poi troncare ogni tipo di rapporto diretto in cambio di favoritismi sucessivi, come biglietti omaggio ai concerti, prima fila assicurata ecc. Ma NIENTE che permetta loro ulteriori coinvolgimenti con i membri del gruppo. Ed è assolutamente vietato farsi coinvolgere sentimentalmente con una di loro! Queste sono clausule che sono scritte nero su bianco sul contratto. E non solo, se uno o più membri della band vogliono avere una vita sentimentale devono 1) tenerla assolutamente nascosta 2) smentire la sua esistenza in caso di incidentale divulgazione 3) obbligare la relativa partner al silenzio assoluto 4) lasciare la band quando la relazione non è più occultabile; del tipo che un membro di un gruppo annuncia il suo ritiro per qualsivoglia motivo per poi essere fotografato una settimana dopo con suo/a figlio/a tra le braccia….
    Situazioni analoghe succedono anche per le ragazze (soprattutto quelle che entrano nel giro delle school idol, come avrete ben letto nell’articolo che ha pubblicato Karusama – correggetemi se sbaglio -). Se vuoi diventare un IDOL purtroppo non hai scelta se non quella di non farlo. Ma altrimenti queste sono le regole. Vi siete mai chiesti perché per la stragrande maggioranza dei cantanti non trovate l’anno di nascita? (vale per alcune categorie di mercato musicale in genere ma è possibile notarlo in quasi tutte) In Giappone si rimane IDOL fino al compimento del 29esimo anno di età, dopodiché se vali davvero qualcosa prosegui con la tua carriere da cantante, altrimenti tanti saluti e prega di essere capace di fare qualcos’altro (ecco perché spesso non si trova pubblicato l’anno di nascita). Considerate che spesso i ragazzi delle boy band Giapponesi non hanno talento quando vengono “catturati” ma solo un bel visino, poi il talento se esiste viene coltivato e sostenuto ma altrimenti rimani solo un bel visino che balla e fa finta di cantare. A volte li cercano tra coloro che non hanno voglia di studiare, così che siano ben plasmabili e manovrabili: in pratica gli offrono una marea di soldi in cambio di quello che, per i produttori, sono fastidiosi dettagli. E lo stesso vale per le ragazze ovviamente.

    Da notare cmq che i contratti capestro non ti mollano “dopo” aver compiuto 30 anni ne?! Se vuoi diventare attore/attrice del cinema o far parte del mondo musicale quelle sono le regole e non ti è concesso sgarrarle…
    Avevo letto un articolo dove una coppia di attori di 25 anni di età circa (25 anni lei 28 anni lui mi pare) ha dovuto fare le scuse alla popolazione (!) per essere stati colti in flagrante mentre si baciavano per strada. (…manco avessero pestato a sangue qualcuno….*scusate la nota sarcastica ma onestamente lo trovo un tantino esagerato*). Peraltro non è che avessero un cartello in testa con su scritto “guardate siamo XXX e YYY e siamo qui che ci stiamo baciando” Sono stati beccati dal classico paparazzo mentre passeggiavano tranquillamente per strada. A livello teorico però non si dovevano nemmeno frequentare. Il tutto perché i relativi fan, sapendo di una loro relazione, non avevano più l’illusione di fantasticare…

    Scusate la prolissità, ma tempo fa mi ero documentata un pò sull’argomento e quindi ho voluto condividere le informazioni ^^

        1. quote “Figurati, la prolissità a volte è un bene… ed è stato un ottimo intervento! ^__^”
          quote “Ottimo intervento, grazie!”

          Grazie a voi per aver letto i nostri punti di vista ed averli ritenuti validi di apprezzamento! ^^

  8. Grazie a tutti come sempre.
    Chiariamo un attimo un paio di cose:
    1) il paragone con l’Italia l’ho fatto perché in caso contrario, sicuramente, 100%, metto tutte e due le mani e tutti e due i piedi sul fuoco, qualcuno sarebbe arrivato e avrebbe detto” eh ma la condizione della donna in Italia, non è mica migliore….”
    Si il modello che viene proposto è diverso, ma il risultato è lo stesso. Le violenze e le molestie sessuali avvengono anche qui, molto piu di quanto si pensi, e non vengono denunciate quasi mai. Ecco perché nei treni ci sono i cartelli con scritto “il chikan è un crimine, donne urlate, denunciate!” o qualcosa di simile. Sono quasi sette mesi che non uso i treni praticamente mai, quindi non ricordo bene il testo dell’avvertimento.
    E anche qua si usa la stessa scusa, semplicemente la si formula in stile giapponese. Ovvero mentre in Italia, quando c’e uno stupro si dice “eh ma alla fine sono loro che se la vanno a cercare” qua dicono “eh ma sti poveretti che lavorano 12 ore al giorno…bisogna capirli, quando vedono queste ragazze così giovani e carine…” che è un modo molto raffinato (giapponese?) per dire la stessa cosa: se una donna subisce violenza da parte di un uomo, è anche colpa sua.

    2) se vogliamo anche da noi in Italia esiste una “par condicio” per i modelli maschili del mondo dello spettacolo. Ma anche qui, non credo sia questo il punto.

    3)i modelli saranno diversi ma il risultato è lo stesso. Ovvero viene proposto un modello femminile subordinato e ad uso e consumo dell’uomo.

    Io non sto affatto criticando la ragazza, se si è intuito questo dalle mie parole, mi scuso. Non era assolutamente questa la mia intenzione. Me la prendo con chi continua a proporre certi modelli.

    Anche in Italia tante ragazze si offrono spontaneamente allo spettacolo indegno di cui sono protagoniste. Ecco perché, lo ripeto, il problema è fondamentalmente lo stesso anche se a tinte diverse.

  9. quote “3)i modelli saranno diversi ma il risultato è lo stesso. Ovvero viene proposto un modello femminile subordinato e ad uso e consumo dell’uomo.

    Io non sto affatto criticando la ragazza, se si è intuito questo dalle mie parole, mi scuso. Non era assolutamente questa la mia intenzione. Me la prendo con chi continua a proporre certi modelli.”

    Concordo sul fatto che se cambi l’ordine degli addendi il risultato non cambia. Lo stile ed i dettagli saranno correlati all’ambiente ed alla cultura ma alla fine il risultato è lo stesso, su questo sono pienamente daccordo, il problema sussiste inequivocabilmente. Ma onestamente, sebbene a parere mio, le conseguenza di ciò che ha “ipoteticamente ha fatto o meno la ragazza” (del resto non è questo il punto) sono del tutto inaccettabili, mi permetto di dire che lei in origine una scelta l’ha fatta. Dò adito a tutte le attenuanti del caso del tipo: quando ha firmato il contratto era giovane ed inesperta, si è fatta abbindolare e tutto ciò che può esserci dietro. Ma se sai che in quel mondo le cose funzionano e ne vuoi fare parte ad ogni costo allora ti devi anche adeguare alle regole per quanto inique possano essere. Se sei una di quelle persone invece che VOGLIONO cambiare le cose allora le strade da percorrere sono diverse. Non chini la testa ed accetti ciò che ti propongono ad occhi chiusi o ti fai abbindolare dalle promesse ma cerchi di trovare il modo di fare spettacolo mantenendo la tua dignità e se la cosa non fosse possibile allora ti adegui per quanto possibile fino a che ottieni abbastanza voce per dire la tua. Io la vedo in questo modo, ma questo è solo il mio personale parere, non vuole assolutamente essere un’imposizione o una dichiarazione di una verità assoluta. Ci sarebbero tante analogie a cose più quotidiane ma che potenzialmente potrebbero scatenare un vespaio quindi le tengo per me onde evitare 😛

  10. Certamente, ha fatto una scelta e probabilmente (sicuramente?) ne era consapevole. Cosi come le ragazze che in Italia vanno a fare i provini per fare le varie vallette o comunque per umiliarsi in pubblico, sanno benissimo cosa le aspetta e come se lo sanno.

    Ecco perché ho detto che, mentre in Italia, in un modo o in un altro, si sta cominciando a smuovere qualcosa, qui invece non se ne parla neppure. Il nocciolo della questione è questo secondo me.

    1. Penso che il fatto che le “cose si smuovano” sia solo una questione di tempo. Il Giappone è a sempre stato un paese chiuso in sé stesso, solo dopo la seconda guerra mondiale ha iniziato, suo malgrado, ad aprirsi. E l’influenza americana che imperversa in Giappone (non che qui non faccia altrettanti danni), con o meno il consenso dei Giapponesi, di sicuro non aiuta su questo punto. Ma credo che anche se coi dovuti tempi anche lì il punto verrà colto, valutato per il verso giusto e ridimensionato. Del resto, le donne in Giappone come in Italia, hanno avuto le loro vittorie. Non dubito che si possa riuscire in un futuro a cancellare (sicuramente per gradi non di punto in bianco) l’immagine “oggetto” della donna.
      Comunque fa piacere vedere che l’argomento tocca in profondità sia donne che uomini. Indica che un passo avanti sì è già fatto, piccolo magar, ma è pur sempre un passo 🙂 Grazie 🙂

Fatti sentire!

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