Questo post funziona da ripasso e ho deciso di inserirlo nella pagina dove risponde alle domande che possono interessare tutti gli utenti e argomenti importanti ma difficili da inserire in un corso. La trovate a questo link: Risposte e Lezioni Extra.

Rispetto a quanto trovate in questo post, è possibile un diverso approccio (più facile o difficle, dipende solo da voi e dal vostro modo di vedere). Ho scritto altri tre post in merito nelle Lezioni “in sintesi” per il JLPT N5. Li trovate ai link qui sotto e potete leggerli prima o dopo il post di oggi:

  1. Forma volitiva/esortativa in -ましょう
  2. Chiedere e proporre qualcosa (1) – il focus sul parlante: -ましょうか
  3. Chiedere e proporre qualcosa (2) – il focus sull’ascoltatore: -ませんか

L’idea per questo articolo nasce da una domanda di Eli.

”Vましょう si usa per proporre di fare qualcosa insieme.”
Negli esercizi di conversazione. però. mi pongono come esempio ciò che segue:
A: 私は明日銀行へ行きます。ローラさんも一緒に行きますか。
B: はい、行きます。何時頃行きますか。
A:2時頃行きましょう。
In base a quello appreso a lezione avrei utilizzato “ましょう” anche nella seconda e terza frase:
”ローラさんも一緒に行きましょう。”
”はい、行きましょう。”

Le mie domande sono: entrambe le forme sono corrette?
Se sì, quale è quella più corretta e perché?

 

Ed ecco la mia risposta.

Laura-san (sempre che “roora” si riferisca ad un’inglese di nome Laura) mo issho ni ikimasu ka si può sostituire in teoria con “…ikimashou” ma qui non è il caso di farlo.
Il fatto che ci sia “issho ni” non ha importanza: non si sta davvero proponendo qualcosa se si usa “ikimasu ka”, ufficialmente si domanda se viene o no, punto, senza particolare enfasi. Inserendo ikimashou suonerebbe più come “Ci andiamo insieme?!”

Hai tre gradi di cortesia e/o esitazione nel proporre, simili a quelli dell’italiano:

  • a) issho ni ikimasen ka? = Non verrebbe con me?
  • b) issho ni ikimasu ka? = Viene con me?
  • c) issho ni ikimashou ka? = Ci andiamo insieme?

Per usare (c) in un contesto del genere sarebbe bene sapere già che l’altra persona vuole andare in banca domani. Se non lo so, chiedo se ci deve andare. O chiedo se viene con me, ma non dico qualcosa che suoni come “Andiamoci insieme!” anche se posto poi come domanda.
Esempio:
Laura: Domani vado alla banca SMBC
John: Devo andarci anch’io domani. Ci andiamo insieme? (issho ni ikimashou ka)
In un diverso contesto, come un educato invito o un favore potrei usare ikimasen ka.

Se poi Laura avesse risposto “Hai ikimashou” avrei pensato “caspita che entusiasmo…”, tanto per capirci. Difatti qui, con hai, ikimasu fa capire che ci deve andare e che è disposta ad andarci insieme.
Viceversa, appurato che ci andranno insieme, dire nanjigoro ikimasu ka e nanjigoro ikimashou ka non è troppo diverso. Ma usando ikimasu ka si chiede quando va l’altra persona e si fa intendere che ci si adegua a quel piano. Se dicesse nanjigoro ikimashou ka sarebbe come dire “Quando vogliamo andare?” e quindi come dire “decidiamo insieme quando andiamo”.

LA FORMA IN -MASHOU(KA)

La forma in -mashou si dice esortativa. Serve quindi a esortare a fare qualcosa.  Possiamo distinguere due casi principali.

1) In un’affermazione l’uso di -mashou corrisponde a qualcosa tipo Forza, facciamo xxx Serve insomma a spronare a fare qualcosa. Ad esempio ikimashou sarà simile a qualcosa tipo “Su, andiamo!”… almeno NEL TONO, perché per tradurre Forza o Su in genere deve esserci “saa” davanti: Saa, ikimashou! (Forza, andiamo!), ma poco importa. L’idea di fondo è la stessa “io faccio questo, partecipa anche tu, dai!”
In generale in inglese avremmo Let’s… blabla (vd. punto 3).

2) In una domanda l’uso di mashou serve a invitare a fare qualcosa:
そろそろ、出発しようか。
sorosoro, shuppatsu shiyou ka?
Che si fa, si parte?
O anche:
じゃあ、行こうか。
jaa, ikou ka?
Allora, andiamo?
E’ vero che si parla semplicemente di proporre o invitare, ma il tono propositivo è forte rispetto alle altre forme viste sopra. L’idea di fondo è “io faccio questo, partecipi/collabori?”

Sforziamoci solo un altro po’…

Sì, avevo parlato di “due” casi, ma sono solo i principali. Quelli che seguono sono “casi particolari”, se volete (almeno al nostro orecchio), o casi a parte, in base a come vedete la cosa, se date importanza o meno a chi è il VERO soggetto della frase (quindi non “grammaticalmente parlando”: mi riferisco in pratica a chi dovrà agire davvero, per così dire, nel contesto in questione).

3) Il giapponese fa largo uso della forma al punto 1: poiché convolge il parlante in primo luogo, la si usa a volte al posto dell’imperativo perché non sembri che si stia dando un ordine!

Esempio tipico dei libri di testo con -mashou o la corrispettiva forma piana (di solito indicata con -(yo)u ka/-(よ)うか):
この言葉を覚えよう!
kono kotoba wo oboeyou!
Impariamo queste parole!
O anche:
もうちょっと頑張ろうね
mou chotto ganbarou ne
Sforziamoci un po’ di più, ok?
(detto dall’insegnante che ovviamente non deve sforzarsi, sta solo allo studente).
Per questo abbondante uso della forma in mashou le traduzioni in inglese che si possono leggere in giro da queste parti (in particolare nelle pubblicità) sono piene di “Let’s…”. Ad esempio: Let’s enjoy a fresh drink!

Allo stesso modo si può creare una domanda con -mashou o la corrispettiva forma piana in modo che sembri partecipativa, ma sia in effetti di sprone all’interlocutore. Esempio:
どう?もうちょっと頑張ろうか?
dou? Mou chotto ganbarou ka?
Che ne dici? Ci sforziamo un po’ di più?

4) Anche questo è un caso particolare, su cui non stressarsi troppo perché non rientra nei normali programmi a questi livelli. La forma in -mashou/-(yo)u ka è anche una forma volitiva. Questo non significa che abbia a che fare con frasi tipo “io voglio fare…”. Significa invece che si implica la determinazione del parlante a fare qualcosa.

Se davanti ai compiti ancora da iniziare dico tra me e me, Yoooshi, ganbarou! posso tradurre Bene, diamoci dentro! col plurale in italiano come in inglese (Let’s…), ma lo dico tra me e me ed è ovvio quindi che mi riferisco unicamente a me: nessuno collaborerà per completare i miei compiti a casa.

Anche per questo caso particolare posso passare dalla forma affermativa alla domanda e lo faccio per offrirmi di fare qualcosa. Un esempio è la frase seguente:
お兄さんが手伝ってあげようか。
Oniisan ga tetsudatte ageyou ka?
Vuoi che il tuo fratellone ti dia una mano?
(n.b. dicendo “il tuo fratellone” qui parlo di me stesso in terza persona).
Per capire dove sia andata a finire la componente partecipativa della forma in -mashou possiamo semplicemente cambiare la nostra traduzione in italiano così:
Facciamo che il tuo fratellone ti da una mano?
Tra questa e la precedente dovrebbe essere chiaro che sì, la frase non significa certo “Io e te ti diamo insieme una mano?”, che non ha alcun senso, ma la partecipazione del nostro interlocutore non è scomparsa del tutto in questo ultimo esempio.

2 thoughts on “Domande – La forma in -mashou (ka)

  1. oh God! Sono tantissime nozioni! Grazie! 🙂 🙂 🙂 La maggior parte delle quali devo ancora studiarle XD forse è anche per questo che non riuscivo a comprendere il perché di quella scelta. Hai mai pensato di fare l’insegnante di lingua giapponese? (se già non lo sei) Secondo me ci sei molto portato! Riesci a rendere leggibili concetti complessi il che non è da tutti. 🙂

Fatti sentire!

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