gorogoroLa volta scorsa abbiamo parlato di 擬声語 giseigo ovvero le onomatopee dei suoni prodotti da persone e animali (giseigo significa parole che imitano la voce).

Il secondo gruppo di cui ci occupiamo è quello dei giongo 擬音語. Come potete notare cambia solo il kanji centrale: qui abbiamo “suono” al posto di “voce” e dunque giongo significa semplicemente parole che imitano i suoni.

Per completezza vi dico che, data la definizione un po’ generica di giongo, c’è chi ritiene i giseigo un sottogruppo dei giongo (perché la voce è comunque un suono) e c’è chi considera i giseigo un gruppo a parte, considerando tra i giongo solo le parole che imitano suoni non animali o umani.

Il terzo gruppo di onomatopee, il mio preferito… è una sorpresa per la prossima volta!

Prima di cominciare vi vorrei ricordare una cosa…

l’argomento non va preso alla leggera, non più del necessario perlomeno: è un argomento interessante e divertente, ma non è affatto secondario. Le onomatopee in giapponese sono molto più usate che in italiano, non vengono usate solo nei fumetti. come potreste pensare, e non sono usate solo dai bambini: fanno parte a pieno titolo del linguaggio quotidiano.

Dal nostro punto di vista sembrerà un modo di esprimersi infantile, ma considerate che in giapponese anche un adulto può dire: “家の前で小さい犬がワンワンと鳴いていた” cioè “davanti a casa un cagnolino faceva bau bau”. Come detto la volta scorsa 鳴く (naku) è il verbo che si usa per dire che un animale sta emettendo il suo verso ma noi avremmo detto semplicemente abbaiava, invece in giapponese è spesso riportato anche il suono tramite l’onomatopea appunto. In fondo è solo un diverso metodo d’esprimere la stessa cosa: forse in giapponese non si è sentita la necessità di creare un verbo per dire “abbaiare”, uno per “miagolare” e così via, quando si poteva semplicemente imitare il suono e aggiungere “to naku”.
Ma lasciamo perdere. La costruzione di una lingua è un fenomeno complesso, le onomatopee giapponesi esistono e tanto ci basta per decidere di studiarle.
E ricordate: preparatevi ad incontrarle spesso!

  • BATAN è il rumore della porta che sbatte:
    ドアがバタンと閉まるのが聞こえた
    doa ga batan to shimaru no ga kikoeta
    Ho sentito la porta chiudersi con un BATAN!
  • PARAPARA è il suono che fanno le pagine quando vengono sfogliate oppure della pioggia leggera.
    雨がパラパラと降っている
    ame ga parapara to futteiru
    La pioggia cade facendo parapara (Cade della pioggia leggera)
  • ZAAZAA: suono dell’acqua corrente o della pioggia battente
    ざあざあ雨が降った
    zaazaa ame ga futta
    La pioggia cadeva a scrosci
  • PYUUPYUU: fischio, suono sibilante, fruscio, suono del vento (anche hyuuhyuu)
    冬には北風がぴゅうぴゅう吹く
    fuyu ni wa kitakaze ga pyuupyuu fuku
    (Qui) d’inverno fischia il vento del nord
  • KANKAN – CHIRINCHIRIN: suono di campane, le prime sono più grandi (鐘 kane) e le seconde piccole, un campanellino (鈴 suzu).
    鈴のちりんちりんとなる音
    suzu no chirinchirin to naru oto
    il suono d’un campanello che fa chirinchirin (il tintinnio d’un campanello)
  • GOROGORO: rimbombo fragoroso, boato (es. del tuono)
    雷がごろごろなる
    kaminari ga gorogoro naru
    un tuono rimbomba in modo fragoroso
    …ma indica anche il ciondolare per casa senza far nulla, curioso, no? ^__^;;
  • DON vs. DONDON: Questo esempio di onomatopea mi permette di farvi notare che non sempre le onomatopee sono necessariamente formate da due parti uguali (come dicono altri siti che si occupano di giapponese!). Ad esempio si può trovare solo “DON” come rumore di esplosione, tipo il classico BANG, oppure si può trovare “DONDON” come rumore di qualcuno che bussa alla porta
    だれかがドアをどんどんたたいている
    dare ga doa wo dondon tataite iru
    Qualcuno bussa alla porta (facendo knock knock)
    ovviamente un suono improvviso come un’esplosione è espresso da un’unica parte “DON” (o “dooon”) mentre bussare alla porta non è un unico lungo suono e quindi l’onomatopea è espresso da due parti uguali in sequenza.
  • KACHIKACH. Dopo DONDON anche KACHIKACHI può richiamare il bussare alla porta oppure altri tipi di ticchettii ad esempio il ticchettio dell’orologio:
    時計のカチカチという音だ
    tokei no kachikachi to iu oto da
    è il suono ticchettante di un orologio
  • KUSUKUSU, GERAGERA, KERAKERA: diversi tipi di suoni di risata, a partire da KUSUKUSU che è solo una risatina (avete presente “asd“?), GERAGERA è una risata sguaiata e KERAKERA è una risata “dal tono alto”. Ricordate quanto detto a proposito delle rane nel post precedente?!? La K ha un suono più duro e quindi indica un suono più forte, alto, ecc. della G …e quindi una rana più grossa, risata più forte, di più persone, eccetera.
    彼はあの漫画を読みながらずっとくすくす笑っていた。
    kare wa ano manga wo yominagara zutto kusukusu waratte ita
    ha ridacchiato (da solo) per tutto il tempo mentre leggeva quel manga
  • GYAAGYAA: Rumore di gente che parla a voce alta in modo fastidioso. Indimenticabile Gin-san in Gintama:
    ギャアギャアうるせぇんだよ 発情期ですか? コノヤロー
    gyaa gyaa urusee-n-da yo. Hatsujouki desu ka? Kono yarou…
    “wah wah wah”… che baccano. Mi dica, è per caso in calore… stronzetto?
    Ma è anche il rumore di un neonato che piange:
    赤ちゃんがずっとぎゃあぎゃあ泣く
    aka-chan ga zutto gyaagyaa naku
    il neonato piange tutto il tempo (facendo ueeh, ueeh)

Le traduzioni possono sembrare innaturali in italiano e risultano quantomeno difficili da fare… ma forse ve ne siete resi conto da soli.

Infine, anche se ora abbiamo visto qualche esempio, le onomatopee possono avere molti significati a seconda del contesto. Come appena detto per gyaagyaa o ancora, ad esempio, per pekopeko, che vale per uno stomaco vuoto, così come per un continuo inchinarsi ossequiosamente. A volte questo altro significato può essere di altra natura, un altro tipo di onomatopea… ma ne riparleremo.

Non mi sono soffermata troppo sulle frasi. Ricordate solo che le onomatopee sono in pratica un avverbio che aggiunge un’informazione o dà enfasi alle cose descritte dalla frase (sarà forse più chiaro dopo che avrete letto anche il terzo post sulle onomatopee). Quel che intendo è che, facendo sempre riferimento alla prima frase: “ho sbattuto la porta con un forte BATAN”, il fatto di aver descritto il rumore non aggiunge molto alla traduzione italiana, no? Tutto sommato bisogna solo imparare a cogliere il senso generico dell’onomatopea, l’intensità del rumore… insomma a cogliere questo tipo di informazioni così come fanno i giapponesi. Poi però molto probabilmente non riporterete la nostra onomatopea nella traduzione, quindi non preoccupatevene… non troppo perlomeno.

A presto… o a quando sarà pronto il prossimo articolo sul tema (in realtà sono io a dover fare mea culpa, poiché è pronto da tempo, ma manca il mio editing – Nota di Kazeatari).

4 thoughts on “Onomatopee (2): altri suoni

  1. Belli e interessanti come sempre questi post! Un paio di Onomatopee tipo PARAPARA e GYAAGYAA mi è capitato di sentirle in canzoni e/o dorama, e confermo (guardando soprattutto dorama) che per loro sono di uso comune, e sono troppo kawaii quando le pronunciano w

    1. Mi spiace, il tuo commento era finito tra lo spam, l’ho trovato per caso.

      Domanda difficile così su due piedi, perché 1. spesso non c’è una sola onomatopea per un concetto, 2. leggendo le si nota sempre poco e 3. si tende ad avere un certo bias in base a quel che si legge (il media, il genere e l’epoca portano ad avere un’onomatopea e non un’altra per una stessa cosa).
      Ad ogni modo ti dico quelle che mi vengono in mente
      Quando qualcuno scompare all’improvviso si usa in genere fu- (フッ fu + tsu piccolo), qui sotto nella prima vignetta il subordinato “scompare”
      fu
      Ah, a proposito visto che il tipo sopra sembra un ninja… il termine tradizionale è ドロン doron se riferito ai ninja che scompaiono o a animali/spiriti che scompaiono o si trasformano in qualcos’altro, gen. in una nuvola di fumo.
      doron
      Se qualcosa “lascia un vuoto” invece gen. trovi パッ pa- o anche, a naso più nello scritto più che nei manga, ポッ po- (ah questo anche per una luce che scompare), da cui poi pokkari(to) e pokan(to)
      pa

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