gomennasaiSì, sì, gomen nasai serve anche per scusarsi, ma non si può usare proprio sempre, quindi se avete imparato così, dimenticate questo mito

Gli usi di gomen nasai sono essenzialmente (ben!) 6, sebbene la traduzione sia spesso riconducibile a un semplice “mi scusi”.

La traduzione letterale dei singoli termini suggerisce però un qualcosa di un po’ arcaico, tipo: Per cortesia, mi faccia (la grazia di perdonarmi?).

Iniziamo parlando un po’ del termine e cerchiamo di capire da dove deriva, ma se volete saltare ai suo significati, potete già farlo si trovano più giù, dove trovate il titolo GLI USI DI GOMEN NASAI.

Questo perché nasai deriva da nasaru, il verbo “fare” in forma onorifica, e volendo mantenere “fare” non è semplice tradurre. Qualcosa di più realistico potrebbe essere ad esempio: Per cortesia mi dia il suo perdono.

Fate attenzione che uso il termine “perdono”, per restare prossimo al significato che conoscete, ma piuttosto dovremmo parlare di “autorizzazione” (ad esempio “men” si ritrova in “menkyo”, patente, licenza) o anche “permesso” (e vedrete più avanti come questo tornerà in uno dei significati).

I kanji con cui questo termine è scritto sono 御免 , go-men. Dunque per ora ignoriamo “nasai” (forma imperativa cortese di “nasaru”, fare, che però scrivo sempre senza kanji) e ci soffermiamo invece un attimo a parlare di 御 e 免.

Il primo kanji, go, è prefisso onorifico e ovviamente, in quanto onorifico, denota un certo rispetto (come, lo abbiamo già detto, lo stesso verbo nasaru). Poiché è presente questo rispetto, questa forma di deferenza, non uso il prefisso “go” per riferirmi a qualcosa di mio*, lo faccio per associare il termine che segue a qualcun altro. Nel caso specifico parlo del permesso dato da qualcun altro.

* Non è sempre vero, ma in questo caso sì, quindi non preoccupiamocene.

Il kanji , men, invece… be’, lo lascerei stare. Basti pensare che in origine rappresentava… un parto! Dall’idea di tirar fuori il bambino, a quella di farlo fuggire, fino all’idea di permettere di fuggire a un obbligo, quindi “esentare”. Assai complesso, no?^^

Questo però ci spiega perché la parola men in origine serviva come espressione di rispetto verso chi concedeva un permesso (ci faceva fuggire da un obbligo), ma dall’epoca Muromachi (1333 – 1573 d.C.) è divenuta un’espressione per chi chiede un permesso. Come dice la wikipedia giapponese poi, in epoca Edo (1603 – 1868 d.C.) prese a indicare anche una tassa sui salari (come abbreviazione di 免合 men’ai)… che bravi, tassavano sì, ma sapevano che era il caso di chiedere scusa… o(`ω´*)o

…e nasai?
Come detto è il verbo “fare”, ma invece d’essere nella normale forma, piana (suru) o cortese (shimasu), è in “forma onorifica” (che uso solo se il soggetto è una persona cui devo portare particolare rispetto). Il verbo in sé sarebbe nasaru, ma per fare un imperativo “non troppo brusco” scelgo questa particolare forma: nasai.

GLI USI DI GOMEN NASAI

Ma torniamo a gomen nasai …uso dunque questa espressione per scusarmi con persone cui devo un enorme rispetto, visto che nasai è così cortese in origine? Non so, se sono al cospetto dell’Imperatore e faccio una cavolata, uso gomen nasai?! Noooo! Anzi, appartiene più che altro alla sfera del privato!

Oramai gomennasai si può considerare una parola unica o al più un’espressione “definita” o una “frase fatta”, se volete, e si usa nella vita di tutti i giorni, come oyasumi nasai o okaeri nasai. Ha una certa tendenza ad essere usato più che altro dalle donne di una certa età, anche al di fuori della famiglia, ma la differenza d’età tra parlante e ascoltatore è anche importante (p.e. si sente molto tra bambino e genitori, bambino e nonni, ecc.). Se poi è privo di “nasai” il suo uso si estende di molto e lo si ritrova nelle coppie e tra amici (più che altro “amiche” però: i maschi preferiscono “warui”).

Ma bando alle ciance e vediamone gli usi possibili!

  1. Favore
  2. Ringraziare
  3. Saluto
  4. Chiedere permesso (tra la folla)
  5. Rifiuto (Sore wa gomen da! Una cosa del genere proprio no! Non l’accetto!)
  6. Scusarsi davvero

Vediamo a quali situazioni particolari si riferisce ciascuna delle sfumature elencate.

1. Prima di chiedere un favore

Si usa per “aprire la frase” quando si vuole chiedere un favore. Posso tradurre tanto “Scusa”, quanto “Per favore”.

ご免なさい、醤油を取ってもらってもいいですか。
gomen nasai, shouyu wo totte moratte mo ii desu ka.
Scusa, mi passi la salsa di soia?

2. Ringraziare per un favore ricevuto (di solito inatteso)

Non è molto diverso dal precedente, ma questo si usa quando si è ricevuto un favore, specie senza chiederlo. Dico “favore”, ma è spesso una cosa piccola che qualcuno ha fatto per noi (possiamo averla chiesta espressamente o no) e per cui ci sentiamo o fingiamo di sentirci un po’ in colpa (per aver lasciato che qualcun altro la facesse per noi).

Raccogliete qualcosa che una signora ha lasciato cadere e probabilmente vi dirà:
ごめんなさいね~
gomen nasai ne…

Che è un’espressione di scuse, ma è anche, a tutti gli effetti, un modo di ringraziare. Si preferisce un’espressione del genere se il favore ricevuto è qualcosa di inatteso e/o vogliamo tramettere che non ce lo aspettavamo.

Ah, attenzione che sumimasen si può usare nello stesso identico modo.

3. Saluto

a) Quando non si è accolti in una casa o in un negozio si deve dire qualcosa per far notare la propria presenza, chiamare qualcuno. È come chiedere permesso, ma a mo’ di saluto e per attirare l’attenzione.

Permesso? Si può (entrare)? C’è nessuno?

Espressioni equivalenti sono “sumimasen” (il più usato) o anche “gomen kudasai” (per attirare l’attenzione). Si usa invece ojama shimasu (lett.: La disturbo) mentre si entra a casa di qualcuno.

b) Un altro uso, come saluto, ma andando via, ad esempio, da una casa.

ではこれでごめんなさい
de wa kore de gomen nasai
Be’, a questo punto mi scuserete (…ma vorrei congedarmi)/A questo punto mi congederei
Be’, dovete scusarmi (ma io andrei)

4. Permesso

Come al punto 3a, anche qui si può tradurre con “Permesso”, ma mentre lì aspettavo fuori da una casa o negozio, dicendo “Mi scusi…!”, “Scusate!” come a dire “C’è nessuno?”, qui il “mi scusi” o “scusate” o, mi ripeto, “Permesso”, è quello che si usa quando si vuol passare in mezzo alla folla o comunque si chiede a qualcuno di lasciarci passare (per esempio per uscire da un ascensore): non è certo il caso di usare un rude どけ!doke! ovvero “Levati(/evi) di mezzo!”.

Anche in questo caso direi che gomennasai è più usato dalle donne e tenete presente che resta più usato sumimasen.

5. Rifiuto

In questo caso equivale al nostro “No grazie!” ed è quindi un modo di rifiutare. Come notate dagli esempi sotto c’è un’ulteriore particolarità: non si usa il verbo nasaru, ma il verbo essere, “da”. Potremmo quindi dire, a ragione, che in linea di principio si tratta di qualcosa di radicalmente diverso…. ma, siamo seri, è la stessa parola, no?^^;;

原発はごめんだ!
genpatsu wa gomen da!
Centrali nucleari, no grazie!

二度とゴメンだ
nidoto gomen da
Non ci sarà una seconda volta!
Col cavolo che (…) di nuovo!
(…) di nuovo? No grazie!

C’è un’altra possibilità: che gomen compaia preceduto da 真っ平 (spesso in kana, まっぴら), ovvero “mappira”. Si usa di solito quando se ne è avuto abbastanza, se ne ha fin sopra i capelli (mentre il semplice “gomen da” è un rifiuto a prescindere dal fatto che si sia avuta o no la stessa esperienza in precedenza).

お説教はまっぴらごめんだ
osekkyou wa mappira gomen da!
Di sermoni ne ho avuto abbastanza!
Delle (tue) lezioncine ne ho fin sopra i capelli!

Notare che “gomen nasai” si può, per intero, usare come (ma più che altro anteporre a) un rifiuto. Ad esempio posso avere:

ご免なさい。お請けできません。
gomennasai. ouke dekimasen
Mi scusi, ma non posso accettar(lo)/prendere in carico (pratica, denaro, ecc.)

In un contesto così formale però si è più sicuri se si usa 申し訳 moushiwake, che sarà seguito da ない nai, ないです nai desu, ありません arimasen o ございません gozaimasen, il tutto in un crescendo di cortesia e formalità.

6. Scusarsi davvero

Se usato per scusarsi davvero in un certo sensogomennasai 3 ha un che di infantile.
Si sente usare quando tra gli interlocutori c’è differenza d’età (da parte d’un bambino o anche parlando ad un bambino) o quando si è fatto qualcosa per cui si merita un rimprovero.

Può capitare tra fidanzati, per esempio, ma anche tra amici e familiari, solo che in questo caso (ragazzi/uomini in particolare) non si aggiunge il -nasai: tolto il -nasai, gomen, è comunissimo e il resto del discorso (sul fatto che “suoni infantile”) viene a cadere.

gomennasai 2Alla luce di ciò possiamo rivedere un secondo il caso uno. Gomennasai sarà raro in molti contesti, specie se formali. Sul luogo di lavoro può essere usato da una donna con qualche suo sottoposta/o (nella stessa situazione un uomo usa più sumanai, direi), per esempio dopo aver chiesto un favore (caso uno, appunto), ma assolutamente non in altre situazioni, per esempio dicendo a un cliente scusi se l’ho fatta attendere o a tutti gli impiegati “Scusate se vi ho riunito qui con poco preavviso”… o cose del genere.

Non è strano perché una differenza d’età equivale a un rapporto gerarchico (adulto>bambino come capoufficio>impiegato) e spesso è anche vero l’inverso, cioè che un rapporto gerarchico implica differenza d’età… ma questo ha più a che fare con la società giapponese (dove tradizionalmente si avanza con l’età e non con il merito) che con la lingua in sé ed è il caso di lasciar perdere o non sappiamo dove andremmo a finire.

Attenzione, tutte le immagini sono solo vagamente correlate al contesto ^__^

gomennasai 4

6 thoughts on “Miti – Gomennasai solo per scusarsi?!

  1. A proposito di gomennasai lo scorso maggio ero a Kyoto su un autobus ho rischiato di inciampare su un ombrello di un anziana signora, poiché sporgevano troppo dal suo sedile e lei per scusarsi disse la fatidica parola “gomennasai” e io per tutta risposta dissi “daijoubu” ero al 7mo cielo tra di me dicevo : Figo ! Ho fatto conversazione in giapponese al di fuori di un conbini! LoooooooooL !

Fatti sentire!

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