No, non voglio girare il coltello nella piaga il giorno dopo l’eliminazione, non ho le traveggole e non parlo nemmeno di una squadra… Più semplicemente a questi mondiali ho visto (per la prima volta) vincere l’educazione e le buone maniere, nel caso specifico, quelle dei tifosi giapponesi.

screen-shot-2014-06-16-at-10-44-41-amA quanto detto dai giapponesi intervistati in proposito, la cosa era semplicemente “del tutto ovvia” (当たり前 atarimae), perché l’idea di portarsi a casa i propri rifiuti – da smaltire poi correttamente secondo i principi della raccolta differenziata (molto rigida in Giappone) – è effettivamente ormai parte della mentalità della maggior parte dei giapponesi.

Non è sempre stato così però.

Noi attribuiamo i comportamenti di un popolo a chissà quale ancestrale retaggio o a un qualche processo evolutivo. Il tutto ci permette di sfoggiare una certa dose di razzismo, associando il comportamento di un singolo a un intero popolo (e vi ricordo che, se intendiamo il concetto alla lettera, sia “i francesi non si lavano” che “i giapponese sono tutti educati” sono esempi di razzismo).

In realtà le abitudini di un popolo non sono scritte nel DNA e si cambiano, a volte anche in fretta, se c’è la volontà di farlo. Ad esempio, prima delle Olimpiadi di Tokyo del 1964 i giapponesi (di norma) non rispettavano le file, così come oggi (di norma) non lo fanno i cinesi. Oggigiorno i giapponesi (alcuni perlomeno) sono arrivati ad amare le file… in senso più o meno letterale, per una serie di motivi di cui vi parlerò un’altra volta.

Ma come è stato possibile cambiare l’atteggiamento dei giapponesi riguardo ai rifiuti?

mondiali (1)È stato dopo il secondo attentato della setta Aum Shinrikyou, quello che nel 1995 colpì con il gas nervino i passeggeri della metropolitana di Tokyo, che si decise di dare il via a una sorta di campagna per eliminare i cestini dell’immondizia dalle stazioni, prima, e dalle strade, poi.

Perché? Perché era nei cestini dell’immondizia che erano stati messi i contenitori del gas nervino… O almeno così me l’hanno spiegata in Giappone due diverse sensei.

Se è questo che tutti credono però, si sbagliano. I contenitori erano in sacchetti di plastica avvolti in carta di giornale. La maggior parte di questi fu abbandonata dagli attentatori nei vagoni dei treni (dove di norma non ci sono cestini dell’immondizia), non sulle banchine. Ovviamente non prima d’aver forato i contenitori con la punta di ombrelli (opportunamente appuntita suppongo) perché il gas si disperdesse.

Così, con la stessa logica per cui si sarebbe potuto decidere di proibire gli ombrelli, si è deciso di eliminare o ridurrei cestini, creando nel contempo una sorta di nuova, ovvia regola di convivenza civile: “l’immondizia va portata a casa”.

mondiali (3)A ben vedere “pulisci dove sporchi” (giustissimo) e “l’immondizia tua te la porti a casa” sono cose diverse.

Qualcuno forse se ne era anche accorto e magari ha perfino obiettato, così è saltato fuori uno studio scientifico (si tende a crederci di più se ti dicono che c’è una ricerca in proposito) secondo cui i dintorni di un cestino dell’immondizia tendono ad essere più sporchi di luoghi dove non c’è cestino… D’altronde è ovvio che io non butti nulla dove non c’è cestino, mentre se qualcuno prova a centrare un cestino e lo manca, c’è una certa possibilità che poi non raccolga il suo fazzolettino per provare un secondo tiro.

Personalmente credo che la scarsa mira di pochi non dovrebbe eliminare un servizio per tutti gli altri, ma si vede che questo non era all’epoca il pensiero condiviso. Almeno fino al 2010, data del mio primo viaggio in Giappone, quando trovare un cestino in una stazione a Tokyo era impresa ardua.

Oggi non è più così, non proprio almeno. Sembra che si sia arrivati a un compromesso. Nelle stazioni dei treni si trovano i cestini, sia in banchina che in stazione, in genere sia quelli della differenziata che dell’indifferenziata. Nelle metropolitane si trovano in genere solo quelli dell’indifferenziata (ma è solo una tendenza) e solo in stazione, non sulla banchina. Restano assenti dalle strade: gli unici posti dove poter buttare qualcosa sono i konbini (i convinience store, i supermercatini aperti 24 ore su 24, 365 giorni l’anno), ma il privilegio è di norma riservato ai clienti.

mondiali (2)Ad ogni modo, grazie a quella campagna, per quanto fondata su basi fumose, sono cambiate le buone maniere dei Tokyoiti (non di tutti i giapponesi, perché in realtà la situazione nel resto del Giappone è ben diversa e i cestini si trovano ancora, normalmente, per le strade), come già era successo per le Olimpiadi di Tokyo.

Ed è grazie a questa “strana campagna” e ovviamente grazie ai tifosi giapponesi, che la Coppa del Mondo può darsi un attimo di tregua dai tanti brutti fatti visti in Brasile a ridosso dei Mondiali, smettere di disperarsi come il capitano Picard e magari sorridere, piacevolmente sorpresa.mondiali - picard

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