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Oggi riprendiamo il discorso sulle tribù, o 族 zoku, e scopriamo cosa c’entra l’immagine all’inizio dello scorso articolo (il link di un attimo fa) con la “tribù” detta appunto nagara-zoku ながら族.

Troppo pigri per andare a vedere? Vi vengo incontro io! È l’immagine della statua di un uomo, Ninomiya Kinjirou (link a wiki eng), che legge un libro mentre cammina. Ma non sveliamo subito di che si tratta e procediamo per gradi…

Dunque abbiamo visto come per un periodo il suffisso zoku veniva appiccicato a tutto ciò che fosse nuovo e/o “di tendenza” e condiviso da un gruppo sufficientemente grande di persone.

D’altronde l’individuo nella società giapponese del dopoguerra aveva perso la sua identità, mentre la società stessa nel suo complesso si stava ricostruendo dalle fondamenta. Era semplicemente naturale che le persone cercassero nuovi elementi che potessero dar loro identità e un gruppo d’appartenenza… una tribù, appunto.

Questi gruppi, queste tribù, tendevano a risaltare, chi più chi meno, all’interno della rigida società giapponese, che ragionando con categorie più “classiche” e tradizionali, non capiva queste mode, e dunque aveva un (atavico) bisogno di “etichettarle” il più rapidamente possibile, insomma, di dargli un nome… e quando le cose si fanno di fretta, si tende a farle in modo approssimativo e ripetendo gli stessi schemi. Fu così, se posso dire la mia, che le lettrici della rivista femminile Hanako e le gang di vandali su due ruote si trovarono accomunate dal suffisso -zoku, tribù.

La nagara-zoku era una di queste “tribù”. Il termine era un’etichetta per tutti quelli che mentre (nagara = mentre) studiavano o lavoravano amavano o non potevano fare a meno di fare qualcos’altro, come ascoltare la musica o la radio, ad esempio, oppure guardavano sempre la tv mentre mangiavano, e così via…

Ora il termine che indica la nostranagarazoku2 02 “tribù del mentre” non è più così comune, ma si incontra ancora! Più spesso come riferimento a un concetto (vd. sotto), ma anche per esteso, come si vede qui a fianco.

Traduzione – Madre: “Quando studi, concentrati solo sullo studio!”. Vicino alla figlia troviamo scritto “Mentre guarda la tivù E mentre disegna manga” (sottinteso “sta studiando”).

Più che nel senso preciso di nagara-zoku, il termine torna ormai più spesso come riferimento. Ci si riferisce cioè al concetto di “nagara-zoku”, utilizzando la semplice parola nagara ながら , da sola o con altri termini… in genere con una sfumatura di biasimo!

In particolare il biasimo è tutto per chi, mentre cammina, fa qualcos’altro… che una società “fanatica della sicurezza” come quella giapponese (giustamente per carità), fatica ad accettare. Un esempio si trova nel manifesto qui sotto…

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Qui si vedono una serie di comportamenti considerati sbagliati, perché pericolosi. Il termine ながら nagara è usato esplicitamente, più volte. Ah, chiariamo… Si tratta di una delle tante campagne che le compagnie ferroviarie fanno per sensibilizzare gli utenti e, ufficialmente, ridurre il numero di incidenti… poiché se si finge* che il 62% dei suicidi in stazione siano in realtà semplici incidenti dovuti al consumo di alcol, poi devi fare qualcosa per combattere il problema.

Apriamo una parentesi su questi “incidenti”. Il Giappone ha un numero di suicidi tra i più alti al mondo (oltre 30 mila ogni anno), molti dei quali sono 人身事故 jinshin jiko, “incidenti con corpo umano” (i.e. un treno investe qualcuno). Se però mi si viene a dire che il 62% degli incidenti è un incidente dovuto all’alcol (altro manifesto), tolti gli incidenti di altro tipo, i suicidi saranno… Quanti? Il 30%? Se così fosse allora la gente che finisce sotto un treno per colpa dell’alcol potrebbe essere qualcosa come 40-60 mila persone all’anno! Se fosse vero sarebbe un ecatombe! Ma nemmeno se ci fosse un Oktoberfest ogni giorno! Non basterebbero tutti i gruppi di alcolisti anonimi del mondo per aiutare! No, la cosa più ragionevole è pensare che le compagnie dei treni vogliano – per sicurezza – divergere il biasimo dei suicidi sugli utenti. D’altronde, per esperienza, la maggior parte degli incidenti avviene la mattina, mentre i giapponesi perlopiù si ubriacano dopo l’orario d’ufficio.

I comportamenti sbagliati vengono giustamente stigmatizzati anche senza l’uso del nagara, ma come vedete nei manifesti qui sotto, capita quasi sempre.

Vi faccio notare ancora un paio di cose e poi vi lascio ♪~(´ε` )

Il termine che ritroviamo più spesso è ながら歩き nagara-aruki. Questo termine nasce da espressioni come 読みながら歩くこと yomi-nagara aruku koto, cioè “il camminare (cioè aruku koto = aruki) mentre si legge ( = yomi-nagara)”. Siccome lo si vuole rende generico si toglie la prima parte (es. yomi-, leggere) e si lascia nagara-aruki (“il camminare mentre si…”).

Facciamo anche caso al fatto che ci sono due modi di usarlo: da solo o specificando qualcosa. Se si specifica qualcosa, cosa che in genere si fa con の no, ci sono di nuovo due modi.

Il primo lo vediamo nel manifesto in grande più su, dove leggiamo ホームのながら歩き hoomu no nagara aruki. Ci accorgiamo che hoomu è il luogo in cui si svolge il nostro “nagara aruki”, infatti hoomu è l’abbreviazione di プラットホーム purattohoomu, cioè platform, “banchina” in inglese (oltre a home, “casa”).

Il secondo modo è quello del manifesto dell’uomo che inciampa nello spazio tra treno e banchina. Troviamo scritto スマホのながら歩き sumaho no nagara aruki. Insomma, con “sumaho no” specifichiamo cosa facciamo camminando (prima univamo un verbo, come yomi, leggere, a nagara… ma se abbiamo un sostantivo? Usiamo “no”, appunto). Il tutto è spesso abbreviato in 歩きスマホ arukisumaho.

Detto per inciso la parola sumaho è anch’essa un’abbreviazione: viene da スマートフォン sumatoofon, ovvero smartphone (a volte il suono “f+vocale” in giapponese è reso con “h+vocale”, un metodo più “antiquato”, così スマフォ sumafo → スマホ sumaho).

…ma non mi dilungo oltre perché sugli smartphone torneremo ancora!

2 thoughts on “Slang – Nagara-zoku: mostri, treni, alcol e smartphone

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