kit-kat-topEdizione del KitKat al gusto budino al caramello… da cuocere al forno

Sebbene il Giappone sia un paese dove “saltare all’occhio” è sempre stato mal visto, l’economia, anzi, i prodotti in commercio costituiscono un mondo a parte.

Con un economia i cui prezzi non crescono da anni (qualcuno mi rispieghi perché sarebbe un male… -__-”), per competere le aziende si sono concentrate sui dettagli, perché il prezzo non si può ridurre ulteriormente (dillo a chi preferisce licenziare tutti tranne i dirigenti…). Punti chiave delle aziende giapponesi sono l’attenzione al cliente, fin nei minimi dettagli, e attirare l’attenzione del cliente.

Tra le cose che piacciono ai giapponesi ci sono (1) i prodotti definiti “popolari” (大人気 daininki, popolare, si scrive quasi ovunque), per portare le persone – generalmente molto conformisti – a pensare “se gli altri lo hanno, devo averlo anch’io”, e (2) i prodotti “a edizione limitata”, che hanno un fascino enorme sui giapponesi (l’idea che qualcosa di raro sia automaticamente prezioso è diffusa quasi ovunque, ma qui si esagera… e vi ricordo che perfino la parola arigatou deriva da lì!). Tra questi prodotti “a edizione limitata” (限定販売 gentei hanbai) ci sono quelli venduti solo in una certa stagione (ad esempio si dice 冬限定 fuyu gentei per quelli venduti solo in inverno) e quelli venduti solo in una certa zona del paese (ad esempio 東京限定 Tokyo gentei).

Tra i prodotti che puntano tutto sull’originalità e sul saltare all’occhio, con colori e formati diversi e, ovviamente, con edizioni limitate c’è il famoso KitKat.

In Giappone il KitKat ha un ulteriore motivo per essere famoso: la sua pronuncia richiama l’espressione kitto katsu, cioè “vinco di sicuro”, il che lo rende (grazie ai pubblicitari dell’azienda, perché non si adatta poi così bene, sarebbe piuttosto kitto katto) un prodotto popolare per gli studenti sotto esami (受験生 jukensei).

kit-kat-17Non a caso i KitKat con i fiori di ciliegio stampati sula confezione sono in genere riservati a questi studenti, perché la stagione dei ciliegi è quella degli esami e “sono fioriti i ciliegi” è un’espressione per dire “ho passato gli esami”. Qui sopra ne vediamo un esempio creato in collaborazione con una cantante (e quindi ancor più raro).

A parte i KitKat mirati agli studenti però esistono un mare di diversi gusti di KitKat, alcuni al di là delle capacità della più florida immaginazione.

KitKat all’anko, spesso definita “marmellata di fagioli rossi”, è più una pasta di polvere di questi fagioli e zucchero (ecco perché il termine marmellata, ma non assomiglia alla marmellata che conosciamo).

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Non mancano i gusti fruttati, come il gusto all’uva (quella pregiata di Kyoho), il gusto anguria …quello all’aceto di mele! (゚д゚)マズー

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Poi ci sono i “sapori tipicamente giapponesi”, di cui nessuna ditta può fare a meno… ma siamo sicuri che un KitKat alla salsa di soia o uno al wasabi siano la giusta via?.

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Ma non c’è solo il wasabi tra i gusti piccanti… c’è l’ichimi, in sostanza togarashi, ovvero peperoncino, e anche quello allo yuzu koshou (柚子 yuzu è un agrume tipo lime e 胡椒 kosho è un tipo di pepe).

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Come si vede quest’ultimo si vende solo nel 九州 Kyuushuu, nell’estremo sud del Giappone, ma ci sono anche i gusti venduti solo nel profondo Nord, l’Hokkaido o meglio, in kanji, 北海道, noto per i suoi prodotti agricoli… tra cui le patate!

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…ma anche il mais, che piace molto abbrustolito!

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L’Hokkaido è famoso anche per i fiori… per cui perché non fare un KitKat alle rose, devono essersi detti i nostri eroi alla KitKat SpA. (XD Scherzo… la ditta è la Nestlè).

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Ma nel titolo ho parlato di “altre pazzie”, quindi vediamo altre pazzie…

キャラメル kyarameru indica di norma il caramello, ma in senso più ampio può riferirsi a un tipo di caramelle morbide (anche l’italiano “caramella” deriva da caramello, no?). Tra queste ci sono pazzie niente male, come quelle al Brandy, e passi pure, ma anche quelle alla carne dell’Hokkaido, arrostita a la Mongola, nonché il gusto “ramen al sale“!

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Per non parlare poi della birra al gusto caramello… o delle alghe konbu al caramello!

O che ne dite di un po’ di seppia essiccata ricoperta di cioccolato!

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O potremmo passare alla bibite, con la Pepsi rosa (gusto fragola e latte) o goderci una Pepsi Mont Blanc, dal nome del dolce Mont Blanc e a base di castagna

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E potrebbe mancare la tradizione giapponese, ovvero l’azuki, i fagioli rossi dolci tipicamente giapponesi (ricordate l’anko, vista sopra?).

Ma non solo, anche il gusto Blue Hawaii, si rifà alla tradizione, poiché richiama, nonostante il nome, la granita giapponese, kakikoori (ghiaccio tritato e sciroppo alla frutta).

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Purtroppo non tutti i gusti sono così “normali”. Ci sono i gusti come lo shiso, un’erba usata un po’ come noi usiamo il basilico, ma anche… tenetevi forte… il gusto cetriolo!

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Sempre sull’onda della tradizione, abbiamo il Ramune che fa parte della tradizione  giapponese, come il chinotto fa parte di quella italiana. Per decenni il ramune è stato una bevanda frizzante con leggero gusto di limone, ora però ci sono i gusti wasabi, curry piccante e… takoyaki, che sono… palline di polipo? Non so come tradurvelo in modo decente, guardate wikipedia.

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Ma se non vi piacciono le bibite frizzanti, ci sono tante altre soluzioni, da quella all’aloe, a quella al gusto hotcake, con sciroppo d’acero e latte. Perché no?

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E visto che abbiamo provato il takoyaki, perché non il taiyaki al latte!? …taiyaki che per fortuna non è un dolce a base di “tai” (orata), ma solo a forma di orata, per il resto il ripieno è ovviamente azuki.

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Ma perché non provare poi qualcosa di amaro ma salutare, come il goya, uno strano cetriolo amaro e disgustoso (sono onesto), o anche l’estratto di tonno! Perché no?!?

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Perché non provare poi il curry all’orso dell’Hokkaido?!

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Perché allora non provare anche il curry al gusto foca? Che è? Discriminiamo?!?

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Perché non provare anche le locuste in scatola?!?!?!??!?!!!!!!!!!!?!????!!!!11

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Perché? Perché sto impazzendo, ecco perché! Quindi, sapete che vi dico? Dico che potrei andare avanti per ore con questo elenco…. ma mi fermo qui (che è meglio).

Ma voi invece che ne dite? Cosa vorreste provare? Cosa buttereste dalla finestra senza nemmeno aprirlo?

Fonte: Naver Matome

5 thoughts on “Stranezze giapponesi (30) – KitKat e altre pazzie

  1. Ok, sei andato degenerando sempre di più, ma sono collassata dal ridere quando sei arrivato alle locuste in scatola, soprattutto perché leggevo il tutto aumentando il tono di voce nella mia mente. XD Io non proverei quasi nulla di queste cose, a dire il vero, ahahah! Ma anche in Giappone fanno tutti i gusti + 1 di Oreo? O solo in Cina?

    1. Ti dirò la verità, non ho mai fatto troppo caso agli oreo, ma mi pare ci fossero almeno 3 gusti classico, cioccolato e fragola… Però ho sempre visto di sfuggita, quindi non sono certo dei gusti, mi pare solo di ricordare i colori! XD

  2. Sono d’accordo con quanto ha scritto スーザン .Però se consideriamo la cosa da un altra angolazione mi viene da pensare che in caso di forti penurie alimentari i giapponesi sarebbero avvantaggiati, rispetto ad altri popoli, avendo a disposizione, e potendo quindi consumare, cose che a noi europei non verrebbe mai in mente di mangiare o bere (latte di orata, di foca) locuste in scatola. Ma a pensarci bene, come si dice: Mors tua vita mea!

  3. Ahahahahah fantastico!!! Peggio delle Gelatine Millegusti di HP;) certamente mi piacerebbe provare i kit kat alle patate, al mais e alla rosa.. Per quanto riguarda il curry giapponese non mi ispira affatto, mia mamma ne fa uno eccezionale mentre da quello che ho capito guardando alcuni video su youtube tra cui uno di ミカエラ, ragazza canadese che abita da oltre 10 anni a Fukuoka, la preparazione è simile a quella del nostro dado da brodo Star… Non devi fare nulla a parte far sciogliere il blocchetto solido di dubbia composizione nell’acqua bollente ;D

    1. Se devo dire la verità, il curry col blocchetto, anche se “industriale”, è fenomenale… Ma non è semplice come sembra, in particolare far asciugare tutto al punto giusto perchè sia davvero come piace a me… Ehm, volevo dire “obiettivamente buonissimo”.

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