Pochi vocaboli sono più fraintesi del caro 覚える oboeru… poverino. Non vi fa pena? No? Solo perché non conoscete la sua storia, se solo sapeste quante ne ha passate… Ma ora sto deragliando (mi pareva più appropriato di “divagando”), quindi torniamo a noi.

Il verbo oboeru è universalmente scambiato per il verbo “ricordare”. Quindi quando qualcuno vuole dire “non mi ricordo” uso il verbo oboeru alla sua forma negativa… e sbaglia. Ma non solo: sbaglia clamorosamente e tragicamente.

L’uso di 覚える oboeru e 思い出す omoidasu

È importantissimo cogliere la differenza tra i due verbi in questione perché tra loro passa una differenza sottile, sì, ma profonda come un crepaccio dell’Himalaya.

Partiamo da oboeru. Tanto per cominciare significa memorizzare (mandare a memoria, potremmo dire) o imparare. L’idea che trasmette è che ho preso un’informazione e l’ho inserita nel cervello, in modo che resti lì.

最近覚えた言葉だ。
saikin oboeta kotoba da.
È una parola che ho imparato di recente.

Dato che il senso è quello che dicevo sopra, difficilmente oboeru viene usato al presente (in effetti equivarrebbe al futuro) affermativo o negativo. Sì avete capito bene, oboeru, oboenai, o alla forma cortese oboemasu, oboemasen non si usano molto, perché equivalgono a imparerò/non imparerò (delle parole, una lingua straniera…; a dire il vero oboeru ha anche un altro significato del tutto slegato da questo, simile all’inglese “to feel”, ma lo lasciamo perdere per ora).

Si usa più spesso al passato, come nel caso sopra, a volte alla forma volitiva…

この言葉を覚えよう!♬
kono kotoba wo oboeyou! ♬
Impariamo queste parole! ♬

…classica frase da libro di testo, questa (;^ω^) Cosa avrà da strillare tutto allegro, l’autore, proprio non ci è dato di sapere. Ma lasciamo stare.

Oboeru si usa principalmente nella sua forma in -te+iru, ovvero 覚えている “oboete iru” (o al negativo 覚えていない “oboete inai”)… o nelle corrispettive forme cortesi.

Oboeru è un verbo istantaneo, cioè uno di quei verbi che esprimono un’azione che avviene in un istante… almeno ufficialmente perché io e voi sappiamo quanto tempo richiede il memorizzare quei dannati kanji e non è certo un istante, dico bene ragazzi?! Chi mi dà un amen?! Eh?! CHI MI DA’ UN AMEN?!

Ehm… torniamo a noi. Oboeru è un verbo istantaneo …Shh… Shh… Buoni… lo so, fa rabbia anche a me, ma andiamo avanti. In quanto verbo istantaneo, dicevo, quando viene posto nella forma in -te+iru assume un senso particolare. Un verbo istantaneo alla forma in -te+iru indica che il soggetto si trova in uno stato che è il risultato risulta dell’azione del verbo in questione …un’azione, attenzione, già compiuta. (Per approfondire leggete l’articolo sui verbi istantanei in giapponese).

Detta così è un delirio, lo so, semplifichiamo le cose. Nel momento in cui memorizzo qualcosa io “xxx wo oberu” (memorizzo xxx). Dal momento successivo posso dire due cose:

– un attimo fa io xxx wo oboeta (ho memorizzato xxx)
– ima (xxx wo) oboete iru (mi ricordo xxx)

Questo “mi ricordo xxx” è inteso nel senso di “prima ho compiuto l’azione memorizzare e ora sono nello stato conseguente in cui mi ricordo, ho bene in mente la cosa xxx.

Si tratta dunque di uno stato! Se volete dire “ah! mi sono ricordato!” perché qualcosa vi è venuto in mente, non potete usare oboeru, né oboeta, né oboete iru! Non c’entrano nulla!

Il verbo che cercate in questo caso è 思い出す omoidasu!

D’altronde 出す dasu significa tirar fuori e quindi nel complesso 思い出す omoidasu significherà “tirar fuori 思い un pensiero”, che è proprio quel che fate quando qualcosa vi viene in mente. Notato? VIENE in mente (omoidasu), non TENERE a mente (oboeru).

ア・ナ・タ、私の誕生日はいつか覚えてる?
a-na-ta, watashi no tanjoubi wa itsu ka oboete’ru?
Te-so-ro… ti ricordi quand’è il mio compleanno?

「・・・」
– colpevole silenzio di lui –

へえ、覚えてないの?!ウソ!
hee, oboete’nai no?! uso!
Ehh?! Non ti ricordi?! Non ci credo!

お、覚えてるよ!ただ、今は思い出せないだけ。
O-Oboete’ru yo! Tada, ima wa omoidasenai dake.
C-Certo che mi ricordo! È solo che in questo preciso momento non mi ricordo.

Nell’ultima frase vediamo tutto il problema di un italiano (o occidentale) con questi due verbi. In entrambi i casi in italiano troviamo “ricordo”… problema che avremmo però risolto traducendo più appropriatamente “non mi viene in mente”.

“Astuzie maschili” a parte possiamo creare uno schema per chiarire cosa succede quando memorizziamo (oboeru), teniamo a mente (oboete iru), scordiamo (wasureru), abbiamo scordato (wasurete iru) e infine ricordiamo/ci viene in mente qualcosa (omoidasu).

oboeru1Lo schema sopra rappresenta una linea del tempo (il termine “tempo” si dice 時間 jikan) e quel che può succederci in vari momenti

  1. 覚える oboeru, memorizzare (è un azione che dura un solo istante). Prima di compiere quest’azione potrò dire ad esempio “xxx wo oboetai” o “xxx wo oboeyou”, cioè voglio “memorizzare” o “imparare” xxx oppure che lo farò o suggerisco di farlo (con oboeyou). Di solito xxx è un concetto, un dato (da una parola difficile fino alla data di un evento storico) o una qualche abilità fisica.
  2. 覚えている oboete iru, tenere a mente (descrive la situazione in cui mi trovo, una situazione che dura un po’ di tempo, ecco perché non è indicata da una freccia ma da una striscia verde). In questa fase potrò dire al passato che xxx wo oboeta, cioè che ho imparato o memorizzato xxx.
  3. 忘れる wasureru, scordare (come oboeru anche wasureru è questione di un istante). Prima di questo istante potremo dire xxx wo wasureyou, ovvero dimentichiamoci di… probabilmente un evento o incidente spiacevole.
  4. 忘れている wasurete iru, aver scordato (anche wasurete iru descrive una situazione). Durante questa fase potrò dire “nanika wasurete’ru ki ga suru” ovvero “ho l’impressione di star dimenticando qualcosa”. O ancora “nanika wasureta ki ga suru”, ovvero “ho l’impressione di aver dimenticato qualcosa”.
    Potrò invece sentirmi dire qualcosa come “nanika wasurete’nai no?”, cioè “non ti stai dimenticando qualcosa” o “nanika wasureta ka”, cioè “ti sei dimenticato qualcosa?”, ma non “nanika wasurenakatta ka” al passato.
    Se qualcuno provasse a farmi ricordare un fatto di cui io continuo a non avere memoria, anzi di cui non ho la più pallida idea, forse dirò 覚えていない oboete inai, che può essere inteso come lo stato derivante dal non aver memorizzato qualcosa, oltre che, come conseguenza, lo stato in cui si è quando ci si è scordati qualcosa e quindi non si capisce di cosa l’altro stia parlando.
  5. 思い出す omoidasu, ricordare (i.e. richiamare qualcosa alla mente). Prima di questo istante non diremmo mai “omoidasou”, non possiamo usare di norma una forma esortativa ovviamente. Però prima di questa fase, quando mi chiederanno se mi ricordo qualcosa, non ricordandolo, dirò probabilmente 思い出せない omoidasenai, ovvero non riesco a riportarlo alla mente.
    Non solo! Nel momento in cui mi ricordo di qualcosa potrò esclamare 忘れていた wasurete ita, poiché per un certo tempo ho continuato ad ignorare qualcosa, un fatto e ora l’ho finalmente ricordato. Oppure potrei dire 忘れた “…wasureta” per dire semplicemente che mi sono dimenticato qualcosa o di fare qualcosa.
  6. 覚えている oboete iru, tenere a mente/avere in mente qualcosa. È come la fase numero due, vista precedentemente, ma in questo caso potremo dire 思い出した omoidashita (mi sono ricordato!/mi è tornato in mente!), perché ora teniamo a mente un concetto che prima avevamo scordato, non abbiamo semplicemente appena memorizzato qualcosa.
  7. 考えていない kangaete inai. In questa fase si passa dal tenere a mente al non pensare a qualcosa… Sì, si può dire che “non pensare a qualcosa” e “aver scordato qualcosa” sono concetti molto simili… e non a caso questa fase terminerà quando di nuovo compierò l’azione 思い出す omoidasu, ovvero “richiamare alla mente”.

E con ciò?

Con ciò possiamo capire meglio come funzionano questi verbi e evitare i soliti errori che si fanno. Ad esempio se l’insegnante ci fa una domanda e noi non ricordiamo la risposta anche se abbiamo trattato quell’argomento in classe, non è davvero il caso di dire 覚えていない oboete inai. Questo è un termine che a volte equivale a “l’ho scordato”, ma di solito comprende anche la sfumatura “non so di che parli” (perché “mi trovo nella condizione conseguente al non aver memorizzato qualcosa”).

Insomma,se un amico vi chiede dov’è il karaoke dove siete andati dopo il ristorante la scorsa volta e voi eravate un po’ alticci e non avete fatto caso alla strada, lasciandovi guidare dagli altri… potete rispondere che 思い出せない omoidasenai, non riuscite a ricordare, o che 覚えていない oboete inai, non sapete/non avete imparato la strada (e per questo non la ricordate), sarà quasi lo stesso, certo, e quindi pazienza.

Tuttavia al vostro insegnante conviene dire 思い出せません omoidasemasen, “non riesco a richiamarlo alla mente” e non “oboete imasen” che può suonare come “non ho imparato” questa cosa o “non so di che parli”. Altrimenti è ovvio che darete una brutta impressione all’insegnante…

Allo stesso modo, se proprio dovete dire “non lo so”, dite per favore wakarimasen. Assolutamente non dite shirimasen/shiranai, che suona come “non ne ho idea” e spesso anche come “non voglio saperne nulla”, “non venire a chiederlo/parlarne a me”. L’insegnante si limiterà a correggervi, ma in altri contesti, suonerete sgarbati e darete una pessima impressione.

Riassumiamo l’essenziale in un’immagine

oboeru3A sinistra, dove leggete 覚える oboeru, il nostro protagonista è tutto contento perché ha appena fissato un appuntamento galante per il giorno di Natale (in Giappone il Natale è una festa per coppiette, non ha niente di religioso). Ovviamente memorizzerà la data (oboeru) e la terrà a mente (oboete iru), si spera, fino a Natale. Al centro invece si è appena ricordato (omoidashita) che sfortunatamente l’appuntamento non è andato bene. Infine con wasureru… be’, pensa a tutt’altro ed è di nuovo in forma proprio perché si è dimenticato dell’accaduto (wasureta). Mi raccomando, non fateglielo ricordare (omoidasaseru).

Ok, tutto chiaro? (╹◡╹)

10 thoughts on “Vocaboli – Non mi ricordo…

  1. Sensei, invece per “ricordare” nel senso di “assomigliare” c’è proprio un altro verbo o va bene omoidasu? Per esempio se volessi dire che la cosa x mi ricorda l’altra cosa y in inglese userei il to remind, e in giapponese?

    1. xに似ている
      X ni nite iru
      assomiglia a X

      [A]は[(Cに)][B(のこと)]を思い出させる
      A wa C ni B (no koto) wo omoidasaseru
      A fa ricordare a C di B
      A e B possono essere qualsiasi cosa, persona o animale
      C, se è presente, è una persona.
      Quando vuoi dire che qualcosa ti fa ricordare di B non ti metti nella frase è spesso il soggetto A non serve perché è chiaro quindi ti ritrovi con
      Nanka, B no koto wo omoidasaseru ne…
      (Nanka = Come dire…) Ricorda B vero?
      Il “no koto” si può usare o no, ma tendenzialmente si usa solo se B è una persona.

      1. “Il “no koto” si può usare o no, ma tendenzialmente si usa solo se B è una persona.”

        Scusa, hai per caso scritto un post in cui approfondisci questo argomento? Ho provato ad usare la ricerca ma non ho trovato nulla che mi sembri trattare la forma “no koto”, che però mi confonde sempre un po’ perché, a volte, mi sembra (dal punto di vista di chi traduce la frase in italiano) una cosa inutile che non aggiunge nulla al senso di una frase che sta in piedi anche senza. Per questo volevo capire, dal punto di vista del giapponese che parla, il rationale di questa forma.

        1. No, non credo. Ad ogni modo tutto quel che si può dire a questo livello è che
          – aggiunge vaghezza all’espressione (non “A” ma “a proposito di A”, “tutto quel che riguarda A”) … è un punto complesso da rendere e la traduzione si lega al fatto che “no koto” può in un certo senso indicare un complemento di argomento.
          – con certe espressioni si usa solo per le persone… Ma non è d’obbligo, es: Kimi (no koto) ga suki. Non va usato con le cose (Piza no koto ga suki è errore)
          – con certe espressioni, perlopiù verbi di pensiero, è quasi d’obbligo con le persone:
          Kimi no koto wo kangaete iru
          Sto pensando a te.
          Kimi no koto wo kangaete itta yo
          La frase senza “no koto” si può tradurre come “l’ho detto pensando al tuo bene”. Quel “il tuo bene” non è nella frase ma “Kimi wo kangaeru” va inteso così.
          Rikon (no koto) wo kangaete iru
          Con o senza le frasi sono simili, ma rikon wo… lascia intendere che voglio divorziare (lett. Penso al divorzio), mentre con no koto si aggiunge vaghezza, quindi magari sto pensando al divorzio in altri termini (magari pensavo all’idea del divorzio e a come sia giusto separarsi se non ci si ama più)

  2. Mi ha decisamente aiutato a fare un po’ di chiarezza, ma mi resta un dubbio.
    Parlando invece di situazioni passate, per chiedere “non ti ricordi?” cosa dovrei usare?
    Ad esempio due persone che dicono “ti ricordi quello che abbiamo fatto due anni fa? Ti ricordi come stavamo?”
    quindi cose più astratte, sentimentali, in questo caso è giusto oboeteinai?

    1. L’idea è “Hai presente (o no) come stavamo…?” quindi “hai in testa la cosa X?”, quindi chedi “xxx …oboeteiru?”

      “OmoidasEnai?” lo userai solo quando vedi qualcuno che si sforza di ricordare e non ci riesce. “Omoidasanai?” non lo userai praticamente mai, perché è come chiedere “Non intendi ricordare?/Non ricorderai?”.

      Se intendi “non ti ricordi?!” nel senso di “te lo sei dimenticato?!” dirai “e! wasureta no?!” opuure, appunto, “oboete inani no?!”

Fatti sentire!

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