waga jinsei ni wa kuinashiMi rendo conto che il post è lungo, per cui vi offro un tl;dr. In breve quel che ho fatto è stato semplicemente farmi spaventare dai kana, annoiarmi molto (ma per poco tempo) grazie a qualche libro “serio quanto basta”. Poi mi sono disperato, divertito e ho stonato sulle note di qualche capriccio… E ancora ho seguito i miei interessi (di otaku), mi sono fatto guidare da un senso del dovere (che non sapevo di avere) verso le persone con cui collaboravo, quindi, finalmente, ho ceduto alla curiosità, quando ho trovato chi poteva soddisfarla e alimentarla… Finché… eh, ho iniziato a camminare da solo, per poi volare (letteralmente: sono andato in Giappone), e poi cadere (questo non letteralmente!), sposarmi, quasi di sfuggita, e poi volare di nuovo. E per ora è tutto, ma continuerà. Finché campo.

Tutto chiaro? No? Immaginavo 😛 Ora faccio il serio, vi dico per punti cosa ho fatto, poi, chi vuole potrà leggere “la mia storia”.

Due precisazioni, innanzitutto. (1) Questo post non dice “come studiare”, ma “come io ho studiato”. (2) Non dovrei usare il passato “ho studiato”, perché non si smette mai di studiare un’altra lingua, si continua sempre perché fermarsi vuol dire tornare indietro, dimenticare… Tuttavia, ci siamo capiti, mi riferisco a come ho fatto a superare quel muro iniziale che spaventa tutti (certo, è chiaro, intendo “tutti quelli che non sanno che dietro c’è un muro più alto e quindi il primo non dovrebbe preoccuparli perché in confronto ai successivi è solo un gradino”).

Vi scrivo di seguito un vero riassuntino. Per chi preferisse leggere per esteso la mia storia, può farlo poco più giù, dove si vede il titolo in azzurro.

Vediamo allora per punti, cosa ho fatto effettivamente…

  • Ho comprato e lasciato a impolverare qualche libro…
  • Ho deciso di fare sul serio con il corso hoepli e il giapponese a fumetti. Il primo l’ho lasciato dopo 5-6 unità, il secondo l’ho sfogliato nel tempo, senza seguirne l’ordine.
  • A questo punto mi sono messo a tradurre canzoni, pur senza averne ancora le capacità. Frase dopo frase cercavo di risolvere i problemi che si presentavano, grammatica alla mano (quella rossa dell’Hoepli).
  • Ho iniziato a condividere appunti personali e creare lezioni per mangadreamworld, un sito di fansub, e tradurre canzoni e anime per loro. Cercando di risolvere i problemi degli utenti e di spiegarglieli, al tempo stesso studiavo e imparavo. Ho sostenuto gli esami di lingua giapponese all’università di Milano-Bicocca, superandoli tutti, nel tempo, con ottimi voti.
  • Su Jappop ho trovato qualcuno che è stato per me un sensei, un senpai e un amico che ha risposto per lungo tempo alle mie curiosità e, così facendo, mi ha aiutato ad andare avanti, mantenendo vivo il mio interesse.

Così finisce il metodo, per quanto riguarda i risultati, invece…

Ho dato il JLPT N2 (a dicembre 2012) e l’ho passato con ottimi voti (massimo in kanji, vocaboli, grammatica e ascolto), trovando così la spinta per andare in Giappone (dove nel complesso ho vissuto un anno e mezzo). Cercando di parlare giapponese il più possibile ho fatto amicizia con una compagna di classe, cinese. Sempre in Giappone ho passato l’N1 a luglio 2013 e mi sono sposato a settembre… poi alla scadenza dei visti io e mia moglie siamo venuti in Italia… dove ho superato di nuovo il JLPT N1 a dicembre 2014, migliorando di molto il voto.

Ecco, ora, chi non fosse abbastanza annoiato e volesse la storia completa… può leggerla qui sotto ^__^”’

Come ho imparato giapponese

Nel lontano 2007,settembre o giù di lì, ho iniziato a prendere in mano libri di giapponese vari. Come tanti altri ho provato prima una cosa semplice, tascabile… e mi sono arenato all’hiragana. Troppi segni astrusi da imparare a memoria! E come si fa?! Ecchesso’ io? Messer Pico de la Mirandola de tu madr- cough! cough! cough!

Mi sono detto, se deve essere dura, tanto vale fare le cose sul serio… e ho comprato il corso dell’Hoepli. Sembrava sufficientemente serio. D’altronde la copertina è monocolore e non c’è scritto “in 1 mese”, giusto?

Ho iniziato a studiare sul corso arancione dell’Hoepli, dunque. Non so quanto sono andato avanti, ma ci sono appunti fino alla quinta unità, quindi non credo d’aver fatto più di tanto.

Ho preso il Giapponese a fumetti, su cui ho trovato varie nozioni interessanti, oltre a un approccio che teneva sveglio il mio interesse… ma non posso dire di averlo usato poi molto. Ho iniziato a frequentare Giapponese 1 all’Università, anche se non aveva nulla a che fare con il mio corso, ma ho dovuto smettere dopo poco per un conflitto con altre mie materie…

A questo punto della storia mi sono trovato a stampare testi delle mie canzoni preferite per il solo fatto che avevo scoperto dei bei font gratuiti di giapponese… Certo, avevano un valore quasi artistico grazie al font, ma volevo anche poterli leggere… e capire magari! Così ho fatto la pazzia e ho iniziato a cercare di tradurne qualcuno, libro di grammatica alla mano.

Non dimenticherò mai la sensazione provata nel tradurre il primo brano… Era chiaramente una sfida che non potevo vincere, ma era divertente! Mi sembrava di sforzarmi di capire un codice segreto o qualcosa del genere.

Da inizio 2008 cominciai a condividere i miei appunti in rete su mangadreamworld …e la cosa prese piede, con mio sommo stupore, anche se mi presentavo come studente, non certo come insegnante… ma ce la mettevo tutta per risolvere i problemi altrui (oltre ai miei). Perché ve ne parlo? Che cosa c’entra con lo studio? Insegnare è l’attività che più ci permette di ricordare quanto appreso.

Per memorizzare il più possibile è importante usare vari stimoli. Stimoli legati a diversi sensi. E per una pura coincidenza io allora usavo anime e testi di canzoni, ottenendo stimoli visivi, da immagini e parole, e sonori insieme. Non solo, provavo, stonato come sono, a fare del karaoke… e per finire, appunto, riassumevo quel che avevo imparato o lo ripresentavo nel modo più chiaro agli utenti. Cercavo di rispondere ai miei dubbi e a quelli degli altri utenti.

Probabilmente però stavo per cedere, fare la fine dei tanti che iniziano e poi vanno spegnendosi… Però dal forum di mangadreamworld lo staff mi offrì di collaborare per avere traduzioni più fedeli all’originale delle canzoni… In un attimo di follia dissi sì e a quel punto non potevo più tirarmi indietro. E non potevo sbagliare, perché ne andava della reputazione di tutti (il gruppo MDW era molto reputato nella scena del fansub italiano), quindi dovevo fare un lavoro, che, lo sapevo, non sarebbe mai stato perfetto, ma andava fatto con coscienza e nel migliore dei modi… Questo contribuì grandemente a tenermi con il naso nel libro di grammatica giapponese.

Nel giro di un anno arrivai a tradurre interi episodi di anime (il primo fu Gakuen Alice) e poi anche spezzoni con il solo audio giapponese (se non lo sapete, la scena del fansub italiano va avanti traducendo dall’inglese e se qualcuno conosce un minimo di giapponese e individua uno o due errori nelle (cattive) traduzioni inglesi… è già un miracolo).

La competizione, una certa dose di fissazione per una traduzione fedele, per capire i tanti riferimenti alla cultura e alla lingua giapponese… nonché una certa voglia di scovare gli errori altrui – mi portarono a impegnarmi ancora di più… Finché non mi allontanai da MDW per vicissitudini varie, mancanza di voglia, una cyber-stalker… Finii a Jappop, dove ho incontrato il mio “sensei”… o magari “senpai” visto come le nostre strade si assomigliavano.

Non sottolineerò mai abbastanza l’importanza di una figura del genere, qualcuno che risolve i tuoi dubbi, ma nel contempo ti obbliga a ragionare sulla risposta e ti offre altri spunti di riflessione… in breve risponde e alimenta la tua curiosità. Insomma, un vero insegnante. Come dovrebbero essercene tanti e invece non ce ne sono affatto (o quasi).

Sostenuti gli esami all’università, senza nemmeno studiare, li ho superati tutti, con ottimi voti. E questo nonostante il mio “metodo” mi avesse esposto a gravi lacune nello studio (non tutti gli argomenti saltano fuori nei testi delle canzoni, a quanto pare). Passati gli esami era il turno del JLPT, anche se non avevo un’idea realistica del mio livello! Provo il JLPT N2 e… praticamente pieni voti! Per fortuna, perché poco prima di iscrivermi avevo avviato le pratiche per andare a studiare in Giappone^^;;

A quanto pare secondo l’organizzazione del JLPT posso cavarmela egregiamente nella mia vita di tutti i giorni in Giappone… Peccato che la mia vita di tutti i giorni in Giappone non sia affatto d’accordo con questa tesi. Sperimento di nuovo il blocco che avevo vissuto al mio primo viaggio in Giappone nel 2010. Allora erano bastati pochi minuti di conversazione con un ragazzo giapponese dello staff dell’albergo per accontentare il mio ego e rendermi più spigliato, ma la seconda volta è stato diverso, forse perché ero lì per restare e non mi sentivo all’altezza.

Facendo amicizia con la ragazza cinese che è poi diventata mia moglie, mi sono trovato a conversare in giapponese… con lunghi silenzi riempiti di qualcosa simile al panico, in cui cercavo di costruire un pensiero e lei mi aspettava o io aspettavo che lei facesse altrettanto. Per fortuna ci eravamo accordati su quel punto e ce lo ricordavamo sempre: “tranquilla, so cosa vuol dire, io non scappo, aspetto finché non ti viene la frase successiva”.

E poi, e poi il tempo è passato. Abbastanza perché mi accorgessi che in un giorno non avevo detto o pensato una parola di italiano, che alla mia gatta, felina italiana verace, avevo appena parlato in giapponese… Abbastanza perché mi accorgessi che c’è ancora una valanga di cose da fare, anche se ho vissuto un anno e mezzo lì, ho preso l’N1, mi sono diplomato dalla classe più avanzata, anche se parlo giapponese 24/7… c’è ancora un sacco da fare e i giorni sono troppo brevi per inserirvi il lavoro, l’università, il sito, altri progetti, la lettura, gli anime (credevate che avessi smesso?) …e anche lo studio. Insomma, tutto come sempre. Si prosegue così, faticando molto più del necessario, solo per evitare di “studiare” nel senso vero del termine.

A chi volesse provare a imitarmi, dico… Lasciate stare, troppe coincidenze, troppe lacune, troppi dossi. Se però vi sembra che il metodo classico non faccia per voi, be’ impegnatevi per imparare il Giapponese, se volete farlo davvero, a vostro modo, alle vostre condizioni, senza annoiarvi. Forse farete una strada più tortuosa, ma ve la godrete come se foste alla guida su una strada di montagna, tutta tornanti.

Auguri e attenti alle curve a gomito.

20 thoughts on “FAQ – Come ho studiato Giapponese

    1. Non è facile… Un manga che sia sufficientemente per bambini, così che abbia il furigana, ma non usi troppo gergo colloquiale. Tutto ciò che può assomigliare a una favola e abbia una atmosfera rilassata (niente combattimenti, bande giovanili ecc. perché portano con sé gergo specifico, slang giovanile…), potrebbe funzionare.
      Se poi va’ male e uno non trova nulla può sempre provare con Yotsuba o uno shounen manga (combattimenti e simili). Di solito opere così hanno il furigana ma troppo linguaggio colloquiale che di norma non si conosce se non si è fatto almeno l’N2 (e per certi versi non basta se uno non ha studiato la cosa per i fatti suoi) quindi da soli è difficile riuscire a leggerli. Viceversa, manga con meno linguaggio colloquiale, seinen/josei manga, contengono meno slang, ma includono espressioni e parole difficili e in genere hanno poco o nessun furigana.

  1. Hei! Una storia con il lieto fine ” e vissero entrambi felici e contenti” con un bel sole rosso alle spalle aggiungo io. Scherzi a parte, voglia di fare e forza di volontà sono due motiri che muovono quasi tutto, peccato che io ne ho sempre uno in avaria!!!? sigh!

  2. Ciao Kaze Atari (giusto? XD)
    Grazie per aver condiviso pezzo della tua biografia sull’apprendimento della lingua Giapponese, è stato molto interessante e direi “personalizzato” il tuo percorso 😀
    Approffitto per dire che avevo scoperto questo blog per caso e benchè lo abbia visitato solo in minimissima parte (qualche articolo quando capita), trovo che il suo contenuto sia veramente ricco e di rilievo. Mi piace il tuo modo di esporre le cose con un sempre “SE” dietro (non so se rendo ciò che intendo) e isolare il tuo caso, perchè appunto ogni persona è diversa e approccia le cose in un modo sempre comunque diverso. Nelle spiegazioni fai esempi chiari e concreti per l’utilizzo di una certa struttura o particella, cosa che non sempre si trova negli altri corsi online di giapponese, almeno non come lo fai tu. Insomma, per come ti espremi, mi ci trovo piuttosto in accordo, non so che sia perchè anch’io condivido abbastanza il tuo modo di vedere le cose.
    Il modo migliore per imparare meglio una lingua è trovare qualche interesse che la coinvolga secondo me. Anch’io con il giapponese ho avuto un inizio (ma ancora ora…) traballante, non andavo tanto oltre le prime nozioni grammaticali che si trovano sempre in giro, poi mi sono decisa e mi sono messa sotto a memorizzare i kana e ho iniziato un set di corso di giapponese, che per quanto mi abbia insegnato, ho quasi mollato dopo qualche unità per mancanza di voglia e tempo. Però fino ad adesso ho imparato si e no qualcosa comunque dagli anime (la familiarità con l’audio mi aumenta sempre più e riesco a capire un po’ di cose che dicono) e manga (che avevo cominciato a leggere in giapponese con e senza furigana sebbenne non afferri all’inizio tutti i sensi), il tutto poi supportato dall’hobby di traslitterare lyrics di cui non hanno una versione romaji iniziato negli ultimi anni, che mi è stato di gran aiuto nell’apprendimento delle varie pronunce. Sono ancora piena di grosse lacune, ma ci conto un giorno di mettermici più seriamente e sono sicura che questo blog mi sarà di gran aiuto.
    Scusa per il commento chilometrico, mi sono lasciata un po’ andare nello scrivere LOL

    1. Hai fatto benissimo a lasciarti andare a scrivere, Yiyu ^__^
      Ti rispondo nell’ordine, ripercorrendo la tua mail…
      Intanto grazie per i complimenti… spero di convincerti a leggere il blog più spesso, ma quello sta a me^^;;
      Le spiegazioni sono valide come hai notato, in confronto agli altri siti, perché sugli altri siti chi scrive di norma non sa granché di giapponese. Essendo ormai un appassionato di linguistica giapponese e insegnandolo anche, mi trovo continuamente a leggere per lavoro o passione, libri di grammatica che sviscerano ogni argomento da destra e da sinistra, quindi alla fine quando faccio un post posso dire tutto quel che c’è da dire …che poi magari sbaglio io: ci deve essere un motivo, in fondo, se quasi tutti i libri di testo lasciano buchi enormi di comprensione (immagino non vogliano spaventare gli studenti)… però, a me non piace, non c’è niente da fare.
      Dici benissimo… Lo vedo bene con i miei studenti. Riesce solo chi ha una grande passione. Tra questi chi arriva in cima è solo chi ha una passione E un obiettivo.
      Da quel che ti sento dire, sei sulla buona strada… prova a trascrivere la canzoni in kana oltre che in roomaji, per esercitarti e imprimerli a fuoco nella memoria.
      Per quanto riguarda un giorno il metterci seriamente, ti rimando al famoso spot dell’insegnante di un doposcuola privato (guarda l’ultimo insegnante prima dello slogan)

      1. Grazie per la risposta dunque andando con ordine
        Il fatto che lo visiti poco è dovuto solo ed esclusivamente alla mia pigrizia di non recuperare più costantemente le cose passate, quindi la colpa non è di nessuno se non mia XD ho il vizio di tenere salvato le fonti valide che trovo pensando di tornarci ancora e ancora, ma invece…
        Riguardo ad altri corsi o manuali, essendo pubblicazioni “più ufficiali”, immagino che vogliando tenere anche un certo standard di impostazione, tralasciando dunque diverse cose, che se spiegate da un insegnante forse saltano fuori. I tuoi post, anche se non è che abbiano un linguaggio meno formale, evidenziando anche le varie diversità e facendo paragoni si elevano di qualche gradino rispetto al resto e questo è anche una prova di quanto tu abbia compreso bene la lingua 🙂
        La passione penso di averla, però l’obbiettivo viene più a mancare… sono più un’appassionata di anime e manga orientata sulla grafica e disegno, l’idea di andare magari a farmi un corso di illustrazione o manga in qualche college aveva sfiorata la mia testa, ma ancor prima della questione economica, manco già del requisito di livello lingua e diploma scuola superiore che qui in Italia equivale alla maturità, sono uscita dalla scuola l’anno scorso da un 4° anno professionale non potendo proseguire con il mio indirizzo con il 5°. So che se mi fossi impegnata di più a studiarmi la lingua (lo faccio più da autodidatta), le mie speranze si sarebbero aumentate, ma mancando di un obbiettivo vero e proprio la voglia va e viene e spesso preferisco dedicare il tempo che mi rimane dal lavoro allo svago con anime e manga. Sto tuttora decidendo come proseguire nel futuro… (ok, sono andata troppo sul personale, gomen)
        Stavo per rispondere che i kana li so riconoscere senza problemi (qualche katakana meno usato a parte), ma leggendo meglio, trascrivere le canzoni in kana -a mano- non sarebbe male. Per riconoscere, riconosco abbastanza cose, ma quanto a produrre nello scritto mi rendo conto che non sono una cima. Ci stavo pensando da tempo di cominciare a copiare a mano qualche canzone, cosi mi esercito un po’ a scrivere che non faccio da tempo e cerco di non rendere la cosa troppo pensante, copiare i kanji con furigana è una buona idea, grazie 🙂
        video afferro poco di quello che dicono tutti quei prof., ma l’ultimo l’ho capito, dice la frase che dà diciamo il titolo al CM. Parole di forte impatto e santissime, ma purtroppo non tutti riescono a trovare di colpo la forza e lo spirito di rispondere ad esse… vabbè, io nel mio cuore spero di uscire prima o poi, più prima che poi, da questo vicolo cieco o di abbattere questo muro che mi impedisce di vedere al di là della via, staremo a vedere.

  3. Se non ho capito male hai appreso tramite due approcci principali: “learn by doing” (quando ti sei rimboccato le maniche per tradurre i testi) e “learn by teaching” (quando cercavi di risolvere i dubbi altrui). Direi che sono due metodi vincenti, ma non mi sarei mai aspettata che così facendo si potesse passare il JLPT 2 in poco più di un anno! Devi averci dato dentro parecchio >_<

  4. Hai capito bene il metodo ma non i tempi. Non è stato poco più di un anno. Fai dal 2008, tutto, al 2012. Sono 5 anni di studio, lunghe pause comprese, dopo i quali ho passato l’N2 senza difficoltà. Sei mesi dopo ho passato l’N1.
    Quindi 5 anni e mezzo, meno un anno di pausa o poco più, 4 o 4 e mezzo per l’N1.
    Secondo stime realistiche disponibili online (non ufficiali) per l’N1 ne basterebbero 3 di anni.
    Quindi se vuoi sono meno portato di altri… Oppure ho “perso tempo” (io non sono d’accordo, ma tanti la penserebbero così), perché non ho mirato al test con il mio studio, sono andato invece “dove mi porta il cuore”, per citare la Tamaro. Mi sono lasciato guidare dalla mia passione e dai miei interessi.

    Io però penso che se non avessi fatto così non avrei mai combinato nulla, come capita a tanti avrei comprato il libro e lo avrei guardato impolverarsi sul tavolo finché un giorno lo avrei messo via… E stop.
    Forse a volte la linea più breve tra due punti è davvero l’arabesco… O magari è un kanji!

    1. Ahahaah 😀 Ok, ora le tempistiche mi sono più chiare, ma non penso affatto che tu abbia perso tempo, anzi i tempi morti sono più che normali e umani. Credo che perseverare per così tanti anni (specialmente iniziando da autodidatta) sia stata un’impresa eccezionale 🙂

  5. Anche io ho frequentati i corsi in Bicocca di giapponese e devo dire che sono molto basilari, anche al terzo anno.
    Abbiamo un percorso simile, ma tu ci hai messo molto meno per diventare fluente, io pur avendo preso il libro una decina di anni fa non l’avevo quasi mai aperto fino ad un anno e mezzo fa quando mi sono messo seriamente sotto a studiare.
    Questo tuo post mi ha incoraggiato molto e spero di migliorare ancora, anche se rimangono i problemi che ho con le relative e con は che sembrano insormontabili penso di aver fatto progressi.
    Grazie di aver aperto questo sito, uno dei migliori se non il migliore che abbia mai frequentato tra tutti i siti italiani ed inglesi riguardo alla grammatica giapponese.
    Una domanda così per curiosità, leggendo la tua spiegazione di は assomiglia molto a quella di Jay Rubin.
    Hai per caso letto anche il suo libro?

    1. Uhm, ho il suo making sense of japanese, ma non penso mi abbia influenzato in particolare… anche se dipende anche da quale delle tante spiegazioni su wa e ga hai letto (poiché scritte in tempi diversi). I libri più importanti per me per comprendere finalmente wa e ga sono stati probabilmente Basic Connection di Kakuko Shoji, Using Japanese di McClure, ma soprattutto la grammatica online di Niwa Saburo ( http://www.geocities.jp/niwasaburoo/shuyoumokuji.html ) e un paio di testi giapponesi dal titolo はとが uno di 寺村 e l’altro di 野田.

      p.s. grazie dei complimenti per il sito… ti prego e ti raccomando di condividerlo in qualunque posto e in qualunque! ^_^

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