laurea, nihongo classPiù volte su questo blog ho detto che una laurea in lingua “non serve”… ma sia chiaro che quando l’ho fatto  – e anche oggi con questo post – denigrare le fatiche di laureati o laureandi non era e non è assolutamente mia intenzione. Quando ho detto che “non serve” l’ho fatto parlandone in base agli obiettivi della persona che mi scriveva.

Oggi voglio esaminare il tema nel complesso, spero in modo chiaro e “definitivo” ^^;; Attenzione però, non si tratterà semplicemente di pesare pro e contro di una laurea in Giapponese e decidere se una laurea è una cosa positiva o no. Una laurea non è utile o inutile di per sé, quindi vedremo piuttosto se è opportuna per voi, dividendo il nostro discorso in due punti: a chi serve una laurea in giapponese e a chi no?

In fondo ciascuno ha una sua natura e dei suoi obiettivi, è ovvio scegliere cosa fare considerando questi punti, no?

(1) Chi dovrebbe iscriversi ad una laurea in Giapponese?

Inutile dirlo, forse, ma il primo argomento a favore è la passione per il Giappone. Va detto però che io sono un grande appassionato eppure ho fatto altro (sebbene ora una magistrale sia nei miei piani).

Tuttavia non basta il fatto che vi piaccia il Giappone nel suo complesso per giustificare il vostro iscrivervi a questa laurea. Deve piacervi l’idea di “studiare il Giappone”. Dovete considerare che iscrivendovi a una laurea in Giapponese non vi troverete a studiare lingua giapponese quanto il paese in generale, la sua letteratura, la sua storia, la sua filosofia, il suo cinema… la sua religione!

No, non fatevene un’immagine più poetica del necessario, a conti fatti, per i più sarà una rottura inenarrabile, siamo sinceri. Però per alcuni, sinceri, appassionati studenti, futuri studiosi, per loro sarà certamente splendido.

Altri poi potrebbero volersi iscriversi perché odiano l’idea di fare qualunque altra cosa, ma sentono che il pezzo di carta è indispensabile… e allora prego, fatevi sotto.

Noterete però qualcosa… non vi invito a iscrivervi per imparare il Giapponese. Solo alcuni tra voi dovrebbero iscriversi a una laurea al solo scopo di imparare la lingua… ma ne parlerò a fine post.

(2) Chi NON dovrebbe iscriversi a una laurea in Giapponese?

Forse vi aspettate che dica una cosa del tipo “non dovrebbe iscriversi chi non è davvero appassionato o non è appassionato del Giappone nel suo complesso”… l’opposto del punto precedente, insomma. No, non lo dirò, perché sarebbe una sciocchezza.

Salvo una sola eccezione non dovrebbe iscriversi chi vuole davvero imparare la lingua giapponese, chi vede il giapponese stesso come la propria passione o al più lo pensa al secondo posto dopo anime, manga, drama, idol, cosplay… quale che sia la passione al primo posto.

Un appassionato di anime e di lingua giapponese, ad esempio, difficilmente si troverà a suo agio leggendo di buddismo, di linguistica e lingua classica o di sconosciuti registi degli anni ’20. E mi ci metto anch’io: scusate, ma a me interessa la lingua e poco altro, né la religione, né il cinema, quello, se voglio, me lo guardo nel tempo libero.

Non solo, motivo ancor più importante… la laurea non è un metodo di studio efficiente per chi vuole imparare il giapponese e stop, ancor più per chi vuole impararlo per un uso pratico …magari per andare a vivere in Giappone? 😉

Gli studenti di una laurea in lingue sono spesso i primi a lamentarsi della non centralità della lingua nel loro corso; questo perché la laurea insegna una serie di altre cose, utili ai fini culturali di qualcuno, inutili ai fini di altri; quindi prima di sceglierla si deve sapere cosa si vuole perché potrebbe essere una colossale perdita di tempo… in senso letterale!

Una laurea sono 5 anni della vostra vita (non imparerete mai abbastanza con una triennale, quindi mettetevi l’animo in pace). Sono tanti e se volete imparare la lingua e possibilmente anche quegli aspetti culturali che vi permetterebbero di vivere bene in Giappone, be’, potete usare quei cinque anni in modo più proficuo.

Chi pone la lingua al primo posto

Studiare solo la lingua per cinque anni e studiare la lingua e tanta altra roba che vi toglie tempo… sono cose ovviamente diverse. Usate il vostro tempo in modo proficuo. Andreste in Uni per 4-5 ore al giorno e poi studiereste per altre 3-4 ore al pomeriggio? Bene, usate lo stesso tempo interamente per il giapponese. Come fare è sia qualcosa che potremo vedere con altri post, sia una sfida per voi stessi. Studiare da autodidatta è un lusso. Sia perché vi permette di decidere voi quanto e come, sia perché vi permette di affrontare i problemi, sbagliare, correggervi e migliorare.

Non è un caso se si dice “sbagliando si impara”. Le parole di una lista si scordano, ma se riuscite a correggervi su qualcosa che sbagliavate, non scorderete più quella parola.

Certo, non tutti possono, per un motivo o per l’altro, permettersi questo “lusso”, perché richiede, innanzitutto tempo e forse voi non ne avete o non ne avete la pazienza. Allora forse vi serve un insegnante che vi aiuti (sui corsi ho i miei dubbi, ma ne parlerò in un’altra occasione), che vi indirizzi sulla giusta strada… e il prezzo non sarà mai paragonabile alle tasse di 5 anni di università a due mila euro l’anno (di più se andaste a un’università estera o ad una scuola in Giappone).

Uno studente serio può passare l’N1 in 3-4 anni studiando 4 ore al giorno. Con una laurea invece… dipende dall’università. Ho dato e visto esami a Milano e Venezia… nel primo caso arriverete a un N4 in 5 anni, magari all’inizio dell’N3. A Venezia invece arriverete a un N2 pieno… ma senza saper parlare a quanto ho visto (per quello dovrete aspettare di andare in Giappone …o di trovare “penfriend” con cui parlare via skype).

Chi vuole vivere in Giappone e vede la lingua come un mezzo

Vivere in Giappone vi richiede una abilità in un qualche ambito lavorativo, proprio come qui… anzi, le cose sono molto più serie perché dovete essere davvero bravi per convincere qualcuno a darvi il visto! Non è poi così strano da dire: se anche già sai molto bene il giapponese e vuoi sulla base di ciò vivere in Giappone, devi essere conscio che ci saranno sempre milioni di persone che lo sanno meglio di te e hanno anche ALTRE conoscenze.

Non solo, le leggi giapponesi obbligano il datore di lavoro a dimostrare che per quel posto deve assumere uno straniero e non può assumere un giapponese. Quindi se volete vivere in Giappone e non progettate di fare part-time mentre perfezionate la lingua e ancora part-time mentre studiate per una scuola di specializzazione, sperando che alla fine qualcuno via assuma prima che scada il visto… be’, vi conviene essere qualificati prima di partire!

Insomma, in breve, se si vuole una approfondita conoscenza della lingua (e magari la possibilità di lavorare un giorno in Giappone), la strada migliore non è la laurea in lingua… o se la scegliete per sfruttarne le possibilità, i viaggi studio, ecc. allora preparatevi a studiare sodo per conto vostro, oltre quanto richiesto, e possibilmente fate vostre altre conoscenze, che sfrutterete un giorno a venire.

Chi nonostante tutto dovrebbe iscriversi lo stesso?

Per chi non sarebbe utile il corso di laurea in sé eppure farebbe bene a iscriversi lo stesso? Dovrebbe iscriversi anche chi, mi spiace se suonerò un po’ duro, non è in grado di studiare lo stesso anche se non è obbligato, chi non lo farebbe mai, insomma, se non avesse da rispettare le scadenze degli esami. Al tempo stesso però tenete presente una cosa: se la vostra passione diventerà un obbligo per via di queste scadenze, vi peserà, prima o poi, e la soffrirete tanto quanto soffrirete ciascun esame.

Non dovete pensare alla laurea come l’ultimo passo prima del mondo del lavoro, la laurea è l’ingresso, o almeno un ingresso possibile. Dovete affrontarla come un lavoro, il che significa con senso del dovere, sì, ma ancor più con senso di responsabilità: mi sono preso un impegno e lo porto avanti. E lo faccio bene perché “è il mio lavoro”. D’altronde far male il proprio lavoro e prendere lo stipendio è come rubare e voi non siete dei ladri, no? Certo, non prenderete subito lo stipendio, ma state cercando di assicurarvene uno in futuro, no?

Lasciate quindi la mentalità da studente che non vuole sedersi ai primi banchi perché dietro si chiacchiera meglio, che non ascolta la lezione e poi si lamenta che è tutto troppo difficile e che soffre da morire prima di ogni esame. Non siete lì per fare nuove amicizie, non siete lì per trovare finalmente una ragazza/o, siete lì per lavorare. Ora, posto questo atteggiamento e posto che vi piaccia il Giappone, vi troverete a fare un lavoro che vi piace… e come diceva Confucio: “Scegli un lavoro che ami e non dovrai lavorare un solo giorno in vita tua”.

14 thoughts on “Miti dello studio – La laurea

  1. Salve di nuovo 🙂
    Posso solo ringraziarla perché non potevo immaginare una risposta più completa e imparziale. Voglio dire, lei mi ha presentato l’argomento da vari punti di vista, senza dare una sentenza su nulla, e adesso ho molte più informazioni per poter fare con più consapevolezza la mia scelta (c’erano molte cose che non avevo considerato!). Probabilmente adesso devo chiarire a me stessa quale sia il mio vero interesse.
    Volevo farle una domanda, lei ha parlato di vivere in Giappone, ma quanto è probabile, o forse è meglio dire quanto è difficile, una cosa del genere? Le faccio questa domanda perché quando ci penso mi pare sia estremamente più difficile da realizzare rispetto a pensare di vivere, ad esempio, in un altro paese europeo. E’ solo una mia supposizione?

    1. Non non è solo una supposizione. L’Europa è un enorme spazio di opportunità per gli europei che vogliono viaggiare e lavorare all’estero. Non hai bisogno di un visto e nemmeno di passaporto se vuoi andare a studiare in Olanda, Danimarca, Svezia… tutti paesi dove tra l’altro chiunque, compresi i pochi barboni esistenti, parla inglese… e tutti paesi ai primi posti per qualità della vita e soprattutto all’avanguardia per quanto riguarda l’educazione, che puntano molto sulla ricerca e sull’università.
      Andare in Giappone è un’esperienza di vita, ma non è indispensabile per studiare giapponese… ed è molto difficile trovare un lavoro stabile che fornisca il necessario visto una volta lì perché è un paese decisamente anti-immigrati, preoccupato com’è di tutti i paesi poverissimi vicini… anche se comunque con chi è lì legalmente è molto più tollerante e amichevole di noi (in tempi di crisi anche gli immigrati ricevono sostegni economici, me l’ha raccontato una ragazza italiana che li ha ricevuti). Al di là del comportamento del governo anche quello delle persone è diverso dal nostro, cioè posto che ci sia del razzismo, qui tende all’odio alla violenza, lì è più sbilanciato sulla paura e la diffidenza. Ma sto andando fuori tema, nel complesso hai ragione, l’Europa è molto più facile come obiettivo. Puoi studiare meglio l’inglese e poi mirare a fare un corso, triennale o di magistrale, in un paese europeo… anche se poi tornassi in Italia sarebbe uno splendido curriculum… e all’estero puoi trovare molti più corsi, molto interessanti. Pensaci ^__^

  2. Io lo sto studiando da sola, mi sono imposta da mezza ora a un’ora al giorno. Chissà… E’ solo una passione, non mi interessano i pezzi di carta, ma tutto quello che ha a che fare col Giappone. E capire le prime frasi e’ una soddisfazione!!

  3. Ciao!
    Sono capitata in questo blog proprio perché sto facendo delle ricerche circa la mia prossima scelta universitaria.
    Sono laureata di triennale in lingue presso l’Orientale, ma non avendo praticato il giapponese al.di fuori dell’università non ho un livello entusiasmante.
    Impaurita dagli sbocchi di una sola laurea in lingue stavo pensando quindi di fare altro e continuare lo studio del giapponese da sola, per poi magari provare a superare la borsa biennale del governo giapppnese che richiede un livello da n1.
    Secondo te quanto sarebbe possibile raggiungerlo studiando da sola?
    L’università sarebbe funzionale ad accedere a molte borse di studio per il Giappone, che credo difficilmente potrei raggiungere da sola.

    1. Non mi è chiaro se chiedi se è possibile raggiungere da sola il livello N1 o ottenere la borsa del governo giapponese. Suppongo il primo dei due e rispondo in quel senso perché per la borsa non ho idea.
      Sì, nel senso che io ho passato l’N1 da autodidatta. Questo non vuol dire che ti consiglio di lasciar perdere l’università “così avrai più chance”. Devi documentarti ancora e cercare possibili strade, la borsa è una di queste ma ce ne saranno altre. Se volessi andare a Venezia per la magistrale, in Ca’ Foscari fanno un corso che unisce studi linguistici ed economici, una specie di via di mezzo tra le strade a cui pensavi… potrebbe essere interessante, ma è solo un’idea. Puoi andare in Giappone anche da laureata magistrale in giapponese perfino per un dottorato in lingua giapponese o, ovviamente, in qualcos’altro, puoi andarci anche da studentessa universitaria, iscrivendoti lì all’università che vuoi (ce ne sono anche di internazionali, a Nara e Okinawa per esempio) …puoi studiare qui, laurearti in fretta e mentre fai gavetta nel tuo campo perfezionare il giapponese e poi partire, cercare lavoro in Giappone nello stesso campo, o magari trovare aziende giapponesi o italiane che ti permettano di trasferirti in Giappone (sempre che sia questo il tuo obiettivo). Puoi decidere di provare in un’università europea (che fa curriculum essere internazionali!!!) e poi proporti per la borsa giapponese. Puoi provare mille strade e perlopiù puoi andare lontano e finire a fare quel che vuoi con ciascuna di questa, ma la prima cosa è pensare a cosa vuoi fare tu, cosa ti appassiona, cosa vuoi studiare e cosa puoi studiare, la seconda cosa è studiare, darci dentro, eccellere. Perché non importa davvero dove studi e in realtà non importa nemmeno cosa studi, importa solo quanto studi: il primo della classe trova sicuramente lavoro.

      Cosa farei io? Deciderei tra due possibilità
      – Studiare ora giapponese, come un pazzo per un anno, qui o in Giappone, per poi iscrivermi a un’università giapponese.
      – Studiare qui (o meglio in Europa!!!) una laurea magistrale in qualcos’altro, se puoi, o anche ricominciando da zero con un altra materia (certo, a meno che tu voglia restare nell’ambito accademico o abbia sogni da interprete/traduttore). Il Giapponese lo si può studiare da autodidatti, con la giusta dedizione e autodisciplina
      Qualunque sia la strada e la laurea che scegli, però, le darei la precedenza per finire nel tempo stabilito… specie se pensi di andare all’estero perché all’estero in generale i fuoricorso sono visti molto peggio che qui!

  4. Secondo me il problema principale è che con la sola laurea in lingue è difficile trovare un’occupazione: magari se sei fortunato trovi un posto nell’editoria, o come insegnante di lingua all’università, ma quello è già molto più complicato. Alla fin fine, un (buon) corso all’università, come hai detto tu, può servire solo a chi non trova un metodo di apprendimento efficace/stimoli sufficienti per studiare da autodidatta; in ogni caso, dopo la laurea, dovrai davvero rimboccarti le maniche.

  5. Buongiorno, il mio nome è Federica, ho 45 anni. Inizio ad intraprendere lo studio della lingua giapponese con il desiderio di un’esperienza di vita in Giappone. Visitarlo e se mi piace provare a viverci. Ho letto e fatto domande e ho capito che è difficile riuscire ma…l’ottimismo mi pervade, sino a che non ci sbatto il grugno -.- Vorrei riuscire a superare il JLPT liv. N1 ed iscrivermi all’università non di lingua ma una facoltà scientifica. Si può fare lavorando part time? L’altrenativa è conseguire l’N1, una triennale in italia o altro paese in Europa e provare a trasferirmi in Giappone. Quale è più fattibile?
    Grazie in anticipo.
    Diemnticavo: il tuo sito è splendido, le tue risposte sono esaustive e pertinenti e la tua è gentilezza pura.

    1. Secondo me la scelta più logica per te dovrebbe essere conseguire l’N1 studiando da sola e poi andare all’Università… anche direttamente in Giappone! Per la precisione potresti iscriverti ad una scuola di lingua in Giappone per 6 mesi, durante i quali familiarizzi con l’ambiente, lavori part-time, dai gli esami di ammissione all’università.
      Sia le scuole di lingue, sia le scuole di specializzazione (metti caso che dopo esser stata lì un periodo volessi imparare lì un mestiere in particolare, designer, web artist, mangaka… le scuole di specializzazione sono spesso d’eccellenza e hanno tassi di impiego vertiginosi), sia l’università però sono molto care in Giappone: considera oltre 600 euro al mese (e poi la gente si chiede a cosa servono le tasse)… insomma, la tua scelta potrebbe dover dipendere da altri fattori, ma comunque molto probabilmente ti servirà avere dei risparmi da parte (vd. il PS a fine commento).
      In alternativa una triennale in Europa (magari in un paese del Nord, dove è gratis e di qualità) potrebbe certamente essere un buon biglietto da visita che potrebbe avvicinarti ad un lavoro in Giappone (o in Italia o in Europa se cambi idea)… ma francamente non ci sono garanzie! A meno che la tua università (o l’azienda che ti assume) ti mandi in Giappone per qualche motivo, la scuola di lingua e/o l’università in Giappone restano l’unica via che dà la certezza di poter vivere lì per un periodo (e poi eventualmente trovare un lavoro con le competenze dell’università)… ma perché si paga (letteralmente). Dunque mentre porti avanti lo studio per l’N1 io cercherei di mettere da parte il più possibile (sempre che ti serva, magari sei ricca… non voglio presumere nulla, parlo in generale^^).

      P.s. il part-time in Giappone è pagato ad ore, quindi dipende, ma (1) legalmente non puoi fare più di 28 ore (i datori di lavoro spesso ti chiedono di superarle, ma non è legale) (2) realisticamente il part-time potrebbe portarti qualcosa come un 1000 euro al mese. Vivere a Tokyo però, senza badare troppo alle spese, richiede un 1500 euro/mese (i miei compagni che cercavano di autosostenersi del tutto solo con un part-time non potevano fare una spesa imprevista di 1000 yen, cioè 7,5 euro!). Certo, si può fare anche con meno: preventivando un periodo lungo in Giappone si può affittare un monolocale non ammobiliato e spendere 350 euro magari, invece di 600 per un appartamento nelle gaijin house. Anche ottenere un visto di lunga durata però richiede avere (molti) soldi in banca quindi… (io per esempio non ho chiesto il visto dichiarando i soldi del mio conto corrente, ho chiesto ai miei di fare da “garanti” dichiarando il loro, ottenendo un visto molto più lungo della media… la concezione che “un visto da studente è di 6 mesi è sbagliatissima, i visti vanno da 3 mesi a un anno e mezzo).
      P.p.s. le cifre che do in euro sono riferite alla mia esperienza del 2013 e 2014, non garantisco siano le stesse oggigiorno.
      P.p.p.s. grazie dei complimenti! ^__^

  6. Grazie per le informazioni. No, non sono ricca e l’idea era andare in una città come Kyoto dove, leggendo in giro, ho capito che la vita costa circa il 30% in meno, oltre ad essere una bella città. Facendo i conti della serva dovrei riuscire a vivere, escludendo un affitto di 350€ con quasi 200€… Non facile effettivamente. Come dici tu anche io penso che la migliore chance sia proprio un’università giapponese, anche se la seconda opportunità era proprio la scelta di un’università in Danimarca. Vedremo. Per ora grazie tante e dovessi aver bisogno sappi che scriverò ancora ;o)

  7. Ciao, aggiungo la mia esperienza! Mi sono laureato per l’appunto in lingua e letteratura giapponese nel 2008, con massimo dei voti, grandi aspettative e blah blah. Durante gli studi sono riuscito a ottenere una borsa di studio del Monbusho che mi ha permesso di stare un anno in Giappone, a Gunma (non nella capitale quindi, perfetto per la mia indole e per la lingua). Esperienza bellissima. A posteriori la laurea in lingue non mi è servita a nulla per il lavoro, per il quale per un po’ mi è servito sapere il giapponese e poi purtroppo neanche più quello, e sto cercando a fatica di mantenerlo.
    Sicuramente se si ha passione pregressa per la cultura del Giappone in generale l’università è una bella culla, considerata anche la possibilità di viaggi studio che giustamente sottolineavi. Io – per inciso – non avevo tale passione, speravo proprio invece di apprendere la lingua e nel contempo avere la laurea che qui in famiglia veniva data per necessaria. Ritengo vitale nel complesso l’università solo per chi abbia piani di conquista dei rettorati o comunque della carriera da insegnante, ma aggiungo che ci sono tante altre cose che ho avuto modo di studiare che mi hanno appassionato (glottologia, filologia germanica…), alle quali mai sarei stato esposto se non avessi proseguito gli studi.
    Oggi come oggi mi riiscriverei? Non credo, purtroppo. E per lavorare qui (Firenze) non starei neanche dietro al giapponese, che è ormai straminoritario come afflusso turistico. Chiudendo, direi che per la lingua e basta la laurea in lingue è una scelta sbagliata: semplicemente non è il suo scopo (di qualsiasi lingua si parli!). Se il desiderio è ampliare il proprio orizzonte culturale e magari si sta pensando all’insegnamento nelle primarie/secondarie/università allora è una scelta obbligata, ma forse non al punto da porre il giapponese come prima lingua!
    Saluti e complimenti per il sito!
    Nikrooz (una volta Nick Monroe, avevo il mio bel blog giapponico O Tenpura O Mores, spero NESSUNO se lo ricordi…)

    1. Splendido commento Grazie di aver detto la tua. Considera poi che tu hai ricevuto una borsa di studio e sei potuto partire per un viaggio studio tanti altri non avranno avuto neanche questa fortuna quindi la loro esperienza con la laurea sarà stata anche meno soddisfacente…
      Sì hai ragione il solo apprendimento della lingua non è lo scopo della laurea in lingue ma dovrebbe esserlo (a giudicare dal nome 😅😂) o perlomeno si dovrebbe offrire qualcosa di alternativo il cui scopo sia proprio lo studio della lingua, un corso di laurea che permetta di studiare essenzialmente la lingua e di finire l’università non ad livello N4 ma N1 o oltre (perché diciamocelo il livello N1 nel quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue è un livello B2, al massimo C1 ma di certo non C2… non contempla nemmeno l’orale santo cielo)

      1. Sì, mi ritengo molto fortunato! Il nostro ateneo, gli va riconosciuto, ha sempre avuto un bel programma di scambi con il Giappone, in primis con Gunma e Kyoto e chiunque sia stato furbo abbastanza da approfittarne avrà certo goduto di una bella esperienza; andarci pagato dalle tasse dei contribuenti nipponici poi non aveva prezzo XD
        In merito alla lingua/letteratura, è vero che il nome è fuorviante, ma leggendo i piani di studio prima di iscriversi onestamente si evince bene il focus sulla letteratura, quantomeno per l’ateneo fiorentino. Sul fatto che l’n1 non sia al livello di un c2 europeo ci credo e mi fido (io feci il 2 nel 2006), ma va tenuto conto che è un sistema organizzato dai giapponesi sulla base del loro metodo di studio delle lingue. Io ho avuto modo di frequentare corsi universitari di italiano per giapponesi quando ero là e di parlare non se ne parla proprio, se mi passate il gioco di parole. Spesso lo stesso succedeva con l’inglese. Solo grammatica e lettura, e poca comprensione orale per giunta. Sicuramente qui da noi l’impegno personale è l’unica cosa che può dare qualche frutto in più rispetto alle poche ore che la didattica mette a disposizione per le lingue non europee (ma anche le “minoritarie” – svedese, finladese, ungherese ecc – subiscono lo stesso trattamento). L’approccio letteratura-centrico è cardinale nel nostro sistema, nel bene e nel male!

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