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Di qualcosa facile e banale si dice che è “come bere un bicchier d’acqua” …ma mi spiace deludervi, oggi vedremo che bere dell’acqua… in giapponese non è per niente facile. Sicuramente molti tra voi già sapranno che “acqua” si dice “mizu” e “bere” si dice “nomu”… sono vocaboli semplici e molto chiari agli studenti di giapponese. Bene. E se vi dicessi che “mizu” non vuol dire “acqua” e “nomu” non vuol dire “bere”?

Ok, non è che non si possa dire, ma se mi permettete di fare un attimo il pignolo, vi dimostro che le cose stanno proprio così. Partiamo dall’acqua.

mizu non vuol dire “acqua”!

Intanto distinguiamo tra il kanji 水 e la parola “mizu”. L’idea che il kanji in questione trasmette è proprio quella di “acqua”, ma, attenzione, il kanji è un carattere cinese. La parola “mizu” invece è una parola giapponese… e non vuol dire “acqua” bensì “acqua fredda”!

Potremmo dire che l’acqua in giapponese non ha tre stati (ghiaccio, acqua liquida, vapore), ma quattro!

  • 氷 koori, ghiaccio
  • 水 mizu, acqua fredda (o a temperatura ambiente)
  • 湯 yu, acqua calda (spesso indicata come お湯 oyu)
  • 水蒸気 suijouki, vapore acqueo (in certi casi 湯気 yuge)

Ciò ha una conseguenza immediata: NON possiamo dire 熱い水 atsui mizu per dire “acqua calda”! Va be’, in effetti si può dire, ma solo come termine “tecnico”, p.e. in ambito scientifico… e comunque è di gran lunga preferito evitare di dire “mizu” e usare la corrispettiva kango (parola d’origine cinese) ovvero 熱水 nessui. Perché? Ricordatevi che è la parola giapponese, il suono “mizu”, non il kanji di per sé, che indica solo l’acqua fredda… o non si spiegherebbe perché “vapore acqueo” usa il kanji in questione.

Normalmente, parlando dell’acqua calda, del bagno o delle onsen, ma anche quella della pentola, si userà il termine お湯 o-yu (dove la “o” è un prefisso “d’abbellimento” che “ingentilisce” l’espressione in questione… e spesso precede anche mizu). Quando in un anime avete visto scritto un grande ゆ yu sul noren (una specie di tenda) all’ingresso delle 温泉 onsen (sorgenti termali) o del 銭湯 sentou (bagno pubblico), il riferimento era proprio all’acqua calda, indicata con “yu” (in kanji: 湯).

oyu sentou

Va detto che in considerazione di quanto detto riguardo a “atsui mizu” e “nessui”, o-yu sembra più che altro essere l’acqua calda destinata a un qualche uso della vita quotidiana (dall’acqua del bagno a quella della pentola, del té… a volte può indicare una qualche tisana: shouga-yu è il té allo zenzero). Purtroppo anche in questo caso il kanji non ci può aiutare perché in cinese questo kanji significa tutt’altro: “brodo” (anche se si intuisce una certa vicinanza tra i due concetti).

Ma non esiste solo la parola “o-yu”, in effetti si possono avere varie altre espressioni che creano una gamma di possibilità (temperature?) tra 0° e 100°C.

Partiamo dall’acqua fredda…

Abbiamo 冷水 reisui e 冷たい水 tsumetai mizu indicano l’acqua fredda, di frigo o con ghiaccio. Solo nei locali dove si mangia si trova il termine お冷 ohiya (ma dipende anche dall’atmosfera, deve essere “rilassata”, da izakaya non da ristorante di lusso, per capisci).

…e ora andiamo via via scaldando la nostra acqua…

(お)水 (o)mizu, non ha bisogno di presentazioni. 温水 onsui e 温かい水 atatakai mizu indicano un acqua non fredda (atatakai indica sempre un “tepore piacevole”, mai l’idea di “caldo”), per capirci si dice ad esempio 温水プール onsui puuru, per indicare una piscina riscaldata. Di norma questi termini sono usati per creare un contrasto con l’acqua fredda, quindi la definizione di “acqua non fredda” secondo me è perfetta.

Invece le espressioni 微温湯 biontou, ぬるい湯 nurui yu e ぬるま湯 nuruma yu indicano dell’acqua tiepida, specie acqua calda che si è poi freddata (“nuru-” ha una sfumatura negativa), p.e. dopo un bagno. お湯 o-yu è “l’acqua calda alla giusta temperatura”*, mentre 熱湯 nettou (熱い湯 atsui yu) è acqua calda, in particolare quella arrivata a bollore.

A questo punto devo confessarvi che nell’immagine a inizio articolo, o sul bidone dell’acqua qui sotto, probabilmente avremmo letto onsui e non oyu, perché non credo che di solito eroghino acqua granché, ma al più a temperatura non fredda o lievemente calda… ma non so davvero come funzionino!

oyu uootaa saabaa

Il termine o-yu, invece, può essere riferito all’acqua calda del rubinetto e si trova sicuramente sulle macchine delle bevande, nei drink bar degli alberghi e dei ristoranti, che danno anche l’acqua (davvero) calda …per il té o da bere così com’è! Acqua calda da bere? – direte voi. Sì, è una cosa molto popolare soprattutto in Cina, ma abbastanza comune anche in Giappone… specie tra le persone di una certa età e chiunque sia influenzato da credenze legate alla medicina cinese e al taoismo (che poi si diffondono nella società come le diete all’ultima moda e le tante “moderne superstizioni” che circolano). In particolare si pensa che bere acqua troppo fredda d’estate o acqua non tiepida d’inverno dia la diarrea (mai stato male dopo un bicchiere di acqua col ghiaccio, e voi?).

Ma torniamo a noi…

La differenza sostanziale tra mizu e yu (e tra tutte le espressioni citate in effetti), però, NON sta tanto nella temperatura, quanto invece nella sensazione provata da chi parla e quindi sta tutto alla sensibilità di quella persona. Starà a lui/lei usare un termine o l’altro! Due persone potranno scegliere termini diversi… E dell’acqua a una stessa temperatura potrebbe essere definita, dalla stessa persona, mizu d’estate e oyu d’inverno!

* Ecco perché prima ho dato una strana definizione di o-yu, parlando di “giusta temperatura”! Dato che l’acqua di un bagno (ca. 40°C) è o-yu, ma anche l’acqua del té (poco meno di 100°C) è o-yu, è ovvio che non è questione di temperatura. Se avessi dell’acqua a 70° per un té la definirei “nurui” e la troverei insoddisfacente (non abbastanza calda)… nonostante sia ben oltre i 40°C della “perfetta oyu” di un bel bagno caldo!

E ora che abbiamo tutto chiaro sulla nostra acqua… beviamola! (Non quella del bagno, è chiaro)

飲む nomu non vuol dire bere!

Be’, sì, possiamo tradurre così il verbo bere, sia in espressioni come bere dell’acqua (水を飲む) o bere del té, sia quando è da solo ma significa chiaramente “bere dell’alcool” (飲める nomeru, saper bereoyu iki wo nomu, si rif. all’alcool). Però il verbo nomu di per sé indica il “mandar giù” qualcosa.

Si può “nomu” (mandar giù) una medicina (薬を飲む kusuri wo nomu), a prescindere dal fatto che sia liquida, in polvere, in pillole… ma anche aspirare del fumo (タバコを飲む tabako wo nomu) o ingoiare le proprie lacrime (涙を namida wo), delle condizioni (条件を jouken wo), una richiesta (要求を youkyuu wo), un insulto (恨みを urami wo), il proprio risentimento (惜しみを oshimi wo)… O potremmo vedere qualcosa di bellissimo e “ingoiare” (trattenere) il respiro (息を飲む iki wo nomu). Poi le onde possono ingoiare una barca (波が船を飲む nami ga fune wo nomu) o noi possiamo essere “ingoiati” (trasportati) dall’atmosfera generale e finire per firmare un contratto (雰囲気に飲まれてサインした fun’iki ni nomarete sain shita).

8 thoughts on “Miti – “Bere un bicchier d’acqua” non è facile!

  1. Articolo molto interessante, da Farmacista/Chimico Farmaceutico, condivido perfettamente la parte relativistica della sensazione della temperatura.
    Poi per quanto riguarda il significato del verbo bere associato ai medicinali mi hai aperto la mente.
    Pensavo che potesse essere usato solo per le forme farmaceutiche liquide e non anche per le solide.
    Adesso posso consigliare meglio un fantomatico paziente giapponese su come assumere propriamente un farmaco.
    Una domanda: Come si fa a esplicare quante volte si deve prendere una preparazione iniettabile. Nomu è valido?

    1. Domanda interessante.
      Sono un lettore anch’io, quindi prendi la mia risposta con le pinze.
      Secondo me dovresti usare il classificatore 本 e il verbo fare un’iniezione 注射する.
      oppure per dire un tot di iniezioni in un arco di tempo definito (tipo una settimana 一週間 o un giorno 一日 ) usare 回.

      1. Ho risposto sotto, per il resto hai evidenziato una parte interessante, quella del tempo.
        ichinichi (ni) ikkai
        Il “ni” è l’opportuna particella, ma è spesso omessa.
        -kai è preferito a -do (ichido) per l’idea di ripetizione che kai comporta.

        Si può contare siringhe, pillole, bustine invece delle volte…
        ichinichi (ni) ippon (per le siringhe)/ichijou (per pillole, compresse, tavolette)/ippuku (per le bustine.
        Ci sono altre espressioni, alcune ovvie (es. ichimai per le bustine) altre meno, ma ho pensato di limitarmi.

        Per il resto si può dire ichibin per una bottiglietta, itteki per una goccia, hitosaji per un cucchiaio di sciroppo (più problematico con i cucchiaini, che non si usano come unità di misura in modo diretto… si dirà invece xxx wa kosaji ippai, ad esempio).

    2. No, attenzione, non è valido! Nomu riguarda il prendere per bocca (assumere per via orale? XD ) e ingoiare senza masticare.
      Tra parentesi il semplice ingoiare è nomikomu o altre espressioni un filo più complesse.
      Iniezione è chuusha (siringa è chuushaki, il liquido è chuushaeki). Per dire fare una iniezione di qualcosa (xxx) puoi dire
      XXX wo chuusha suru
      Iniettare xxx
      Oppure
      XXX no chuusha wo suru
      XXX no chuusha wo utsu
      Fare un’iniezione di xxx

      Al posto di suru e utsu puoi usare shite morau e utte morau se si tratta di farsi fare, i.e. ricevere una iniezione di qualcosa.

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