hoshii e tai per la terza persona b

“Voglio XXX” usa l’aggettivo ほしい hoshii

Quando vogliamo qualcosa (non quando vogliamo fare un’azione, di quello parleremo la prossima volta), ci ritroviamo ad usare l’aggettivo ほしい hoshii (in kanji sarebbe 欲しい, ma agli inizi e per lungo tempo lo ritroverete solo in hiragana).

Perché un aggettivo? Perché in giapponese non usiamo un verbo come “volere”, ad esempio “io voglio un gelato” (= “io desidero un gelato”). Usiamo invece l’aggettivo in -i “hoshii” per descrivere il gelato come qualcosa di desiderabile.

意味: AはBがほしい A wa B ga hoshii, cioè “Per quanto riguarda A, B è desiderabile”. Quindi il tema indica chi desidera, chi vuole B. Invece B (che in giapponese è soggetto!) indica la cosa desiderata (anzi, desiderabile secondo il parere di A.

Ma attenzione! La “A” può essere solo un riferimento a me stesso, al parlante. Insomma, può essere “watashi”, “boku”, “Chie-chan” se è Chie che parla di sé in terza persona singolare (a volte capita, specie ai bambini), ma non posso essere io a parlare e dire che il mio amico Marco vuole una certa cosa!

In giapponese si pensa che chi parla non può presumere di sapere cosa un’altra persona desidera e quindi non si può “permettere” di dirlo. Be’, in qualche modo può esprimerlo, ma si tratta di un argomento un po’ complesso che per ora non possiamo ancora affrontare.

Non possiamo presumere di sapere cosa un’altra persona desidera, ma possiamo chiederlo, ecco perché possiamo ritrovare hoshii nelle domande (vd. frasi 4-7) rivolte alla seconda persona, cioè a chi mi ascolta (ma deve esserci confidenza, vd. note a fine post).

例文:

  1. 新しいパソコンがほしい。
    atarashii pasokon ga hoshii
    Voglio un nuovo computer.
  2. 子供はほしくありません/ほしくないです/ほしくない。
    kodomo wa hoshiku arimasen/hoshikunai desu/hoshikunai.
    Di bambini non ne voglio.
  3. 主人は子供がほしかった。
    shujin wa kodomo ga hoshikatta.
    Mio marito voleva dei bambini.
  4. 何がほしい?nani ga hoshii?
    Che cosa vuoi?
    コーヒーがほしい。 koohii ga hoshii.
    Voglio del caffè.
  5. コーヒー(は)、ほしい?koohii (wa), hoshii?
    Il caffè, lo vuoi?
    うん。[ほしい]。un./un, hoshii.
    Sì./Sì, lo voglio.
  6. コーヒーがほしい?koohii ga hoshii?
    Vuoi del caffè?
    うん。[(コーヒーが)ほしい]。un./un, hoshii/un, koohii ga hoshii.
    Sì./Sì, lo voglio./Sì, voglio del caffè.
  7. コーヒーがほしい?koohii ga hoshii?
    Vuoi del caffè?
    ううん、コーヒーはほしくない。ジュースがほしい。uun, koohii wa hoshikunai. juusu ga hoshii.
    No, il caffè non lo voglio. Voglio del succo.

注意:

  • Dato che il soggetto alla fin fine è sempre il parlante di norma il tema non è presente! Anche nell’immagine di inizio articolo, penultima riga da destra, troviamo l’assenza di tema nel discorso diretto del bambino: hoshi ga hoshii!, “Voglio le stelle!”.
  • Nelle frasi negative se voglio parlare di me o creare un contrasto tra me e qualcun altro, la cosa non voluta avrà il ga, ma può ovviamente essere messa a tema (p.e. nel caso della frase 2, se stavo già parlando di bambini, è ovvio che kodomo sia seguito da wa) o in contrasto con qualcos’altro (quindi posso avere frasi tipo “(boku wa) kodomo wa hoshikunai”)
  • Il tema salta di nuovo fuori, necessariamente, quando il soggetto è una terza persona. Ma come, ci hai detto che non è possibile avere a tema qualcuno che non sia il parlante! – direte voi. Vero, ma il tema salta davvero fuori in due casi, quello complesso a cui accennavo più su e in un’altra situazione. Esiste infatti un caso in cui posso usare la frase, per niente complessa, AはBがほしい A wa B ga hoshii, senza aggiungere proprio nulla, per descrivere cosa un’altra persona desidera. È il caso dello scrittore, o perlomeno del narratore… insomma, la voce che parla quando leggiamo una storia. Se io sono lo scrittore (o il narratore) di una storia, infatti, so tutto del mondo che sto creando, so esattamente quali sono i sentimenti e le sensazioni dei personaggi e posso permettermi di dire cosa un personaggio desidera perché sono io che l’ho deciso. È il caso dell’immagine di inizio articolo, la prima riga (da destra).
  • Il passato (frase 3) è un caso a parte, perché di un evento passato posso sapere esattamente come stavano le cose. Non si tratta di guardare una persona e interpretare cosa pensa al momento, può essere che mi sia stato detto o sia diventato evidente nel tempo.
  • Nelle domande (frasi 4-7) hoshii può essere riferito anche alla 2a persona (Vuoi…? Volete…?), ma è necessario che chi parla e chi ascolta siano in confidenza, altrimenti quest’espressione risulta scortese. Il modo normale di chiedere a qualcuno se vuole una determinata cosa è Aはどうですか/いかがですか。 A wa dou desu ka/ikaga desu ka, con “ikaga” versione più cortese di “dou”.
    飲み物はどうですか。nomimono wa dou desu ka
    Che ne diresti di qualcosa da bere?
    お飲み物はいかがですか。onomimono wa ikaga desu ka
    Le andrebbe qualcosa da bere?
    Ad esempio un ragazzo che ha invitato a casa un senpai userà la prima espressione, mentre un cameriera userà la seconda espressione. Il punto però è che entrambe sono molto meno dirette di “hoshii desu ka” e quindi più cortesi.

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7 thoughts on “N5 in sintesi – Il desiderio espresso con ほしい hoshii

  1. Nelle frasi interrogative d’esempio basta il tono della voce per esprimere la domanda, giusto? Il ka si potrebbe usare o va solo dopo un verbo (anche se gli aggettivi in -i in posizione verbale lo sono)?

    1. Esatto.
      Si può usare il ka dopo sostantivi, aggettivi e verbi, ma tenendo presente che:
      – suona(va) più maschile (ora, a prescindere dal sesso di chi lo usa, possiamo dire che suona più brusco e meno gentile per certi versi*)
      – l’uso del ka dopo la forma piana tende a sparire
      – in particolare dopo un pronome interrogativo più verbo ormai il ka non dovrebbe più essere usato (“dare ga kita ka” è ormai considerato sbagliato da alcuni manuali, anche se in effetti uno lo trova, va considerato il contesto in cui è stato scritto).

      *Attenzione.
      – a volte nel linguaggio maschile è ingentilito dicendo “kai” al posto di “ka”, ma non è esattamente comune.
      – per capirci, l’impressione che a me e mia moglie davano le due frasi seguenti…
      mizu ga hoshii?
      mizu ga hoshii ka?
      …è che nel primo caso mi sto offrendo di portare dell’acqua, nel secondo caso sto solo chiedendo se la vuole o no. Non so se un native speaker avrebbe la stessa sensazione e ovviamente non si applica ad altri aggettivi, ma dà l’idea del fatto che comunque senza “ka” suona più “soft”.

  2. Chiarissimo come sempre. L’uso del ka era uno dei dubbi che mi assillavano maggiormente: sapevo della sua tendenza a sparire dopo una forma piana (dopo “da” non si usa mai, infatti), e del suo ingentilimento con “kai”; mi mancava la sua sparizione in frasi con pronome interrogativo, anzi l’errore nell’usarlo. Dunque direi da usare con cautela, a meno di non voler sembrare/essere bruschi.
    Arigatou

    1. Visto che mi sembri uno studente abbastanza avanti…
      – Da non si usa in una domanda, a meno che tu abbia un pronome interrogativo. Se lo usi rafforza molto la domanda, es. Dare da?!! = Chi è?!!
      – tuttavia anche da si può smorzare come ka usando la i: Dare dai?
      – ka si può trovare con ka, se c’è un pronome interrogativo… In una frase interrogativa indiretta: dare da ka wakaranai. Tuttavia suona un po’ antiquato e si trova solo nello scritto (io l’ho trovato solo nei saggi).

      Spero di non aver esagerato… 😉

      1. No, no, nessuna esagerazione. Anzi, se capiterà, gli approfondimenti sono sempre graditi e ti ringrazio in anticipo per le future domande.
        Ritornando a questi ultimi esempi: posso dire semplicemente dare? per chiedere chi è? (mi sembra troppo semplice).
        1) Se aggiungo il da, è perché non mi aspetto che ci sia qualcuno, quindi ci può stare essere bruschi, anche addolcendolo un po’ con dai.
        2) Se metto desu, sarò più cortese nel caso la persona arrivata sia qualcuno che non conosco o più grande di me.
        3) Dare?, da solo, lo userei nel caso mi aspettassi una persona che conosco (un familiare, p.e.).
        Dimmi se è corretto o se l’essere “abbastanza avanti” è un miraggio dettato dalla curiosità. 😀

        1. Sì, puoi dire solo “dare?”

          Non necessariamente. Uno può dire hannin wa dare da?! (Chi è il colpevole?)
          se chiedi “chi è?” per forza non lo conosci, quindi usare dare desu ka? o meglio un pronome più cortese come donata o dochirasama al posto di dare è innanzitutto una differenza dovuta al tuo modo di parlare, che dice qualcosa su di te… Però la tendenza sarà usare dare quando con quella persona non c’è alcun rapporto possibile. Es. Vedo uno in TV e chiedo dare desu ka. Vedo un tizio ad un cocktail party a cui partecipo, chiedo ano kata wa dochirasama desu ka.
          No. Se rispondi al citofono e ti aspetti sia un familiare dici “hai”, se/quando vedi che è qualcuno che non conosci (es. Videocitofono) usi donata/dochirasama desu ka.

          Dalla prossima volta le domande non attinenti il post vanno sul sito della community
          sdgchat.wordpress.com

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