Tranquilli, la prossima immagine spiegherà molto meglio quando usare ga o wo con le forme in -tai

Abbiamo già affrontato la volontà espressa con la forma in -tai.  Non abbiamo però parlato di un aspetto e cioè la giusta particella da usare quando il verbo è alla forma in -tai. Sì, perché i testi di solito dicono che quando un verbo viene messo alla forma in -tai il complemento oggetto si ritrova ad avere が ga al posto di を wo …peccato che le cose non stiano così! (¯―¯٥) (´-_-`;)

C’è una diversa sfumatura nell’uso di una o dell’altra particella. Inoltre ci sono situazioni in cui non è possibile usare sia l’una che l’altra anche a costo di cambiare leggermente il senso della frase.

Tanto per cominciare leviamoci di torno il caso più semplice, quello di un verbo intransitivo come, ad esempio, 行く iku andare. Alla forma in -tai otterremo

行きたい! Ikitai!
Voglio andarci!

Se il soggetto è espresso con ga, viene enfatizzato, se ha il wa tematico è di norma un contrasto, perché come abbiamo visto nell’articolo La forma in -tai, il soggetto non è necessario di norma.

私が行きたい! Watashi ga ikitai!
Sono io che ci voglio andare!

Per nessun motivo si può sostituire con “wo” se il verbo non prevede un complemento oggetto.

E se invece il verbo lo prevede? Allora cambia tutto. I testi dicono, appunto, che il complemento oggetto usa ga invece di wo, quindi

お茶を飲む → お茶が飲みたい
ocha wo nomu → ocha ga nomitai
Bevo del tè → voglio bere del tè

In realtà è assolutamente possibile trovare anche

お茶飲みたい
ocha wo nomitai
Voglio bere del tè

Viene quindi spontaneo chiedersi che differenza ci sia tra le due frasi, con ga e con wo. Partiamo dal primo esempio, lo rendo solo un po’ più naturale…

おいしいお茶飲みたい。
oishii ocha ga nomitai.
Vorrei bere del buon tè.

Il ga indica il soggetto, come sappiamo. Perché salta fuori? Perché il verbo nomu è diventato un aggettivo in -i, nomitai, per via dell’ausiliare aggettivale -tai, si direbbe… Ma c’è anche un altro fatto.

Il ga enfatizza spesso il soggetto (boku wa riki = Io sono Riki, ma boku ga Riki = Sono io Riki!); per dirla in termini più tecnici, indica il focus della frase… e il focus di questo primo esempio, ciò su cui questa frase “si concentra”, è “del buon tè”.

L’esempio con GA, dunque, è scritto con GA (che indica il focus) perché risponde alla domanda 何が」飲みたいか nani ga nomitai ka, cioèche cosa vuoi bere?“.

Posso però avere anche la frase seguente…

おいしいお茶飲みたい。
oishii ocha wo nomitai.
Vorrei bere del buon tè.

…in cui la cosa voluta ha la particella wo e quindi è complemento oggetto.

Perché? Abbiamo detto che nomitai è aggettivo, come fa un aggettivo ad avere il complemento oggetto?!? Avete ragione ad essere perplessi, ma, vedete, la grammatica giapponese non è come la nostra, che rispetta sempre un certo sistema di regole, la grammatica giapponese (e sono serissimo) è un’emozione.

Quest’ultima frase è scritta così perché ocha non è il focus della frase e “bere del tè” è visto, anzi, viene sentito come una cosa sola su cui poi applico l’idea di volontà, mentre prima si riferiva solo all’idea di bere e il “bere che cosa” era focus della frase. Siete d’accordo che qui c’entra più la propria percezione che non la logica? E vi assicuro che ci sono altre mille esempi del genere, ecco perché dico che la grammatica giapponese è un’emozione (´-﹏-`;)

In cosa è diversa, alla fine della fiera, quest’ultima frase dalla precedente? Questa seconda frase risponde alla domanda 何をしたいか nani wo shitai ka,che cosa vuoi fare?.

Quindi nel primo caso, con ga, il voler bere è dato per scontato e quel che conta è “che cosa vuoi bere?”. Invece nel secondo caso anche l’idea di bere è importante e legata al té: la frase risponde alla domanda che cosa vuoi fare?”.

Riassumendo il tutto con un’immagine:

particelle ga wo e forma in -tai 01

Da questa immagine dovrebbe essere chiaro su cosa mi concentro: (1) la cosa che voglio bere, se uso ga, e (2) quel che voglio fare, se uso wo.

Solo una nota in chiusura. La volontà espressa in -tai è ingentilita con desu (essendo ufficialmente un aggettivo in -i), come si vede nell’immagine. Tuttavia è bene ricordare che suona comunque abbastanza “diretta”, ragion per cui si tende ad evitarla e a usare invece l’espressione ~たいと思います -tai to omoimasu, più cortese.

La sostituzione di wo con ga

Questa sostituzione è estremamente comune e insegnata come la norma di solito… ma non è così, come visto, e non può essere fatta sempre! A breve vedremo i casi in cui va usato per forza wo, ma è bene chiarire che la cosa più facile è semplicemente ricordarsi quando si è obbligati a usare e in tutte le altre occasioni optare per , così da non incorrere nelle problematiche limitazioni di “ga”.

Per metterla semplicemente, per capire quando è d’obbligo usare ga basta ricordarsi l’immagine vista sopra e chiedersi dov’è il focus di ciò che voglio dire? Se è sull’oggetto in sé, se mi è stato chiesto cosa voglio bere (o se sono io a chiederlo, nel giusto contesto), allora userò “ga”, perché il punto non è l’azione nel complesso, ma solo l’oggetto dell’azione in sé e per sé. Di nuovo, è sufficiente rivedere l’immagine sopra.

Quando DEVO usare wo e usare ga è sbagliato

Per completezza vediamo quando “ga” è proprio sbagliato e “wo” risulta obbligatorio. Abbiamo 3 casi:

1. Quando la particella wo non è il complemento oggetto (qui sotto ad es. indica un moto per luogo), non si può usare ga.

空(を/が)飛びたい。
sora wo tobitai.
Voglio volare nel cielo.

2. Se qualcosa si frappone tra la particella e il verbo, non si usa (o non si dovrebbe usare) la particella ga, si usa solo wo.

おいしいコーヒー(を/が)たくさん飲みたい。
Oishii koohii wo takusan nomitai.
Voglio bere un bel po’ di ottimo caffè.

3. Quando si ha la forma in -te+iru, anzi -te itai (es. shite itai invece di shitai, nel caso del verbo fare), questa esprime la volontà di continuare a svolgere l’azione in questione. Con questa forma, -te+itai, non si usa il ga ma solo wo.

もっと話(を/が)していたい。
Motto hanashi wo shite itai.
Voglio discutere di più.

Bene, spero sia tutto chiaro. La lezione è venuta lunga, ma solo perché ho cercato di renderla il più chiara possibile ripetendomi spesso… Spero di non avervi annoiati. Alla prossima! じゃあね~

6 thoughts on “N5 in sintesi – Le particelle da usare con la forma in -tai

  1. Ciao Kaze, faresti un altro esempio alla forma in -te itai senza usare suru? Con suru mi sembra sempre molto semplice, visto che spesso è fortemente legato al compl. ogg. per creare una sorta di verbo (o meglio, che noi traduciamo come un verbo). Spero di essere stato chiaro.
    よろしくお願いします。

    1. La forma in -te iru (e quindi quella in -te itai) salta fuori se hai un verbo istantaneo, ma per questo di solito non hai un complemento oggetto, perché gli istantanei non sono transitivi di norma, oppure se hai un verbo durativo alla forma continuativa o che indica un’abitudine… Perché i durativi sono più spesso transitivi.
      E’ facile fare frasi come “voglio continuare a scrivere/scriverti” o “voglio continuare a correre”
      …ma come vedi gli manca il complemento oggetto. Usando il verbo fare diventa più facile, perché il complemento oggetto è quasi d’obbligo.

      Ad ogni modo ti faccio alcuni esempi.

      mainichi nanika wo kaite itai
      Voglio continuare a scrivere qualcosa ogni giorno.

      Mi viene in mente che capita spesso con l’idea di vivere (jinsei wo ikiru) o condurre una vita (seikatsu wo okuru)…

      shiawase na seikatsu wo okutte itai
      Voglio (continuare a) condurre una vita felice

      jibun no jinsei wo ikite itai
      Voglio (continuare a) vivere la mia vita

      zutto kono mama de shizuka na seikatsu wo okutte itai
      Voglio continuare a condurre una vita tranquilla così come adesso, per lungo tempo

      Non deve riguardare ciò che farai da questo momento in poi però, sempre il continuare a fare qualcosa. Se riguarda quel che farai da ora in poi verrà fuori una frasi tipo: “(kore kara) …te ikitai”, con la forma -te iku che è un altro argomento.

      p.s. hanashi wo suru non è un verbo in suru (esiste già il verbo hanasu), il verbo in suru, tecnicamente, è un verbo a sé e lo ottieni solo se NON c’è particella “w”.

  2. Grazie, grazie mille, sensei. Sì, so che il verbo in suru non ha la particella wo (come benkyou suru), ma come dici tu, usando suru in questo tipo di frase diventa più facile capire, perché wo è quasi d’obbligo. Per questo volevo un esempio in cui non ci fosse suru (per complicarmi la vita, credo).

    Grazie ancora dei molti esempi… e per quanto riguarda la forma -te iku meglio aspettare un suo futuro post, ma da quanto ho capito: se un’azione è solita (come vivere) allora userò -te itai per dare l’idea di continuare, altrimenti se è un’azione che inizia adesso e continuerà in futuro (diventando solita?) userò -te ikitai.

    Un’ultima cosa: sempre per quanto riguarda -te itai, è più facile trovare espressioni temporali che non? O è indifferente?

    Arigatou gozaimasu

  3. Mi riferivo all’uso di… chessò… mainichi, zutto etc… Se era più facile trovare espressioni del genere in frasi con -te itai… ma hai ragione, l’essenziale l’ho capito perciò buona aspirina e alla prossima 🙂

Fatti sentire!

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