No, niente anime, era solo una battuta. La seconda serie sta per arrivare ma non sarà tutta al femminile. No, oggi diamo un’occhiata a Piece of Tokyo, che si autodefinisce “The art project, describing Tokyo in a creative way.” (Il progetto artistico, descrivere Tokyo in modo creativo).

La mia battuta non sarà stata granché, ma è una traduzione fantastica se pensate che il titolo giapponese del progetto è 東巨女子 Tokyo joshi, cioè ragazze di Tokyo… dove, attenzione, il “kyo” di Tokyo 東京 è sostituito dal “kyo” di 巨人 kyojin, cioè “giganti”.

Sì perché è questo il tema del progetto, fatto di immagini e video, presentare alcuni luoghi di Tokyo in associazione ad alcuni stereotipi di donna giapponese (quanto amano gli stereotipi!) in scala 100 a 1, metro più metro meno. Per esempio…

attacco dei giganti piece of tokyo joshi 02 attacco dei giganti piece of tokyo joshi 03

Dal punto di vista dei video, uno risalta su tutti gli altri, anche per il tema. Una ragazza prova a farcela da sola nella grande Tokyo, ma è dura. I chikan (pervertiti) sul treno e a lavoro, il senso di inadeguatezza e impotenza, la rabbia… un sorriso, ricambiato, quando le compare una gigante sé stessa da giovane, in costume di fronte al famoso Arakawa Bridge, imbarazzata sì, ma piena di coraggio, “grandissima”, come recita la canzone che segue e descrive momento per momento la vita di Yamada.

Attenzione però, Yamada ritrova la forza, ma è una forza solo interiore. Lo scatto d’orgoglio è lasciato alle parole del cantante, proprio alla fine: “kusottare! (str*nzi!)”

Vi avverto che alcuni degli altri video che trovate sul sito Piece of Tokyo, sono un po’ ammiccanti, se il genere non vi va, non guardateli… e non mostrateli a Le Iene o gli viene un coccolone, poverini.

2 thoughts on “L’attacco delle giganti… gigantesse?

  1. Ma una giapponese palpeggiata in tram se ne sta lì tranquilla per non disturbare i vicini? E’ realistico? 😮
    Io un paio di anni fa mi sono sentito dire di tutto da una signora convinta di essere stata toccata da me. In realtà era la borsa col pc che avevo a tracolla, il cui angolo si era infilato proprio “lì”. Ma lei non si è fatta problemi a dirlo ad alta voce, l’ha sentita tutto l’autobus e la figuraccia l’ho fatta io.
    Voglio andare in Giappone…..

Fatti sentire!

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