pillole di giapponese 5

Eccoci con una nuova lezione del corso Pillole di Giapponese: la lingua giapponese a piccole dosi! (⌒▽⌒) Oggi vedremo il verbo essere, ma soprattutto inizieremo a capire l’enorme importanza che il contesto (sia il contesto della frase che il contesto sociale) assume in giapponese.

Il verbo essere in giapponese è davvero una strana creatura: ci sono perfino studiosi che sottolineano come un vero verbo essere in giapponese non esiste nemmeno! I più curiosi, e chi magari sa già qualcosina di giapponese, possono leggere l’articolo I misteri dell’essere …tutti gli altri, mi seguano! (XD)

Il verbo essere in giapponese, come tutti i verbi giapponesi, non cambia in base al soggetto: non si dice “io sono”, “tu sei”, “lui è”, “noi siamo”… Si usa sempre una stessa forma.

In compenso, come tutti i verbi, ha più di una forma a seconda del grado di cortesia che vogliamo usare nei confronti della persona con cui parliamo!

Forma cortese Forma non cortese
です
desu

da

Attenzione, “non cortese” non vuol dire “scortese”, solo che si usa in famiglia, con gli amici (possiamo cioè dire che è più “colloquiale”), ma anche con i sottoposti o chi è “più in basso di noi nella scala sociale”, per così dire.

Attenzione, questo verbo essere non traduce il verbo essere italiano in ogni situazione! Non si usa per dire “sono in cucina”, “è rossa” o “è stato promosso” (chi vuole approfondire può farlo con l’articolo già linkato). Questo verbo essere giapponese riguarda solo quelle nostre frasi dove subito dopo il verbo troviamo un sostantivo (o un “nome”, se preferite), le frasi dette predicato nominale.

Usiamo il verbo essere in un esempio…

Provando a usare la parola “chichi” (pron. “cici”), padre, insieme al verbo essere (desu) ci accorgiamo subito dell’enorme importanza che il contesto ha in giapponese

です
chichi desu.

Come lo traduciamo? “Sono il padre”? “Sei il padre”? Oppure “È il padre”? O ancora, al plurale?

Plurale e singolare di una parola in giapponese non si distinguono, ma di solito il caso delle persone è un po’ diverso, quindi per ora diciamo che “chichi” è solo singolare. Eliminiamo anche “Sei il padre” perché “chichi” è un termine “umile” riservato a me o a chi mi è vicino, e che uso solo quando parlo con qualcuno che mi è meno familiare. Se avete già letto il mio articolo su uchi e soto, La seconda regola della società giapponese, sapete già di cosa parlo. Dunque, cosa ci resta?

  • Poniamo che sia di fronte al mio capo o a un prof e gli debba presentare mio padre, dirò… “chichi desu”, “È (mio) padre”. E il termine “mio” non è necessario in giapponese perché appunto “chichi” è “umile” e può riguardare solo me o qualcuno che mi è vicino.
  • Poniamo più o meno la stessa situazione, ma stavolta io sono il padre e sono con mio figlio di fronte al suo capo. Mi presento dicendo… esattamente: “chichi desu”, cioè, in questo caso, “Sono il padre”.

Stessa frase, due traduzioni diverse, perché in giapponese dipende tutto dal contesto. Non solo il contesto della frase, che permette di distinguere singolari e plurali o il significato di parole che suonano allo stesso modo (come il nostro “attaccare” che vuol dire sia “aggredire” che “appiccicare”), ma anche il contesto sociale, che mi ha permesso di capire che non stavo dicendo “Sei il padre” perché parlando con il mio capo non avrei potuto usare la parola “chichi” per dire “padre”.

Comunque, tranquilli, non è che ci sia una parola umile per ogni cosa e comunque, in cambio di queste complicazioni si hanno tante altre semplificazioni. La grammatica giapponese è molto semplice… e pensate sempre al fatto che non dovrete ricordare le tavole dei verbi! È una valanga di lavoro risparmiato! ^_^

Gli articoli di questa rubrica sono raccolti nella pagina Pillole di Giapponese.

2 thoughts on “Pillole di Giapponese 05 – Il verbo essere

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