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Qualcuno che evidentemente vorrebbe studiare arabo… o forse voleva disegnare i propri capelli?

Vi siete mai detti “Voglio imparare il Giapponese!” (o un’altra lingua, ma se siete qui probabilmente pensate al giapponese, no?). Se sì, il vostro successivo pensiero probabilmente è stato “Ok, ma come?! Da dove inizio?”. Conosco quello stato d’animo e tantissimi utenti mi hanno fatto questa stessa domanda e tante altre simili, per cui ho deciso di creare una “guida” per aiutare chi ha deciso di imparare il giapponese e non sa come muoversi (attenzione perché molti consigli valgono a prescindere dalla lingua con cui vi state per misurare).

Imparare una lingua, lo sappiamo tutti, non è impresa facile. Se si tratta di una lingua di un paese così lontano che a volte pare un mondo a  parte, basata su un sistema di scrittura molto più complesso del nostro alfabeto, be’, è inevitabile, le cose si complicano ulteriormente. È ovvio quindi che ci sia una certa dose di ansia in chiunque tenti quest’impresa. Non importa se la voglia di imparare c’è sempre, intatta, magari da anni: quando si tratta di riprendere in mano i libri o poco dopo, per un motivo o per l’altro, una o mille ansie ci bloccano.

Cerchiamo allora di dissipare queste ansie dando una risposta chiara alle domande più comuni (tutte domande che mi sono state realmente poste qui sul sito, per email o dai miei studenti). Tra queste ci saranno domande come: Vale la pena imparare una lingua? Perché studiare giapponese? E se non ce la faccio? Ho bisogno del libro giusto! Devo vedere dei risultati: voglio parlare al più presto! Kana? Kanji? Da dove inizio? …eccetera eccetera.

A queste si aggiungeranno sicuramente altre domande, ma vi invito fin d’ora a scrivere nei commenti i vostri personali dubbi e i problemi che vi bloccano nel vostro studio: vi risponderò sicuramente ampliando questo post o in un articolo successivo. Vi invito inoltre a condividere ovunque possibile questo articolo, perché anche altri possano proporre i propri dubbi e problemi. Collaborando così riusciremo a creare una serie di articoli che sia davvero utile al maggior numero possibile di (fantastiche) persone che, come voi, mirano a imparare cose nuove, a crescere, a migliorarsi sempre.

1. Perché imparare una lingua?

È stato dimostrato che imparare una lingua rende più intelligenti, ritarda o previene la demenza senile e, tra le altre cose, statisticamente, dà accesso a uno stipendio più alto. Sì, vabbè, promuove anche la formazione spontanea della tartaruga addominale?! – direte voi. No, ma sapere due o tre lingue di solito ci rende automaticamente la persona più interessante della festa. Tutto considerato, quindi, la domanda non dovrebbe “Perché imparare una lingua?” ma piuttosto “Perché no?!”.

Se vi piacciono queste ragioni, usatele (sono vere, a differenza della tartaruga addominale dell’estatè). Può essere invece che siate obbligati a studiare una certa lingua …perché è il vostro corso universitario, perché vi trasferiscono d’ufficio in un altro paese o perché i vostri genitori devono trasferirsi in un altro paese… Se il vostro motivo è un obbligo, congratulazioni, probabilmente riuscirete nel vostro intento (anche questo punto è provato da alcuni studi). Se il vostro motivo è più personale, dovrete sempre tenerlo presente e restare motivati: sarà dura, più dura che per chi ha un obbligo da rispettare, ma sarà anche molto più divertente e gratificante.

La mia ragione preferita, però, è un’altra. Ho iniziato per ben altri motivi, ma proseguendo con lo studio mi sono reso conto che l’aspetto più affascinante dello studiare una lingua è il fatto che ci apre un nuovo mondo. Non è solo questione di poter emigrare, lasciare l’Italia se si sente che non è il proprio posto. Questo “nuovo mondo” può essere anche un “mondo immateriale” ma altrettanto reale, che ci si apre davanti grazie alla rete fin dai primi momenti della nostra avventura con una nuova lingua.

Non oversemplifichiamo. Non si tratta solo di vedere qualche film senza sottotitoli: un altro paese spesso è davvero un altro mondo, tutto da scoprire.

Anche in posti non lontani, come per esempio la Francia, quello di cui la gente parla, che sia l’ultimo amore scandaloso di un’attrice, un fatto storico ben noto, un ristorante alla moda, l’ultimo romanzo di un grande autore ecc. è un mondo che ci resta precluso se non conosciamo la lingua: né una settimana a Parigi, né una traduzione, né i sottotitoli ce lo possono far scoprire.

Potremmo dire che “Se il traduttore è bravo, però…” ma in realtà non è così, punto. Da un lato penso a manga e anime: che siano tradotti da professionisti o da fansubber non importa, perché in entrambi i gruppi ci sono persone preparate e veri scalzacani. Dall’altro lato, poi, bisogna considerare che anche se il traduttore è un vero professionista, lo è nel suo campo: non scrive romanzi, non disegna anime (se potesse guadagnerebbe molto di più). Difficilmente quel che produce sarà all’altezza dell’originale! A volte potrebbe anche risultare più di vostro gusto, più adatto a un pubblico italiano, ma non sarà mai la stessa cosa dell’originale… Si dice “traduttore traditore”, no?

Non scomodiamo però l’eterna questione del traduttore, la sua bravura e professionalità in un’impresa (la traduzione) a dir poco ardua, una lotta in cui non si può uscire vincitori, si possono solo limitare i danni. Possiamo prendere in considerazione altri aspetti oltre la professionalità. Ad esempio le battute, che se tradotte spesso non fanno ridere (a meno che il traduttore oltre ad avere la stoffa del romanziere abbia anche quella del comico); molte espressioni che possono essere tradotte anche bene, ma di cui si perde tutto il fascino (soprattutto nel caso di lingue come giapponese e cinese, ricche di espressioni particolarmente interessanti, intriganti perfino); i toni di voce, che in un film vengono ignorati da chi legge solo i sottotitoli; particolari parlate e dialetti, che non possono essere resi (se non in modo orrendo, come in Shaolin soccer …non so se avete presente^^); le parolacce, che devono essere eliminate o sostituite, perdendo spesso il senso originale della parola, eventuali doppi sensi ecc.; e ancora i riferimenti alla cultura condivisa, all’attualità, ai personaggi famosi, agli slogan pubblicitari, ecc. Tutto ciò viene perso nella traduzione e/o perde la sua forza comunicativa.

2. Perché imparare proprio il Giapponese?

Grazie principalmente a manga ed anime, da un lato, e ai tanti aspetti e sfaccettature della sua complessa cultura, dall’altro, l’interesse per la lingua giapponese è particolarmente diffuso, o perlomeno più di quel che ci si aspetterebbe da una lingua dell’Estremo Oriente. Perché imparare il giapponese, dunque? Ci sono le opportunità di lavoro e altro (ne abbiamo parlato in Perché studiare (da) giapponese?), ma tanta gente ha i suoi motivi personalissimi per essere attratta dal giapponese… e sono davvero tanti!

Si impara l’inglese perché a scuola si è obbligati, si impara il francese per rimorchiare (o per l’arte?), lo spagnolo per le vacanze, il tedesco per lavoro, il coreano per le serie tv… e il giapponese? A differenza delle altre lingue, nel caso del giapponese non c’è un solo “tipico motivo” per impararlo! Gli studenti che imparano il giapponese perché vogliono vedere gli anime o leggere i manga in lingua originale sono tantissimi… proprio come gli appassionati di arti marziali, ai quali dei manga non importa nulla, ma che vogliono comunque imparare il giapponese. E così via, ci sono appassionati di cosplay e appassionati di kimono e appassionati di cosplay in kimono. Ci sono appassionati di videogiochi (moderni e retrò), serie tv (drama), film, musica di ogni genere, idol, talenti televisivi che non si sa bene che fanno, comici… ma anche appassionati di storia, geisha e samurai… e appassionati di storie di fantasmi, o magari di storie dell’orrore moderne, o ancora di cucina, di religione (shintoismo, buddismo), di ikebana, shiatsu, reiki…

Man mano che wordpress mi segnalava nuovi follower ho avuto la possibilità di vedere i blog e capire gli interessi di quasi 5 mila di voi… e si tratta di tantissime diverse, curiose, affascinanti passioni.

Tutte queste passioni sono anche degli ottimi motivi per studiare giapponese!

Credete che il sito italiano o inglese su cui vi informate o quello da cui prendete i sottotitoli per il vostro anime o drama preferito siano sufficientemente affidabili? Think twice, come dicono gli inglesi, perché non è così nella stragrande maggioranza dei casi.

Non solo i siti che parlano di Giappone o i gruppi che sottotitolano, ma perfino i corsi di giapponese… che dico, perfino i libri sulla lingua giapponese sono spesso più che discutibili e non proprio “affidabili”. Volete scoprire davvero tutto sulla vostra passione, volete avere più materiale a cui attingere, sapere in anteprima le ultime novità… o anche solo capire davvero fino in fondo cosa si dice a riguardo in Giappone? Dovete usare tutta la vostra dedizione verso la vostra passione e la vostra stessa passione se possibile… e studiare giapponese.

3. Se mi impegno ma poi non ce la faccio?

Quel che ho notato in vari anni è che chi ha una grande passione per qualcosa di giapponese, di solito “ce la fa”.

La propria passione è sia uno stimolo, sia un “materiale di studio”.

Bisogna impegnarsi molto, è vero, ma non serve annoiarsi.

Nello studio di una lingua la costanza è tutto; per questo dico sempre “Anche 15 minuti al giorno, ma OGNI giorno”. Con solo 15 minuti al giorno, certo, sarete lenti ad imparare, ma imparerete senza dimenticare. Tenete sempre presente, infatti, che il nostro cervello scorda quel che non ritiene importante e che ritiene poco importante quel che “non vede abbastanza spesso”, per cui 15 minuti al giorno sono più efficaci di una sola sessione di 3 ore a settimana!

“Studiare” però, che si tratti di 15 minuti o di due ore, non significa per forza “soffrire”. Potete affrontare una nuova regola di grammatica oggi, vedere un video di youtube e leggere un articolo sul cosplay domani, rivedere velocemente la regola il giorno successivo e poi guardarvi un film con i sottotitoli, scrivere una lettera a un penfriend o skypare il giorno ancora dopo. Sta a voi, decidere il ritmo.

L’importante è l’esposizione continua, per non dimenticare, per cogliere i suoni corretti del giapponese (ai quali è necessario abituare l’orecchio), per imparare in modo naturale (e quindi “indolore”) il modo più naturale di esprimersi.

Quest’ultimo punto è forse un po’ complesso da cogliere ma è molto importante. Immaginate che qualcuno vi chieda in inglese come si dice in italiano una certa frase, voi la traducete, ma poi quello vi chiede perché si dice così e di spiegargli la regola relativa… molto probabilmente non saprete che dire… semplicemente “si dice così”, “così è più naturale”. Immagino che ci siamo capiti. Ecco, studiare la regola è importante per uno studente straniero, ma la regola non copre tutti i casi possibili e comunque non riusciremmo a ricordarceli.

Esporci a tantissimo materiale in lingua originale ci permette di cogliere la pronuncia, gli accenti e i toni giusti da usare, ma anche di capire come è più naturale esprimersi. E il bello che è molto più facile che imparare regole di grammatica! Richiede più tempo, ma è tempo passato in modo piacevole (quindi tempo che, come sappiamo, passa in fretta).

Sembra che ci voglia un sacco di tempo! Se poi lascio sarà stato tutto tempo sprecato!

Si fanno due grossi errori a pensare così. Il primo è proprio pensare che si tratti di “un sacco di tempo”. L’obiettivo è imparare una lingua. Per imparare l’italiano, quanto tempo ci è voluto? La scuola dell’obbligo è data da un anno di materne, 5 di elementari, 3 di medie e 5 di superiori. Sono 14 anni!

Sì, certo, avete studiato anche altre cose, ma ascoltavate, leggevate e scrivevate in italiano qualunque materia affrontavate… Faceva tutto parte dell’ “esposizione” di cui parlavamo più su per il giapponese: tutto ha contribuito a migliorare il vostro italiano. E voi pensate che sei mesi di giapponese, uno, due o tre anni siano tanti? È l’opposto! Siamo davvero fortunati perché da adulti riusciamo a imparare una lingua molto più velocemente che da bambini! La nostra pronuncia non sarà perfetta, ma possiamo impiegare un quarto del tempo! Senza considerare che fino a qualche anno fa studiare una lingua era molto più difficile perché sottoporsi alla necessaria “esposizione” alla lingua era un’impresa, richiedeva soldi, ovviamente, e coraggio! Lasciare il proprio paese a un certo punto era necessario… oggi invece? Tra i forum e tutto il materiale reperibile su internet, le tantissime app esistenti e la possibilità di scambiarsi email e videochiamarsi… imparare una lingua non è mai stato così facile prima d’ora. È sempre difficile, ma non è mai stato così facile.

Il secondo errore cui accennavo, invece, è quello di pensare che lasciando a un certo punto si sia perso tempo. Per due motivi. Primo, se uno lascia la scuola dopo le elementari o dopo le medie, è meglio o peggio che essere un completo analfabeta? Meglio, giusto? Questa mi pare già una risposta. Secondo, come fa a essere tempo perso? Non esiste solo la meta, ma anche il viaggio per arrivare fin lì. Se anche non si raggiunge “la meta”, si arriva comunque da qualche parte e se anche quel posto dove arriviamo non è bello come speravamo, forse lo è abbastanza; o forse il viaggio per arrivare fin lì, i film o gli anime visti, le persone conosciute, gli articoli letti, la musica, i romanzi… lo hanno reso comunque un viaggio degno di essere vissuto. Quindi sì, certo, mirate a parlare come un madrelingua se volete, ma non dimenticate di godervi anche il viaggio.

Lo studio del giapponese non deve essere una cosa noiosa, perché non è solo “studio”, è anche vita. Proprio come il nostro “studio dell’italiano”non è avvenuto solo sui banchi di scuola, ma anche nella vita di tutti i giorni, parlando con gli amici, leggendo libri, vedendo film, ascoltando musica…

Se volete approfondire il tema leggete anche l’articolo La paura di imparare.

4. Non penso di avere il tempo…

No, il tempo lo avete. Punto.In una giornata ci sono ben 24 ore. Il trucco per niente segreto in realtà è pensare bene a come le si gestisce e agire di conseguenza. Ma vediamo innanzitutto quanto tempo ci serve.

Per arrivare a un livello notevole di giapponese si deve studiare circa 2000 ore secondo una stima ragionevole (solo 600 ore secondo stime ufficiali). Significa 2 anni di studio (o 200 giorni se si guardano i dati ufficiali), studiando 3 ore al giorno. Oppure 6 anni (o 600 giorni) se si studia solo un’ora al giorno.

Su 24 ore, davvero non riuscite a trovarne una per il giapponese? Nemmeno un’oretta dopo cena? E se studiaste nei tragitti casa-scuola o casa-lavoro? E se tagliaste il tempo che dedicate a facebook e altri social (a quanto pare sono 3 ore al giorno di media °_° )? E se non perdeste tanto tempo a cercare come imparare nel modo più efficace, veloce e divertente possibile e invece apriste subito un libro (o il mio sito 😉 )?

Per come fare a trovare il tempo ho scritto già l’articolo 9 passi per trovare il tempo quindi non mi dilungo oltre. Vi faccio una domanda invece.

Non è che non è il tempo che vi manca, ma qualcosa che vi mantenga motivati? Non è che avete l’idea fissa che studiare sia noioso e che vada fatto in un certo modo (noioso)? Come detto più su, non serve annoiarsi. Tutte le ore, gli anni, di cui abbiamo parlato non sono ore e anni di fatiche sui libri di grammatica! Finito un corso, ci si ritrova a leggere materiale interessante, manga, ascoltare musica e tradurre canzoni (è quel che ho fatto io, più o meno, come ho spiegato in Come ho studiato giapponese), trovare problemi e chiederne la soluzione su internet, scrivere a dei penfriend o skypare con dei giapponesi ecc. ecc. Tutto ciò fa parte del tempo da dedicare al giapponese: siamo sicuri sia così noioso? 😉

5. Magari ci provo, ma posso lasciar perdere la scrittura?

Questa è facile e veloce. Potete, ma non ve lo consiglio. Ci sono testi che usano solo il roomaji, come Impara il giapponese con Zanichelli, ma imparare una lingua senza saperla leggere o scrivere significa essere analfabeti.

La scrittura inoltre, anzi, i kanji sono uno dei punti di maggior fascino della lingua giapponese. Se non avete mai visto quel che ho scritto in proposito, dovete proprio andare a leggere qualche articolo nella sezione che parla dell’origine dei kanji: è pieno di storie sorprendentemente interessanti… come quelle sulla cruenta origine di certi kanji!

Ok, per oggi è tutto! Il prossimo post parla di come cominciare:

Per imparare il giapponese (o un’altra lingua): chi ben comincia…

じゃあな~ (Jaa na!) Alla prossima! (⌒▽⌒)/”

8 thoughts on “Non sai se e come imparare una lingua?

  1. Grazie 1000 Kazeatari-san!
    Sono quasi due anni che tra alti e bassi motivazionali sto studiando giapponese da autodidatta, per pura passione per tutto ciò che è Giappone
    Questa estate sono riuscito a fare il mio primo viaggio in Giappone… classiche mete Tokyo, Kamakura, Kyoto, Hiroshima e Nara… un’altra dimensione, bellissimo… Giappone nel cuore.
    “Non esiste solo la meta, ma anche il viaggio per arrivare fin lì”…”Lo studio del giapponese non deve essere una cosa noiosa, perché non è solo “studio”, è anche vita”. Così è! Grazie alle tue lezioni mi voglio preparare bene per superare l’esame JLPT N5
    Jaa na! 🙂

  2. Bellissimo articolo, pieno di motivi per cominciare a imparare una nuova lingua!
    Sapere qualche lingua in più fa un mare di differenza e le porte che si aprono sono tantissime, verso il lavoro, ma soprattutto verso nuove conoscenze, culture, interessi… Trovo veramente magnifico come le lingue siano strettamente legate alla tradizione dei popoli, e saperne più di una vuol dire portarsi dietro un bagaglio di storie e concetti diversi.
    Poi trovo lingue considerate quasi “mistiche” come il cinese e il giapponese, che mostrano tutta la differenza culturale tra Occidente ed Oriente particolarmente interessanti e forse anche più divertenti da imparare. Per me sono lingue con cui giocare, perdo ore a capire perché un kanji si lega con un altro per formare una parola, o scomporre il kanji nei suoi radicali! In più, traduzioni di libri cinesi o giapponesi sembrano spesso essere irreperibili in italiano e veramente mal fatte in inglese: un altro motivo per avvicinarsi allo studio di una lingua orientale ^_^
    Solo una critica: per favore, non dire che alcune lingue si studiano solo per una specifica ragione o perché si è obbligati… spezzi il cuore a tutti gli amanti linguistici 😀

    1. No, no intendevo, e mi avere di aver scritto, che si studiano “per un tipico motivo”, cioè che chi le studia spesso ha quel tipico interesse in mente (o ragioni più “banali”, come doversi trasferire).
      Viceversa tra gli studenti di giapponese i motivi sono diversissimi. Tra i miei studenti ricordo ovviamente chi ama gli anime, i praticanti di arti marziali, gli appassionati di videogiochi, ma anche chi vuole fare il medico lì, chi già ci vive per lavoro (e chi per matrimonio) e vuole finalmente imparare, un appassionato di visual K anni ’90, un’aspirante fumettista, un’aspirante designer di vestiti, un’illustratrice, una ragazza che semplicemente ama la cultura giapponese, un programmatore di videogiochi, gente che vorrebbe frequentare lì l’università, un aspirante ricercatore in biologia…
      E conosco chi studia perché appassionato di folklore giapponese, chi di shintoismo… Ah e conosco un cuoco che studia perché ama la cucina giapponese e vorrebbe lavorare lì…

      Ho reso l’idea? 😁 …E considera che io sono un introverso che fatica a conoscere gente! 😆

Fatti sentire!

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