Ci sono alcune parole in giapponese che appaiono semplicissime ma nascondono delle insidie. Una di queste è よく yoku, una parola che i libri di testo ci insegnano vuol dire “bene”… Peccato solo che non sia sempre così. Anzi.

Di solito insegno che よく yoku si può tradurre con “bene”, “spesso”, “sodo” (e “parecchio”, anche se un po’ meno comune). Tutto ciò è utile da ricordare per pensare in fretta ad una traduzione, ma in realtà le cose non sono così lineari.

Partiamo però dai casi più semplici.

1. Bene

よく yoku è la forma avverbiale dell’aggettivo “yoi”, un aggettivo meglio noto nella sua forma “più moderna”, ii, che indica qualcosa di positivo (lo traduciamo con buono, bello, bravo, a seconda dei casi). Dunque è naturale per noi partire dal significato che ci appare più semplice e immediato: bene, l’avverbio che “corrisponde” a buono.

Il nostro termine “bene” però ha più d’una sfumatura; vedremo che possiamo usarlo anche nel caso del punto 3, con un significato diverso. Quando “yoku” è usato in questo primo modo è sostituibile con 上手に jouzu ni, うまく umaku, perché indica che l’azione è svolta con una certa bravura (o al più in modo apprezzabile esteticamente).

この字をとてもよく書けたと思う。
kono ji wo totemo yoku kaketa to omou.
Penso di essere riuscito a scrivere molto bene questo carattere.

よくできたモノマネ
yoku dekita monomane
Un’imitazione ben riuscita

たいへんよきできました
taihen yoku dekimashita
(lett.) Sei riuscito a fare molto bene = Sei stato bravissimo/a (equivale al voto “Ottimo”)

vocaboli-al-di-la-del-bene-e-di-yoku-3bQuest’ultima frase è la classica espressione che si trova nei ごほうびスタンプ gohoubi sutanpu, i timbrini per dare il voto e contemporaneamente premiare gli sforzi degli studenti (gohoubi è un premio dato per premiare l’impegno di qualcuno). Li ritrovate anche nell’immagine di apertura.

Questo taihen yoku dekimashita, tra l’altro è spesso accompagnato o sostituito da quel che si chiama 花丸 tanto che se lo digitate lo ottenete anche con l’IME 💮 Quando la maestra lo disegna però in genere si tratta solo di una specie di spirale circondata da petali.

Come avrete notato dagli esempi, molto spesso questo “yoku” va in coppia con forme potenziali. Molto più spesso di quanto pensiamo, in effetti. Tendiamo infatti a tradurre con la forma base espressioni tipo “parlo bene il francese”: (✽) フランス語をよく話す furansugo wo yoku hanasu. Frasi del genere però creano confusione in chi ascolta… P.e. in questa frase “yoku” è “bene” o “spesso”? Se la frase può essere ripensata con una forma potenziale (es.: posso tranquillamente dire “Posso/Sono in grado di/Riesco a parlare bene francese” …giusto?), allora devo riscrivere la frase usando una forma potenziale.

Tuttavia ciò non significa che quando よく ha questo significato si trovi sempre una forma potenziale. A volte non è possibile fare confusione, come nella frase qui sotto che non significa di certo “Una casa progettata spesso”

よく設計された家
yoku sekkei sareta ie
Una casa ben progettata

2. Spesso

よく però significa anche “spesso” (nel senso di “frequentemente”)

よく行く店
yoku iku mise
un negozio in cui vado spesso

よくある質問
yoku aru shitsumon
(lett.) Domande che ci sono spesso
(lib.) Domande frequenti/FAQ

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Un classico errore che commettiamo noi italiani è tradurre letteralmente, p.e. “Non (ci) vado spesso” usando yoku; invece in questi casi si usa amari (o nel linguaggio non particolarmente formale “anmari”).

あまり行かない店
amari ikanai mise
Un negozio in cui non vado spesso

3. Come si deve

Spesso questo punto e il primo si ritrovano insieme in un’unica definizione, ma non c’è dubbio che siano due casi diversi. Questo nonostante a volte si possa usare “bene” come traduzione per entrambi i punti (ed è quindi facile per noi confondere il senso, anche se in cambio è più facile tradurre). Ad esempio posso dire “lavarsi bene i denti”, ma questo “bene” equivale a “come si deve” o “(più che) a sufficienza”, mentre nelle frasi che ricadono nel punto (1) “bene” (cioè yoku) indica che qualcosa è fatto “con una certa bravura” o “in modo esteticamente apprezzabile”… e di certo “lavarsi bene i denti” o “masticare bene” non implicano bravura.

よくかんで食べよう。
yoku kande tabeyou.
Mangiamo masticando bene(!)/…masticando come si deve(!)
(lib.: Mastichiamo bene quando mangiamo)

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よく考えたらこれいらないな。
yoku kangaetara, kore iranai na.
A ben pensarci, questo non serve (eh…)

問題をよく見て考えることは非常に大切です。
mondai wo yoku mite kangaeru koto wa hijou ni taisetsu desu.
Guardare bene il problema e (soffermarsi a) pensare è (una cosa) estremamente importante.

A certe frasi, che ricadono in questo punto (3), la traduzione “bene” sta stretta (come nell’esempio qui sopra) o proprio non si adatta:

よく勉強しなさい
yoku benkyou shinasai
Studia sodo!

A differenza di “studiare”, altri verbi spesso in coppia con yoku, come “lavorare” (hataraku) e “dormire” (neru), possono usare anche “bene”, ma prendono una sfumatura un pochino diversa, quindi meglio tradurre con “sodo” (lavorare sodo), con “come si deve”, o anche, “profondamente”, nel caso di “dormire” (perché “dormire sodo” si può anche dire, ma non è bellissimo, no?).

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4. Moltissimo

Sono possibili varie traduzioni, ma tutte parenti di molto/moltissimo (estremamente, parecchio, ecc.). Personalmente a me piace “parecchio”, trovo che si adatti a quasi tutte le situazioni. Per il resto non c’è molto da dire su questo punto. Ecco degli esempi:

あの親子はよく似ている。
ano oyako wa yoku nite iru.
Quel bambino/a e il suo papà (o mamma) si assomigliano moltissimo.

よく食べるやつだな。
yoku taberu yatsu da na.
È uno che mangia parecchio, eh…

Notate come a seguire ci sia sempre un verbo. Se si vuol dire “molto importante” o “molto grande”, ad esempio, non si può usare よく yoku, mi raccomando!

よくがんばったな!
yoku ganbatta na!
Ti sei impegnato tanto (eh!)

Quest’ultima è un’altra frase da gohoubi-sutanpu, come (taihen) yoku dekimashita.

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Siamo ad un giro di boa. Lasciamo i significati più importanti e veniamo alle traduzioni più… strane. Gli ultimi tre punti che trovate qui sotto a volte sono riuniti sotto un’unica definizione (o due o tre, a seconda del dizionario), ma noi li vediamo separatamente, perché per così dire “partiamo dall’italiano” e, come vedrete, le traduzioni italiane di yoku in questi tre casi sono davvero molto diverse tra loro.

5. Sono contento che

Quest’uso è davvero molto particolare, come preannunciato, tanto che non è possibile tradurre “yoku” con un vocabolo preciso

よく来てくれました。
yoku kite kuremashita.
Sono davvero contento (che) tu sia venuto.

In questo uso yoku si trova sostituito a volte da よくぞ yoku zo, anche se è un’espressione un po’ antiquata. Attenzione, よくぞ non è una diversa parola, è sempre yoku, seguito da “zo”, dove “zo” è una particella finale (enfatica) simile a “yo”; è usata però in posizione non finale, come si faceva in passato (ad es. questo suo uso resiste nel modo di dire 神のみぞ知る kami nomi zo shiru = Dio solo lo sa).

よくぞ、聞いてくれました。
yoku zo, kiite kuremashita.
Sono contento tu me l’abbia chiesto.

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Come avrete notato, lo よく(ぞ) yoku (zo) di questo quinto punto è usato spesso insieme a -te kureru, -te kudasaru (ausiliari che di per sé implicano che sentiamo l’azione in questione come qualcosa che è stato fatto per noi, un favore, se vogliamo). Non è detto però che troveremo sempre questi ausiliari, per quanto comuni. L’ultimo esempio del punto precedente (yoku ganbatta na), che è senza ausiliare, potrebbe rientrare anche in questo caso: Sono felice tu ti sia impegnato (tanto); mettere l’ausiliare, certo, evita il dubbio.

Un altro esempio che mi ha stupito molto quando l’ho sentito è la battuta detta da un re in una qualche serie tv che non ricordo. Di fronte all’eroe giunto al castello dice: “yoku zo maitta”, che suona più o meno come “Hai fatto bene a venire”; o, per quanto bruttina sia questa traduzione: “Bravo che sei venuto”. Quel “maitta” non ha ausiliare ed è un verbo umile …usato per un’altra persona! Cosa impensabile, di norma, in giapponese. Insomma, si tratta di una battuta che solo un re potrebbe mai permettersi!

6. Wow, come hai fatto?

In questo e nel prossimo punto entra in gioco un elemento di sorpresa. Elemento che poteva essere presente anche nel caso precedente, ma lì era superato dalla soddisfazione, dalla contentezza per quanto fatto dall’altra persona. Al contrario quest’uso di yoku mette in risalto (solo) la sorpresa del parlante perché l’altro ha fatto qualcosa che ritenevamo particolarmente difficile.

Possiamo decidere di inserire una domanda, come da titoletto, oppure di dire qualcosa tipo “Non deve essere stato facile…” o perfino sostituire l’espressione con un complimento all’altra persona

よくわかりましたね!
yoku wakarimashita ne!
Wow, come l’hai capito?/Che bravo! Non era certo facile da capire.

よくそれに気づきましたね!
yoku sore ni kizukimashita ne!
Oh! Sei stato bravo ad accorgertene!/Non era facile notarlo!

月給だけでよくやっていけるね。
gekkyuu dake de yoku yatte ikeru ne.
Notevole che riesca a tirare avanti solo con lo stipendio.

7. Ma come fai a…?

Quel che troviamo in quest’ultimo punto richiama il precedente, perché siamo stupiti, quasi ammirati per quel che l’altro è riuscito a fare …ma attenzione, “stupiti” in senso negativo! Si tratta infatti di una critica condita con un certo sarcasmo e/o uno stupore (più o meno) genuino per quanto fatto dalla persona in questione.

よく平気な顔でそんなことを言えるね。
yoku heiki na kao de sonna koto wo ieru ne.
Ma come fai a dire una cosa del genere con quell’aria tranquilla (sul volto)?!
(lib.) Certo che sei incredibile! Dire una cosa così come fosse niente!

In questo suo uso yoku può essere sostituito da よくも yoku mo (più raramente da yoku zo) e il senso non cambia (l’aggiunta della particella fa da rafforzativo).

「よくも、裏切ったな」
“yoku mo, uragitta na”
Come hai potuto tradirmi?!

A differenza di yoku zo che si usa sia in contesti positivi che, più raramente, negativi, yoku mo si usa solo in quest’ultimo caso.

「よくもぼくをだましたなぁ」
“yoku mo boku wo damashita naa”
Come hai potuto ingannarmi?!/Maledetto, mi hai ingannato!

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A volte si nota di più, a volte di meno, ma questa non è affatto una perfetta traduzione. La verità è che è difficile se non impossibile trovare sempre una traduzione soddisfacente per questa espressione. È uno di quei casi che fanno dire a chi sa la lingua (a costo di sembrare presuntuosi, e fidatevi, lo sappiamo che lo pensate), “Sì, ma in originale è molto meglio” o “No, no, questa traduzione non rende l’idea!” ecc.

Ma questa parola non ha un suo kanji?

Come detto “yoku” deriva dall’aggettivo いい ii, la forma comune di questo aggettivo, convenzionalmente scritta in kana (convenzione quasi sempre rispettata). Quest’aggettivo però ha una forma, l’unica che esisteva in passato, ancora usata nel linguaggio più formale: よい yoi. Sebbene anche per yoi si usi spesso l’hiragana, può essere scritto in kanji, per la precisione tre diversi kanji a seconda della sfumatura che gli si vuole attribuire: 良い, 善い e 好い.

Ci sono però più modi possibili per scrivere “yoku” in kanji, anche (molto) diversi da quelli usati per scrivere l’aggettivo ii/yoi… l’avreste mai detto? Dovrebbero essere due forme della stessa parola, eppure i kanji con cui scriverle cambiano!

Questo accade perché i kanji sono attribuiti in base al senso e yoku, come abbiamo visto, ha vari significati. Tuttavia non vi propongo le possibili scritture in kanji di yoku perché si tratta di scritture che comunque non sono usate praticamente mai (specie quelle diverse dalle tre viste per yoi).L’unico kanji che vale la pena ricordare è quello con l’uso più generico e che potrete incontrare qualche volta: 良く yoku.

Ok, fine di questa carrellata su yoku, spero vi sia piaciuta e soprattutto che vi torni utile. Se avete dubbi, come sempre fatemi sapere nei commenti! 😉

Alla prossima! (⌒▽⌒)

7 thoughts on “Vocaboli – Al di là del bene e di yoku

  1. Complimenti per l’articolo, molto interessante! Leggendo la frase del re mi é venuto in mente l’uso che se ne fa nel teatro comico kyogen, recitato in giapponese arcaico: よくぞ申した! yoku zo moushita! usato per dire”ben detto!”, é molto usato ma anche yokuzo maitta, ricordo di averlo detto un paio di volte. Forse nella serie tv l’hanno usato per dare un “gusto” antico al re

    1. L’hai “detto”? Spero il contesto fosse appropriato… ò_ò

      Nella serie in questione il re era mediavale, quindi sì, certo. Come dicevo l’uso è alquanto antiquato e si trova ormai solo nei modi di dire, come kami nomi zo shiru

  2. Qui たいへんよきできました c’è un yoki al posto di yoku…niente gohoubi per te!! :-p
    A proposito, questi timbrini vengono dati agli studenti… delle elementari, giusto? O lo usano anche per ragazzi più “cresciuti”?
    よく書いた投稿。おめでとう! (dovevo usare il potenziale? e omedetou si usa in circostanze simili?)

    1. Grazie della segnalazione!
      I timbri sono per gli studenti delle elementari, ma, a seconda dell’insegnante, anche oltre possono mettere l’hanamaru per chi ha fatto tutto giusto (NB l’hanamaru disegnato a mano è una spirale con la corolla di un fiore attorno).
      Kono toukou, yoku kaketa ne.
      Come hai scritto tu viene fuori “un post ben scritto” e non è un normale modo di fare un complimento …Omedetou poi è congratulazioni per il risultato ottenuto, quindi è forzato qui.
      Mettiamo che il post abbia ricevuto un premio o sia il 1000 allora puoi usare omedetou tranquillamente

Fatti sentire!

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