Oggi parliamo di “treni e Giappone”, come avrete capito, con un nuovo articolo della rubrica “Lo sapevate?” (la trovate nel link, al punto 2). Vanta pochi articoli per ora, ma è una rubrica che sta particolarmente a cuore sia a me (ovvio) che a molti di voi: per capirlo basta pensare all’enorme successo avuto da alcuni suoi articoli, come Il Sole giapponese: rosso e cattivo! o Il sistema scolastico giapponese.

Ma torniamo ai treni… A fine articolo vi darò dei consigli utili se doveste fare un viaggio in Giappone, ma per il resto parleremo dell’aura leggendaria che ammanta le ferrovie giapponesi. E qualcuno dirà: Non se n’è già parlato abbastanza…?

Sono d’accordo con voi, se n’è parlato molto, ma evidentemente nel modo sbagliato se su Facebook girano ancora, stracondivise, immagini del genere

...e dovreste vedere quante condivisioni ha la versione inglese!
…e dovreste vedere quante condivisioni ha la versione inglese!

Oh Cielo. Così tante ciurlate… ehm, così tanti miti e così poco tempo per sfatarli tutti.

Cominciamo dal primo GROSSO mito

1. I treni giapponesi non fanno mai ritardo

Questo è forse uno dei miti più diffusi su internet a proposito del Giappone. Ovvio, la mitica efficienza giapponese è in gioco, come è possibile che facciano ritardo?!

Questo fatto è vero solo per lo Shinkansen (il treno ad alta velocità giapponese) che accumula ritardi che, nell’arco dell’anno, sono ancora misurabili in secondi.

Tutti gli altri treni però, espressi e locali, e metro fanno ritardo come succede ovunque. Certo, ci sono differenze tra le varie linee: la Saikyou è economica ma costantemente in ritardo, la Yamanote si blocca per un’oretta ogni volta che c’è un incidente (i.e. spesso), la Seibu fa 5, 10, 15 minuti di ritardo ogni volta che piove…

In Italia si è visto di peggio, certo! Ma non venitemi a dire che “i treni giapponesi non fanno mai ritardo” o che è “estremamente raro che facciano ritardo”. Finché non verrà abolita per legge, esiste ancora una cosa che si chiama “Verità” e sarebbe bello se la gente smettesse di provare ad ucciderla con ogni immagine,  like, tweet, commento e condivisione.

EDIT: Visto che qualcuno su Facebook mi ha detto che questa non è una verità ma un’opinione faccio presente che tra scuola e lavoro mi trovavo a prendere 6, 8+ treni al giorno (a seconda dei cambi da fare e da dove mi portava il lavoro, visto che davo lezioni private). Moltiplicato per circa 500 giorni che ho vissuto lì, stiamo parlando di qualcosa come 4 mila treni. A questo aggiungerei dei ritardi raccontati dagli amici ogni giorno a scuola. Mi sembra un numero sufficiente di “osservazioni” per parlare di “verità”, vi pare?

E il certificato?

Esiste. Anche su questo ho letto delle sciocchezze, però… Ora non ricordo, ma forse si diceva che fosse distribuito sul vagone o appena scesi dal treno (prova che chi scriveva non era mai sceso da un treno giapponese: a volte la mattina sembra di trovarsi a un concerto degli U2!).

In effetti il “certificato” in questione è un fogliettino di carta punzonato in corrispondenza dei minuti di ritardo del treno. Viene distribuito dal personale vicino ai “tornelli” delle stazioni a chi lo vuole (di solito MOLTA gente); a volte si può prendere liberamente, davanti al gabbiotto del controllore.

Serve per poter provare sul posto di lavoro che si è arrivati in ritardo per colpa del treno: basterebbe partire con il treno precedente, 5-10 minuti prima (sono davvero MOLTO frequenti), ma anche i giapponesi se possono preferiscono dormire. In Giappone però si può essere LICENZIATI per 5 minuti di ritardo ingiustificato, così è stato inventato il sistema del certificato: si avverte in ufficio che si ritarderà per il ritardo del treno (scusandosi), si riceve il certificato, lo si consegna in ufficio segnandoci sopra la linea ferroviaria (a volte il ritardo e/o l’orario del treno)… il tutto viene controllato da qualcuno che va sul sito della compagnia e controlla che il treno abbia fatto davvero ritardo. Sì, anche se si tratta di 5 minuti. Siamo ancora sicuri che sia una cosa meravigliosa? (ㆀーдー)

2. Il conducente si scusa di persona con tutti

Be’, come da immagine, no? Sarà vero che il conducente del treno si scusa di persona con un passeggero alla volta… si vede nell’immagine!

Ehm… se il “conducente” del treno va a scusarsi, chi guida il treno? Quanto richiedono queste scuse? Non verrà il colpo della strega al conducente a furia di inchinarsi ad ogni passeggero?

Ma anche lasciando perdere le mie obiezioni, banalmente posso dire di essere stato su treni giapponesi di ogni tipo e il conducente (né un controllore se è per questo), non viene a scusarsi di persona con i passeggeri, né uno alla volta, né in gruppo. Semplicemente parte un messaggio, pre-registrato credo, non so, con cui annunciano il ritardo e si scusano. Stop. E mi pare anche giusto, non è che uno può rovinarsi la schiena perché i treni non corrono con la neve.

Da dove viene il mito?

Il mito in questione ha un’origine, probabilmente. I controllori sullo shinkansen entrando e uscendo da una carrozza si inchinano ai passeggeri (in segno di saluto, non di scuse). Qualcuno avrà sentito un annuncio (sugli shinkansen sono anche in inglese) e visto in contemporanea inchinarsi un controllore… e subito sarà corso a contaminare facebook (sempre che sia possibile) con la sua strampalata idea e un po’ di photoshop.

3. I treni giapponesi… che servizio sopraffino! Noi, invece…

Ok, questo non è un mito. Il servizio sui treni giapponesi, specie lo Shinkansen, è senza dubbio sopraffino… Guardate ad esempio uno dei tanti video delle pulizie sullo shinkansen (fatte in appena 7 minuti)

Tutto molto efficiente, c’è poco da dire.

Ora, non ho viaggiato molto sui Frecciarossa (una ventina di volte direi), il livello di pulizia non era lo stesso, ma non ricordo grossi fastidi, a parte forse alcuni minuti di ritardo in una o due occasioni. Nel complesso però diciamo che il servizio giapponese è superiore, tutti d’accordo.

Tuttavia ci si dimentica sempre un dettaglio: la differenza tra Shinkansen e Frecciarossa si paga. Salata. Un viaggio di sola andata Milano-Roma (600 Km circa) è 45,50€ se prenotato in anticipo. Un viaggio Tokyo-Kyoto (510 Km) invece? 115€ (per la precisione 13900 Yen). È quasi il triplo del prezzo per un viaggio più breve!

E i treni normali?

Il discorso non è troppo diverso. I treni sono anche molto vecchi, ma va detto, sempre tenuti bene e puliti. Questo non è solo merito dell’azienda che gestisci i treni, va detto, ma dei giapponesi stessi che sono abituati a portarsi a casa l’immondizia. Siamo sempre pronti a crocifiggere Trenitalia se un vagone è sporco e magari storciamo il naso alla vista dei graffiti sulla metro, ma siamo noi italiani, non gli addetti di Trenitalia, che sporchiamo i sedili, siamo noi (o i nostri figli) a ricoprire di scritte per nulla artistiche i vagoni: se si rompe il condizionatore, ok, ma per questi fatti la colpa in realtà è nostra, non di Trenitalia.

Di nuovo, poi, torna il discorso del prezzo. Un biglietto della metro costa ovunque intorno a 1,5 euro. A Tokyo, io vi avverto, se girate un attimo per turismo DOVETE comprare il biglietto giornaliero o vi pelano, perché i biglietti aumentano con la distanza (non sono a tempo e non valgono sugli autobus) ed è possibilissimo salire in metro per andare in un posto e pagare 12 euro o più tra andata e ritorno. Certo, ottimo servizio, ma ehi…

Classica risposta: È il costo della vita… No, non è il costo della vita, è un altro mito. Gli affitti sono peggio a Milano che vicino a Shinjuku in una zona residenziale. Lo so, mi sono messo a cercar casa da quelle parti. Il costo della vita tra Milano e Tokyo è sostanzialmente uguale (fatti i dovuti aggiustamenti).

4. Avete frainteso il termine “educazione”

Vedete lo staff che si inchina al treno in arrivo e pensate “educazione”, ma quelli che sono chiaramente gesti solo formali (abbastanza vuoti nel caso dell’inchino al treno) non rappresentano l’educazione che rende davvero grande il Giappone… Guardate questo video

Si tratta di un video in cui i “senpai” spiegano ai “kouhai” come vengono fatte le pulizie sullo shinkansen (questo è più vecchio del precedente, un hikari o un kodama probabilmente).

È questa l’educazione che secondo me rende grande il Giappone. Basta guardare allo spirito di gruppo, la collaborazione autentica che c’è: i senpai sono disposti ad insegnare (si vede bene che non è controvoglia, no?) ed i kouhai sono disposti ad imparare. Questa è l’educazione che conta, che fa grande il Giappone e lo sostiene, non gli inchini.

E la buona educazione, non conta?

Certo, ma se si parla di buona educazione… il discorso si fa complesso.

I commessi dei konbini sono “tutti sorrisi”, ma i clienti ne riconoscono a mala pena l’esistenza. C’è solo forma, dunque. Sì, la forma ha un suo peso, uno scopo (tenere in riga, in realtà), ma è pur sempre solo apparenza.

Ovvio, meglio avere commessi educati che commessi sgarbati, dirà qualcuno, ma qui se ti fanno un sorriso alla cassa, almeno sai che è reale… insomma, è difficile (forse?) decidere cosa sia “meglio” ma la verità è che alla fine dei conti non importa.

Il punto su cui avremmo davvero da imparare è un altro: il concetto di (kinjo)meiwaku (di cui ho parlato in La prima regola della società giapponese, poco prima del punto 1), ovvero “NON DARE FASTIDIO AGLI ALTRI!”. Posso fare a meno del sorriso della cassiera, ma mi farebbe piacere se il vicino non portasse il cane a fare i suoi bisogni nel mio giardino… o per strada. Sotto la mia finestra c’è un viale alberato e i giochi dei bambini: ho visto spesso gente col cane, fuori la mattina presto, guardarsi intorno e accertarsi che non ci fosse nessuno per poi evitare di “raccoglierla” (ci siamo capiti).

Ecco, non è l’atto in sé, sia chiaro, ma è la natura di queste (e tante altre) persone che rovina e condanna l’Italia. Perché se hai un cane magari fai così, se hai un figlio non lo sgridi se tira calci al sedile davanti, se vai dal dentista magari non chiedi la fattura, se sei un amministratore magari accetti una mazzetta… e così via.

Dare importanza solo a sé stessi e autogiustificarci, perfino, perché quel che facciamo noi è sempre una piccolezza, “mentre gli altri…” e “E che sono fesso solo io?!”. Non abbiamo più idea di cosa è bene e cosa è male, solo di cosa è “bene per me” e cosa è “male per me”. È tutto questo, causato dalla mancanza di educazione (familiare e scolastica) che rovina l’Italia e non, a costo di essere impopolare, gli immigrati …e nemmeno i politici. I politici non sono altro che l’incarnazione dei desideri di qualunque italiano normale, che al loro posto (siamo sinceri) farebbe le stesse porcate.

C’è poco da dire: in Italia dare fastidio, ignorare o imporsi sugli altri è una caratteristica nazionale… Avete mai lasciato la macchina in doppia fila? Vi siete fermati a parlare con un vostro amico cassiere lasciando allungare la coda? Avete mai visto due che, incuranti del traffico, si sono messi a chiacchierare o a litigare in mezzo alla strada? Mettetevi una mano sul cuore: siamo tutti colpevoli. Chi più, chi meno, certo, però tutti.

5. Qualche consiglio

Se andate in vacanza in Giappone e prevedete di spostarvi molto tra città e città, fate il Japan Rail Pass: tutte le corse che volete per una, due o tre settimane (e il prezzo di una settimana, 250€, equivale a andata e ritorno Tokyo-Kyoto, quindi conviene).

Se per il resto della vostra vacanza restate a Tokyo e dintorni, in quel periodo NON fate le famose Suica o Pasmo. Sì, sono comodissime e molto cool perché potete usarle alle macchinette e ai konbini, ma pagate la tariffa intera!

Comprate invece i biglietti giornalieri o quelli turistici da più giorni consecutivi. Questi ultimi in particolare vi permettono di salire su tutte le linee della metro (Tokyo Metro e Toei) anche solo per 500 Yen al giorno (il biglietto da tre giorni). Se vi serve solo un biglietto giornaliero, cercate quel giorno di spostarvi usando le linee di una stessa compagnia e comprate il biglietto giornaliero di quella compagnia (600 Yen).

20 thoughts on “I treni giapponesi: al confine tra verità e leggenda

  1. L’educazione giapponese è proverbiale.
    So per certo (me l’ha raccontato la fornaia, detto da sua cugina che vive nel palazzo accanto a una ditta che ha una filiale in Corea, per cui siamo lì…), so per certo dicevo che qualche anno fa è successo un fatto emblematico per capire i giapponesi.

    Sulla collina di VattelappescaYama una famiglia era in gita nel parco. Tornati alla macchina si sottoposero alla normale pesa familiare di controllo dalla quale risultò un peso totale di mezzo grammo in meno della mattina (tenuto conto anche del sudore evaporato), da cui dedussero (verificando il tasso glicemico dei bimbi) che nel sacchetto dell’immondizia non avevano messo la carta di una caramella mangiata dal piccolo. Tutta la famiglia (padre-madre-bambini-zii-cugini e la centenaria nonnaSan) tornarono indietro e per una settimana setacciarono il bosco alla ricerca della cartaccia, scusandosi ovviamente con gli animali per il disturbo, ma non trovandola si trasferirono all’ingresso del parco per 6 anni (tempo medio di decomposizione della carta) per scusarsi con tutti i turisti in ingresso.
    Queste scuse però facevano un po’ perdere tempo nei giorni di maggiore affluenza, e il direttore del parco si scusò preventivamente via TV con tutta la cittadinanza della prefettura. Le scuse del direttore furono inserite prima del telegiornale, ma in questo modo un discorso dell’Imperatore andò in onda con 18 secondi di ritardo, e il ministro dell’Interno dovette scusarsi con tutta la nazione tramite lettera vergata a mano e firmata col sangue. Il ministro delle Poste dovette scusarsi perché alcune lettere più sanguinose fecero ingolfare lo smistamento automatico provocando ritardi, e siccome poi qualcuno ipotizzò che il sangue fosse infetto, anche il ministro della Sanità si scusò. La cosa coinvolse a vari livelli tutto il Governo che a turno si scusò con la cittadinanza, e alla fine l’Imperatore in persona si scusò davanti alla Galassia con un lunghissimo discorso che nessuno comprese bene (comunque di questo poi si scusò). Molti cittadini vedendo il loro caro Imperatore costretto alle scuse si sentirono in colpa e si scusarono con lui personalmente o tramite vari canali di comunicazione, bloccando i Trasporti, le Poste, la Televisione e Internet, e influendo catastroficamente sul funzionamento della Sanità, della Pubblica Istruzione e delle Forze Armate, e conducendo in breve tempo il Paese al collasso.
    Rimase fuori da tutto questo solo un vecchio soldato che viveva nella foresta dal ’43 convinto che la guerra non fosse ancora finita. Si accorse che qualcosa non andava quando il vento gli portò la carta di una caramella. Capì allora che il Giappone era caduto in basso in modo irrecuperabile, e fece harakiri (prima però, accorgendosi di non poter portare la carta in un cestino, si scusò profondamente).

    Se questa storiella vi ha annoiato mandatemi le vostre email che mi scuserò personalmente con ognuno di voi. 🙂

    1. Grandi ragazzi, tutti e due, sul serio! XDDD

      Il Giappone è una società delle scuse (e dei complimenti). Da tempo dovrei fare un articolo per spiegare perché e per come, ma devo essere sincero, è davvero difficile da fare… Le scuse preservano l’armonia, ma nel contempo sono un comportamento molto “passivo aggressivo”, del tipo “Mi sono scusato, quindi non ca#@#re il c##zo”… Davvero poco armonioso!
      Ragion per cui per ora gli utenti dovranno accontentarsi del commento di karuro16, in fondo è davvero “emblematico”!

  2. “Ehm… se il “conducente” del treno va a scusarsi, chi guida il treno? Quanto richiedono queste scuse? Non verrà il colpo della strega al conducente a furia di inchinarsi ad ogni passeggero?” (e il treno sarà in ritardo) ero tutta seria a leggere questo articolo e con questo sono scoppiata a ridere *pfff x°

    Comunque grazie per il consiglio dei biglietti giornalieri ^-^ – è “specificato” da qualche parte sta cosa, no? cioè quando mi trovo là non faccio fatica ad averli? ehm.. agitazione ecc.. mi mandano in tilt >o<
    *se hai altri consigli simili da darmi ne sarei felicissima 😀

    1. Trovi tutte le info che vuoi qui
      http://www.tokyometro.jp/lang_en/ticket/value/index.html

      Con i biglietti giornalieri è facilissimo perché scendi in metro e alle macchinette li puoi comprare. Esistono due compagnie, Tokyo Metro, il cui simbolo è una M azzurra, e Toei, il cui simbolo è un ventaglio e che ha solo poche linee. I biglietti giornalieri da 600 yen valgono solo per una compagnia; per cui se per esempio scendi in metro in una stazione della Toei e alla macchinetta compri un biglietto giornaliero, quel giorno ti converrà muoverti usando solo linee della Toei.

      I pass da 3 giorni che ti permettono di risparmiare 100 yen al giorno rispetto ai giornalieri e di usarli su TUTTE le linee della metro, a prescindere della compagnia, sono venduti in un numero minore di posti e te li devi procurare in anticipo pensando a quanti giorni passerai a Tokyo. C’è scritto nel link, ma li puoi trovare all’aeroporto, in certe stazioni… Io ti consiglio di procurarteli appena arrivi all’aeroporto, tra l’altro c’è la possibilità di averli insieme al biglietto Narita-Tokyo o Haneda-Tokyo! Vd. questo link http://www.tokyometro.jp/lang_en/ticket/value/airport_bus/index.html
      Se stai 6 giorni a Tokyo puoi chiedere un andata-ritorno Narita-Tokyo con il pass da tre giorni e un altro pass da tre giorni. Spiegagli all’inizio “io starò 6 giorni a Tokyo” e ti consiglieranno sicuramente la cosa più vantaggiosa… (resto sempre stupito che cercano in effetti di farti risparmiare se possono suggerirti qualcosa di meglio, qualche offerta, sia per il treno, che in hotel, che nei negozi…)

      Altre città hanno simili pass (Kyoto, Osaka…). Di solito sono venduti sicuramente ai Tourist Office (ce n’è sempre uno nelle grande stazioni). Informati prima su dove li puoi comprare (a Kyoto io li ho comprati all’ufficio turistico della stazione centrale di Kyoto).

      Considera che gli uffici turistici hanno degli orari! Di solito se vai tra le 9 e le 5 non avrai problemi, ma se decidi di comprarli in un posto, accertati di conoscere gli orari di quel posto. NB vorranno vedere il tuo passaporto.

        1. È un vero peccato vedere solo Tokyo. Con il Japan Rail Pass uno può spostarsi molto liberamente a un prezzo molto ragionevole.

          Certo, se non puoi non puoi. Assicurati però di andare a vedere le cose davvero interessanti e non le cose che dicono tutti (tipo gli incroci stradali, sennò è davvero un peccato). E buon viaggio 😁

        2. non è deciso completamente, magari ci posso andare (ci spero tantissimo ><)
          Comunque no certo 🙂 sono una che va alla ricerca di posti particolari, mi faccio una lista di posti ma mi lascio anche trasportare un pò dal momento, facendo così di solito scopro posti bellissimi -spero funzioni anche lì x°

        3. Tokyo potrebbe essere un po’ troppo grande per “andare alla scoperta” e trovare effettivamente… ma è anche vero che io sono uno che se non ha la sua scaletta bella programmata cade in preda al panico (o perlomeno all’ansia), quindi probabilmente puoi non ascoltarmi ed andare tranquillamente all’avventura XD

  3. Ma sai che la penso esattamente come te?
    Penso anche io che tanti italiani estasiati dal sistema dei trasporti giapponese, inveirebbero sui social come cani rabbiosi se in Italia avessimo il loro sistema tariffario … Dopodiché no ai disservizi, ma il nostro sistema di trasporti è tutt’altro che scarso.
    Ciò premesso, sono stato in Giappone per 10 giorni, tra l’altro in vacanza, e penso di essere meno titolato per fare una qualsivoglia valutazione. Ho subito anche io un ritardo (di quasi un’ora!) per un incidente sulla linea Kyoto – Nara e nessuno è venuto a scusarsi personalmente con me, anche se immagino sia stato fatto a voce dal conducente visti i numerosi comunicati fatti dal vivo. Quindi, le leggende metropolitane sono dure a morire. Ovunque nel mondo.
    Per quanto sia tornato favorevolmente colpito sotto diversi punti di vista, son convinto che non possa essere tutto ordine e perfezione, altrimenti si rischia una nevrosi! Forse mi sbaglierò, ma ho percepito anche un “malessere” diffuso: la solitudine delle persone.
    Dopodiché se dobbiamo sicuramente imparare dai giapponesi qualcosa, è il senso civico di rispetto verso la collettività. Peraltro a costo quasi zero, se non spesso solo quello di rinunciare alle nostre comodità e ai nostri individualismi (del tipo “sto bene io, stan bene tutti …”). Ma anche questo con il giusto equilibrio perché, come dice la mia insegnante di giapponese: “Rispetto all’ordine e alla precisione in Giappone, vivere in Italia può essere una prova. Ma in Italia si vive meglio, soprattutto nel tempo che si riesce a dedicare alla propria famiglia”).
    Ed è anche per questo, cioè per il desiderio di capire meglio – la prossima volta – quante di queste intuizioni sono proprio così, che ho deciso di iniziare a studiare la lingua di questo Paese, l’unico veicolo che mi consentirebbe di avere qualche strumento di lettura in più.
    Grazie per le tue osservazioni, sempre molto pertinenti ed illuminanti!

    1. Eh, sì, purtroppo le leggende metropolitane, oggigiorno le “bufale”, con l’avvento dei social ormai sono inarrestabili, temo. L’unica cosa che si può fare (perché tutti dicono “fact-checking”, ma siamo onesti, non si può fare continuamente) è trovarsi una fonte affidabile… uno dei motivi per cui ho creato questo sito, stanco di vedere tante panzane in giro per la rete, anche nei corsi dei siti più famosi, come animeclick, giapponegiappone, per fino il famoso Tae Kim, un paio di volte mi ha fatto storcere il naso (anche se c’è BEN di peggio) …e così via.

      Sulla solitudine… l’ho percepita anch’io, ma solo a Tokyo. Forse perché la gente di Tokyo arriva da ogni parte del Giappone e fatica a crearsi nuovi legami, non so… ma l’atmosfera è diversa rispetto ad altre città.

      Sul senso civico… A volte mi basterebbe davvero poco. Per esempio mi basterebbe che uno evitasse di fermare la macchina in una strada a una sola corsia, lasciarla così, con lo sportello aperto (non si sa mai una moto provasse a superare), e se ne entrasse nel bar di fronte, a chiacchierare. Non mi sembra di chieder tanto. Sarebbe bello che i proprietari di cani raccogliessero la cacca sempre e li portassero in giro con guinzaglio e museruola dove stabilito dalla legge. In fondo è la LEGGE. E sarebbe bello la gente evitasse di chiacchierare in biblioteca… c’è il cartello, come sarebbe “Basta che me lo dici”, perché devo dirtelo io?!?
      Non pretendo che uno sgridi il figlio perché urla imitando gli allarmi delle macchine, proprio mentre io, al primo piano, sto studiando. Mi piacerebbe che il genitore fermasse il figlio che prende a calci il mio sedile, ma non lo pretendo. Insomma, davvero il minimo, mi basterebbe, giusto il necessario per rispettare la legge, il codice della strada, i divieti affissi ai muri.

      Poi, se possibile potremmo imparare dai giapponesi che “Non si fa perché potrebbe dare fastidio a qualcuno” invece di “se dà fastidio qualcuno me lo dice e io smetto” (che poi …smettono? Di solito si arrabbiano loro e a torto …cosa per cui tra l’altro in giapponese c’è una parola: gyakugire)

  4. Ormai è appurato, amo questa rubrica!!

    Sono tornato da un mesetto circa da un soggiorno di due mesi a Tokyo e mi ritengo un “privilegiato”: mai avuto problemi di ritardo con metro e treni, anche se li usavo ogni giorno per muovermi in lungo e largo per la città! Allo stesso tempo però avrò speso un qualcosa come 300 e passa euro solo per i trasporti…giuro di aver rimpianto non poco l’euro e 50 che si paga qui a Roma per il biglietto!

    1. Sacrosanta verità. Se uno non vuole godersi la cucina giapponese può mangiare davvero con due lire (due euro a pasto, per la precisione), tuttavia muoversi in Giappone può essere davvero pesante. Fino a un po’ di tempo fa i biglietti giornalieri costavano molto di più (700-1000 yen), ora per fortuna esistono questi pass che rendono davvero fattibile fare turismo in giro per Tokyo… ad un prezzo più basso del biglietto giornaliero qui in Italia (che almeno a Milano è 5 euro …i 500 yen/giorno del pass da tre giorni sono appena 4 euro).

  5. Articolo davvero molto interessante! Complimenti! Sopratutto se lo si legge mentre si è comodamente seduti a bordo di uno Shinkansen diretto da Tokyo verso Kyoto 😊

    Il Giappone è fantastico! 🇯🇵😍

  6. Salve a tutti! … E complimenti per il blog: sia gli articoli di lingua (in particolare quelli di filologia) che di cultura sono molto interessanti. Approfitto dell’articolo dei treni per porre una domanda di traduzione. Come si può tradurre il modo di dire 時刻表に乗る? Sono una studentessa di Giapponese e al momento sto lavorando alla traduzione di un racconto di Miyawaki Shunzou. Mi è stato detto che questa frase è molto usata da chi viaggia in treno ma non mi è chiaro il tipo di situazione in cui si presenta. Si riferisce forse al divertimento di scegliere quale treno prendere in base al tempo a disposizione? O nasconde un velato sarcasmo? Grazie よろしくお願いいたします。

    1. Cercando un attimo ho visto che (1) così come la scrivi non è molto usata, su google ci sono appena 29 risultati
      (2) la spiegazione/citazione che wiki riporta è proprio di Miyawaki
      紀行作家の宮脇俊三は自著『時刻表2万キロ』において、自分の国鉄全線完乗を『「列車に乗る」のではなく「時刻表に乗る」』と評している。
      Possiamo tradurre liberamente per accomodare la mia personale scelta di traduzione del pezzo incriminato (che a breve ti spiegherò). Dunque tradurrei così
      […] l’autore quando parla del suo viaggio su tutte le linee ferroviarie del paese non dice di “essere in treno bensì di essere nell’orario dei treni
      Quindi quell’espressione è la sua idea di cosa voglia dire viaggiare sui 20 mila Km di ferrovia giapponese, non “salire su un treno”, ma “trovarsi sull’orario dei treni” (più giù spiegherò perché nella sua testa è qualcosa di spettacolare). In più ovviamente è un gioco di parole, possibilmente due.
      Ho tradotto con “essere in treno/nell’orario dei treni” perché non penso si possa fare altrimenti, se le cose stanno come penso. Il fatto è che secondo me c’è un secondo gioco di parole che è un richiamo a 時刻表に載る. Questa espressione si legge sempre jikokuhyou ni noru, ma usa un diverso kanji per noru… ed è un’espressione molto più comune (per verificare ti basta virgolettarla e cercarla su google …al pc, non sul cellulare).
      Qual è la differenza tra i due?
      Come sai il solito noru è salire su un mezzo di trasporto, il noru di quest’ultima espressione vuol dire che qualcosa è all’interno del librone che è in effetti il jikokuhyou. Quando un treno entra in servizio si dice che 時刻表に載る “viene pubblicato sull’orario dei treni”… 載る non è proprio il verbo “essere pubblicato”, è più l’idea che un articolo *si trova* su una rivista, o una parola *si trova* sul dizionario, per esempio. Ovviamente i due verbi hanno una radice comune: se messi alla forma in -te iru puoi facilmente fare il parallelo, es. “essere in treno”/”essere sul giornale” …è più difficile però in italiano se la forma di partenza è noru.
      Ecco perché ho parlato di “essere in” invece che di “salire” o “viaggiare”.
      Opra, piccola premessa. I giapponesi fanatici di treni sono FANATICI. Memorizzano l’intero orario in questione, tutti i treni del paese. L’autore, tetsudou-fan anche lui, ha viaggiato su tutti i 20 mila Km di ferrovie del Giappone (la circonferenza della terra è meno del doppio).
      In quest’ottica per lui viaggiare su tutti i treni del paese ha significato da un lato viaggiare su tutti i treni presenti nel “sacro” orario dei treni (時刻表に乗る), dall’altro, e questa è la mia idea, ha significato anche entrare a far parte dell’orario (時刻表に載る), trovarsi nel sacro testo.
      Comunque, appunto, questa è la mia opinione dopo aver fatto qualche ricerca, fai le tue, chiedi aiuto a qualche giapponese su internet o in università e poi decidi. NB tutto ciò è cmq parte del gergo di questi tetsudou-fan, per cui non accettare quel che dice un native speaker qualunque se non ti dice che ha controllato su internet.
      Rif. a wiki
      https://ja.wikipedia.org/wiki/鉄道ファン
      https://ja.wikipedia.org/wiki/時刻表2万キロ
      https://ja.wikipedia.org/wiki/完乗

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