Fra pochi giorni, il 30 marzo, esce nei cinema Ghost in the Shell, adattamento dell’anime omonimo (in Giappone però è molto più noto come 攻殻機動隊 koukaku kidoutai). Non so per voi, ma per me è un “big deal”, non certo un fatto da poco, perché per me Gits è stato quello che per la generazione prima della mia è stato Akira e per la generazione dopo è stato Paprika: è l’anime che mi ha fatto aprire gli occhi.

Il fatto stesso che esistano anime come Gits e Hotaru no Haka mi autorizza a dire a chiare lettere che “chi pensa che gli anime siano roba da bambini non ha capito niente” (giusto per essere gentili).

Ma seguitemi in questo nuovo articolo, perché c’è molto più di un mio monologo sul valore degli anime.

Il film è stato criticato fin dalla scelta dell’attrice, Scarlett Johansson, come ennesima operazione Hollywoodiana di white-washing (la scelta di attori bianchi per ruoli che richiederebbero un asiatico, una persona di colore e così via). Devo dire che vedendo il trailer della versione targata Netflix di Death Note, inizio a intravedere un pattern, ma lasciamo stare… perché c’è finalmente una versione (con un budget serio, cosa rarissima!) del mio anime preferito.

Ecco i primi 5 minuti del film!

Non male, no?

Mi dite cosa potrebbe esserci di meglio oggi? Io non saprei che dire… Forse un vero tachikoma con cui interagire usando la voce e comandarlo tramite un’app… Che ci ricorda i nostri appuntamenti, dà le previsioni del tempo, ci permette di vedere attraverso i suoi occhi… IMPARA dalle interazioni con noi(!) …tutto nella voce originale dell’anime. Ecco, è realtà.

Grazie Cerevo, sono a dir poco commosso! Non solo avete realizzato il dominator di Psycho Pass, altro grandissimo anime, ma perfino i tachikoma di Gits!

Ora, siccome ne voglio uno, se poteste abbassare un po’ il prezzo che 1300€ sono un po’ tantini…

3 thoughts on “Video – Ghost in the Shell (e una stranezza)

  1. Una curiosità: il film lo hai poi visto, e ti è piaciuto?
    Da grande fan dei film di Mamoru Oshii -e anche delle serie-, ci sono andato al volo, onestamente senza badare più di troppo al white-washing. Penso che se si voglia un film con un budget hollywoodiano, sia lo scotto da pagare. Personalmente, ho trovato molto belle le tre-quattro scene tratte dai film originali, ricreate in maniera didascalica (bellissimo fanservice che ho apprezzato). Il resto del film però non sono riuscito proprio a farmelo piacere, anche cercando di non fare paragoni con le opere giapponesi da cui è tratto…
    E poi le tre-quattro battute che hanno lasciato dire a Kitano (nella versione italiana, l’unico personaggio che parla in giapponese) mi hanno fatto incavolare, ribadendomi anche al cinema il fatto che io e la forma ている abbiamo un rapporto molto conflittuale 😀

    1. Purtroppo ancora no… Finché mia moglie non si decide ad imparare l’italiano… Andarci da solo non è il massimo. Cavolo, forse potrei presentarglielo come un esercizio, magari è in vena e si lascia “ingannare” XD

Fatti sentire!

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