“Non è che non riesco a sposarmi, è che non intendo farlo!”

Oggi ho deciso di parlarvi del のです no desu (spesso んです ndesu), prendendo spunto da un post di romishpi su Nihongo no Kuni (il sito in cui tutti gli utenti di studiaregiapponese.com possono liberamente domandare o postare quel che vogliono sul giapponese e il Giappone).

Mi lamento spesso, lo so, della qualità dei libri di giapponese in circolazione. Secondo certe teorie in circolazione (che io chiamo teoria degli autori scansafatiche) per insegnare una lingua bisogna dire il meno possibile, lasciare che sia lo studente a intuire (per magia?!) come stanno le cose in realtà. Inutile dire che ciò non avviene. Mai. E gli studenti si tengono i loro dubbi e comprano speranzosi il libro successivo… che qualcuno faccia cartello?

Bisogna ammettere che poche righe non bastano di certo per il “no desu”, un argomento davvero molto complesso, a dir poco difficile da trattare in un corso di base; è innegabile però che sia uno degli argomenti meno e peggio spiegati della lingua giapponese. Di norma, infatti, i libri parlano genericamente del fatto che è usato per dare “una spiegazione” …purtroppo dire così vuol dire poco o nulla, perché questa risposta è talmente vaga da risultare quasi inutile e nel contempo nasconde vari sottocasi, che sarebbe utile considerare a parte. Vedrò di riassumere i suoi usi il più brevemente e chiaramente possibile, limitandomi però a quelli più importanti e che normalmente si incontrano in un corso elementare di giapponese.

1. のです no desu serve a spiegare (la situazione)

No desu può essere usato, sostanzialmente come kara desu, per esprimere una causa. La sfumatura è appena diversa, in quanto no desu è più simile a node che a kara (difatti “node” deriva da no desu). Possiamo dire che no desu serve a dare una spiegazione (o a chiederne una se si trova all’interno di una domanda) a proposito di una situazione, qualcosa di appena detto o chiaro dal contesto. Per esempio qualcuno mi vede poco attento, magari mentre mi reggo la testa tra le mani e mi chiede come sto… o semplicemente io noto la sua faccia preoccupata. A quel punto potrò dire la frase

頭がいたいんです。
atama ga itai n-desu.

(Il fatto è che) mi fa male la testa.

Ma come detto no desu può spiegare anche qualcosa che ho appena detto espressamente.

昨日、学校を休みました。頭が痛かったんです。
kinou gakkou wo yasumimashita. atama ga itakatta n-desu.

Ieri non sono andato a scuola. (Il fatto è che) mi faceva male la testa (e quindi non sono andato).

A differenza del caso precedente, in questo caso si può sostituire “no desu” con “kara desu”:

昨日、学校を休みました。頭が痛かったんです。= 頭が痛かったからです。
kinou gakkou wo yasumimashita. atama ga itakatta n-desu.
= atama ga itakatta kara desu.
…a scuola. Il fatto è che mi faceva male la testa. = Perché mi faceva male la testa.

Per quanto riguarda questo primo significato di “no desu” abbiamo già detto tutto, ma partendo da quest’ultima frase possiamo fare delle considerazioni molto interessanti.

Inaspettatamente scopriamo la vera natura di kara e node (facoltativo)

Guardando bene la frase sopra e la sua traduzione ci rendiamo conto innanzitutto che non è altro che un’inversione nell’ordine in cui dico causa (il dolore alla testa) e effetto (l’assenza da scuola). Posso dunque riportare tutto nel normale ordine. La frase con kara desu rimessa nell’ordine “normale” diventerà

頭が痛かったから、学校を休みました。
atama ga itakatta kara, gakkou wo yasumimashita.

Non sono andato a scuola, perché mi faceva male la testa.

Lo stesso vale per la frase che finisce in n-desu ( = no desu). Portando il pezzo con no desu all’inizio di tutta la frase, però, lo mettiamo alla forma in -te perché non posso avere un “desu” in mezzo alla frase, no? Quindi otteniamo “no desu” → “no de”

頭が痛かったので、学校を休みました。
atama ga itakatta node, gakkou wo yasumimashita.

Poiché mi faceva male la testa, non sono andato a scuola.
(lib.: Mi faceva male la testa e quindi non sono andato a scuola)

Qui scopriamo dunque che “node” non è altro che la forma in -te di “no desu”… o almeno lo era in origine, comunque oggigiorno ha la sua dignità di “particella a parte” ^^;;

L’altra cosa che notiamo guardando le traduzioni delle ultime due frasi è la differenza tra kara, che sottolinea la causa (e quindi usiamo “perché”), e node, che invece pone la causa come “premessa” e sottolinea la frase principale, più che sulla causa. Dunque “node” pone l’accento sulla conseguenza, mentre kara può mettere l’accento sulla causa. E dico “può” perché in effetti ciò non è sempre vero.

Difatti scrivendo

頭が痛かったですから、学校を休みました。
atama ga itakatta desu kara, gakkou wo yasumimashita.
Poiché mi faceva male la testa, non sono andato a scuola.

…il tutto torna ad essere simile alla frase con node (basta guardare la traduzione). Quando la causa non è enfatizzata, infatti, posso usare la forma cortese prima di kara. Quando la causa, viceversa, suona enfatizzata l’unico segnale che ci permette di indovinarlo è la forma verbale prima di kara, che sarà piana nonostante il resto della frase sia cortese. E se la frase è tutta alla forma piana? – dirà qualcuno. Domanda giustissima. Purtroppo non c’è modo di distinguere tra causa enfatizzata e non, a parte il tono di voce. E nel caso di node? Cambia qualcosa se prima di node ho la forma piana o cortese? – dirà qualcun altro. Altra domanda giustissima. Cambia solo il livello di cortesia della frase, non il senso: di norma prima di node ho sempre la forma piana, solo nel linguaggio “super-cortese” trovo la forma cortese prima di node.
+++

2. のです no desu introduce una richiesta

Sono mortificato di doverLe dire che verrò a fare il bullo nel suo giardino…

No desu serve anche a introdurre una richiesta, nella forma n-desu ga…/n-da kedo… e simili. Riprendendo la frase di Romishpi, abbiamo

明日、休みたいんですが
ashita, yasumitai n-desu ga…
Il fatto è che domani vorrei assentarmi… (posso?)

La richiesta, spesso, non viene espressa, appunto, per non essere troppo diretti e perché a quel punto è ovvio cosa si vuole.

Parlo di richiesta, ma in realtà, a ben vedere, rientra nell’ampio concetto di “dare una spiegazione” e quindi nel punto precedente perché dicendo Il fatto è che vorrei assentarmi” il parlante sta spiegando la sua situazione.

Dato questo fatto, non stupisce dunque che la differenza tra l’uso di “n-desu ga” o solo di “(desu) ga” sta nel fatto che “n-desu ga” si usa quando l’altra persona non ha chiara la situazione e quindi gliela devo spiegare.

(1) 先生とお話したいんですが(detto p.e. fermando il prof in corridoio)
sensei to o-hanashi shitai n-desu ga
(Il fatto è che) vorrei parlare con Lei, professore…

(2) 駅前で個展をやってるんですが、よかったら見にきてください。
Ekimae de koten wo yatteru n-desu ga, yokattara mi ni kite kudasai.
Il fatto è che tengo una mostra personale vicino alla stazione… se ti fa piacere vieni a vederla.

(3) 田中さんの奥さんは外国の方ですが、どちらでお知り合われたんですか。
Tanaka-san no oku-san wa gaikoku no kata desu ga… dochira de oshiriawareta n-desu ka.
Signor Tanaka, sua moglie è straniera (no?) …(mi chiedevo) dove vi siete conosciuti?

La differenza qui è ovvia: nella frase 1 è come se dicessimo “Se ti stai chiedendo perché ti ho fermato, il fatto è che…”; nella frase 2 l’antefatto non è una causa diretta, ma spiega comunque la situazione, annunciando che nel resto della frase si farà una richiesta. Ma nella frase 3 invece non uso il “no desu” perché non devo certo spiegare a chi mi ascolta che sua moglie è straniera!

A volte però ga introduce una richiesta, senza essere preceduto da no desu, anche se la parte prima è ignota a chi ascolta.

(4) A社の高橋ですが、鈴木さんはいらっしゃいますか。
A-sha no Takahashi desu ga, Suzuki-san wa irasshaimasu ka.
Sono Takahashi dell’azienda A, c’è il signor Suzuki?

(5) それでは質問しますが、イタリアの首相は誰でしょう。
soredewa shitsumon shimasu ga, itaria no shusou wa dare deshou.
Bene, ecco la domanda… chi è il primo ministro italiano?

La diversa sensibilità e provenienza delle persone fa sì che alcuni non abbiano obiezioni a mettere il no desu in frasi come la 4 e la 5, mentre per altri invece risulta innaturale. Difficile che un giapponese vi riesca a spiegare il perché, ma noi possiamo argomentare che la parte prima di “ga” nelle frasi 4 e 5 (e a ben vedere anche nella 3) non è la spiegazione di quel che sta succedendo, mentre nella frase 1 e 2 lo era: se uno mi accenna a una mostra personale è un solido indizio che possa chiedermi di fare qualcosa a riguardo (andare a vederla o ad aiutare), ma se uno dice solo il suo nome… non spiega proprio nulla.

Infine… voglio sottolineare che in tutti i casi visti finora in cui compare nodesu questo non è assolutamente obbligatorio. Nel caso visto in questo secondo paragrafo risulta in genere più cortese, perché diventa un preambolo con cui annuncio che a breve farò una richiesta, evitando di “cogliere di sorpresa” chi ascolta, ma in generale posso “cavarmela” anche eliminandolo… certo, si perde la sfumatura che abbiamo spiegato di volta in volta (p.e. l’idea di spiegazione di una situazione), ma la frase grammaticalmente sta in piedi (anche se magari la devo spezzare). Tuttavia non è sempre così: nei prossimi due casi, che vedremo la prossima volta, togliere nodesu significa creare frasi innaturali.

7 thoughts on “Due parole sul terribile のです no desu (1)

  1. Grazie, fin qui tutto chiaro. Hai ragione, comunque, nei libri è spiegato molto all’acqua di rose e va a finire che si tende ad usarlo a caso. Purtroppo non tutti abbiamo la possibilità di interagire con madrelingua giapponesi, quindi non è facile arrivare in quella fase in cui “senti” (nel senso che lo sai, senza doverci stare a pensare) che stai dicendo una frase nel modo giusto, non so se mi spiego.
    Attendo la seconda parte!

  2. Davvero utile e ben scritto! Purtroppo non sono cose che, come dici tu, si capiscono per magia e anzi, secondo il mio parere quest’abitudine degli autori di scrivere così poco su temi importanti è persino “nocivo” all’apprendimento.

  3. Grazie grazie grazie! Era ora che qualcuno spiegasse chiaramente l’uso e il significato di のです.
    In due anni di studio in una scuola di lingua in Giappone non ho mai ricevuto una spiegazione così valida ed esaustiva. Va bene il metodo deduttivo, ma poi si finisce per usare forme grammaticali a sproposito!

  4. Ciao Riccardo, come procede la stesura del tuo corso di giapponese? Aspetto con ansia l’uscita…. Ho il corso della hoepli ma è troppo complicato per studiare da soli.
    😊

Fatti sentire!

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