In giapponese esistono 2(!) verbi “dare” ben distinti tra loro, あげる ageru e くれる kureru, spesso difficili da capire per noi italiani. Esiste poi anche il verbo ricevere, もらう morau, che è più simile al corrispettivo verbo italiano, ma anche lui ha le sue particolarità. Per questo quest’argomento è noto anche come あげもらい agemorai, dalla “fusione” (delle basi in -masu) di ageru + morau.

L’articolo di oggi si divide in più parti:

  1. L’uchi e il soto, ageru e kureru
  2. Gli altri verbi “dare”
  3. Il verbo ricevere

Il nostro discorso includerà anche il caso (molto importante e spesso richiesto dagli studenti) in cui la forma in -te di un verbo è seguita da uno dei verbi che esprimono dare/ricevere. In quel caso i verbi in questione si comportano da ausiliari secondo gli stessi identici principi che vediamo oggi e per questo è importantissimo partire da questi verbi, dal loro uso e dalla loro natura. Purtroppo però questo argomento è troppo lungo per inserirlo in un solo articolo per cui dovrete aspettare qualche giorno per leggere il seguito.

L’uchi e il soto, ageru e kureru

Per capire davvero i verbi dell’articolo di oggi dobbiamo partire dal concetto di 内 uchi e 外 soto, letteralmente “dentro” e “fuori”, di cui abbiamo parlato in un articolo di cultura giapponese tempo fa: La seconda regola della società giapponese.

Normalmente si dice che chi mi è vicino (non qualcuno a 50 cm, parliamo di familiari e amici) fa parte dell’uchi, mentre chi mi è lontano (per es. un estraneo) fa parte del soto. Si tratta però di una grossa approssimazione.

Immaginate piuttosto delle cerchie concentriche attorno a una persona, diciamo Takeshi. Immaginiamo di poter piazzare in queste cerchie i suoi familiari, amici, ccolleghi, conoscenti, ecc. Più uno è legato a Takeshi, più una persona è importante è Takeshi e più sarà piccola e vicina al centro la cerchia in cui la piazzeremo.

In breve, chi è più “emotivamente vicino” a Takeshi, si trova in una cerchia più interna, chi è più “emotivamente lontano” da Takeshi, si trova in una cerchia più esterna.

Quindi per esempio il miglior amico di Takeshi è in una cerchia più interna rispetto ad un compagno di classe. Un conoscente del padre di Takeshi è in una cerchia più esterna rispetto al compagno di classe… cose così.

Dunque non c’è “uchi” e “soto”, ci sono gradi diversi, sfumature di “familiarità con Takeshi”. Un compagno di scuola è più “importante” di un conoscente, ma è meno importante del suo migliore amico con cui si vede ogni giorno da anni… e questo suo amico è comunque meno importante di suo fratello maggiore… Come il famoso film, “50 sfumature di Takeshi”.

Se l’azione di “dare” va da una persona in una cerchia più esterna verso una persona in una cerchia più interna (es. un estraneo o un conoscente dà qualcosa a un amico di Takeshi, a suo fratello o a Takeshi stesso), allora il verbo usato da Takeshi per dire “dare” è kureru.

Takeshi: 「お父さんの知り合いは僕と弟にお土産をくれた。」
Takeshi: “Otousan no shiriai wa boku to otouto ni omiyage wo kureta.”
Takeshi: “Un conoscente di papà ha regalato un souvenir a me e mio fratello (minore).”
NdT.: il verbo “dare” si può rendere liberamente con “regalare” se ha senso nel contesto (ma d’ora in poi useremo sempre “dare”).

Ovviamente non importa se si tratta di Takeshi o Shouta, il punto di vista è quello di chi parla e invece di dire “il parlante” spesso si può dire “io”.

Dunque riscrivendo il discorso sopra…

(1) Se qualcuno in una cerchia più esterna (chiamiamolo Signor Antonini) dà qualcosa a me (il parlante) o a qualcuno in una cerchia più interna (p.e. mio padre, mia sorella o il mio amico Cesare, una persona che sento come più vicina del Signor Antonini), allora useremo il verbo kureru per dire “dare”.

アントニーニさんチェーザレお土産をくれた。
Antoniini-san wa Cheezare ni omiyage wo kureta.
Il Signor Antonini ha dato un souvenir a Cesare.

アントニーニさんお土産をくれた。(NB “mi”, watashi ni, è superfluo!)
Antoniini-san wa omiyage wo kureta.
Il Signor Antonini mi ha dato un souvenir.

NB aggiungere “watashi ni suona come aggiungere “a me” e quindi enfatico: “ha dato a me un souvenir”… cosa che non diremo quasi mai.

(2) Se l’azione va nell’altro senso, se qualcuno in una cerchia interna (il mio amico Cesare, mio fratello, io…) dà qualcosa a qualcuno in una cerchia esterna, useremo ageru come verbo “dare”. P.e. frasi come “Cesare ha dato un souvenir al Signor Antonini” e “Ho dato un souvenir al Signor Antonini” useranno ageru.

チェーザレアントニーニさんお土産をあげた。
Cheezare wa Antoniini-san ni omiyage wo ageta.
Cesare ha dato un souvenir al Signor Antonini.

アントニーニさんお土産をあげた。(NB, l’ “io” watashi wa è superfluo!)
Antoniini-san ni omiyage wo ageta.
Ho dato un souvenir al Signor Antonini.

Non solo anche “(Io) ho dato un souvenir a Cesare” userà “ageru” perché “io” è al centro di tutto e quindi anche Cesare è in una cerchia più esterna rispetto a “io” (il Signor Antonini in una cerchia ancora più esterna ecc.).

チェーザレにお土産をあげた。
Cheezare ni omiyage wo ageta.
Ho dato un souvenir a Cesare.

Ultimo caso… Cosa succede con due persone di una stessa cerchia?

Se p.e. il signor X dà qualcosa al signor Y e per me i due sono ugualmente distanti da me userò ageru. Idem se considero i miei due amici Giulio e Adriano, userò ageru.

XさんはYさんにお土産をあげた。
Ekkusu-san wa Wai-san ni omiyage wo ageta.
Il Signor X ha dato un souvenir al Signor Y.

ジュリオさんはアドリアーノさんにお土産をあげた。
Jurio-san wa Adoriaano-san ni omiyage wo ageta.
Giulio ha dato un souvenir a Adriano.

Usando kureru farei credere a chi mi ascolta che sento che il ricevente mi è più vicino (qui sotto ho scelto Adriano, perché mi sta effettivamente più simpatico!).

ジュリオさんはアドリアーノにお土産をくれた。
Jurio-san wa Adoriaano ni omiyage wo kureta.
Giulio ha dato un souvenir a Adriano.

Ho cercato di rendere meglio la vicinanza con Adriano anche togliendo il -san ad Adriano (visto che è qualcosa che si fa solo tra buoni amici), ma l’effetto di kureru sarebbe lo stesso anche se parlassi di X-san e Y-san.

Detto per inciso ho usato forme piane (ageta/kureta) immaginando di dire queste frasi in un contesto colloquiale. Se le avessi dette per es. a un collega avrei usato le forme cortesi (agemashita/kuremashita), tutto qui.

Vediamo un’immagine per riassumere il tutto…

Gli altri verbi “dare”

Abbiamo detto che esistono altri verbi “dare”. Certo, non ci sono altre direzioni in cui può andare l’azione, è il grado di cortesia che devo esprimere a giustificare la loro esistenza e a permetterci di distinguerli tra loro (in effetti il discorso è un po’ più complesso, come vedrete al punto 4).

Attenzione, l’uso delle particelle è identico a quello dei corrispettivi verbi.

(1) Se voglio/devo portare particolare rispetto alla persona che dà, uso kudasaru invece di kureru.

アントニーニさんは弟にお土産を下さいました。
Antoniini-san wa otouto ni omiyage wo kudasaimashita.
Il Signor Antonini ha dato un souvenir a mio fratello minore.

アントニーニさんはお土産をくださった。
Antoniini-san wa omiyage wo kudasatta.
Il Signor Antonini mi ha dato un souvenir.

NB L’uso della forma in -masu o no nella frase dipende da quanto devo essere cortese verso chi mi ascolta, non dal rispetto che porto al Signor Antonini.

(2) Se l’azione va nell’altro senso e voglio/devo portare particolare rispetto alla persona che riceve, uso sashiageru invece di ageru.

弟はアントニーニさんにお土産をさしあげた。
otouto wa Antoniini-san ni omiyage wo sashiageta.
Mio fratello minore ha dato un souvenir al Signor Antonini.

アントニーニさんにお土産をさしあげました。
Antoniini-san ni omiyage wo sashiagemashita.
Ho dato un souvenir al Signor Antonini.

NB Di nuovo, l’uso della forma in -masu o no nella frase dipende da quanto devo essere cortese verso chi mi ascolta, non dal rispetto che porto al Signor Antonini.

(3) Se viceversa voglio sminuire la persona che riceve posso usare yaru. Usandolo do l’idea che per me il ricevente è più in basso, come “stato sociale”, rispetto a chi dà. P.e. può essere che parlando con un collega di lavoro dica “Questa mattina ho dato da mangiare a mio figlio, l’ho affidato alla babysitter e sono corso a lavoro” …usando proprio “yaru” (ご飯をやる gohan wo yaru). Ormai però quest’uso si incontra relativamente di rado (anche perché la cosa si può esprimere in altri modi, p.e. 子供を食べさせる far mangiare il/i bambino/i, 子供に朝ごはんを食べさせる kodomo ni asagohan wo tabesaseru, far mangiare la colazione ai bambini).

Per riassumere tutto in un’immagine… (in nero il parlante, chi è più in alto come status sociale è più in alto nell’immagine)

…e ora torniamo a yaru. Oggigiorno l’uso di yaru è comune più che altro in contesti rudi perché sminuire il ricevente può essere un modo di essere scortesi/supercolloquiali: “Hora, kane yaru kara, sassato usero!” = “Guarda, ti do dei soldi, per cui vedi di sparire in fretta!”. Inoltre si usa nel parlare di dare l’acqua alle piante o di dare da mangiare agli animali (piante e animali sono senza dubbio più in basso nella scala sociale).

花に水をやりました。
Hana ni mizu wo yarimashita.
Ho dato l’acqua ai fiori.

Va anche detto però che dato che ageru suona più cortese di yaru (visto l’uso a cui accennavamo sopra) ormai nessuno ci fa caso se si usa ageru nel dare qualcosa agli animali (con le piante è ancora meno ragionevole ma anche qui i più lo considerano corretto); inoltre nel caso delle piante si usa spesso anche l’espressione (hana ni) mizu-yari wo suru, dare l’acqua (ai fiori).

(4) Tutti i verbi visti finora presumono che la cosa data sia qualcosa di “buono”, “positivo”… Inoltre il tutto ad agire sono delle persone, alcune più vicine a me che parlo, altre più lontane. Cosa succede però se ciò che uno dà è qualcosa di “brutto” (es. compiti a scuola?), o se la cosa data, buona o cattiva, è data da un’istituzione o da una persona che non c’entra nulla con me a qualcuno che non c’entra proprio con me? Se per es. la giuria di una mostra dà un premio a un regista, che verbo “dare” si usa? Si usano vari altri verbi, come 渡す watasu, 与える ataeru o perfino 出す dasu… dipende tutto dalle situazioni e dovrete imparare a usarli quando li incontrerete.

Il verbo ricevere

Il verbo “ricevere”, o meglio, もらう morau, non ha una doppia direzione, quindi non importa se chi dà è qualcuno nell’uchi o nel soto, il verbo è sempre もらう morau, ricevere.

妹にチョコをもらいました。(al posto di に si può usare から)
imouto ni choko wo moraimashita.
Ho ricevuto del cioccolato da mia sorella minore.

La particolarità a cui accennavo a inizio articolo sta nel fatto che… be’, alcuni libri dicono che il soggetto di ricevere è sempre “io”, cosa che è sicuramente falsa ma compare su molti libri per il JLPT. Il soggetto di “ricevere” può essere una terza persona… però secondo alcuni libri basta che questa terza persona non riceva dal parlante, per la grammatica Hoepli non deve ricevere da qualcuno nell’uchi (qualcuno in una cerchia più interna rispetto al ricevente). In questi casi in cui i libri si contraddicono a vicenda, se non c’è modo di scegliere un libro più “autorevole” (anche per questo scarto l’idea che a ricevere sia sempre il parlante), l’unica cosa da fare è scegliere la via più sicura per non sbagliare mai (al limite finiamo per auto-limitarci).

Per questo possiamo dire senza problemi

妹はジョンさんに花をもらいました。(に o から è uguale)
imouto wa jon-san ni hana wo moraimashita.
Mia sorella minore ha ricevuto dei fiori da John.

…e come vedi chi mi è più vicino (mia sorella, sicuramente nell’uchi) è dal lato che riceve.

La situazione opposta (con qualcuno dell’uchi che è la persona che dà) secondo la grammatica Hoepli è da evitare (NB non ho trovato conferme su altri testi). Ora, seguendo l’opinione degli altri testi (i.e. chi dà non deve essere il parlante ma può essere qualcuno dell’uchi) si rischia di sbagliare. Invece seguendo l’opinione dell’Hoepli al peggio ci si limita nel modo di esprimersi, ma non si sbaglia, per cui per sicurezza diciamo che nel parlare meglio tener presente che

? ジョンさんは妹にチョコをもらいました。(? grammaticalmente ok ma meglio evitare?)
Jon-san wa imouto ni choko wo moraimashita.
John ha ricevuto del cioccolato da mia sorella minore.

Per dire la stessa cosa basta dire

妹はジョンさんにチョコをあげました。
imouto wa Jon-san ni choko wo agemashita.
Mia sorella minore ha dato del cioccolato a John.

Anche nel caso di もらう se voglio portare particolare rispetto alla persona da cui io (o qualcuno vicino a me) ho ricevuto qualcosa si userà un verbo diverso. Nel caso di morau si passa a usare itadaku.

妹は井上さんに花をいただきました。(に o から è uguale)
imouto wa inoue-san ni hana wo itadakimashita.
Mia sorella minore ha ricevuto dei fiori dal Signor Inoue.

池田先生に本をいただきました。(に o から è uguale)
Ikeda-sensei ni hon wo itadakimashita.
Ho ricevuto un libro dalla Professoressa Ikeda.

NB Non si usa itadaku quando ricevo qualcosa da un familiare.

Di nuovo possiamo usare un’immagine riassuntiva…

Che ve ne pare… non era più chiara la mia spiegazione? 😛 XD

Abbiamo detto più volte, e si rivede nell’immagine, che usare に o から è uguale, ma… non è sempre così. Quando si riceve qualcosa da “qualcosa che non è una persona” (la scuola, un’istituzione, ecc.) bisogna usare から kara.

Bene, per oggi è tutto. La seconda parte di questo articolo riguarderà la forma in -te di un verbo seguita dagli stessi verbi visti oggi (usati come ausiliari). È un argomento molto importante per l’N4 e spesso spiegato male per cui non perdetevelo.

Come sempre… buono studio! (^__^°)/”

16 thoughts on “Agemorai (1) – Dare e ricevere

  1. Evviva! Siamo tornati ai post Kilometrici vecchio stile! Grazie Riccardo, post molto interessante, effettivamente io personalmente ho sempre fatto molta confusione con questi vrbi ma per fortuna non mi hanno mai picchiato quando ho scritto qualcosa di errato, si sono fatti qualche risata e mi hanno riscritto la frase nel giusto modo. Spero ora di riuscire a scrivere qualche frase più “giusta” delle volte precedenti….

  2. Secondo il tuo giudizio e le tue idee, potremo mai avere queste “lezioni” in formato portatile pdf?
    Adoro i tuoi articoli. Bentornato!

    1. Grazie 😁
      No, non penso proprio. Per me sarebbe lavoro in più che ridurrebbe le visite al sito e minerebbe gli introiti dei miei libri. Un numero limitato (diciamo < 5), come incentivo a venire sul sito, sì, tutte le lezioni contenute qui, no. Che io sappia puoi trasformare una pagina web in PDF se vuoi direttamente online da siti apposta dove incolli l'indirizzo... Basta che li usi per te e non li diffondi 😅

      1. In realtà Windows 10 ha una stampante PDF, per cui basta stampare la pagina web su quella stampante e si ottiene un PDF, quando stampi ti chiede dove mettere e come chiamare il file di destinazione, non serve neanche usare i siti online

  3. Perdonami … un novizio con poca testa … kudasaru è un verbo Godan, ma non esattamente regolare, giusto? Altrimenti dovrebbe essere kudasarimasu e non kusaimasu … o non ho capito e torno a studiare?

    1. Dici bene, è irregolare, così come altri verbi cortesi: kudasaimasu viene da kudasaru, gozaimasu viene da gozaru, nasaimasu, quello di okaeri nasai, viene da nasaru, ecc.

      Una piccola curiosità in più, che puoi ignorare se ti sfugge l’uso grammaticale della base in -masu a cui mi riferisco qui sotto.
      Kudasaru a differenza degli altri citati “ha due basi in masu” quando la base in masu è usata da sola (NB base in masu è la forma in masu senza masu).
      Cioè alla forma in -masu è sempre KUDASAImasu, me quando la base in -masu è usata senza masu hai due possibilità.
      Si usa kudasai, come ci si aspetterebbe, quando la base in masu fa da imperativo cortese: koohii wo kudasai; ganbatte kudasai! ecc.
      Tuttavia se la base in -masu è usata al posto della forma in -te come a volte accade, allora si usa kudasari.
      P.e. okoshi kudasari arigatou gozaimasu = okoshi kudasatte arigatou gozaimasu = kite kurete arigatou
      Grazie per essersi fermato da noi (l’ultima espressione è troppo informale però)

      1. Grazie!!! la base in masu dovrebbe essere la Ren’youkei, giusto? ti posso chiedere in quale dei tuoi articoli hai trattatola base in masu come “alternativa” alla forma in -te?

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