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I Giapponesi e le scarpe…

Certamente avrete sentito parlare del fatto che i giapponesi si tolgono le scarpe appena entrati in casa, anche se sono ospiti (anche il cappotto per la verità, ma questa ve la racconto un’altra volta^.^). Detta così a qualcuno potrà sembrare perfino banale. In realtà è una questione più complessa, con implicazioni storico-sociali e… be’, forse c’è dell’altro, regole di cui probabilmente non avete mai sentito dire nulla prima d’ora, perché meno “famose” ^_^

Prima però, soffermiamoci su questa prima regola. Tanto per cominciare non è cosa di poco conto. Ci sono ben due parole per descrivere “l’entrare in un posto senza togliersi le scarpe” ( 土足 , dosoku), ovvero con i piedi sporchi ( 泥足 , doroashi).
Quando un popolo trova una parola semplice e breve per descrivere un concetto complesso, significa che “a quel concetto ci tiene molto”. A riprova di ciò c’è il fatto che tra le foto della seconda guerra mondiale (qui a destra avete un disegno) più significative per i giapponesi… ovvero tra le foto che meglio hanno “stigmatizzato” la vergogna, prima ancora che la sofferenza, inflitta al popolo giapponese dalla sconfitta nella IIª guerra mondiale… Tra le foto più riprodotte, dicevo, ce n’è una che sembra “mal si accompagni” a quelle cui subito tutti penseremmo, ovvero alle foto di Hiroshima e Nagasaki. E’ la foto di alcuni soldati americani con gli stivali infangati che calpestano il tatami.
Quel che di più simile al tatami abbiamo qui in Italia è il vimini… Immaginate dei pannelli grandi un po’ meno d’una porta, fatti con del vimini (un po’ più fine del nostro), e messi in terra. Questi pannelli fanno anche da unità di misura standard per l’area di una stanza, quindi potreste trovarvi ad affittare una camera da 6 tatami, ad esempio. Nelle case giapponesi tradizionali i corridoi hanno il pavimento in legno (tipo parquet), ma le stanze principali (quindi non bagno e cucina) hanno in terra il tatami. Lo vedete nelle due immagini postate fin qui. Notate la seconda. Un bambino guarda l’uomo della Militar Police americana, ma gli altri due guardano le sue scarpe sul tatami. Che il disegno sia fatto da un bambino o da un adulto, non importa: dice comunque moltissimo della mentalità giapponese in proposito. Pestare il tatami, un tappeto, il parquet… qualunque spazio della casa, senza essersi tolti le scarpe è un’offesa molto grave. Assurdo? Vi ricordate che i giapponesi tradizionalmente dormono su futon? Si tratta d’appoggiare a terra…mmm… degli spessi “materassini” con sopra delle coperte. Se per terra fosse sporco, non piacerebbe nemmeno a voi, giusto?

Come potete vedere nell’immagine a inizio articolo, in Giappone non si calpesta il tatami nemmeno con le ciabatte: sul tatami si va con le calze o a piedi scalzi. D’altronde, come detto, sul tatami si stende il futon ( 布団 ), si appoggiano i cuscini per sedersi ( 座布団 zabuton), ci si siede, ci si sdraia… Lo tocca la coperta del コタツ (kotatsu, tavolino con sotto una stufetta e sopra una coperta)… insomma, non va sporcato, per questioni pratiche, ma anche formali, di rispetto e educazione.

Oggigiorno è raro trovare il tatami, ma… questo non “risolve” nulla. Ovunque entriate in Giappone, se doveste trovare una piccola zona oltre la porta, seguita da un gradino (specie se poi ci fosse un pavimento in legno), con tutta probabilità dovrete togliervi le scarpe. Questa “zona della casa”, l’ingresso, si chiama 玄関 , genkan. Praticamente in ogni casa giapponese qui dovrete togliervi le scarpe, ma… non solo! Certi ristoranti, ryokan (in alcuni ristoranti e ryokan trovate perfino stanze col tatami) e alberghi vari (in quelli in stile occidentale toglierete le scarpe appena entrati in camera), molti templi; le occasioni non mancheranno di certo… pensate che ho visto una coppia in aereo, due anziani coniugi… appena si sono seduti si sono tolti le scarpe e messi delle ciabattine! Le ciabattine da aereo! Non sapevo se ridere o togliere il cappello.
Nella prima immagine qui sotto potete vedere che gli ospiti (genitori e parenti) di un festival scolastico hanno lasciato le scarpe all’ingresso (mentre gli studenti sono soliti lasciarle nelle apposite scarpiere… che vedete nell’immagine subito sotto, alle spalle delle studentesse).

In molti posti entrare con le scarpe, come si legge nei cartello qui sotto e nell’immagine a seguire, non è “semplicemente” 禁止 kinshi, cioè proibito, bensì 厳禁 genkin, ovvero rigorosamente proibito.Il fatto che si vedano simili cartelli dovrebbe di per sé rendere l’idea: è una regola da osservare con molta attenzione.
Invece ho visto ragazzi stranieri, nel ryokan dove sono stato, che provavano a entrare e salire subito le scale in legno del ryokan senza togliersi le scarpe (nonostante di mezzo vedessero almeno altre 20 paia di scarpe, che saltavano ignorandole bellamente). Oppure scendevano le scale, per poi uscire a fumare, ma nel farlo tenevano le “ciabattine da parquet” (chiamiamole così), invece di rimettersi le scarpe, e poi volevano tornar su, verso le stanze in tatami, tranquillamente, senza riflettere un secondo su quel che facevano, senza pensare che se le usi per uscire poi ti riporti dentro sassolini e sporcizia… ma anche se non fosse – se è un’offesa per loro – perché non fare un minimo d’attenzione?

Ho un altro aneddoto che spero renda l’idea della gravità della cosa. Brevemente… Una volta in Giappone ci fu un ladro che svaligiò una casa. Fece un po’ troppo rumore e i vicini chiamarono la polizia che arrivò subito e lo prese con tutta la refurtiva mentre… mentre si rimetteva le scarpe all’ingresso. Morale: “Posso anche essere un ladro, ma non entro in casa d’altri senza togliermi le scarpe”.
Se ciò ancora non rendesse a sufficienza l’idea, possiamo vedere un’altra espressione. Spesso “dosoku de” sta per “dosoku de (fuminijitte)”, 土足で踏みにじって (metter piede -su qualcosa- senza togliersi le scarpe). E’ un’espressione che in senso figurato vuol rendere l’idea di arrecare a qualcuno un grave insulto, commettendo qualcosa di proibito, infrangendo un taboo. Ad esempio potrete leggere “l’esercito nemico dosoku de è entrato nella città di…”; è una frase carica di risentimento. Insomma, prendetemi sul serio quando dico di fare attenzione a togliervi le scarpe “quando è richiesto”.

Prima di riassumere le regole da rispettare vediamo altre regole shoes-related ^_^ Se non c’è scarpiera, come in certi posti (templi, alberghi…), tolte le scarpe mettete le ciabattine che vi danno, ma fatelo SUL parquet (o quel che l’è, non scendete dal gradino con le ciabattine). Sarà solo forma, teoria, come volete, ma fate così. Dopodiché vi accovacciate e unite le scarpe accostandone i tacchi verso il gradino dell’ingresso, quindi seguite la padrona di casa che vi farà strada. Questo non è un vero obbligo (un componente della famiglia, magari non lo fa), ma è segno di buona educazione ed eviterete che la padrona di casa si senta in obbligo di farlo al posto vostro. Inoltre, e qui azzardo perché non sono sicuro di ricordare bene, lasciare le scarpe con le punte in avanti è il tipico modo in cui le lasciano i suicidi (sì, chi si suicida, buttandosi da un ponte o da un palazzo, in genere lo fa togliendosi le scarpe).
Ad ogni modo, eccovi un’immagine dell’ingresso (genkan) d’una casa: la porta è in basso a destra, mentre, in alto, dove si vede il gradino, inizia il pavimento della casa… Come vedete i tacchi sono tutti verso lo scalino d’accesso alla casa.

Ultima regola… i giapponesi e le ciabattine da bagno ^_^
Esistono delle ciabattine specifiche per il bagno. Non dovete usarne altre nel bagno, né usare quelle da bagno in casa. Un tempo i bagni non erano altro che latrine, perlopiù in comune con altre persone, quindi usare in casa delle calzature usate per andare in bagno era più che fuori discussione. Questa… mmm… Tradizione? Fobia? Disgusto? Razzismo calzaturiero?! (°_°) Be’ chiamatelo come vi pare, ma si è conservato fino ad oggi. Le toilettes giapponesi sono pulitissime, perfino quelle pubbliche, in genere sono perfino tecnologiche e iperconfertevoli… insomma, per nulla sporche, ma le tradizioni, si sa, sono dure a morire, soprattutto in Giappone. Così ancora oggi ci si cambia ciabatte per andare in bagno e, per la cronaca, esiste una stanza separata (di norma) apposta per il water, rigorosamente separata dalla stanza in cui trovate la vasca da bagno (rito semi-sacro per i giapponesi^^).

Riassumendo le regole dei giapponesi su scarpe e ciabatte.

  1. Togliersi le scarpe e mettere le ciabattine (anche se siete ospiti) ovunque sia presente un genkan (occhio, c’è un piccolo gradino)
  2. Non buttatele a cavolo: tacchi uniti a toccare il gradino
  3. Con le ciabattine non scendete dal gradino
  4. Se entrate in una stanza col tatami, lasciate le ciabatte all’ingresso, prima della porta scorrevole, fuori in corridoio
  5. Se andate in bagno lasciate fuori dal bagno le ciabattine da casa e usate le ciabattine da bagno (e viceversa quando ne uscite)
  6. Ricordate che si tratta di regole pratiche e/o formali, ma per la buona educazione ciò vale sempre e ovunque. Andare in un paese e non cercare di osservarne le buone maniere e rispettare la sensibilità dei suoi abitanti è un comportamento inqualificabile

Un’ultima immagine per cercare di spiegarvi quanto ci tengano…

Un famima (da “Family Mart”), cioè un negozio della famosa catena di konbini (o combini che dir si voglia). Gli impiegati* lo stavano semplicemente preparando per l’apertura (si vedono i lavori ancora in corso all’interno), eppure le scarpe sono state lasciate all’esterno. Spero sia un’ulteriore riprova dell’importanza di non mancare di rispetto a nessuno infrangendo questo “tabù” della società giapponese.

*Il discorso non vale per persone qualunque (clienti) che entrano in un negozio o in uno di questi “piccoli supermarket”. Per maggior precisazioni, vedi questo mio commento.

Post lunghissimo, mi spiace, ma spero che l’abbiate trovato interessante, o ci abbiate trovato almeno qualche dritta utile per il vostro (ve lo auguro) prossimo viaggio… Se volete sapere altro su tradizioni giapponesi di cui avete sentito parlare, chiedetelo nei commenti e cercherò di rispondervi e/o di farne un bel post (^__^)/°”

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