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JLPT livello N5 – Grammatica – Esserci, avere e classificatori

Questo post vuole chiarire gli esempi dati nella sezione di grammatica del JLPT N5 riguardanti trovarsi (es: sono a casa) e esserci (l’esser presente, es: c’è una luce laggiù!).
A differenza della tabella di ripasso su tutte le costruzioni grammaticali del livello N5, qui avete il roomaji e la traduzione… ed ogni riga è commentata e spiegata! Avendo finalmente a disposizione tutti i punti della tabella spiegati nel modo più chiaro possibile, il vostro studio dovrebbe essere molto facilitato… o almeno era questa l’intenzione. (^_^;;)

Se non capite qualcosa, semplicemente chiedete nei commenti che ne parliamo ^__^
Stavolta non c’è tabella a fine post perché si tratta di pochi punti soltanto. Si comincia!
Buona parte di questo post è data da “argomenti avanzati”. Vedete voi se affrontarli o no, io ho solo voluto dire tutto il possibile sull’argomento per non lasciare “buchi” (cose che i testi non dicono quasi mai, o su cui addirittura traggono in inganno gli studenti, esprimendosi male. Se non volete occuparvene, limitatevi ai punti  dal 27 al 29 e verificate di saper usare i classificatori (generico e i non generici) essenziali in domande e risposte.
Doveva venir fuori un post unico, ma alla fine ho optato per spezzare questo post inserendo a fine post due link che vi reindirizzeranno altrove per proseguire il discorso.
Il primo link riguarda le possibili posizioni dei classificatori nella frase ed alcune loro particolarità. Il secondo rimanda ad un altro discorso dei miei su wa e ga, questa volta in associazione col verbo “aru” (che crea sempre problemi agli studenti).

27 Lに+Nが+ある/いる
L = Luogo
iru x pers. e animali
つくえの上に本があります。
tsukue no ue ni hon ga arimasu.
C’è un libro sulla scrivania.
28 Lに+Nが+cn+ある/いる
cn = classificatore
(classific. numerale,
contatore o suffisso numerale)
つくえの上に本が三つあります。
tsukue no ue ni hon ga mittsu arimasu.
つくえの上に三つの本があります。
tsukue no ue ni mittsu no hon ga arimasu.
Ci sono tre libri sulla scrivania*
29 Nは+Lに+ある/いる 新聞はテーブルの上にあります。
shinbun wa teeburu no ue ni arimasu.
Il giornale (che cerchi/di cui parlavamo…) è sul tavolo.
友だちはあのへやにいます。
tomodachi wa ano heya ni imasu.
L’amico (mio/tuo/di cui parlavamo…) è in quella stanza.

Al punto 27 abbiamo la “costruzione base” tra quelle che vedremo oggi, vale a dire:

Luogo+に + N+が + ある/いる

Indica il trovarsi in un luogo. Il verbo aru viene usato per tutto ciò che è inanimato, mentre iru per uomini e animali. Come vedete ciò che si trova nel posto indicato prende la particella “ga” del soggetto, mentre il luogo in cui la cosa o la persona si trova è indicato con “ni”. Lo stato in luogo però è indicato con “ni” solo se è “stato d’esistenza in luogo” o “stato in luogo d’esistenza” (se preferite, tanto è un termine inventato da me^^). Lo stato in luogo “normale” è indicato da “de”, p.e. “lavoro in quell’azienda lì” è “ano kaisha DE hataraite imasu”. Gli studenti più bravi ricordano questa differenza, ma per contro credono che aru/iru richieda sempre “ni”, in realtà (argomento avanzato) vedrete più avanti che l’uso di “de” è possibile anche con aru/iru, per quanto meno comune, e trasmette una diversa sfumatura.
Ovviamente all’occorrenza il luogo o il soggetto possono diventare tema della frase, seguendo le regole del tema. Es1: boku wa koko ni iru yo = Ehi, io sono qui! Es2: koko ni wa boku shika inai yo = Ehi, qui ci sono solo io! (notate che il tema del giapponese si trova, nelle frasi italiane, sempre all’inizio).

Argomento avanzato (ma vi consiglio di farlo subito)… Attenzione! questa costruzione ha anche un altro uso se scritta così:

Chi possiede+(に)は + Cosa/persona posseduta+が + ある/いる

Questa costruzione indica il possesso di qualcosa (o qualcuno) ed è una classica traduzione del verbo avere (nulla di strano per chi ha fatto latino e ricorda il dativo di possesso). Come vedete corrisponde bene alla precedente, ma il luogo è sostituito dal possessore (chi possiede) e proprio il possessore, in genere, è tema della frase (è seguito da “wa” o “ni wa”). C’è inoltre un’eccezione. Come al solito una cosa posseduta (inanimata) vuole il verbo “aru”, ma una persona posseduta (es. io ho un figlio) può presentarsi con iru o aru indifferentemente.
Al punto 28 invece troviamo una frase in cui viene inserito un classificatore (o suffisso numerale).

Luogo+に + N+が + classific. + ある/いる

A breve li vedremo meglio, ma la sostanza è che in giapponese (di norma) non posso usare i numeri direttamente come aggettivi (come in italiano: ho due torte), mi serve qualcos’altro che specifichi la “natura del numero”.
La costruzione che ne segue è simile a quella che abbiamo in italiano quando diciamo “tre paia di scarpe”, “due fette di torta” (per esempio: 三本のビン san-bon no bin (= tre bottiglie), ma come vedete la costruzione è “numero-classificatore + no + oggetto… come fosse “tre-paia + di + scarpe”). Forse il paragone giapponese-italiano più azzeccato (quanto a costruzione) per i classificatori è dato dalle unità di misura (sono considerate proprio classificatori in giapponese, ma in realtà è bene prestarvi una certa attenzione, perché a volte creano anche dei “problemucci”; vd. il primo dei due link finali).
Vedete bene che ci sono due diverse costruzioni in tabella. A volte la prima è detta avverbiale, la seconda aggettivale (o attributiva), perché è così che viene usata la coppia numero-classificatore: nel primo caso con funzione avverbiale, nel secondo con funzione di aggettivo… ma non sono importanti i termini, è importante il loro uso. Nel primo caso “l’enfasi”, il focus, l’attenzione della frase è posta sul numero, nel secondo caso è posta sull’oggetto in sé. Rivedremo meglio questo fatto con i punti 95 e 96.
Proprio come per il punto precedente posso sostituire il luogo con il possessore e ottenere ad esempio “io ho tre libri”.
Guardiamo ora il punto 29.

N+は + Luogo+に + ある/いる

La costruzione che si presenta qui pone l’oggetto che si trova da qualche parte come tema della frase, mentre il luogo in cui si trova è un semplice complemento. Il soggetto (cosa o persona), cioè ciò che si trova da qualche parte, viene messo all’inizio della frase stavolta proprio perché ora è il tema della frase.
Se anche qui provo a sostituire il luogo con una persona che possiede qualcosa, questo qualcosa sarà il tema della frase. Il risultato è una frase un po’ particolare. È come se dicessi “questa cosa, sono io che ce l’ho!”. Inoltre, se finora il possessore era indicato con “wa” o “ni wa”, stavolta accetta solo “ni”, perché il tema della frase è quel che è posseduto.
+++

95 一つ、二つ~十 つくえの上に本が三つあります。
tsukue no ue ni hon ga mittsu arimasu.
Ci sono tre libri sulla scrivania*.
そこに何がありますか。三つの本があります。
soko ni nani ga arimasu ka. mittsu no hon ga arimasu.
Cosa c’è lì? Ci sono tre libri.
96 枚/冊/本… 本は何冊ですか。(本は)二冊です。
hon wa nansatsu desu ka. (hon wa) nisatsu desu.
本が/は何冊ありますか。本が/は二冊あります。
hon ga/wa nansatsu arimasu ka. hon ga/wa nisatsu arimasu.
I libri, quanti (volumi) sono? I libri sono due (volumi).

Al punto 95 rivediamo innanzitutto una frase già vista, in coppia con l’uso avverbiale del classificatore… in questo caso il classificatore generico. La costruzione è oggetto + particella + numero-classificatore (+ verbo). In questo caso la particella è ga, ma in una frase diversa poteva essere un’altra particella (noraneko wo nihiki hirotta = ho raccolto due gatti randagi).
Vi ricordo che il classificatore generico つ va con la serie giapponese dei numeri da 1 a 9! Semplicemente si scrive il numero in kanji o in cifre romane seguito da “tsu” (つ). Dunque abbiamo hito.tsu, futa.tsu, mit.tsu, yot.tsu, itsu.tsu, mut.tsu, nana.tsu, yat.tsu, kokono.tsu …poi c’è il 10, che non prende “tsu” e va pronunciato semplicemente “too” (とお). La serie giapponese si ferma qui e per i numeri successivi uso la numerazione cinese senza alcun classificatore (sempre per restare sul generico, o contare cose astratte): juuichi, juuni, juusan, ecc. Ad ogni modo, come credo sappiate, è sempre meglio usare l’appropriato classificatore e la serie cinese dei numeri, certo, se è possibile (non c’è classificatore per qualunque cosa; vd. note verso la fine).
Il botta e risposta alla seconda riga del punto 95 mette in luce quello di cui parlavo al punto 28, il focus della frase. La costruzione aggettivale (cioè quella con il classificatore in posizione di aggettivo), numero-classificatore + の + oggetto, è la risposta opportuna quando ci chiedono “cosa c’è in un posto” e noi vogliamo indicare un dato numero di qualcosa (Cosa c’è lì? (Lì) ci sono tre libri).
Al punto seguente ci concentriamo sui classificatori (quelli appropriati, non uso -tsu per i libri, uso -satsu) e poi vediamo in un botta e risposta la costruzione avverbiale (come abbiamo già fatto per quella aggettivale). Inoltre ci sono dei punti cui prestare attenzione. Non sono spesso indicati sui testi, potremmo definirli argomenti avanzati, ma mi pare di assoluta importanza sapere fare certe distinzioni.
Dunque gli esempi al punto 96 chiedono in sostanza quanti oggetti d’un certo tipo ho e danno una risposta. Dunque non più “COSA c’è lì?” ma “Di quella cosa che ben sappiamo, QUANTI oggetti ho lì?”
La prima frase sfrutta il verbo essere. E’ una domanda come ne abbiamo già viste (punti 1 e 2), data da tema+commento: riguardo ai libri, quanti volumi sono? (ovviamente potrete tradurre meglio di così, non serve che sia letterale). La risposta usa ancora il verbo essere, sottintendendo il tema (se volete suonare naturali e non dovete creare un contrasto).
La seconda frase è doppia. Innanzitutto come vedete presenta la costruzione avverbiale: oggetto + particella + numero-classificatore. La particella indicata però può essere GA o WA. Si può creare la risposta copiando la struttura della domanda!

D: 本何冊ありますか。R: 本二冊あります。

Attenzione! La differenza tra l’uso dell’una o dell’altra è un argomento avanzato. Comunque l’uso di ga presume che la persona non sappia ancora quanti oggetti ho e/o li debba contare per rispondermi. Quindi se non intendo dire “conta quante cose ci sono”, perché mi aspetto che chi ascolta sappia già la risposta, userò la costruzione con wa!

D: 本何冊ありますか。R: 本二冊あります。

Viceversa l’uso di wa presume che l’altra persona sappia quanti sono gli oggetti in questione (i libri, nel nostro esempio).
C’è però anche una seconda possibilità! Ricordiamoci che wa è la particella del tema, quindi può anche avere un valore contrastivo (“di contrasto”, cioè si usa quando voglio che “una cosa… blabla, mentre un’altra cosa…”). Potete immaginare un contesto in cui sulla scrivania ho varie cose (es. libri, riviste…) e io voglio sapere quanti sono i libri sulla scrivania, non mi interessa delle altre cose, capite bene dove sta il contrasto nel nostro discorso: libri ok, riviste chissenefrega… dimmi solo quanti sono i libri, non le riviste! Spero che messa così sia chiara ^___^

Come ultimissima cosa, vi rimando a questi due link.
Il primo è un post su i classificatori e la loro posizione nella frase.
Il secondo invece riguarda le particelle “wa e ga” in relazione ai verbi aru e iru (un annoso dilemma per molti studenti). Si tratta d’un approfondimento molto più generale di quel che non sembri dal titolo: dovrebbe leggerlo chiunque è interessato a capire meglio il discorso su wa/ga.

NB! Un “argomento avanzato” è un argomento che appartiene a un livello del JLPT superiore al livello della lezione che state studiando (presumibilmente di poco). Se lo tratto però è perché mi sembra opportuno, non per cattiveria^^

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