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1.Pronomi personali e verbo essere

Innanzitutto preciso: le prossime lezioni si alleggeriranno sempre più… in pochi post vorrei arrivare a solo poche righe per post, ma finché devo parlare delle caratteristiche proprie della lingua sarà inevitabile dilungarmi un po’.

“Sono io!” …forse la frase più banale del mondo. Lei al citofono chiede “Chi è?” e lui risponde “Sono io!”, in sala d’attesa chiedono “Il signor Rossi?” e quello dice “Sono io!”. Questa frase dall’apparenza banale può dirci alcune cose importanti del giapponese… per esempio che non c’è un solo modo per dirlo!

1) Il Giapponese è una lingua fortemente legata al contesto

Sono io

(F) watashi desu. / boku desu. (M)
(女) わたしです。 / ぼくです。(男)

Salvo contesti particolarmente formali, la prima è un’espressione femminile, la seconda maschile. Ci sono altri modi e variazioni, ma ci limitiamo a questi per ora. Non è nulla di poi così strano: non diremmo mai al nostro capo a lavoro, piuttosto che ad un professore, “Ehi, bello, come va?!”.

L’unica differenza è che in giapponese questi diversi modi di parlare – diversi in base al contesto in cui ci si trova (in famiglia, tra amici, con i colleghi, col capo…) – sono chiaramente “codificati”, in un certo senso. Ovvero ci sono termini e espressioni predeterminate, adatte alla data situazione…

Ad ogni modo, da questo esempio ricaviamo come dire “io” (M/F) e come si dice il verbo essere. Notate poi l’ordine delle parole:

2) Il verbo (QUALUNQUE verbo!) va alla fine della frase.

L’italiano (in modo irregolare) e l’inglese (in modo rigoroso) sono lingue in cui metto gli elementi della frasi in un certo ordine: Soggetto – Verbo – Oggetto. Per questo si dicono lingue SVO. In giapponese però l’ordine è: Soggetto – Oggetto – Verbo. Per questo si dice che è una lingua SOV. Dunque il punto 2) non è proprio preciso, vedremo presto delle eccezioni, ma ricordatevi che l’ordine naturale di questi tre elementi è SOV, col verbo quasi sempre a fine frase.

3) I verbi (TUTTI i verbi!) non si coniugano per persona, numero o genere

Niente “sono, sei, è, siamo, siete, sono”. Né c’è differenza tra dire in giapponese “sono stati ” e “sono state “, si userà la stessa forma (che sarà al passato, in questo caso) del verbo essere.

4) Il giapponese non usa spazi tra una parola e l’altra

Ora non ci crederete, ma è uno degli aspetti cui ci si abitua facilmente. Se fosse un delirio i bambini giapponesi non imparerebbero a scrivere, giusto? Studiando parole nuove viene poi naturale riconoscerle, mentre scoprirete che i kanji non sono terribili avversari incomprensibili, ma in realtà sono validi aiutanti: uno dei campi in cui ci salvano davvero è proprio questo ^__^

Con la prossima lezione si continua l’osservazione di caratteristiche del giapponese a partire dal nostro esempio. Fra due lezioni vediamo una frase un pelo più complicata e finiamo le caratteristiche “preliminari” da sapere.

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