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N5 in sintesi – La particella ni del tempo determinato

に (ni)

…tanto per non annoiare vediamo ancora la particella “ni”…

☑ 意味: indica il complemento di tempo (determinato)

☑ 例文:

  1. ichi-ji ni nemasu
    Vado a letto all’una
  2. nichiyoubi ni kyoto ni ikimasu
    Domenica andrò a Kyoto
  3. haru ni saku hana wa utsukushii
    I fiori che sbocciano in primavera sono splendidi
  4. yokujitsu ni deaemashita
    Sono riuscito a incontrar(la/lo) il giorno successivo
  5. osanai koro ni kaita e
    un disegno realizzato da piccolo
  6. wakai koro (ni) wa oosake wo nonda yokujitsu (ni) mo genki datta
    Da giovane stavo bene anche il giorno dopo aver bevuto molto (/molti alcolici)

☑ 注意:

  • Proprio come in italiano molti termini non necessitano di particella per esprimere il complemento di tempo. Tipicamente non va messo に con quelle espressioni che assumono un senso solo se si conosce il momento in cui sono dette. Ad esempio se dico “domani” e voi leggete questo articolo due giorni dopo che l’ho scritto, il giorno che io chiamavo “domani”, voi lo chiamerete “ieri”.
    I termini temporali con cui non usare “ni” sono i seguenti:
    今日 kyou, oggi; 今朝 kesa, stamane; 昨日 kinou/sakujitsu, ieri; 夕べ/昨夜 yuube, ieri sera (riporto come ho trovato, ma se scritto 夕べ significa in effetti “sera/serata”); 一昨日 ototoi/sakujitsu, l’altroieri; 一昨々日 sakiototoi/issakusakujitsu, l’altro l’altro ieri; 明日 ashita/asu/myounichi, domani (rispettivamente i tre termini sono colloquiale/letterario/formale); 明後日 asatte/myougonichi, dopodomani; 明明後日 shiasatte, dopo dopodomani; 今年 kotoshi, quest’anno; 去年 kyonen, l’anno scorso; 一昨年 ototoshi/issakunen, due anni fa.
    Oltre a questi abbiamo tutti i termini con i seguenti prefissi:
    先々~ (sensen), 先~ (sen), 今~ (kon), 来~ (rai), 再来~ (sairai).
    Possiamo spiegarli ricorrendo a qualche esempio:
    先々週 sensenshuu, due settimane fa
    先週 senshuu, la scorsa settimana
    今週 konshuu, questa settimana
    来週 raishuu, la prossima settimana
    再来週 sairaishuu, fra due settimane
    Poi abbiamo altri prefissi, come 毎~ (mai), “ogni” (es. 毎日 mainichi, ogni giorno), per cui serve un po’ d’attenzione. Da un lato ho la doppia pronuncia di 毎年 maitoshi/mainen, “ogni anno”, dall’altro non va unito a 夜 yoru, sera/notte: dico 毎晩 (o al più il poco usato 毎夜 maiyo).
    Inoltre poi ci sono i prefissi già visti sopra 昨~ (saku), per qualcosa che precede, e 明~ (myou), per qualcosa che segue.
    Inoltre non prendono “ni” nemmeno riferimenti alla sera e alla mattina di uno dei giorni elencati… Perciò abbiamo 昨日の朝 kinou no asa, ieri mattina, 毎朝 maiasa, ogni mattina, 今晩 konban, questa sera, 今夜 kon’ya, questa notte, 昨晩 sakuban, ieri sera/ieri notte, 昨夜 sakuya/yuube, ieri notte/ieri sera, 明日の晩 ashita no ban, domani sera… ecc. Ah! Dimenticavo l’espressione 朝晩 asaban, mattina e sera.

Le altre note si trovano alla pagina successiva… ma non dannatevi troppo l’anima se non seguite, specie tutta la prima parte. Date però un’occhiata più attenta agli ultimi due punti che parlano di altri complementi di tempo “affini”, per così dire.

Proseguiamo con le note della pagina precedente
  • Come si vede nella frase 6, poi, ci sono termini con cui è opzionale l’uso di “ni” (specie se possono essere usati come tema della frase e/o con “mo”).
    La sfumatura di norma sta nel fatto che usare “ni” rende quanto precede un “momento preciso”. È un fatto che si nota bene con 今 “ima”, adesso, che è ovviamente un riferimento relativo al momento in cui è detto. Se invece di “ima” dico 今に “ima ni” cambio il senso da relativo a assoluto e se cercate su un buon dizionario troverete 今に come una parola unica, nel senso di “presto”, “entro breve”, “nell’immediato futuro”. Forse non sembrerà, ma è un riferimento assoluto, sta ad “adesso” come “il giorno successivo” sta a “domani”.
    Si può capire meglio questo fatto se si considera una storia e come il narratore o lo scrittore la raccontano. Immaginiamo che vada detto che un tale Antonio non è disponibile subito o non è disponibile il giorno successivo. Il narratore non può dire:
    “…e così Antonio disse che adesso non poteva” o “…disse che domani non poteva”
    ma può dire:
    “…disse che presto avrebbe potuto” o “…disse che il giorno successivo non poteva”.
    Questo perché “adesso” e “domani” sono riferiti al tempo del narratore nelle frasi precedenti e non, come sarebbe giusto, al momento in cui si trova Antonio.
    Fin qui la bella teoria… poi vediamo che una frase tipica è la seguente:
    ima ni hajimatta koto dewanai, non è una cosa cominciata ora (non è nulla di nuovo)
    …frase che però usa il passato e quindi “ima ni” = “presto”, “a breve” …che è un riferimento al futuro, “stona” a dir poco (inoltre è un po’ un’espressione idiomatica, “un modo di dire”). Resta il fatto però che “ima ni” significa “ora” i questa frase e questo ci scombina un po’ i piani, perché ci aspettiamo che un riferimento relativo al momento in cui è detto non usi “ni”. La verità è che la regola in sé, vedrete, è piuttosto flessibile. Proseguiamo con altri esempi.
    Prendiamo ad es. la frase 6. L’espressione “wakai koro ni” significa “da giovane” ed è intesa, per così dire, in generale. Intendendo invece “quando ero più giovane rispetto ad ora“, che è un termine relativo, sarebbe meglio solo “wakai koro”.
    Allo stesso modo se dico “Domenica usciamo” o “A settembre (= nel settembre di quest’anno) mi sposerò” ho dei riferimenti temporali relativi al momento in cui parlo… e quindi andrebbero senza “ni”. Invece se dico “La domenica non si dovrebbe lavorare mai” o “A settembre (= ogni settembre di qualsiasi anno) c’è la vendemmia” ho dei riferimenti temporali assoluti che richiederebbero il “ni”.
    Ho usato il condizionale per un motivo molto semplice… Perché è inutile arrovellarsi troppo su questi dettagli: la verità è che nessuno ci bada: come detto, teoria e pratica non coincidono granché.
    Quanto detto al punto precedente però resta valido, per cui prestate attenzione alle singole parole che ho indicato e limitatevi a ricordare che “ni” è una particella che tende a indicare un punto/momento ben preciso. Per quanto riguardo il suo uso “spaziale”, invece, si vedano le lezioni di confronto tra ni e de e tra ni ed he dove questa sfumatura tipica di “ni” ritorna (appena potrò posterò la lezione “Anomalie temporali” – su mae, ato e toki – tra le lezioni extra e lì ritroverete altri riferimenti).
  • Specie i termini più complessi visti al primo punto (es. sakiototoi e via dicendo) si possono anche rendere con una perifrasi… ovvero con un giro di parole. Invece di dire “l’altroieri” posso dire “due giorni fa”, cioè 二日前(に) futsuka-mae (ni), con il “ni” facoltativo, ma particolarmente opportuno se voglio dire invece “due giorni prima” (un riferimento che, a differenza di “due giorni fa”, non risulta relativo al momento in cui viene detto). Allo stesso modo invece di 先々週 sensenshuu posso dire “due settimane fa(/prima) scrivendo 2週間前に nishuukan mae (ni). E così via.
  • Altri riferimenti temporali con e senza “ni”
    前に mae ni, tempo addietro rispetto a un momento chiarito dalla frase.
    先に saki ni, prima nel senso di in anticipo su qualcosa o qualcuno.
    後で ato de, dopo (più tardi).
    いつ itsu, quando(?)
    何XXXに nani/nan…ni (es. 何日に, nannichi ni, in quanti giorni?).
    I due con “ni”, mae e saki, ripresentano la distinzione sul momento relativo… in particolare “saki”, che da solo sarà semplicemente “prima”.
    Facciamo un esempio.
    Domanda: Takeshi-kun, shiranai? (Sai dov’è Takeshi?)
    Risposta 1: Sakki dekaketa. = E’ uscito poco fa (prima rispetto ad ora)
    nb sakki è colloquiale per “saki”.
    Risposta 2: Saki ni dekaketa = E’ uscito prima di noi (/è andato avanti, ci ha preceduto, ecc.). Come si vede c’è un riferimento relativo diverso dal banale “rispetto ad ora” che definivo come “prima in senso assoluto”.
    Mae, senza “ni”, sarebbe solo “prima” o “tempo fa”, quindi in senso assoluto, i.e. rispetto al momento in cui parlo… difatti però la distinzione si fa labile e, ad esempio, ogni “mae mo” sembra solo un “mae ni mo” con “ni” sottinteso. Si nota solo il fatto che se si cerca “mae (ni) mo atta”, il “ni” scompare in particolare quando ho riferimenti precisi al momento presente (es. kono mae mo…, kono joukyou (wa) mae mo…, ecc.).
    Per gli altri termini con o senza ni che ho elencato sopra, si deve ricordare che ovviamente molto dipende da cosa voglio dire.
    È ovvio che in “umarete kara nannichi tatta no ka na” (da quando sono nato, quanti giorni saranno passati?) manchi il “ni”: “nannichi” è soggetto!
    È altrettanto ovvio che possa dire “ato ni” se scrivo “ato ni shimasu” (nel senso di “(lo) rimando a dopo”), perché non è un’espressione di tempo!
    O ancora, prendiamo “ato nannichi?” = Quanti giorni mancano? (lett. “Ancora quanti giorni?”). Qui notiamo che “ato” da solo è ben diverso da “ato de” (e, come detto prima, “nannichi” è diverso da “nannichi ni”). In sostanza implica questa idea di “ancora” se è seguito da qualcosa che indichi una quantità (es. ato hitori = ancora una persona), oppure significa “E poi” (ad esempio ordinando al ristorante potete dire: X to Y wo kudasai. Ato, Z mo. = Mi porti X e Y per favore. Ah, e poi anche Z).

Altri complementi di tempo

  • (1) Il complemento di tempo che serve a indicare un completamento (abbiamo appena visto “in quanti giorni”, nannichi ni), cioè un termine entro il quale qualcosa avverrà, finirà o sarà terminato, si può fare in più d’un modo… Vediamo però quali diverse sfumature implicano le diverse situazioni possibili (che usano diverse particelle):
    Kono shigoto wa… (Questo lavoro…)
    …kyou owaru = finisce oggi (nb non posso usare “ni”)
    …kin’youbi (ni) owaru = finirà (di) venerdì (né prima né dopo, proprio venerdì; “ni” è facoltativo e non cambia nulla, in sostanza, come il “di” della frase italiana)
    …kyou de / kin’youbi de owaru = finirà con/per oggi/venerdì (venerdì è l’ultimo giorno, potrebbe finire prima, ma venerdì è una scadenza)
    …kin’youbi made ni owaru = finirà entro venerdì (al massimo venerdì, probabilmente o possibilmente anche prima).
  • (2) Il complemento di tempo continuato che noi scriviamo con “per” o senza nulla (es. “oggi lavorerò (per) dieci ore“), in giapponese si fa senza alcuna particella (es.: kyou wa juujikan hatarakimasu).

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