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La vita in Giappone (Parte 1)

inochi - kotoshi no kanji

Cominciamo oggi un’altra serie di articoli che si va ad affiancare a quella dedicata allo studio. Come vedrete, cercherò di mostrarvi quelli che sono i vari aspetti della vita in Giappone. Attenzione, la vita, non un semplice viaggio di qualche settimana. Certo, inevitabilmente lo farò dal mio (modesto) punto di vista, dandovi opinioni su quella che è stata ed è la mia esperienza di vita in Giappone, ma mi sforzerò al massimo per essere sempre il più obiettivo possibile.

In questo primo post faremo un’introduzione a questa serie d’articoli, partendo da qualche preconcetto e da quello che sarà il mio metodo nell’affrontare questo argomento.

Innanzitutto vi dirò… Mi rendo conto che come approccio è inusuale, ma voglio partire da…

Cosa questi articoli non vi diranno

Una cosa che mi sono sempre chiesto riguardo agli internauti appassionati del Giappone, è come mai ci sia così tanta gente che pur avendo un’idea molto superficiale di ciò che dice (o nessuna idea, in non certi casi), questa stessa gente voglia per forza spiegare al mondo come sia la vita in Giappone.

La maggior parte di questi articoli dice sempre le stesse cose: le strade sono pulitissime, i giapponesi sono educati, i servizi sono efficienti, il Giappone e molto più avanti tecnologicamente, fino ad arrivare a vere e proprie bugie tipo “il Giappone è una società molto aperta, perché puoi vestirti come vuoi e nessuno ti giudica”.
Quest’ultima, poi, è una delle stupidaggini più eclatanti lette in giro. Non si tratta infatti di distorcere leggermente i fatti, ma si dà un’idea che è proprio l’opposto della realtà… Oltre che ad essere di una superficialità che io personalmente non concepisco: d’accordo, esiste il cosplay, ma questo non significa che la gente non giudichi, non implica “apertura mentale”. Dovrebbe essere un pensiero ovvio, no? Eppure ho perso il conto di quante volte ho letto la sciocchezza in questione (e altre) ed ho perso il conto di quanta gente ho visto su internet, quantomeno portata a crederci.
Andando a scavare, diveniva presto evidente che questi “yamatologi della domenica” erano stati in Giappone solo per turismo e al massimo, nel complesso, per qualche mese… senza parlare la lingua “ovviamente” e quindi con interazioni con i locali molto limitate. Inutile dire che, in alcuni casi, non c’erano neanche stati in Giappone.

Ecco, io non ho alcuna intenzione di parlarvi di quanto siano pulite le strade in Giappone, di come i Giapponesi si scusino mille volte per ogni cosa che fanno, di come sono alla moda e/o trasgressivi quei pochi ragazzi vestiti in modo stravagante che si vedono per strada …e roba simile. Sono cose che potete leggere in mille altri posti e, con ogni probabilità, sono cose che già sapete.

Se devo raccontarvi come si vive in Giappone, preferisco raccontarvi, per l’appunto …della vita! Le amicizie, le inimicizie, le fidanzate, la famiglia, come funziona la società, le bollette, le tasse, l’assicurazione sanitaria, la pensione, gli affitti, le banche, le poste, la polizia, i rapporti di vicinato… tutto quello che vivete ogni giorno in Italia, ma, semplicemente, qui, in Giappone. Tutto, è chiaro, senza nascondere lati positivi e negativi.

Non vi racconterò nemmeno aneddoti del tipo “sono stato nel posto X e ho fatto Y, che bello che è stato, proprio come nel manga Z”. Perché farlo? Sia chiaro, il mio scopo non è affatto quello di suscitare invidia per quello che ho fatto e sto facendo io. Semmai vorrei suscitare interesse… e se possibile darvi qualche informazione utile, che no fa mai male.

Come verranno affrontati i temi

Molto semplicemente si parlerà di un determinato tema affiancando più aneddoti possibili e, se e quando disponibili, allegando anche dati, statistiche ecc.
Ad esempio, se si parla di condizione della donna in Giappone, credo sia dovuto far vedere il report annuale sul gender gap che colloca il Giappone molto in basso (decisamente peggio persino dell’Italia). Il motivo è semplice: se uno deve fare una cosa deve farla bene. Oltre a dire la verità bisogna poi anche portare più prove possibili. E le prove non possono certo essere cose tipo “un giapponese che conobbi da Starbucks mi ha detto così”, oppure “una giappina con cui mi scrivo da tempo mi ha detto che è così” **

** N.B. Qui Karu usa il termine “giappina” come fosse detto da qualcuno; qualcuno che usa questo termine, che di per sé è offensivo (in quanto abbreviazione e riduzione), e guarda caso si rivela un ignorante. Vorrei lo evitaste sempre qui sul blog, così come i tanti altri orribili termini, tanto popolari in rete (giappo, jap ecc.). Tenete presente che io li eliminerò sempre dai commenti – Nota di Kazeatari.

Ho letto troppo spesso cose del genere e sinceramente ne sono rimasto disgustato. Mi dispiacerebbe provocare la stessa reazione in chi legge i miei articoli.

Un’altra cosa che credo sia giusto dire: quando si vuole descrivere un fenomeno non per forza si deve esprimere un giudizio di merito.

In altre parole, non mi interessano i triti e ritriti paragoni tra Italia e Giappone per poi “vedere chi vince”. Semplicemente vi racconterò di una cosa poi se è meglio o peggio in Italia o in altri posti lo deciderete voi per conto vostro. Proprio come negli articoli dedicati allo studio, non vi voglio indicare nessuna via maestra (che non esiste). Semplicemente vi dirò di una determinata cosa e poi ognuno ne tirerà le somme.

Un’altra delle banalità che si legge più spesso è “non bisogna fare di tutta l’erba un fascio”. Spero che a questo punto lo sappiano tutti.

Quando si dice che noi napoletani siamo maleducati, non si intendete tutti i napoletani. Vuol dire che una parte notevole, quanto meno non trascurabile, della popolazione napoletana ha dei comportamenti non proprio esemplari. E guardando come è ridotta la città e come effettivamente si comportano molti di noi, be’, è impossibile negare che il problema sussiste. Ciò non toglie che ci possano essere, e ci sono, napoletani più educati di un giapponese.

Invertiamo per un attimo le posizioni di Italia e Giappone. Potrei portarvi l’esempio di un ufficio pubblico in Italia dove tutto funziona bene, per poi dirvi: “non facciamo di tutta l’erba un fascio, non è vero che i servizi pubblici in Italia non funzionano”. Ma mi ridereste tutti dietro, non è così? D’altronde la situazione italiana della pubblica amministrazione è spesso drammatica. Questo per dire che molti di quelli che tirano fuori la storia dell’erba e del fascio spesso non vogliono o non sanno affrontare un argomento e quindi si riparano dietro certe frasi fatte.

In altre parole, cercherò di parlare del buono e del cattivo, del bello e del brutto. Non solo della parte più superficiale di qualsiasi fenomeno o della sola parte a cui alcuni preferiscono guardare.

Nella seconda (e ultima) pagina la mia idea su come guardare alla vita in Giappone e per finire, come ovvio, alcune conclusioni.

Come si osserva la vita in Giappone?Molto semplicemente, dal proprio punto di vista. Considerando che però le regole del gioco sono diverse. E cioè che i giapponesi hanno un altro modo di pensare, di rapportarsi, di reagire alle diverse situazioni che si trovano davanti.

Prendiamo ad esempio la storia dei giapponesi che non ti giudicano, stando a molti che scribacchiano su internet. I giapponesi hanno semplicemente un modo molto diverso di dare tali giudizi… e soprattutto un modo diverso di farli pesare. Tanto per essere espliciti, un giapponese non darà mai dello sfigato a nessuno, oppure del tamarro o chissà cos’altro. Semplicemente perché non si fa: non c’è l’abitudine di insultarsi. Ciò non vuol dire che nessuno giudichi o pensi nulla di male, anzi.

Certo, forse avete incontrato la ragazza giapponese che vi sorride qualsiasi cosa diciate, ma non lo fa perché avete fatto colpo (ho perso il conto di quanti allocchi abbia sentito dire una simile sciocchezza). Semplicemente è abituata, educata a fare così, a cercare di non farci sentire a disagio, a non metterci in imbarazzo. Ma non vuol dire affatto che vi trovi irresistibilmente affascinanti! E ci terrei a chiarire che perlopiù sorriderà …perché non ha capito cosa stiate dicendo.

Questa è una delle cose più importanti da capire quando si vive in Giappone: il loro modo di comunicare (e di non-comunicare) è molto diverso dal nostro. Se non si capisce questo, pretendere di spiegare la vita e la cultura giapponese è come pretendere di fare un’esame di algebra senza saper fare le addizioni.
Questo vi dovrebbe già dare un’idea di quanto attendibili siano il 90% delle cose che si leggono in internet, sul tema Giappone, soprattutto, e mi dispiace dirlo, in lingua italiana.

I motivi per cui ho deciso di impostare le cose in questo modo sono perlomeno due: c’è innanzitutto la noia che proverei nello scrivere “le solite cose” e poi, in  secondo luogo, c’è il fatto che molte delle “solite cose” sono pure delle falsità, coniate in modo strumentale, che girano da fin troppo tempo. Beninteso: nel bene e nel male, “pro o contro” il Giappone. Siccome le persone interessate al Giappone sono – direi e spero – ancora parecchie, mi sembra il caso fare chiarezza… per quello che posso, ovvio. Perché per quanto si viva la propria passione con leggerezza, non vedo buoni motivi per ingannare o prendere in giro chi legge e/o, a volte, perfino se stessi.

Conclusioni

Io ho sempre pensato che l’incontro con un’altra cultura ci offre sempre qualcosa da imparare e apprezzare, ma anche che quella cultura ci presenterà per contro degli altri aspetti che per noi, nel nostro interesse, è meglio lasciar perdere. E penso che il modo migliore per onorare la propria esperienza e magari anche il popolo che ci ha ospitato sia adottare le cose buone che ci ha insegnato.
Ad esempio, non ho mai capito quelle tante, tante persone che non fanno che ripetere “i giapponesi sono le persone più gentili del mondo” o “i giapponesi sono dei gran lavoratori”, o “i giapponesi sono così precisi ed organizzati” ecc. ecc. …salvo poi continuare con le loro maniere poco gentili e il loro concetto tutto personale di dedizione al lavoro.

Che senso ha ripetere sempre quegli stessi concetti se poi non si prova a farne tesoro? Che senso ha elogiare lo spirito di sacrificio dei giapponesi, se poi si continua a vedere la partita durante l’orario di lavoro?

Ecco perché credo che il modo migliore di raccontare un’esperienza del genere sia far conoscere cosa può essere buono e cosa meno, cosa possiamo prendere a modello e cosa possiamo scartare.

Il primo argomento specifico ad essere trattato sarà quello delle amicizie in Giappone, che penso sia la prima cosa che cerchi qualcuno appena sbarcato nel Paese del Sol Levante.

Grazie a tutti per la lettura e, sempre se vorrete, a risentirci presto.

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