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L’insostenibile leggerezza di doumo

doumo 01Via piace il titolo? Era meglio “Se questo è un doumo”…? Non lo sapremo mai.

In genere doumo viene studiato come parte dell’espresione どうもありがとうございます doumo arigatou gozaimasu per ringraziare, o al più si specifica che può essere usato in alternativa ad arigatou (e basta), sempre per ringraziare.

Ma non è tutto qui!

Sia per esperienza d’ascolto, letture varie sul web, e per esperienza personale, vi posso dire che arigatou e doumo non sono equivalenti. Un semplice arigatou implica una certa familiarità con la persona che si ringrazia, mentre un semplice doumo si può usare anche con chi non ci è particolarmente familiare.

Se distinguiamo tra formalità e cortesia potremmo dire che doumo sia più formale, non più cortese di arigatou. Possiamo dire “doumo” a un cassiere di un konbini, mentre arigatou (per molti giapponesi che se ne lamentano su internet) suona come un prendersi una confidenza eccessiva. Viceversa con una persona che conosciamo, un buon amico, sarà meglio usare arigatou, perché doumo avrebbe un tono più distaccato, freddo.

Se prima di continuare voleste informarvi meglio su arigatou (gozaimasu), vi consiglio questi due articoli: Miti – L’origine di arigatou e Ringraziare in vari modi, perfino al passato!

Vediamo qualche altro aspetto interessante di doumo e tutti i suoi significati. Tanto per cominciare la sua origine è data da どう dou, come, in che modo, ecc. seguito dalla particella も mo, anche, quindi si può trovare in una frase che nulla ha a che fare con il ringraziare qualcuno.

Un primo significato alternativo è quello di saluto, sia incontrandosi (ad esempio accorgendovi di qualcuno che conoscete potreste dire A, doumo!, cioè Ah! Salve!) che andando via (in genere “Jaa, doumo”).

Ci sono poi altri significati. Un primo caso è quello in cui traduco con “in qualche modo”, “per qualche motivo”, “apparentemente”, “a quanto sembra”, ecc. Per chi mastica il giapponese, due possibili traduzioni sono どうやら douyara o 見たところでは mita tokoro de wa. Un secondo caso è quello in cui in giapponese possiamo sostituirlo con なんとなく nantonaku (in italiano la traduzione sarà simile alla precedente, potremmo tradurre “in un certo senso”, o, più spesso, assente).

Un esempio per il primo dei due casi è どうも、ここに問題があるようですね。 doumo, koko ni mondai ga aru you desu ne, A quanto pare qui sembra esserci un problema. Nel caso di nantonaku, il più delle volte non traduciamo, come dicevo: 最近は、どうも腹の調子が悪くてね。 saikin wa hara no choushi ga warukute ne, Ultimamente non sto troppo bene di stomaco… .

Il doumo di どうもありがとう doumo arigatou, invece, è solo un rafforzativo, che potremmo tradurre con davvero o veramente: es. “La ringrazio davvero (molto)”. Tanto è vero che lo si ritrova nell’espressione どうもすみません doumo sumimasen, mi scusi davvero *mi deve davvero scusare, sono davvero spiacente.

Suimasen al posto di sumimasen è una contrazione colloquiale del termine

Diverso significato ma stessa traduzione, davvero o veramente, per l’ultimo caso che vediamo. Questo doumo in giapponese può essere sostituito da どうしても doushitemo, “(per quanto io faccia) proprio/davvero”, es.: どうもわからない doumo wakaranai, (per quanto io faccia) proprio non capisco.

Con il significato di nantonaku viene usato anche come il famoso ちょっと chotto, per evitare di rispondere e/o lasciare intendere una situazione non proprio positiva. Specie se si chiede un’opinione, qualora la risposta sia “doumo…” o “doumo ne”, si vorrà intendere proprio questo.

A volte potremmo ricadere (vagamente) nel significato di doushitemo (“per quanto io faccia…), per cui se si chiede a un prof come vanno i suoi studenti o a uno studente come vanno i suoi studi e loro risponde “doumo ne”, significa che la situazione non è rosea. Alla fin fine però sarà come aver detto ちょっとね … e suonerà come uno sconsolato “Eh! Che ti devo dire…?”.

La foto sopra più che un esempio di quest’ultimo significato è uno sforzo per bilanciare le immagini precedenti… e se non ci sono riuscito, doumo sumimasen! (;´∀`)

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