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Stranezze giapponesi (28)

suica 01Forse avete sentito parlare della Suica. Si tratta della carta che vedete nell’immagine qui sopra e funziona da prepagata per muoversi con i mezzi (metro e treni) perlomeno nell’area di Tokyo (in realtà con accordi vari e altre tessere si può usare anche in altri posti, ma sono dettagli che vanno indagati a seconda delle proprie esigenze). All’occorrenza viene “trasformata” in abbonamento: il terminale dove avete pagato la quota mensile del vostro abbonamento registra che su una data tratta non deve farvi pagare, mentre sulle altre tratte continuerete a usarla come al solito… Ma non è tutto qui!

A parte ciò potete usarla per tantissime altre cose, come pagare alle macchinette delle bibite (自販機 jihanki, abbreviazione di 自動販売機 jidou hanbaiki, macchina per la vendita automatica) o anche nei konbini (コンビニ konbini, abbreviazione di コンビニエンスストア konbiniensu stoa, ovvero convenience store) o ancora per pagare servizi postali come quelli della Kuroneko Yamato.

Come vedete la “mascotte”, o meglio, la マスコットキャラ masukotto kyara(kutaa) della Suica card è un pinguino… molto carino, bisogna ammetterlo. Le tessere suica possono essere personalizzate con adesivi di vari anime, ma il pinguino stesso è ormai un brand e, non vi stupirà, una mascotte che piace molto.

Ecco dunque che spuntano come funghi gli inevitabili gadget, ma chi l’avrebbe detto che avremmo avuto anche questo? Il Suica-pan, o meglio “Suica no pengin-pan”, come si legge sulla confezione.

Fate caso al fatto che il termine “pan” in Giapponese ha un senso molto più ampio di quel che immaginiamo noi pensando al pane, quindi non stupitevi se sembra una sorta di dolce o un krapfen e non del pane, come invece farebbe presagire il nome.

Se la confezione si presenta davvero bene e il prodotto appare “originale” (vicino al “brand” Suica), l’impressione di qualcuno potrebbe cambiare vedendo il contenuto.

Eccovi un ingrandimento, giusto per rendervi conto delle dimensioni, e qualche altro ingrandimento… per spaventarvi a morte.

Ok, siamo rimasti traumatizzati, ma al tempo stesso incuriositi. Com’è l’interno? cos’ha di speciale questo “Suica-pan”? – direte giustamente voi.

Come detto è una sorta di dolcetto (considerate che in Giappone non hanno i pasticcini, hanno le torte e il pane, che si presenta in varie forme: il pancarrè da tavola che usano anche gli americani… e una serie di robe assurde, con mille gusti diversi.

Nella foto che vedete sopra c’è appunto una delle due possibili versioni, quella ripiena alla crema, che non è popolare come da noi, ma ogni tanto si trova.

L’altra versione… se dovete chiedermi qual’è l’altra versione, non siete mai stati in Giappone: ovviamente ha il ripieno di anko, la “marmellata” (termine improprio) di fagioli rossi, detti azuki. Non che sia poi male, specie se ti abitui… però spesso si ha l’idea sia, come dire, onnipresente, quasi l’anko fosse una divinità dell’industria dolciaria giapponese.

Ricordo che una volta, mentre passeggiavo per Asakusa, ho colto questa conversazione tra due americani che mangiavano 人形焼 ningyou-yaki. I ningyou-yaki sono fatti di una pasta a forma di bambole (ningyou) varie (in genere volti stilizzati), e sono ripieni di anko (usare il termine azuki è improprio, ma diciamo che è accettabile). Questa loro conversazione, devo dire, riassume a pieno tutto il mio pensiero in merito.

E questa frase era detta con l’aria sconsolata e il tono di chi si chiede “Perché l’ho chiesto? Perché, se tanto sapevo la risposta… Perché?!”. Caro americano di cui non ricordo il volto e che non leggerà mai questo articolo, sappi che hai tutta la mia comprensione! ヽ(´Д`ヽ)

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