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Libri (in italiano) per lo studio del giapponese (5)

È passato del tempo dall’ultimo post per cui iniziamo con un riepilogo dei nostri articoli sui libri di giapponese in italiano!

0. Un’introduzione alla lingua e l’aiuto necessario per imparare hiragana e katakana
.1. Corso (il libro di testo, generalmente in 2 o 3 volumi)
2. Grammatica di giapponese
3. Dizionari di vocaboli (Vocabolari giapponesi-italiano e italiano-giapponese)
4. Corso di kanji
5. Dizionario di kanji
6. Eserciziari (per ora solo quelli de Il giapponese a fumetti, vd. punto 1)
7. Materiale utile per scrivere in giapponese

5. Dizionari di kanji (o meglio 字典 jiten)

Ok, veniamo ora ad occuparci delle recensioni dei dizionari di kanji in italiano. Innanzitutto scommetto che molti di voi saranno curiosi di sapere cos’è un “dizionario di kanji”, sbaglio?

Sì, perché un dizionario di vocaboli è una cosa, ma un dizionario di kanji… Cos’è? Ovviamente è un dizionario che raggruppa i caratteri cinesi (traduzione lett. di “kanji”), spiegandoli e riportandone le pronunce, ma non è solo questo, perché riporta anche i vocaboli in cui il dato kanji in esame compare. Possiamo dunque dire che un dizionario di kanji è anche un dizionario di vocaboli, raggruppati in base ai kanji in essi contenuti. Sotto ogni kanji non compariranno tutti i vocaboli in cui quel kanji compare, spesso avrete solo degli esempi di parole… ma saranno comunque più dei vocaboli che avrete bisogno di imparare.

Il lato negativo, per cui non può funzionare da vostro unico dizionario, è l’assenza di esempi per i suddetti vocaboli. Il lato positivo è invece la spiegazione del kanji, l’avere, spesso, i significati di ogni singola pronuncia, ma soprattutto la possibilità, grazie anche alla presenza delle parole d’esempio, di comprendere meglio il dato kanji, di ottenerne “un’immagine precisa”.

Ottenere un’immagine precisa di un kanji, un’idea che vi si trasmette all’istante ogni volta che lo vedete, è assolutamente necessario e proprio quel che volete dallo studio dei kanji, molto più importante di imparare ogni data pronuncia e perfino più di memorizzare la scrittura del kanji stesso. Proprio per questo non è consigliabile lo studio dei singoli vocaboli, ignorando lo studio dei kanji (ne ho parlato nell’articolo FAQ – Posso evitare di studiare xxxxxx?)… a meno che conosciate già il cinese, e allora è un’altra storia.

Ma veniamo alle recensioni. I dizionari di kanji (con traduzioni in italiano) disponibili in circolazione sono due, quello edito dalla Vallardi e quello edito dalla Zanichelli, e ciascuno ha la sua ragion d’essere. Vediamoli in dettaglio.

Dizionario maxi. Giapponese. Dizionario degli ideogrammi

di Marina Speziali, edito da Vallardi (link ad Amazon). Prezzo 29,90€ (25,42€ su Amazon).

Contiene 2136 kanji, cioè il numero preciso degli attuali jouyou kanji (kanji di uso comune secondo il ministero giapponese dell’istruzione), ovvero il numero minimo per poter parlare di un dizionario di kanji. Da un punto di vista didattico può quindi risultare utile (non avere troppi kanji e troppi esempi significa non disperdere la propria attenzione e i propri sforzi), ma solo quando si è agli inizi e fino a un certo livello. Come dizionario in sé e per sé, infatti, lascia molto a desiderare in quanto non sono pochi i termini che presentano kanji non d’uso comune (secondo il ministero, perlomeno) e che sono comunque comunemente molto usati.

Le sue pagine si presentano così

Notiamo subito che i significati sono dati per singola pronuncia, quando distinguibili, e le trascrizioni sono in roomaji (il che è utile alla memorizzazione …a prescindere da quel che vi dicono certi fanatici che vorrebbero abolire i roomaji). Abbiamo l’ordine dei tratti, il radicale e un numero progressivo (i kanji sono ordinati per numero di tratti)… e nient’altro (a parte l’ovvio presenza dei composti). Un dizionario senza fronzoli, quindi, sicuramente adatto a chi è “studente di giapponese” (un universitario italiano arriva tipicamente a un livello N4-N2 a seconda del corso e dell’università).

Visto il suo “taglio” minimale non mi soffermo sulle sue carenze: potrete dedurle leggendo la recensione del prossimo testo. Vi basterà vedere le carenze di quello e considerare che alcuni suoi pregi qui mancano del tutto, ma, appunto, non c’è un testo migliore in assoluto. Ce ne sono di più o meno completi, ma bisogna sempre considerare i propri obiettivi.

Ora vediamo il dizionario di chi punta oltre questo orizzonte, ad una conoscenza davvero approfondita del giapponese (N1 del JLPT e oltre).

Kanji – Grande dizionario giapponese-italiano dei caratteri

di Simone Guerra, edito da Zanichelli (link ad Amazon). Prezzo 38,00€ (32,30€ su Amazon).

Contiene 5495 kanji, cioè molti di più di quanti ve ne serviranno mai. Può dirsi quindi un dizionario davvero completo. Non solo, contiene 43 mila composti (cioè parole d’esempio), oltre il doppio del dizionario precedente. Ecco come si presentano le sue pagine

I kanji sono ordinati per radicale (qui vediamo kanji che condividono il radicale 子), quindi per numero di tratti dell’ulteriore componente presente nel kanji. Viene riportato il tipo di kanji in esame (le scritte 形声 e 会意 che vedete nell’immagine), a che gruppo di kanji appartiene (i.e. a quale lista redatta dal ministero), codici vari… e ovviamente pronunce e composti.

A fianco ad ogni pronuncia troviamo il suo significato (anche se questo porta a ripeterli spesso perché in genere pronunce diverse non hanno significati diversi). Le pronunce ON hanno l’indicazione del tipo (vari kanji hanno “accumulato” pronunce da diverse epoche cinesi), e, cosa più interessante, le pronunce più importanti hanno il significato in neretto. Inoltre i vari vocaboli, trascritti in kana, non in roomaji, presentano perfino un’indicazione del loro ruolo grammaticale.

Insomma, un ottimo dizionario, migliore del precedente. Ma poteva essere fatto meglio? Sì, certo.

Per esempio nelle poche pagine scaricabili dal sito della Zanichelli si ritrova il vocabolo 知的所有権 chitekishoyuuken tradotto come “legge sulla proprietà intellettuale”…

…ma come suggerisce l’ultimo kanji, 権 ken (che ritroviamo in 権利 kenri, diritto) andrebbe invece tradotto come “diritto alla proprietà intellettuale”. I nomi delle leggi di norma terminano in 法 hou, p.e. 著作権法 chosakuken-hou è la “legge sul diritto d’autore” (tanto per restare in tema). Tutto ciò mi fa pensare che il testo potesse giovarsi di qualche ulteriore controllo prima della pubblicazione, anche se con una rapida occhiata potrei aver trovato, per una coincidenza, l’unico errore in 500 o 700 pagine… non credo molte alle coincidenze, ma resta una possibilità.

Sembrano mancare, inoltre, riferimenti alle pronunce irregolari: anche se dovrei poter dare un’occhiata più approfondita al testo, ho notato la presenza del vocabolo 読経 dokyou tra gli esempi per il kanji 読 ma nessun riferimento al fatto che “do” sia una pronuncia irregolare per il kanji 読 …mentre i vocaboli in cui il kanji compare con una lettura speciale andrebbero perlomeno segnalati in qualche modo. A proposito di letture, però, non sono certamente presenti le nanori, ovvero le letture usate solo nei nomi di persona o luogo.

Infine sarebbe stato utile suddividere i composti per pronuncia, come su The Kodansha Kanji Dictionary (diretto rivale di questo) e sul Kanji Learner’s Dictionary (forse il dizionario più versatile e adatto agli scopi di molti, con i suoi 3000 kanji circa che lo rendono nel contempo completo e compatto). Questi sono sicuramente tra i dizionari migliori, se non i migliori, in circolazione… la loro unica pecca è non avere i significati divisi per pronuncia, in compenso però viene dato prima un significato sintetico per il kanji e poi i vocaboli sono divisi per significato: un metodo altrettanto valido, quindi, se non migliore. Purtroppo però questi dizionari sono, ovviamente, in inglese e quindi restano fuori da questa nostra “mini-classifica”.

 

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