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Usi davvero un buon dizionario online di giapponese?

Quando uno studente di lingua giapponese si pone il problema di che dizionario di giapponese usare, è ovvio che vada in internet e su un app store come prima cosa, per cercare una qualche risorsa da usare (possibilmente gratis). Per quanto riguarda i dizionari cartacei in italiano, ne ho parlato approfonditamente nella serie “Libri in italiano per lo studio del Giapponese”.

La soluzione gratuita che trova ogni studenti pronto a usare un po’ di inglese è quella data da siti come jisho.org, romajidesu.com, tangorin.com e da app come Japanese, Jsho, Gsho, ecc. …nonché l’utile estensione detta rikai-chan o rikai-kun o rikai-sama a seconda del browser su cui volete installarla. Se studiate giapponese, sicuramente vi siete già imbattuti in qualcuno di questi siti/app, di solito perché qualcuno ve li ha consigliati, no? Ecco…

Siete sicuri che vi abbiano fatto un favore?

Più di una volta su questo sito ho “bacchettato” il dizionario EDICT, per le parole, il kanjidic, per i kanji, e il progetto tatoeba, per le frasi… Questi rappresentano i tre database giapponese-inglese che ritrovate in (quasi) tutti i siti e le app gratuite in circolazione. Sebbene siano certamente delle opere meritorie (perché gratis), il loro uso presenta parecchi problemi, spesso poco noti, e se vanno usati, vanno usati con consapevolezza.

Oggi vorrei spiegarvi quali problemi presentano, di modo che possiate sapere quando usarli e quando evitarli. La prossima volta vedremo quali sono le alternative più valide (gratis, ovvio!).

I PROBLEMI DI EDICT & Co.

Tanto per cominciare EDICT contiene errori (e non pochissimi). Per esempio 人心 jinshin viene indicato come “natura umana”, come prima cosa… ma TUTTE le definizioni date son sbagliate: 人心 (じんしん, ひとごころ): human nature, human heart, human spirit, kindness, sympathy. Cuore umano? Spirito umano? Gentilezza? Compassione?!?!

人心 invece indica “il cuore della gente”, nel senso del “pubblico sentire” o anche “l’opinione pubblica”.

In secondo luogo, la maggior parte dei dizionari basati su EDICT (siti e app) non ha esempi. Questo significa che cercando una parola come conclusione (conclusion) si otterranno una serie di risultati tra cui sarà difficile o impossibile distinguere. Se voleste approfondire ho citato proprio questo esempio nell’articolo Per imparare il giapponese – Kanji, parole e traduzioni impossibili.

L’ideale sarebbe avere avere definizioni complete, che chiariscano il senso della parole, in mancanza di ciò ci si deve accontentare di esempi. I tre dizionari “famosi” che ho citato più su forniscono degli esempi, per cercare di ovviare al problema. Gli esempi però non bastano, bisogna che chi crea il sito sappia/possa utilizzarli al meglio. Il sito romajidesu è forse il peggiore, sebbene fornisca l’audio (voce computerizzata), gli esempi non sono divisi per vocabolo. Il secondo è probabilmente jisho.org, che fornisce l’audio di poche parole ma lette con voce naturale; per contro presenta pochi esempi, ma perlomeno divisi per vocabolo. Il migliore è probabilmente tangorin.com che propone più esempi, divisi per vocabolo E per significato (sbagliando però quasi sempre nel dividere gli esempi per significato, per cui poco importa); infine va detto che non fornisce audio. Insomma, nessuno è perfetto. Dalla descrizione forse non sembra, ma tangorin è il migliore per come gestisce le pronunce: dice in modo inequivocabile la pronuncia più comune, cosa che a volte salva la vita.

Prendiamo la parola shounin, commerciante. A parte “akindo”, di gusto letterario, ogni altro termine suonerà del tutto ridicolo. Come se uno volesse dire “Cavolo!” e invece finisse per dire “Poffare!” o che so io.

Be’, ma se ogni sito comunque mette a disposizione degli esempi… tutto risolto! – dirà qualcuno. Ehm… no. Perché purtroppo le frasi sono prese da tatoeba.org, un database con moltissime frasi… per i vocaboli più comuni e zero frasi per gli altri. Il loro numero però è il meno, il problema è che è un progetto in stile wiki, dove chiunque può scrivere delle frasi, studenti di giapponese compresi; e se uno sbaglia e non viene corretto… fa imparare la cosa sbagliata a qualcuno, che poi la insegna a qualcun altro e così via.

Ok, ma i significati andranno bene… dirà qualcun altroo. Ehm… no. Non so come dirvelo, ma non sono proprio “fantastici”. Come dicevo con l’esempio di “conclusione”, perlopiù sono poco utili. Trovate una parola, o più d’una, in inglese (lingua con cui nessuno di noi sarà bravissimo) e che non vi dà la minima idea di come sia usata la parola giapponese. A parte ciò, a volte sono fuorvianti, si avvicinano solo al vero significato della parola. A volte sono sbagliate, punto. Se pensate “Cielo! No! Chi si crede questo!? Un dizionario che sbaglia e lui ne sa di più?!” …allora aprite il dizionario italiano-giapponese della Shougakukan alla pagina del verbo “muovere” e leggete le cavolate che dice.

Dal punto di vista della grammatica ci sono vari errori, che spesso possono portarvi a sbagliare. Prendiamo una parola banale… shigoto, lavoro, la conoscete? Ecco cosa dice il dizionario EDICT

Come vedete riporta shigoto come vs, verbo in suru, ma è un errore. Non si dice “shigoto suru”, shigoto per unirsi a suru ha bisogno della particella: 仕事する shigoto wo suru. L’articolo che vedete sullo sfondo è un articolo che spiega proprio questo. Non a caso il Kenkyuusha, il dizionario (epwing) che di norma uso con l’estensione rikaisama, lo fa capire chiaramente…

Tutti gli esempi presenti riportano shigoto wo suru, giustamente.

E per quanto riguarda i kanji? Mi posso fidare, no? …dirà giustamente qualcuno. Ehm… No.

Forse per eccesso di zelo, ma fin troppe pronunce sono riportate per singolo kanji, alcune semplicemente assurde. Prendiamo il kanji 姉 “sorella maggiore”. Ora, è possibile che qualcuno abbia un giorno usato il kanji di sorella maggiore con il furigana “haha” (madre), magari per indicare che la sorella aveva fatto da madre ai fratellini; tutto ciò sarà finito nella loro rete informatica, quindi nel loro database….

…ma se il Koujien (un SIGNOR vocabolario, che vedete qui sopra a sinistra) non si è permesso di mettere “haha” tra le pronunce ufficiali, a maggior ragione non dovrebbe farlo l’EDICT …che per di più è spesso mirato agli studenti (che più difficilmente comprano dizionari) e quindi può tenersi più sull’essenziale, a mio parere.

Se poi andiamo a guardare i vari siti che mettono a disposizione liste e quant’altro, be’, ci sono dei capolavori dove tutto l’editing è stato affidato al computer, come il sito di tanos.co.uk che è una collezione di errori ORRIPILANTI, in cui le pronunce sono troncate, modificate, spostate da kun’yomi a on’yomi o viceversa, mancanti, o semplicemente aggiunte a cavolo. Eppure, attenzione, il sito in questione è MOLTO usato e MOLTO popolare (aveva fregato anche me, lo ammetto, quando agli inizi di SdG, invece di fare delle mie liste, avevo semplicemente linkato delle liste esterne, senza controllarle).

Bene, abbiamo visto tutti i punti di inaffidabilità di siti e app gratuite là fuori… Ci restano da vedere i dizionari giusti da usare!

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