NAITE KURASU MO ISSHOU, WARATTE KURASU MO ISSHOU
泣いて暮らすも一生 笑って暮らすも一生
kana: ないて くらす も いっしょう わらって くらす も いっしょう
Lett.: Se vivi piangendo è una vita, se vivi ridendo è una vita
Lib.: Che si viva piangendo o ridendo, la vita ha la stessa durata
- Poiché, come dice la traduzione libera, una vita ha la stessa durata che la si viva piangendo o che la si viva ridendo… tanto vale vivere felicemente. Se ci si fa bloccare da brutti ricordi o dal timore per il futuro o se si vive pensando “gran parte della vita è passata” e ci si lascia prendere dallo sconforto, invece di vivere giorno per giorno in modo positivo, tutti i brutti pensieri finiscono per auto-avverarsi.
È questo il sottotesto di questo proverbio. - Non va confuso con l’espressione “naite mo waratte mo” (piangendo o ridendo) pensando che ne sia l’abbreviazione, non è così. “Naite mo waratte mo” che corrisponde a nostre espressioni come “volente o nolente” o “che tu lo voglia o no”.
- Viene dal tedesco… che non conosco, ma fortunatamente è abbastanza nota la forma inglese: “Life can be lived sadly or it can be lived happily” (La vita può essere vissuta con tristezza o può esser vissuta felicemente). L’alternativa espressa più palesemente, con “or”, sembra sottolineare che sta solo a noi decidere… il che spesso è una cavolata, perché siamo navi in un mare in tempesta: conta com’è fatta la nave, la bravura dei marinai… e il caso.
- Mi ricorda il Gladiatore e la frase di Marco Aurelio: “La morte sorride a tutti; un uomo non può far altro che sorriderle di rimando”. Anche se, a dire il vero, il sorriso in punto di morte è di soddisfazione e indica una vita ben spesa, non necessariamente una vita spesa felicemente, quanto invece una vita “utile”, che è servita a realizzare qualcosa di più grande di noi stessi.
Concetto interessante che di questi tempi dovrebbe far riflettere molte persone.