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N5 in sintesi – La particella wa

は (wa)
*la particella は si pronuncia wa anche se si scrive ha

☑ 意味: Riguardo a… ; introduce il tema (detto anche argomento o topic)

Non dovrebbe essere necessario, ma per capire questa lezione potrebbe essere utile studiare prima certe differenze tra “wa” e “ga” che ho esaminato nella lezione su Aがあります dalla seconda pagina in poi.

☑ 例文:

  1. ou wa totemo yasashii ou datta
    Il re era un re molto buono
  2. watashi no senmon wa nihongo desu
    Il mio corso di studi(/laurea) è “Lingua giapponese”
  3. boku wa inu ga kowai/boku wa inu ga suki
    Io ho paura dei cani/Mi piacciono i cani (vd. note)
    (lett.) Riguardo a me i cani sono spaventosi/i cani sono “piacevoli/desiderabili”
  4. niku wa tabenai ga, sakana wa taberu
    Non mangio la carne, ma mangio il pesce

Per le note riguardanti queste frasi continuate a leggere. In un secondo post che pubblicherò a breve (31/10/’12) troverete la continuazione di questo post, con altre frasi d’esempio e altre note.
Queste (frasi e note) quasi sicuramente non vi serviranno per il test del JLPT, ma ve le proporrò lo stesso per cercare di approfondire quello che è uno degli argomenti più difficili di tutta la lingua giapponese (mi spiace, ma i kanji sono uno scherzo in confronto^^).


☑ 注意:

  • Nella prima frase abbiamo il caso più banale che si possa avere con la particella wa. Qualcuno aveva già nominato il re, probabilmente il narratore della storia, a giudicare dalla frase. La prima volta che viene nominato qualcosa, cioè quando viene introdotto nel discorso, si troverà ad avere la particella “ga”, le volte successive userà “wa” (con un’eccezione che vedremo al prossimo punto, verso la fine).
    Questo passare da ga a wa è molto simile all’uso che noi facciamo degli articoli quando iniziamo a raccontare qualcosa: “C’era una volta UN re che regnava sul paese di Vattelappesca. Un bel giorno IL re decise annunciare un torneo per trovare il cavaliere più forte del regno”. Dove leggete “un” in giapponese avrei usato “ga”, dove leggete “il” avrei usato “wa”.
  • Osservando la seconda frase possiamo ricordare che con il verbo essere e gli aggettivi la “forma stabile” (cioè priva di una particolare sfumatura) presenta di norma il soggetto con la particella wa. Vedere in quest’ottica le cose non è però un metodo “sicuro da usare”. Preferisco ricordare le regole fondamentali valide per verbi (tutti) e aggettivi.
    Anche se non è già stato citato in precedenza (fattore necessario per avere un tema di solito; vd. frase 1), il soggetto usa comunque “wa” se:
    (1) è noto a chi parla e a chi ascolta (es.: “io”, “tu”, “mio fratello”, “il nostro amico Gino”, “Obama”, “Matrix”, “il ristorante di ieri sera”, “la matematica”, “Il Giappone”, ecc.) oppure è visibile a entrambi (“quel cane laggiù, questo quaderno…)
    (2) è una generalizzazione. Per es. “il cane è un animale fedele”, “gli esami non finiscono mai”… come vedete il soggetto usa l’articolo determinativo in italiano, ma non si riferisce a nulla di preciso (es. non parla del cane Fido, ma di tutti i cani).
    Ne nasce un discreto criterio… se posso sostituire con il plurale, ho una generalizzazione (e la particella wa in giapponese). NB raramente vale anche con l’articolo indeterminativo italiano: UN diamante è per sempre = I diamanti sono per sempre.
    (3) è un tema “introdotto a forza” nel discorso. Come rendersene conto?
    Pensate di dire “Sai una cosa a proposito di XXX?”. Se vi trovate in una situazione, un contesto in cui questa frase funzionerebbe in italiano, allora potete usare “XXX wa”. Per esempio, entro in camera di mio fratello e dico “Sai una cosa a proposito della colazione a l’inglese? Pare faccia male!”. Sto introducendo un tema che nessuno dei due aveva affrontato prima, ma non importa, posso farlo, perché lo pongo volontariamente a tema.
    In questo punto (3) cade anche un “trucco narrativo”. Pensate di leggere un libro che inizia dicendo “IL killer prese la mira e sparò”. Il lettore può chiedersi chi cavolo sia questo killer e restare spiazzato, ma è un effetto voluto dallo scrittore (si dice che “pone il lettore in media res”, cioè lo precipita nel mezzo dello svolgimento dei fatti). In italiano questo effetto si ottiene scrivendo “IL killer” (invece di dire “UN killer”), mentre in giapponese si ha “introducendo a forza il tema”, con wa.
    Anche in questo caso c’è corrispondenza tra l’uso di wa e ga e l’uso, in italiano, dell’articolo determinativo o indeterminativo, proprio come abbiamo visto più su, con la frase 1, sul re (e anche con “la colazione a l’inglese”). La differenza con la frase 1 sta nel fatto che qui, con il killer, non ho “ga” in giapponese e “un” in italiano, come sarebbe “normale” (e come accade nella frase 1). Invece qui ho “wa” e “il” rispettivamente. Le “coppie” però restano le stesse (“ga = un” e “wa = il”).
  • La terza frase presenta una classica struttura che di solito è associata solo a questi due aggettivi, suki, in modo particolare e (più di rado) kowai. Con “kowai” i soggetti diversi da “io” hanno delle “limitazioni”, quindi lasciamo perdere e guardiamo solo “suki”.
    Alcuni lo riportano come “pseudo-verbo” o cavolate simili, ma è un aggettivo che è usato per qualcosa “che piace”. La costruzione presenta un tema e un soggetto che non coincidono(!) e dunque la traduzione “brutale” è del tipo “Riguardo a X, Y è piacevole”. Ovviamente “piacevole” non è un termine valido in italiano, ma è il meglio che abbiamo… serve solo a intendere che “Y è qualcosa che piace” (e a ricordarci che Y è soggetto della frase).
    A chi è che piace Y? La persona a cui piace Y è espressa nel tema ed è ovviamente X. Nell’esempio 3 dico che “Per quanto riguarda me, i cani sono qualcosa che piace“… che detto meglio in italiano diventa “Mi piacciono i cani”.
    La struttura della frase giapponese è XはYがすき (X wa Y ga suki) ed esistono altri aggettivi (e forme verbali particolari) che la usano, in casi tipo questo, dove noi useremmo un verbo… ma ne parlerò in un altro post.
  • Il quarto esempio fa una cosa molto semplice: mette in contrasto le due frasi, prima e dopo il “ma” (un particolare uso della particella “ga” è quello di agire come la congiunzione italiana “ma” se messo dopo un verbo).
    Quando vado a creare di questi contrasti, più o meno espliciti (come vedremo nel prossimo post), uso la particella wa per i due elementi che contrastano, che siano soggetti delle rispettive frasi, complementi oggetti o indiretti.

Volevo aggiungere altre frasi d’esempio, ma come detto prima le ho spostate in un post a parte. Vedrete che saranno un po’ più complesse (ciò significa che forse non vi serviranno per l’esame del JLPT N5, ma ciò non toglie che siano argomenti essenziali da trattare per capire qualcosa della lingua giapponese).

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