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Oshougatsu, ovvero Capodanno in Giappone (parte 2)

gatti in kimono

Prima di iniziare… Avete letto la prima parte sul Capodanno giapponese?

Anche oggi è per i giapponesi un giorno molto importante. Viene detto 人日 jinjitsu, in giapponese, ma si riferisce ad una festività diffusa in tutto il Sud-Est asiatico e nota come Renri (dalla pronuncia cinese di 人日). I kanji, molto semplici, da soli bastano a spiegare il senso di questa festa: significano infatti “il giorno dell’uomo”.

Non volendo accontentarci dei kanji però possiamo aggiungere qualcosa… La leggenda cinese narra che Nüwa (女媧), la dea creatrice del mondo, ha dato la vita agli animali in giorni diversi, ed ha creato l’uomo il settimo giorno dopo la creazione del mondo. Nel libro Domande e Risposte su Riti e Costumi (答問禮俗說) di Dong Xun, vissuto nella Dinastia Jìn (265 – 420 d.C.), sono trascritti i giorni della creazione degli animali e dell’uomo; si tratta dei primi sette giorni del zhengyue (正月, letto shougatsu in giapponese). Nell’ordine Nuwa creò il pollo, il cane, il verro (maiale maschio o cinghiale, a seconda della traduzione), la pecora, la mucca, il cavallo… ed il settimo giorno del zhengyue creò l’essere umano.
Da questa leggenda derivava l’usanza di non uccidere o recar danno a ciascuno di questi esseri nel corrispondente giorno all’inizio di ogni mese… quindi il 3 di un qualsiasi mese non si doveva uccidere o mangiare maiali, mentre il 7 non si poteva uccidere o punire i prigionieri.

Jinjitsu è uno dei 5 giorni detti 節句 sekku in cui si tengono delle feste al palazzo imperiale (a parte jinjitsu, il 7 gennaio, gli altri giorni sono il 3/3, il 5/5, il 7/7 e il 9/9). Durante queste feste si faceva un pasto “festivo” e si parlava di お節供 osekku o 節句料理 “sekku ryouri” (cucina di sekku). Questo termine venne poi a indicare la cucina di oshougatsu, ma fu alla fine sostituito dal termine osechi ryouri, お節料理 (notate il kanji comune), che oggigiorno indica quei piatti tipici della tradizione che si mangiano durante shougatsu sanganichi (i primi 3 giorni di gennaio) o, secondo altri, durante tutto matsu no uchi… ma escludendo comunque jinjitsu, l’ultimo giorno del matsu no uchi, per cui si parla ancora di sekku ryouri.

Un argomento “insolito” per noi nella prossima pagina… clicca qui!

Concentriamoci un attimo sulla cucina!

Dobbiamo partire, a dire il vero, di nuovo da oomisoka. Si pensa porti sfortuna cucinare durante shougatsu sanganichi, quindi si cucina l’ultimo dell’anno per i giorni successivi… anche se ormai la gente compra i piatti tradizionali (vd. oltre) o cucina pietanze normali.

La mattina del giorno di capodanno in Giappone è tradizione sorseggiare del fukucha, tè verde con una prugna agrodolce chiamata umeboshi.
La cucina tradizionale di Oshougatsu, invece, è lo Osechi-ryōri (御節料理, お節料理). Di solito si tratta di una speciale selezione di cibi tipici giapponesi serviti su un particolare contenitore laccato (simile al contenitore per i bento) chiamato jūbako (重箱). Lo osechi è composto da porzioni di alga kombu (昆布), kamaboko (蒲鉾), purè di patate dolci con castagne (栗きんとん kurikinton), bollito di radice di bardana (金平牛蒡 kinpira gobō) e salsa di soia (黒豆 kuromame).

Molti di questi cibi sono essiccati in modo che non abbiano bisogno di essere conservati tramite refrigerazione, per il semplice motivo che questa tradizione culinaria risale a prima dell’invenzione dei frigoriferi, con l’impossibilità di comperare pasti durante il periodo festivo per via della chiusura dei negozi (e ricordiamo che, come detto, si considera infausto cucinare durante i primi tre giorni dell’anno).

Esistono molte varietà di osechi, e alcuni alimenti consumati in alcuni luoghi non vengono mangiati in altri (o sono considerati portatori di sfortuna o vietati). Ogni pietanza che compone lo osechi ha un significato simbolico di prosperità e lunga vita: l’orata (鯛 tai) è benaugurante, poiché ricorda l’aggettivo medetai (目出度い lieto, felice); le uova di aringa (数の子 kazunoko) sono simbolo di fertilità e procreazione in quanto l’ideogramma kazu (数) significa numero e l’ideogramma ko (子) significa bambino (a intendere “numerosi bambini”); le alghe nere invece (昆布巻き kobumachi), sono simbolo di gioia perché richiamano il verbo yorokobu (喜ぶ gioire, rallegrarsi).

Tra i cibi tradizionali ci sono anche i kuromame (黒豆fagioli di soia neri), tradizionalmente simbolo di salute e forza fisica, i gamberi ed il daikon (大根 rafano bianco), entrambi emblema di lunga vita per le loro sembianze: la gobba del gambero fa pensare a quella delle persone anziane e il ciuffo bianco della radice richiama la barba di un vecchio saggio.

Un altro pasto popolare è lo ozōni (お雑煮 …i kanji suggeriscono il senso “bollire 煮 varie 雑 cose”), una zuppa di mochi (vd. oltre) e altri ingredienti che variano a seconda della regione nella quale viene preparato. Al giorno d’oggi vengono consumati soprattutto sashimi e sushi insieme ad altri cibi non tipicamente giapponesi. Per dare allo stomaco un po’ di tregua dai festeggiamenti, il settimo giorno di gennaio, cioè per jinjitsu (人日), si prepara una zuppa di riso condita con sette erbe diverse (七草粥 nanakusa-gayu).

Il mochi ()

Il mochi (餅) è un cibo tipico dell’inverno e tradizionale del periodo di capodanno. Si prepara con riso glutinoso (餅米 mochigome) cotto a vapore, pestato a lungo in un grosso mortaio di legno, finché diviene una pasta molle ma compatta, che va poi modellata in piccole “focacce” o “tortine” (ha tanti “usi” a dire il vero). Il vocabolo mochi (ma non il kanji) può essere tradotto con i verbi “avere, possedere” ed equivale quindi a un augurio di ricchezza. Simili giochi di parole sono molto comuni nella cucina giapponese: per questo si mangia cotoletta di maiale, o meglio 豚カツ ton-katsu (da “ton”, maiale, e katsu da katsuretto, pronuncia dell’inglese cutlet) prima di una gara o un esame (勝つ katsu = vincere).

Il modo più semplice e appetitoso per gustare il mochi è forse quello di abbrustolire il boccone di mochi, intingerlo in salsa di soia e avvolgerlo in un pezzetto di alga nori. Ma esiste anche lo zouni che abbiamo visto essere, nel paragrafo sopra e nel video qui sotto, molto popolare a capodanno. Piccola nota prima del video… A causa dello loro consistenza viscosa, capita che i mochi siano responsabili di alcune morti per soffocamento nei giorni vicini al periodo di capodanno, specia tra le persone anziane… chi con i botti, chi con i mochi, insomma…

 La “maledizione” del mochi dell’o-zouni: per favore fate attenzione nel mangiare il mochi!

Vediamo infine un mochi “non commestibile”. Il 鏡餅 kagami mochi è costituito da due mochi di misura diversa che diventano parte integrante delle decorazioni di capodanno e vengono posti uno sull’altro, il piccolo sopra al più grande, insieme con arance amare e altre pietanze. Si pone sul 神棚 kamidana, l’altare shintoista presente nella casa, oppure in un luogo importante della dimora, o all’ingresso, dove di solito si pongono le decorazioni per il capodanno.

Foto tratta da muza-chan.net

Nella disposizione tutto ha un senso… le due “tortine” di mochi rappresentano l’anno vecchio e l’anno nuovo.
L’arancia non è un’arancia qualsiasi^^ Forse lo sapete ma di norma arancia si dice オレンジ orenji, dall’inglese “orange”. L’arancia sul kagamimochi però è una particolare arancia amara, il cui nome è 橙 daidai (dà anche un nome alternativo al colore arancione, che chiamo orenji o daidai-iro, cioè “color arancia” per l’appunto).
La parola “daidai” però ricorda il termine 代々, che è pronunciato allo stesso modo, daidai, ma significa “generazione dopo generazione” e suona quindi di buon auspicio, una sorta di “lunga vita!” rivolto alla famiglia che abita in quella casa.

Nella foto vediamo poi due statue. Sono due delle sette divinità della fortuna 七福神 (Shichifukujin): 恵比寿 Ebisu (dio della fortuna, del commercio e dell’onesto lavoro) si riconosce perché è spesso rappresentato con un pesce vicino, l’altro è 大黒天 Daikokuten (dio della ricchezza e della prosperità).

Viene un momento per togliere il kagamimochi dall’altare, ma ne parleremo con calma la prossima volta (Oshougatsu, Capodanno giapponese – terza parte – 15 gennaio).

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